En Grege Relicto. Mons. Viganò Commenta il Presepe di San Pietro.

23 Dicembre 2020 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’arcivescovo Carlo Maria Viganò ci ha inviato queste considerazioni sul Presepe di San Pietro, che tanto stupore ha destato in chi lo ha visto. Buona lettura. 

 §§§

EN GREGE RELICTO

Considerazioni sul presepe in Piazza San Pietro

Al centro di Piazza San Pietro troneggia una tensostruttura metallica, frettolosamente decorata con una luce tubolare, sotto la quale si ergono, inquietanti come totem, poche orribili statue che nessuna persona dotata di senso comune oserebbe identificare con i personaggi della Natività. Lo sfondo solenne della facciata della Basilica Vaticana aumenta l’abisso tra le armoniose architetture rinascimentali e quella indecorosa parata di birilli antropomorfi.

 

Poco importa che questi atroci manufatti siano il frutto di studenti di un oscuro Istituto d’Arte abruzzese: chi ha osato mettere insieme questo sfregio al Presepe l’ha fatto in un’epoca che, tra le innumerevoli mostruosità in campo pseudoartistico, non ha saputo fare nulla di bello, nulla che meriti di essere conservato per i posteri. I nostri musei e gallerie d’arte moderna traboccano di creazioni, installazioni, provocazioni partorite da menti malate a cavallo degli anni Sessanta e Settanta: quadri inguardabili, sculture che provocano ribrezzo, opere di cui non si comprende né il soggetto né il significato. E ne traboccano pure le chiese, che non sono state risparmiate, sempre in quegli anni infausti, da ardite contaminazioni di “artisti” apprezzati più per la loro appartenenza ideologica e politica che non per il talento.

 

Da decenni architetti ed artigiani realizzano strutture orripilanti, arredi e suppellettili sacre di tale bruttezza da lasciare disgustati i semplici e da scandalizzare i fedeli. Da quella malapianta, in clima migrazionista bergogliano, non poteva non derivare il barcone bronzeo, quale monumento al migrante ignoto, collocato sulla destra del colonnato berniniano, deturpandone l’armonia, la cui mole opprimente fa sprofondare i sanpietrini nella costernazione dei romani.

 

Occorre ricordare che il blasfemo presepe di quest’anno è stato preceduto da quello altrettanto sacrilego del 2017, offerto dal santuario di Montevergine, meta di pellegrinaggi della comunità omosessuale e transgender italiana. Questo anti-presepe, “meditato e studiato secondo i dettami e la dottrina di papa Francesco”, dovrebbe raffigurare presunte opere di misericordia: un uomo discinto a terra, un cadavere con un braccio penzolante, la testa di un detenuto, un arcangelo con una ghirlanda di fiori arcobaleno e la cupola di San Pietro in rovina.[1]

 

Tentativi analoghi, in cui la Natività è presa a pretesto per legittimare cimenti infelicissimi, hanno costituito il cruccio di tanti fedeli, costretti a subire le stravaganze del clero e la smania di innovazione a tutti i costi, la deliberata volontà di profanare – nel senso etimologico di rendere profano – ciò che viceversa è sacro, separato dal mondo, riservato al culto e alla venerazione. Presepi ecumenici con improbabili moschee; presepi immigrazionisti con la Sacra Famiglia sulla zattera; presepi fatti di patate o di rottami.

 

È ormai evidente anche ai più sprovveduti che questi non sono tentativi di attualizzare la scena del Natale, come facevano i pittori del Rinascimento o del Settecento, abbigliando il corteo dei Magi con i costumi dell’epoca; questi sono piuttosto l’arrogante imposizione della bestemmia e del sacrilegio come anti-teofania del Brutto, quale necessario attributo del Male.

 

Non è un caso se gli anni in cui questo presepe è stato realizzato sono gli stessi in cui il Concilio Vaticano II e la messa riformata videro la luce: l’estetica è la medesima, e medesimi sono i principi ispiratori. Perché quegli anni rappresentarono la fine di un mondo e segnarono l’inizio della società contemporanea, così come con essi iniziò l’eclissi della Chiesa Cattolica per cedere il posto alla chiesa conciliare.

