Laporta al Card. Bassetti: Date i Sacramenti! Pietro Pianse e si Pentì…

3 Dicembre 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il generale Piero Laporta ci ha inviato questa lettera, diretta al cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in convalescenza al Policlinico Gemelli dopo essere stato malato di Covid. Una lettera piena di fede, di pathos, e di indignazione. Buona lettura.

 

§§§

A Sua Eminenza Reverendissima, il signor Cardinale Gualtiero Bassetti, primate di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza Episcopale Italiana

 

Il sito della Conferenza Episcopale Italiana: «Il Cardinale Presidente esprime gratitudine a tutto il personale sanitario che si è preso e si sta prendendo cura di lui e di tutti gli ammalati e a quanti gli sono vicini con la preghiera e l’affetto. Nel rendere grazie al Signore, continua a pregare per tutti coloro che si trovano nella prova e nella sofferenza, nella certezza che il Padre misericordioso non abbandona mai i suoi figli.»

Mi congratulo per lo scampato pericolo di V. Em. Rev.ma; mi congratulo con tutto il cuore eppure con sentimenti contrastanti, sui quali avrei volentieri sorvolato se non coinvolgessero altre persone a me care, come mio fratello e un carissimo amico, fra quanti chiesero di pregare per V. Em. Rev.ma, mentr’era in terapia intensiva per il Covid. Recitai un’Ave Maria, il minimo che potessi, sinceramente tuttavia, perché con la Santa Trinità non si scherza, tanto meno si finge. Se la mia piccola preghiera fosse stata udita, sarei lieto perché V. Em. Rev.ma fu il “mio prossimo” da quando mio fratello mi sollecitò. E lo è tuttora. Per questo oso scrivere a V. Em. Rev.ma.

Perché solo un’Ave Maria? Pochi mesi prima che V. Em. Rev.ma fosse ammalato, mentre imperversava la prima sconcia offesa allo Spirito Santo, una persona a me molto cara lottava col tumore. Egli voleva l’Unzione degli Infermi (quella poi somministrata a V. Em. Rev.ma). Il suo parroco era però sparito: telefoni e e-mail muti. Dopo l’intervento chirurgico, il lunedì successivo alla Domenica delle Palme, il mio amico doveva iniziare la chemioterapia nel più importante ospedale cattolico di Roma. Chiamò quel cappellano, spiegò la sua condizione e chiese di recarvisi con una fogliolina d’olivo nel taschino della giacca e, rimanendo a debita distanza, riceverne una benedizione, nient’altro che una benedizione, magari da un capo all’altro del corridoio.

«Noooo! È vietaaato» rispose il ministro di Nostro Signore. Risparmio a V. Em. Rev.ma lo squallore rimanente di quella telefonata iscariota. Al mio amico non rimase che pregare. Non perché avesse paura di morire. Non ne ha affatto, lo conosco bene da moltissimo tempo. Egli voleva solo essere pronto a fronteggiare la morte da credente. Amava ripetere in quei giorni: «La vita, malattia meravigliosa con prognosi felice per quanti credono, infausta per i rimanenti».

Poco tempo dopo trovò un sacerdote degno della talare e sordo ai divieti contro lo Spirito Santo; ne ricevette l’Unzione degli Infermi, con grande giovamento, spirituale e fisico. Il mio amico è sopravvissuto bene, molto bene, grazie alla Divina Misericordia, guida e ispiratrice dell’impareggiabile carità e professionalità del personale sanitario. Nostro Signore s’aggirava per i corridoi di quell’ospedale, porgendo l’orecchio alle preghiere.

In quei mesi di chemioterapia fui assiduo col mio amico. Recitavamo il Santo Rosario. Non una volta quel cappellano fu visto, non una sola volta lo vedemmo nei corridoi e nelle sale dove giacevano e giacciono una quantità d’ammalati, non pochi di gran lunga più gravi del mio amico e ben più di quanto fosse e sia la maggior parte d’ammalati di Covid.