 

Mettere nella fornace quei manufatti di ceramica deve aver richiesto non pochi problemi, che l’industriosità degli insegnanti di quella scuola abruzzese superò scomponendoli in pezzi. Altrettanto avvenne al Concilio, dove ingegnosi esperti riuscirono a far entrare a forza nei documenti ufficiali novità dottrinali e liturgiche che in altri tempi sarebbero stati confinati alla discussione di un gruppuscolo clandestino di teologi progressisti.

 

Il risultato di quell’esperimento pseudo-artistico è un orrore tanto più raccapricciante, quanto maggiore è la pretesa che il soggetto rappresentato sia la Natività. L’aver deciso di chiamare “presepe” un insieme di mostruosi figuri non lo rende tale, né risponde alla finalità per cui esso viene esposto nelle chiese, nelle piazze, nelle case: ispirare l’adorazione dei fedeli nei confronti del Mistero dell’Incarnazione. Così come l’aver chiamato “concilio” il Vaticano II non ha reso meno problematiche le sue formulazioni e di sicuro non ha confermato i fedeli nella Fede, né aumentato la frequenza ai Sacramenti, e tantomeno convertito folle di pagani al Verbo di Cristo.

 

E come la bellezza della Liturgia Cattolica è stata sostituita da un rito che eccelle solo in squallore; come l’armonia sublime del canto gregoriano e della musica sacra è stata bandita dalle nostre chiese per farvi risuonare ritmi tribali e musiche profane; come la perfezione universale della lingua sacra è stata spazzata via dalla babele delle lingue vernacolari; così è stato frustrato lo slancio di venerazione antico e popolare ideato da San Francesco, per sfigurarlo nella sua semplicità e strappargli l’anima.

 

L’istintiva repulsione che suscita questo presepe e la vena sacrilega che rivela costituiscono il simbolo perfetto della chiesa bergogliana, e forse proprio in questa ostentazione di sfrontata irriverenza verso una tradizione secolare tanto cara ai fedeli e ai piccoli, si può comprendere quale sia lo stato delle anime che lo hanno voluto lì, sotto l’obelisco, come una sfida al Cielo e al popolo di Dio. Anime senza Grazia, senza Fede, senza Carità.

 

Qualcuno, nel vano tentativo di trovare qualcosa di cristiano in quelle oscene statue di ceramica, ripeterà l’errore che è stato già compiuto nel lasciar sventrare le nostre chiese, nello spogliare i nostri altari, nel corrompere la semplice e cristallina integrità della Dottrina con fumosità ambigue tipiche degli eretici.

 

Riconosciamolo: quella cosa non è un Presepe, perché se fosse un Presepe dovrebbe rappresentare il Mistero sublime dell’Incarnazione e della Nascita di Dio «secundum carnem», l’ammirazione adorante dei pastori e dei Magi, l’amore infinito di Maria Santissima per il divino Infante, lo stupore del creato e degli Angeli. Dovrebbe, insomma, essere la rappresentazione del nostro stato d’animo dinanzi al compimento delle profezie, il nostro incanto nel vedere il Figlio di Dio nella mangiatoia, la nostra indegnità per la Misericordia redentrice. E invece vi si scorge, significativamente, il disprezzo per la pietà popolare, il rifiuto di un modello perenne che richiama l’eternità immutabile della Verità divina, l’insensibilità di anime aride e morte davanti alla Maestà del Re Bambino, al ginocchio piegato dei Magi. Vi si scorge il tetro grigiore della morte, la cupa asetticità della macchina, il buio della dannazione, l’odio invidioso di Erode che vede minacciato il proprio potere dalla Luce salvifica del Re Bambino.

 

Ancora una volta, dobbiamo esser riconoscenti al Signore anche in questa prova, apparentemente di minore impatto ma pur sempre coerente con le tribolazioni più grandi che stiamo subendo, perché ci aiuta a far cadere dai nostri occhi le bende che li rendono ciechi. Questa mostruosità irriverente è il marchio della religione universale del transumanesimo auspicato dal Nuovo Ordine Mondiale; è l’esplicitazione dell’apostasia, dell’immoralità e del vizio, della bruttezza eretta a modello. E come tutto ciò che viene costruito dalle mani dell’uomo senza la benedizione di Dio, anzi contro di Lui, è destinato a perire, a scomparire, a sgretolarsi. E questo avverrà non per l’avvicendarsi al potere di chi ha gusti e sensibilità diverse, ma perché la Bellezza è necessaria ancella della Verità e della Bontà, così come la bruttezza è compagna della menzogna e della malvagità.

 

+ Carlo Maria Viganò

 

23 Dicembre 2020

Feria IV infra Hebdomadam IV Adventus

 

[1] https://www.corrispondenzaromana.it/lanti-presepe-piazza-san-pietro/

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27 commenti

  • Franco ha detto:

    Concordo parola per parola Grazie Monsignor Viganò

  • antonio cafazzo ha detto:

    Sua Santità.
    Siccome Lei è un profondo conoscitore dei problemi umani le rivolgo questa supplica.
    Il metallico e freddo barcone degli immigranti ci intristisce ed ora il presepe alienico ci angoscia. E’ Natale, Santità! Vorrei che Lei ci rallegrasse un po’: si vesta di rosso, riadatti il camauro affinchè somigli al cappello di Babbo Natale, affitti una slitta e 6 renne e al suono di campanelli faccia due/tre giri nelle sua piazza. Pronunciando ogni tanto il verso “Oh…Oh…Oh…” ci distribuisca mandarini e torroncini.
    Ci ridia un po’ di calore, un po’ della poesia dei Natali di un tempo.
    PS. Non si metta la barba bianca del tipico Babbo Natale dei films. Cosí possiamo riconoscere che Lei è il nostro Papa e la sua popolarità salirà alle stelle.

  • Iginio ha detto:

    Qualcuno qui ha commentato il brano della recente letterina privata di Bergoglio in cui menziona lodandolo “un santo vescovo” (“del quale è stato aperto il processo di beatificazione”) che si occupava di combattere la povertà, noto come Helder Camara?
    Tosatti, che ne pensa?

  • Lelio grappasonno ha detto:

    Lei è un Grande…. È Luce in questo mondo di tenebre fitte… grazie!!!!!! Come musicista e sensibilità artistica che ho devo dire che È un opera che riflette il Caos dei nostri giorni!!!! Quanta Pazienza Dio Padre!!!! Quanta Bellezza hai donato all’Universo ma purtroppo non abbiamo capito nulla del Tuo Amore infinito. Vieni Signore e già tempo propizio per iniziare a vivere i Cieli e la Terra Nuova che ci hai promesso!!!! Vieni Signore Gesu Maranatha!!!!!! Grazie a nome di tutti gli innamorati di Gesù e Maria e delle Bellezze del Creato !!!!!Santo Natale!!!!!

  • Enrico Nippo ha detto:

    Ma, oltre al Presepe, avete fatto l’Albero, simbolo dell’Albero della Vita, della Croce e del Cristo?

    Molto interessante agli effetti della continuità della Tradizione sacra (da internationalwebpost.org).

    Nel Cronografo di Furio Dionisio Filocalo, è riportato un frammento di calendario liturgico cristiano, risalente probabilmente al 326 d.C., nel quale, alla data del VIII Kalendas Ianuarias coincidente col 25 dicembre, si legge: “Natus est Christus in Betleem Judaeae”, affermazione singolare, non essendo riportata nei Vangeli alcuna data riferita alla nascita di Gesù. Quello di Luca allude addirittura a un periodo diverso: “C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge”. In Palestina la pastorizia veniva esercitata tra la primavera e l’autunno, come testimonia anche la Pasqua ebraica, celebrata la notte del plenilunio successiva all’equinozio di primavera.

    In realtà il 25 dicembre è una data simbolica che si collega al solstizio d’inverno e alla festa del Sol Invictus, divinità solare di Emesa, introdotta, intorno al 270, dall’imperatore Aureliano che aveva fatto costruire in suo onore un tempio nel Campus Agrippae, l’attuale piazza romana di San Silvestro. Nella teologia neoplatonica, che avrebbe ispirato l’effimera restaurazione pagana dell’imperatore Giuliano nel IV secolo, il Sole era una delle ipostasi del Dio unico, il mediatore tra colui che presiede alle essenze intellegibili e il disco luminoso del mondo sensibile che dirige il corso alternato delle stagioni. Il Natale del Sole Invitto era stato fissato dall’imperatore Aureliano al 25 dicembre, qualche giorno dopo dunque l’evento solstiziale che segnava la percettibile salita del sole sull’orizzonte.