Confermo quindi la preghiera per V. Em. Rev.ma anche per riconoscenza a Nostro Signore. Voglia comprendere tuttavia quanto, quell’Ave Maria, mi fu impossibile disgiungerla dalle immagini dei camion militari, carichi di bare sulle quali non si posò un fiore né una benedizione. I nostri fratelli andarono alla cremazione, sacrificio rituale al satana della razza ieri, come oggi a quello della “sicurezza sanitaria”, in onore del quale la Santa Meretrice è nuovamente a Meriba, voltando le terga allo Spirito Santo.

I Santi Sacramenti negati per tre mesi e la Santa Messa scandita con orari da pizzeria. I Santi Sacramenti, istituiti da Nostro Signore col Suo Sangue, accantonati come fa un bambino capriccioso col giocattolo venuto a noia. I Santi Sacramenti sono e devono amministrarsi – come accade ogn’ora sul Golgota cinese – anche a costo della vita, della vita dei fedeli e dei pastori. Il gallo invece canta e cantò. Non tre volte in una notte, bensì in-ces-san-te-men-te per mesi e in queste ore ricomincia il suo canto blasfemo. San Pietro comprese l’orrore e pianse. Lo Spirito Santo attende ed esigerà riparo per lo sconcio inflittogli dagli officianti della Santa Meretrice.

La profezia di Fatima fiammeggia tuttora. I demoni, oggi plaudenti la Santa Meretrice, orineranno nelle chiese, scanneranno il Vescovo e i vescovi, presbiteri e fedeli, degni e indegni, senza distinzione, separati solo dal giudizio di Nostro Signore. Solo allora sapremo come, in quanto tempo e a quale prezzo il “Non Praevalebunt” sarà realtà.

Eppure tutto è Grazia. Non pochi atei o agnostici oggi vanno interrogandosi sugli effetti sociali e politici cagionati dalla Santa Meretrice, oscenamente accovacciata come Salomé davanti a Erode. S’interrogano e s’aprono, come tutti noi dovremmo interrogarci e aprirci alla Grazia, mentre la Santa Meretrice si danna con globalismo, guerre, povertà, malattia, aborto, denaro, laogai, torture, morte; in due parole: il nuovo umanesimo e l’oltraggio allo Spirito Santo. Il sabba incessante unisce presbiteri, cicisbei, cortigiane, sodomiti e satanisti, frullatori di feti, falsari e falsi. È quindi persino appropriato sospendere i Santi Sacramenti affinché i fedeli, così come gli atei e gli agnostici d’animo buono s’interroghino sul precipizio verso cui la Santa Meretrice ci trascina – se ci lasceremo trascinare.

Non stupisca se trovo davvero consolante sapere che V. Em. Rev.ma ricevette i Santi Sacramenti mentr’era malato. I Santi Sacramenti e la Santa Messa sono la più alta preghiera a Nostro Signore. A questa consolazione si giustappongono tuttavia le bare mandate ai forni crematori con guardie armate, obbedienti alla Satanica Inquisizione, cui la Santa Meretrice consente l’oltraggio dei luoghi santi, dei fedeli, delle loro anime, delle misere salme. I sopravvissuti, sprofondati nella codardia, paralizzati dalla paura di morire, s’accodano a pastori iscarioti, incapaci d’esortare: «Non abbiate paura!»  Incapaci e sopraffatti ben più dei fedeli dalla paura della morte. La paura  – solo paura predicata e praticata da pastori iscarioti – incoraggia l’orda: adulteri, satanisti, sodomiti, cocainomani e pubblici peccatori vanno all’assalto del Santo Natale mentre la Santa Meretrice discute del sesso dei “fratelli e delle sorelle”; una regressione bizantina, sconcia quanto grottesca, un lazzo a rinnovare gli oltraggi patiti da Nostro Signore col flagello e la Corona di Spine.

In queste ore comprendiamo perché, nella Sua infinita lungimiranza, Nostro Signore, nonostante l’atroce sofferenza della Croce, ebbe la lucidità d’affidare la Sua Santissima Madre a San Giovanni e tutti noi ad Essa, dopo aver affidato la Chiesa a San Pietro, traditore per codardia. Questi tuttavia pianse e si pentì. Lo Spirito Santo attende e non tarderà a esigere il pentimento degli iscarioti di queste ore.