    La Chiesa volle probabilmente far coincidere il Natale cristiano con questa data poiché tale evento era festeggiato sontuosamente nell’antica Roma, richiamando tantissima gente. Fu Costantino, nel 330, a stabilirlo e papa Giulio I ad ufficializzarlo nel 337 d.C. Ma l’omologazione di tutte le chiese dell’Impero, ad eccezione di quelle copta ed ortodossa, fu conseguita solo quando, con l’Editto di Tessalonica del 380 d.C., l’imperatore Teodosio I impose il Cristianesimo quale religione di Stato, bandendo il culto del Sol Invictus. La data del 25 dicembre è stata assunta come momento di nascita di molte antiche divinità per il suo valore simbolico, connesso al moto solare che, dopo il momento solstiziale, riprende la sua ascesa, iniziando dunque un nuovo ciclo.

    Nel Natale confluiscono immagini e tradizioni proprie dell’era precristiana, quali l’abete, considerato nell’antico Egitto albero nativo legato al dio Biblos, prototipo di Osiride. In Grecia l’abete bianco o elàte era sacro alla dea Artemide, volto della Luna, protettrice delle nascite, mentre per le popolazioni dell’Asia settentrionale è l’albero cosmico che si erge al centro del mondo. Nel calendario celtico era consacrato alla nascita del Fanciullo divino che seguiva il solstizio d’inverno, salutato con un ramo di vischio, simbolo benaugurante di rigenerazione e immortalità, raccolto, con grande devozione, dall’albero di rovere il sesto giorno della luna. Nella loro tradizione precristiana, il solstizio d’inverno assumeva il nome di Yule.

    • Boanerghes ha detto:

      Che fa, applica il famigerato metodo storico critico?

    • : ha detto:

      L’albero non è nella tradizione cattolica (non è da demonizzare, se fatto in casa, perché porta allegria e… dolcetti a bambini, ma non è il simbolo cattolico del Natale). Non c’è da meravigliarsi se da un po’ di anni nelle chiese ha preso il posto del Presepe. Prima della Seconda Guerra Mondiale nella maggior parte d’Italia non si sapeva neanche cosa fosse l’albero di Natale.

      • Enrico Nippo ha detto:

        L’albero di Natale è un simbolo cristiano? Lo svela una bella tradizione (lalucedimaria.it)

        • : ha detto:

          «Tra i tanti aneddoti riguardanti Bonifacio», dice l’articolo che ci propone.

          “Tra i tanti aneddoti”, appunto! Quando si vuole avvalorare una propria convinzione, od una moda ecco che spuntano gli aneddoti. Come gli aneddoti dell’ “Eppur si muove” di Galilei; del “Qui si fa l’Italia o si muore” di Garibaldi e del “Dado è tratto” di Giulio Cesare (l’aneddoto avrà pure un fondamento di verità – al contrario di quelli citati – ma pare piuttosto fine a se stesso: un aneddoto).

          Da quando l’Italia è diventata anticristiana ecco che l’albero è diventato il simbolo del Natale.

          L’ “Albero” è da interpretare, e ognuno se l’interpreta come vuole. Una convertita dal Protestantesimo al Cattolicesimo mi disse che per loro l’Albero rappresenta la Trinità, altri dicono la Croce, come ha detto anche Lei: in effetti la raffigurazione della Croce come “Albero della Vita” è cattolica, ma semmai dovrebbe riferirsi alla Pasqua e non al Natale. Altri ancora come simbolo della Rivoluzione Francese, e i preti del tempo (alcuni) venivano massacrati perché svellevano gli alberi che provocatoriamente venivano piantati dai rivoluzionari nei sagrati delle chiese.

          Non c’è dubbio che nelle religioni pagane l’albero ha sempre avuto una funzione sacrale, c’erano anche le foreste sacre; ma non vedo perché conferirla anche al Cristianesimo, se non per quell’allegoria con la Croce di Cristo (la Pasqua, e non il Natale)

          Confermo per esperienza diretta: anche negli anni successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale “Alberi” in Italia non se ne facevano e non si sapeva neanche cosa fossero, tranne, forse, in qualche regione di confine. Ce li hanno portati soprattutto gli Americani. Certamente era diffuso nei paesi protestanti: si dice (ma di questo non sono certo) perché Lutero lo impose come simbolo del Natale alternativo al Presepe che secondo lui distingueva i Cattolici, che nei Paesi Protestanti la gente del popolo, non ancora “protestantizzata”, continuava a costruire in occasione del Natale.