Rinnovando quell’Ave Maria, chino al bacio del sacro anello di V. Em. Rev.ma, mentre a Bisanzio si celia e si bestemmia, porgo il Pater Noster per la Santa Madre Chiesa, sotto le ali della quale i sofferenti s’adagiano da duemila anni e – NON PRAEVALEBUNT – continueranno a consolarvisi fino alla fine dei secoli, con l’aiuto di Nostro Signore, pietra fondante della Fede, della Chiesa universale e della Civiltà.

Pater noster, qui es in cælis:

sanctificétur Nomen Tuum:

advéniat Regnum Tuum:

fiat volúntas Tua,

sicut in cælo, et in terra.

Panem nostrum

cotidiánum da nobis hódie,

et dimítte nobis débita nostra,

sicut et nos

dimíttimus debitóribus nostris.

et ne nos indúcas in tentatiónem;

sed líbera nos a Malo.

 

Amen.

Gen. Piero La Porta

§§§




 

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29 commenti

  • Carmela Mastrangelo ha detto:

    Generale, la su lettera è stupenda, ricca di fede autentica. Anch’io mi unisco al suo richiamo al card. Bassetti, affinché riveda alcune sue posizioni dopo l’esperienza della malattia e della grazia della guarigione che il Signore gli h concesso.

  • Giuseppe ha detto:

    Grazie Piero

  • Antonella ha detto:

    Non ci sono altrettante parole per descrivere la Via Crucis così come vissuta nei nostri giorni, Generale Laporta!
    Lo sguardo impietosamente legge, addentrandosi nelle pieghe più raccapriccianti del mondo che parla anche attraverso quella parte di Chiesa conformata al suo ordine, rispettosa delle sue leggi ma del tutto indifferente a quelle di Dio…
    La grande meretrice sta compiendo il tempo, e ovunque si insinui genera schiere votate al suo culto, “orde”, come così perfettamente ritrae insieme alle nefandezze di cui con fierezza diventano artefici. Non c’è più tempo per farsi domande, bisogna solo avere il coraggio di andare fino in fondo, prolungandosi alle radici di questo inferno mascherato di umanesimo per capire che lo scontro tra luce e tenebra è in atto, e che mai come adesso abbiamo bisogno di fede, tanta fede per saper vedere oltre la Croce nel buio che la sovrasta, tra una folla di spettatori ancora incredula, bestemmiatori senza Dio, e pochi fedeli pronti a vegliare come sentinelle su un Calvario di persecuzione.
    Avremo il nostro Natale, Generale Laporta, malgrado tutto Cristo rinasce se c’è un cuore pronto ad accoglierlo e da Buon Pastore nella valle più buia non mancherà di scortare il suo gregge.
    Le auguro di sentirne i passi, e che le dia sempre più voce per fare eco alla Sua!

  • Massimo ha detto:

    Leggendo la Sua lettera, preziosa testimonianza di Fede, è stato come sentire circolare nelle mie vene, una Energia Potente. Vera.
    Grazie! Di Cuore! Ricambio con una citazione “pagana”…E’ di Platone…”Possiamo perdonare un bambino quando ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando un uomo ha paura della Luce.

  • Chedisastro ha detto:

    Voglio sperare che questa magistrale lezione (perché di questo si tratta) sia giunta a toccare la coscienza del cardinale in questione, il quale, nei giorni della sua malattia mi pare abbia scritto qualcosa sul valore e la necessità dell’Eucaristia. Tant’è che leggendo le sue belle parole avrei voluto porgergli una semplice domanda: “Indispensabile l’Eucaristia, sì, ma di grazia, Eminenza, perché non ci fate comunicare dandoci la Particola in bocca? E non siete quanto meno un po’ ridicoli svolazzando lungo le navate per “gettare” con la massima disinvoltura l’Ostia fra le mani dei fedeli? È così che si tratta Nostro Signore, come fosse una caramella o un cioccolatino?” E avrei tanto altro da dire, ma taccio per fioretto…

  • Maria Michela Petti ha detto:

    La testimonianza riferita farà sentire meno soli chi ha fatto la stessa esperienza e dà voce al dolore – forse lenendolo un po’ per il coraggio della denuncia – dei parenti delle vittime, che hanno dovuto salutare i propri cari da lontano, sapendoli abbandonati a sé stessi, senza nemmeno il conforto dei sacramenti, aggiungendo con ciò pena a pena. Ovviamente questo vale per i frequentatori del blog, che – essendo in numero ragguardevole, stando ai rilievi periodici – non gradiscono di certo essere considerati dei perditempo dietro pubblicazioni farneticanti, tanto per ingentilire qualche commento a qualche altro Post.
    Ciò detto: a me sono bastati una rapida lettura del Comunicato del 1.mo dicembre e del “Messaggio alle comunità cristiane in tempo di pandemia” del 22 novembre scorso, diramati dalla CEI, e l’ascolto delle prediche da ogni pulpito mediatico, improntati al nuovo verbo per dedurre che nessuno verserà lacrime su sé stesso per sensi di colpa che non possono provare. È un continuo richiamo a comportamenti “responsabili”; la prova di “responsabilità” assunta dai vescovi è nell’impegno ad assicurare le celebrazioni nel rispetto delle norme dettate per limitare la diffusione del contagio e nel promuovere la cosiddetta “liturgia domestica”. Con l’immancabile ringraziamento e apprezzamento per i “santi della porta accanto”, cui in fondo in fondo si fa affidamento perché non sia avvertito il peso di eventuali altre lacune.

  • giovanni ha detto:

    Complimenti Generale, una massiccia iniezione di fede che lenisce assai il dolore che si prova nel guardare lo scenario che abbiano innanzi tutti i giorni, simile alla caduta in un pozzo senza fondo.
    Dio Onnipotente La Benedica.

  • Micky ha detto:

    Tutto bello, ma si dice “casta meretrice”: e quel termine meretrice aveva in Ambrogio un senso tutt’altro che negativo, come sembrerebbe vorrebbe far intendere il generale alludendo a Salomé. Meretrice non nel senso di peccatrice, ma nel senso che la Chiesa accoglie tutti quelli che vogliono entrarvi.

    • Iod Tav ha detto:

      Ma che cavolo dice, scusi! Meretrice perchè accoglie tutti? Allora sarebbe madre. Le do una indicazione: legga Ez 16,25 nella traduzione della Diodati. Quella è l’idea che si vuole rendere…

      • Micky ha detto:

        Prima di correggere gli altri, bisognerebbe informarsi su ciò che hanno scritto. Io mi riferivo all’espressione “casta meretrice” di Sant’Ambrogio: “la Chiesa non rifiuta l’unione con numerosi fuggiaschi, tanto più casta quanto più strettamente è congiunta al maggior numero di essi [quo coniunctior pluribus eo castior], essa che è vergine immacolata, senza ruga, incontaminata nel pudore, amante pubblica, meretrice casta, vedova sterile, vergine feconda: meretrice casta, perché molti amanti la frequentano per l’attrattiva dell’affetto, ma senza la sconcezza del peccato [casta meretrix, quia a pluribus amatoribus frequentatur cum dilectionis inlecebra et sine conluvione delicti”. È chiaro dal testo che Ambrogio intende meretrice nel senso dell’accoglienza, basta saper leggere: “non rifiuta l’accoglienza…, molti amanti la frequentano senza la sconcezza del peccato”; di spiegazioni in rete se ne trovano in questo senso finché si vuola. Altro che “sennò sarebbe Madre”: e certo che la Chiesa è Madre! Poi se si vuole usare il termine meretrice in un senso diverso da Ambrogio si può fare cosa si vuole, infatti il Generale ha scritto “santa meretrice” e non “casta”, quindi non ha citato Ambrogio alla lettera, ma quel richiamo potrebbe ingannare i più sprovveduti facendoli equivocare una delle frasi più celebri della Patristica. Comunque la Chiesa in quanto tale non può essere peccatrice, come giustamente dice Ambrogio, perché è la Sposa di Cristo (“vergine immacolata, senza ruga”): peccatori sono i suoi singoli membri in Terra, ma non la Chiesa come Corpo Mistico di Cristo.

    • Iginio ha detto:

      Giustissimo, lo ricordava anche il card. Biffi (che, tra parentesi, non era un “tradizionalista” e non andava d’accordo coi pliniani). Purtroppo però Bergoglio ha recentemente citato l’espressione proprio nel significato errato che comunemente le viene attribuita… Il che la dice lunga sulla preparazione teologica di Bergoglio e soci.

  • Umberto Bosisio ha detto:

    Nulla da aggiungere,come già detto, leggerti da non credente mi ha fatto venire la pelle d’oca.
    Bravo Piero, bravo.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Umberto, quando mi hai conosciuto ero peggio che non credente. Ora mi sento responsabile per te e altri cui detti pessimi esempi.
      Non indugiare, entra nella prima chiesa che esponga il Santissimo (lo distingui dalla lampada rossa), inginocchiati e chiedi la Fede. Non te la negherà .
      Egli è su un lato; su quello opposto c’è tutta la sporcizia che vedi e ci soffoca.
      Escine.

  • Iginio ha detto:

    Parole sante. Per questo non verranno ascoltate, dato che il generale Laporta non è un influencer con migliaia di followers, non parla in tv e non dirige movimenti politici con grande seguito. Si affida al ragionamento, ma il ragionamento non è ben visto dalla mediocrità imperante oggi, anche nel clero e nel laicato paracattolici.
    Vorrei aggiungere due ricordi.
    1. San Francesco baciava i lebbrosi, non discuteva di economia né scappava dicendo che non poteva toccarli perché le autorità civili lo vietavano (e di fatto lo vietavano eccome).
    2. Il generale Laporta ricorderà quel magnifico film americano del 1951 del grande Billy Wilder intitolato “L’asso nella manica”. La storia di un giornalista carrierista che è pronto a tutto pur di farsi pubblicità e a tale scopo lascia che un poveretto rimanga intrappolato in una caverna mentre di fuori si fa un ambaradam di gente che si gode lo spettacolo . Alla fine il poveretto sta per morire. Anche il giornalista – ma lo si capisce dopo – dato che è stato ferito dalla moglie del moribondo, la quale disprezzava il marito – un brav’uomo dalla vita semplice – non vedeva l’ora di andarsene da lì dopo averci fatto sopra un bel po’ di soldi. Ebbene: una delle scene più commoventi del film – un film, attenzione, non piagnucoloso né edificante né tanto meno di ispirazione religiosa ma anzi con spunti di ironia amara – una delle scene più commoventi, dicevo, non è solo quella della vecchia madre che non si accorge dell’arrivo dei clienti perché sta pregando in lacrime il rosario davanti alla Madonna. Ma anche un’altra scena verso la fine, quando il giornalista, ormai ferito e consapevole del male che ha fatto, anziché squagliarsela o cercare aiuto per sé, prende la macchina, guida fino alla chiesa e porta con sé dal moribondo intrappolato il prete, il quale si cala nella grotta finché possibile e gli amministra l’estrema unzione allungando un bastone.
    La trovo una delle scene cinematografiche più belle di tutti i film, anche se scommetto che a molti è sfuggita. E si tratta, ripeto, non di un film edificante o alla Marcellino. Oggi nessuno saprebbe immaginare una scena così, non solo in un film ma anche nella vita reale.

  • GIUSEPPE ha detto:

    Grazie! Generale La Porta! Grazie! Purtroppo credo che questa Sua lettera non sortirà alcun effetto. Non produrrà alcun pentimento da parte di chi ci ha fatto sprofondare in quest’abisso e che continua imperterrito a condurre il gregge verso la rovina totale. Ormai l’anima l’hanno venduta al diavolo da molto tempo. La nostra unica consolazione è la perseveranza nella vera Fede e che un giorno renderanno conto di tutto questo al Giudice Supremo.
    Non praevalebunt!