          Se l’Albero deve essere interpretato (e ognuno come visto gli dà l’interpretazione che vuole, e semmai in ambito cattolico dovrebbe essere della Pasqua e non del Natale), il Presepe non ha bisogno di alcuna interpretazione. E’ lì: con i suoi personaggi e i suoi significati (non “interpretazioni”): Maria e Giuseppe, la capanna (meglio: una grotta) a conferma della narrazione di Luca, i pastori, primi testimoni dell’Evento, l’Angelo che vi ha condotto i pastori con la scritta “Gloria…” , la Stella cometa che guidò i Re Magi, uniche figurine che nell’estatica immobilità di tutta la rappresentazione scandiscono col loro avanzare, pochi centimetri al giorno, l’avvicinarsi al fatidico Evento che duemila anni fa diede una svolta al cammino al buio dell’Umanità di allora.
          Nulla da interpretare, solo da contemplare: Ed infine, a mezzanotte in punto (cronometro alla mano?), il bimbo più piccolo della famiglia (eccezionalmente lasciato sveglio per la Grande occasione) depone il Bambino Gesù sulla mangiatoia, e tutti a cantare “Tu scendi dalle Stelle”.

          Così era il simbolo del Natale intorno al quale si confermava la Fede cattolica per questa grande Festa. Ed oggi? «A mezzanotte in punto»? Macché! “Il Bimbo può nascere anche due ore prima!”: se nasce due ore dopo ci si becca il Covid19.
          Oggi a Mezzanotte si scartano i regali intorno all’Albero: qual’è il significato del Natale? Avevo detto: nulla da dire sul fatto che nelle case si facciano gli Alberi, comporta allegria, soprattutto per i bambini, ma che non è un simbolo del Natale lo dimostra il fatto che pure i più accaniti atei e nemici del Cristianesimo lo fanno.

          Un’ultima cosa, caro Nippo: la faccenda del giorno di Natale copiata dai pagani, e in particolare dai Romani è una bufala; semmai è il contrario, e proprio ciò che Lei ha riportato lo dimostra smentendo se stesso clamorosamente.
          Per apprendere la storia sulla data della Nascita di Gesù è interessante leggere la serie di articoli intitolata «Natale, una storia vera» (per ora sette puntate, ma continuano) non a sé stanti ma che costituiscono seguito uno all’altro, sulla Bussola Quotidiana:
          https://www.lanuovabq.it/it/25-dicembre-una-data-fondata-sulla-realta

          https://www.lanuovabq.it/it/erode-morto-quando-gesu-aveva-piu-di-un-anno

          https://www.lanuovabq.it/it/zaccaria-sacerdote-della-classe-di-abia

          https://lanuovabq.it/it/il-censimento-quirinio-e-la-precisione-di-san-luca

          https://lanuovabq.it/it/i-pastori-e-lagnello-di-dio-nei-vangeli-indizi-logici

          https://lanuovabq.it/it/avanti-e-dopo-cristo-il-contributo-di-dionigi-il-piccolo

          https://www.lanuovabq.it/it/la-festa-delle-luci-il-25-dicembre-e-la-luce-del-mondo

          • : ha detto:

            Caro Nippo, aver dato una scorsa all’articolo che ha allegato sotto, non fa altro che confermare quanto già detto: Innanzi tutto conferma la molteplicità dei significati che si vorrebbero dare ll’ Albero, ma questo è il peggiore di tutti, dandogli quello del:

            «peccato dell’uomo, che nella Bibbia è associato all’albero del Paradiso e al suo frutto che suscita la tentazione, viene espiato nella notte del 24 dicembre con l’ingresso di Cristo nel mondo». Questi, ancora una volta, confondono il Natale con la Pasqua (è lì che viene “espiato” il peccato dell’uomo); ma si capisce che è una di quelle interpretazioni date da qualcuno che si compiace con sé stesso per la trovata.

            Poi il seguito dà delle interpretazioni conferitele in ambiente protestante “dopo il 1600” (come già dissi): a Strasburgo, Meissen, laTuringia… con gli elementi più disparati a significare, secondo l’Articolo, il Natale: le mele, i palloncini di vetro soffiato, le rose di carta colorata… A queste cose l’articolista dà un’interpretazione, neanche collegata direttamente col Natale. E allora, dove sono gli elementi del Natale?

            Certo dopo che l’Albero è entrato nelle chiese bisogna giustificare il fatto, no? Ancora una ventina di anni fa (almeno dalle mie parti) non era entrato nelle chiese, che anzi si visitavano per ammirare i magnifici Presepi che vi si montavano: tutti diversi nella composizione ma tutti uguali nei loro elementi che li costituivano: non c’era nulla da interpretare: a fermarcisi si tornava veramente indietro nei secoli sentendosi coprotagonisti (pareva) di quell’Evento. S’incominciò, accanto al Presepe che predominava, a metterci un piccolo Albero; poi i Presepi incominciarono a “sbiadire” ed a rimpicciolirsi, mentre l’Albero cresceva: s’incominciò a percepire la “noia” dell’artefice del Presepe, che trasferiva il suo entusiasmo sugli addobbi dell’Albero, finchè il Presepe è sparito dalla chiesa o messo in sacrestia od altro luogo a parte con quattro pupazzi messi lì come per caso, ed accanto alla tavola della mensa, che non è un’Altare, fa bella mostra di sé grande e splendente, che quasi tocca il soffitto (peraltro basso come si usa nelle chiese moderne) l’Albero che con mille interpretazioni diverse, quasi tutte incoerenti col Natale, e comunque interpretabili ad personam come si usa adesso, ha soppiantato il suo vero simbolo perfino nelle chiese.

            Non si affanni: di articoli come quello, prodotto anche da Cattolici, ne troverà a bizzeffe: non si deve giustificare la nuova moda dell’Albero? (in circa mezzo secolo su otto secoli – il Presepe di San Francesco – in ambito cattolico si può ben chiamare “nuova moda”).

          • Enrico Nippo ha detto:

            Caro Due Punti,

            dove lei abbia letto che io avrei affermato che la faccenda del giorno di Natale è stata “copiata” dai pagani non saprei. Io ho detto tutt’ cosa e se lei non l’ha colta non starò qui e ripetergliela.

            Noto nel suo intervento una veemenza esagerata nel proporre la sua versione della faccenda, e questo nonostante lei stesso affermi che “l’Albero è da interpretare, e ognuno se l’interpreta come vuole”.

            Data questa sua liberalità, non vedo dove sia l’utilità del suo aggressivo fervore.

            Da ultimo: la tradizione sacrale dell”Albero non c’entra nulla, ma proprio nulla , con gli Americani (che personalmente ritengo dei barbari, con tutto il rispetto per i barbari).

          • : ha detto:

            A Nippo.

            Calma, calma! Nessuna veemenza né aggressivo fervore.

            Lei ha scritto:

            «La Chiesa volle probabilmente far coincidere il Natale cristiano con questa data [25 Dicembre] poiché tale evento era festeggiato sontuosamente nell’antica Roma, richiamando tantissima gente».

            Io leggo da uno di quegli articoli della Bussola (ma l’avevo letto anche altrove):

            «Anche alcuni prelati hanno attribuito al 25 Dicembre una data puramente simbolica per significare la nascita di Gesù, ignorando la quantità di studi che attesta il contrario […]. Uno dei luoghi comuni che viene ripetuto più spesso è che, fissando la data del Natale di Gesù al 25 Dicembre, i Cristiani abbiano rubato una festa pagana, quella del Sol Invictus, il solstizio d’inverno. Peccato per loro che sia attestato che fu Marco Aurelio Probo a ufficializzare il culto del Sol Invictus importandolo dall’Oriente, da Palmira al colle Quirinale, nel 274 d.C. [Quindi semmai sono stati i pagani a “rubare” una festa cristiana – N.d.R.]. Guarda caso Marco Aurelio lo ha imposto proprio il 25 Dicembre, mentre il solstizio astronomico, allora come oggi, cade qualche giorno prima. Infatti Licinio, una quarantina d’anni appresso, lo spostò al 19 Dicembre. Invece i Cristiani festeggiavano il 25 Dicembre la nascita di Cristo».

            In breve: per “rubare” ai Cristiani la festa del Natale i pagani la trasformarono in quella del Sol Invictus facendola cadere, ovviamente, lo stesso 25 Dicembre. Accortisi in seguito che tale data (che i Cristiani non avevano nessuna intenzione di farla coincidere col solstizio, ma con la nascita di Cristo) non cadeva il 25 Dicembre, la spostarono successivamente al 19. Il fatto che i Papi la ufficializzassero successivamente non vuol dire che i Cristiani non l’abbiano sempre celebrato il 25 Dicembre. Anche i Concili che definirono i dogmi trinitari e su Gesù Cristo Uomo-Dio furono sanciti (“ufficializzati”) molto tempo dopo la professione dei Cattolici di queste Verità di Fede. Se i Cristiani avessero voluto seguire i pagani perché «tale evento era festeggiato sontuosamente nell’antica Roma, richiamando tantissima gente», l’avrebbero spostato al 19 Dicembre quando i pagani fecero lo stesso.