  • VITMARR ha detto:

    “Nostro Signore ebbe la lucidità d’affidare la Sua Santissima Madre a San Giovanni e tutti noi ad Essa, dopo aver affidato la Chiesa a San Pietro, traditore per codardia. “. Se confrontiamo il comportamento dei successori di Pietro del tempo di Dante con quelli di oggi verifichiamo che dei 14 papi visti all’opera dal Sommo Poeta soli uno si è meritato il paradiso (Giovenni XXI) , tre sono all’inferno (Nicolò III, Bonifacio VIII,Clemente V), uno è tra gli ignavi dell’antinferno (Celestino V) , gli altri 8 sono stati collocati in Purgatorio. La situazione dei papi degli ultimi 60 anni è stata decisamente migliore, ma anche il popolo cristiano è molto meno degenerato rispetto a quanto si vuol far credere. Potrei citare esempi personali di miei momenti di difficoltà di cui uno al pronto soccorso per dare segnali di speranza. Ormai è certo che il momento del trionfo del Cuore Immacolato di Maria è vicino , ma purtroppo anche il colpo di coda del maligno.

    • Micky ha detto:

      Celestino V era nell’antinferno per Dante, ma è santo per la Chiesa. Quella dell’Alighieri è finzione poetica, non sta a lui giudicare chi si è “guadagnato” il paradiso e stabilire la collocazione ultraterrena delle singole anime😃😄

  • Iod tav ha detto:

    Mamma mia che parole, generale! Sono con lei…

  • giulia anna anna meloni ha detto:

    II SIGNORE si è chinato sul presidente della CEI.
    Ha ascoltato la sua supplica di ricoverato in terapia intensiva .Le dà una possibilità di riscatto per il male che ha fatto: per aver chiuso le Chiese e impedito le SS Messe con fedeli, aver costretto tanti sacerdoti a profanare l’Eucaristia con i guanti e a non dare l’estrema Unzione ai morenti, costretto i fedeli a profanare Eucaristia con le mani. Deve grazie al Signore, perchè nonostante tutto il male che ha fatto alla Sposa di Cristo e ai suoi fedeli, Cristo le fa dono della vita. Non lo dimentichi cardinale Bassett,.potrebbe non aver altra possibilità di redenzione prima di presentarsi al Buon Dio.

  • Creazionista ha detto:

    Amen

  • Agostino ha detto:

    Se il Card. Bassetti, a cui Nostro Signore ha fatto recentemente vedere la morte in faccia, si è come Pietro veramente è sinceramente pentito ed ha pianto, lo vedremo presto da ciò che dirà e farà, anche a costo dell’oblio, dell’emarginazione, dell’isolamento e dell’insignificanza pubblica. Ne dubito fortemente, vorrei sbagliarmi ma, passata la paura, temo che tornerà ad essere il Bassetti degli ultimi anni, fedele servitore del vescovo vestito di bianco che lo ha fatto cardinale ma non della memoria di S.Giovanni Paolo II che lo fece Vescovo, e del Santo Padre Benedetto XVI che gli affidò la prestigiosa Diocesi di Perugia, che gli diede il Pallio, e sotto il quale fu vice presidente della CEI. Insomma lo stesso Bassetti che fu tra i primi a celebrare il vetus ordo dopo l’emanazione della Summorum Pontificum. Eppure dovrebbero essergli giunte all’orecchio che dalle parti di Bologna qualcuno attende il momento di prendere il posto.

  • .. ha detto:

    ” … nella certezza che il Padre misericordioso non abbandona mai i suoi figli.»
    Prima non li abbandonava. Ora invece potrebbe abbandonarli, per esempio alla tentazione.
    Il cardinal Bassetti dovrebbe aggiornarsi, visto che il Padre Nostro è stato modificato …

    • Raffaella ha detto:

      Concordo!! Splendido autogol della Cei che stravolge il Padre Nostro con quel ” non ci abbandonare…” decisamente fuori luogo poi però è certa che ” il Padre non abbandona MAI i suoi figli”.
      Ridicoli!!

  • Mac ha detto:

    Mi scuso con Tosatti e LaPorta e metto qui il discorso di ieri del Presidente USA che nessun media riporta:

    https://www.youtube.com/watch?v=rCxPV6fuOY4&feature=emb_logo

    Saluti.

  • Adriana 1 ha detto:

    Definire “bello” questo intervento è riduttivo , ricco come
    è di Fede e di dignità .
    ” Uomini siate e non pecore matte…”