            Mi dispiace, ma proprio perché sia io che Lei siamo d’accordo sul fatto che «“l’Albero è da interpretare, e ognuno se l’interpreta come vuole”», questo ci dice che l’Albero non può essere un simbolo del Natale Cristiano, o almeno Cattolico. Il Presepe non ha nessuna possibilità di essere interpretato.

      • : ha detto:

        In quanto agli Americani, non ho detto che «la tradizione sacrale dell”Albero» avesse origine con loro, ma semmai dai Protestanti. Gli Americani, che si fermarono a lungo in molte parti d’Italia alla fine della Guerra (e ancora ce ne sono, anche se non in numero elevato) furono certamente il veicolo di diffusione della moda dell’Albero, in quanto erano in maggior parte Protestanti.

    • Gianfranco ha detto:

      IPSE DIXIT!

  • Fabio ha detto:

    Ma cosa deve fare ancora l’idolatra di Santa Marta perché il clero si svegli?

  • Davide S ha detto:

    Dio benedica e dia lunga vita a Carlo Maria Viganò. Questo articolo andrebbe letto nelle Scuole per rendere studenti ed insegnanti consapevoli del declino che ciascuno di noi sta vivendo che, però, con coraggio, pazienza e perseveranza può essere fermato. Ciascuno di noi può e deve ribellarsi al brutto. Tutto ciò non è solo questione estetica: la grandezza e la bellezza delle operre dell’Uomo rendono l’Uomo in pace con se stesso e lo avvicinano a Dio.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    “Lo specchio riflette esattamente ciò che vede: non sbaglia perché non pensa”. (da “L’Alchimista”, Paulo Coelho)
    Chi pensa non ha bisogno di uno specchio per leggere la realtà in tutta la sua nudità.
    Qualcuno ha fornito la seguente chiave di lettura a proposito della “scelta”: il tutto sarebbe a costo zero. E questo, con i tempi che corrono, la direbbe molto, molto lunga. Bisognerebbe avere un riscontro, per credere almeno in questa motivazione.
    Un riscontro, per chi lo avesse dimenticato, è stato fornito per gli anni in cui mons. Viganò ricoprì il ruolo di Segretario del Governatorato, quando fu registrato un considerevole risparmio – fra le altre cose – per l’allestimento del Presepe in Piazza San Pietro.

    • Milli ha detto:

      Sono ignorante, ma la mia supposizione è che tra i tanti presepi disponibili sia stato scelto quello più distopico per irridere ancora una volta i cattolici.

      • Maria Michela Petti ha detto:

        Le irrisioni ai cattolici sono all’ordine del giorno. Ancora più grave aver offeso (per sciatteria?, concediamo loro il beneficio del dubbio, per carità cristiana, ad un giorno dal Natale) il simbolo che ricorda il messaggio della Natività.

    • Enrico Nippo ha detto:

      “Lo specchio riflette esattamente ciò che vede: non sbaglia perché non pensa”.

      Ora, bisogna vedere CHI ha una mente nitida come lo specchio perché NON PENSA.

      Quindi cominciamo con l’escludere TUTTI NOI che PENSIAMO (e scriviamo) in continuazione.

      Ergo, nessuno Di noi vede un tubo di come stanno veramente le cose.

      • Maria Michela Petti ha detto:

        Sarà. Ma qualcuno ha studiato la mente dello specchio? Se di mente trattasi.

        • Enrico Nippo ha detto:

          Uhhhh! hai voglia a quanti hanno studiato lo specchio della mente! Ma non sui libri, bensì prima di tutto si se stessi. Semmai i libri li hanno scritti dopo.

          E poi, non è con la mente che percepiamo e concepiamo?

    • Zuzzurellone ha detto:

      Comunque la moderna costruzione del presepe centrale nella piazza, sembra essere controbilanciata dai presepi della mostra ospitata sotto il colonnato del Bernini e a cui si accede a pagamento.
      Bergoglio stesso mi sembra abbia invitato i fedeli a visitarlo.