L’APSA, I SOLDI, LA SEGRETERIA. CAMBIARE TUTTO AFFINCHÉ NULLA CAMBI

12 Novembre 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, fatti e novità si accavallano sul computer del povero scrivente in maniera tale che si fa fatica a inseguirli. È il caso di un articolo estremamente interessante apparso su Infovaticana, e in cui si spiega come e qualmente l’operazione sbandierata dal vaticanismo di regime come un ‘operazione di grande pulizia – il passaggio di fondi dalla Segreteria di Stato all’APSA di Galantino e Zanchetta – sia in realtà pura facciata. Il Gattopardo avrebbe potuto prendere lezioni per corrispondenza da papa Bergoglio & C….Buona lettura.

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In papa Francesco sta crescendo una forte passione per la scrittura di lettere al suo Segretario di Stato, l’ineffabile Parolin, Ieri è stata resa pubblica una lettera di Sua Santità, datata 20 agosto, con le indicazioni di trasferire i fondi dalla Segreteria di Stato all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, APSA. Nella stessa lettera, firmata da Papa Francesco, si dà il termine del 1° novembre per l’esecuzione dell’ordine, che sembra essere già passato, quindi la notizia dovrebbe essere che la Segreteria di Stato non ha più fondi e che l’APSA conferma che l’ordine di Papa Francesco è stato eseguito. Temiamo che questo sia un altro ordine scaduto che vuole essere solo una cortina fumogena, un miraggio, prima dell’eterno macroscandalo che invade i palazzi sacri.

 

La “lettera – ordine” lascia così tante porte aperte che permette tutte le interpretazioni che si vogliono. Con la facilità con cui si dà l’ordine all’APSA di rilevare la sezione amministrativa del Segretario di Stato con tutti i suoi dipendenti e di cambiare tutte le firme sui conti esistenti, questo viene fatto in una mattina e la questione è risolta. Ma non lo è e non lo sarà. L’APSA non ha soldi e la crisi che si trascina, aumentata dall’epidemia fino a limiti che ancora non conosciamo, significa che il Segretario di Stato ha dovuto assumere i suoi deficit per decenni con importi molto significativi. Per capirci, dopo aver speso tutto quello che viene pagato, tutto, e grattando in tutti gli angoli, in tutto e ogni anno di più, la Segreteria di Stato ha passato all’APSA circa 100 milioni di euro, come confessano i conti pubblicati, per rimanere a zero. L’APSA paga tutte le spese di personale della Segreteria di Stato e del corpo diplomatico. Quest’anno possiamo supporre che questo buco almeno raddoppierà.

Non è possibile vendere questo come se l’APSA avesse vinto, la lettera di Papa Francesco parla di “fondi propri” lasciando da parte il groviglio di fondazioni incontrollate, e di “fondi altrui” che sembrano rimanere nelle mani dell’onnipotente Segreteria di Stato che approfitterebbe dell’occasione per uscirne pulita, riacquistare il suo prestigio e versare nell’APSA i “fondi danneggiati” che le stanno costando tanto, in reputazione e in denaro.

Vendere come panacea che il trasferimento all’APSA, meglio, il miraggio del trasferimento, risolverà tutti i nostri mali, per ridere e non fermarsi. Galantino, consigliato da Zanchetta e sorvegliato dal prefetto SJ sono la nostra salvezza e chi non crede lascialo scoppiare.  Vince il silenzioso Parolin che è capace di non sapere nulla di ciò che accade nel suo reparto e di uscire rafforzato, e con soldi più tranquilli, dal più grande scandalo recente in Vaticano. Edgar è un morto vivente con cui si sta giocando e che sarà ospitato quando opportuno.

La lettera di Papa Francesco a Parolin è sui media, in ritardo, ma c’è ed ha potuto uscire solo da Papa Francesco o da Parolin. È di un mese prima della decapitazione di Becciu, ha dormito fino ad ora? Oppure abbiamo a che fare con una lettera ora prodotta con una data adeguata per farci credere quanto sono intelligenti e intelligenti nell’anticipare i problemi? Dobbiamo imparare che se le firme in Vaticano non sono affidabili, possiamo immaginare l’affidabilità delle date. I fondi che avrebbero dovuto già passare non sono ovviamente passati e chi si strofina le mani dovrà grattarsi le tasche, la cattiva eredità la assumel’APSA non importa quanto finga di vestirla di trionfi e gioie.

Un nuovo personaggio appare nelle indagini del caso londinese: Renato Giovannini, preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Guglielmo Marconi di Roma, che sarebbe stato uno degli emissari della Segreteria di Stato nelle trattative. Per la procura di Roma c’è “l’imminente pericolo che si disperdano cose o tracce del reato” ed è “probabile che venga occultata la documentazione rilevante per il perseguimento dell’indagine”.  Per questo motivo, l’autorità giudiziaria dispone il sequestro “della documentazione e dei supporti informatici contenenti dati relativi ai reati per i quali sono trattati, che costituiscono il corpus delicti o cose rilevanti per il reato”.  “Per questo ieri la Guardia di Finanza e la Gendarmeria hanno effettuato incursioni in uffici, case, auto e cassette di sicurezza e sequestrato documenti cartacei digitali a Crasso, Tirabassi e Mincione. Ha inoltre perquisito le abitazioni di altre persone “non indagate” come Giovannini, i figli e socio di Crasso, padre e moglie di Tirabassi e delle società Interfinium, San Filippo di Genova e Wrm Services. Le filiali compaiono a Dubai e vedremo in quali altre “destinazioni turistiche”.

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5 commenti

  • Nicola Buono ha detto:

    Da Katholiche info l’ultima intervista al Cardinale Viganò sulle elezioni USA 2020

    https://youtu.be/1oNNyPz9D00

  • FRANJO ha detto:

    Ricordo che Mons. Viganò fu cacciato dal Governatorato della Città del Vaticano proprio quando aveva cominciato una robusta ed efficace pulizia degli enormi sprechi e favoritismi stratificatisi forse in decenni di malcostume e ruberie. Ne ricevette per premio l’esilio in qualche nunziatura africana, e solo Benedetto XVI riuscì a destinarlo almeno in una sede di prestigio.
    Questo però fa riflettere sull’effettivo potere del Papa rispetto ad una struttura, un sistema che opera secondo regole proprie che sembra imporre al pontefice di turno. Deep church, direbbe opportunamente Mons. Viganò. Il “potere” di Benedetto non è andato oltre una mitigazione di decisioni prese senza il suo consenso, ma probabilmente senza neanche una sua previa conoscenza. Lo schema si ripeteva con Gotti Tedeschi dallo IOR, persona di assoluta fedeltà, cacciato senza avvisarlo! Qui non ci fu spazio per alcuna mitigazione: l’ordine doveva essere eseguito.
    Lo stesso Francesco ha silurato Pell, Milone e Giani (già braccio armato del siluramento di Milone) su sussurri di altri (Becciu?) e due officiali della CDF sulla base di delazioni, che calcolavano la nota umoralità del destinatario. Scelte anche molto importanti vengono dunque abilmente guidate dal “sistema”contando sulla scarsa consapevolezza del decisore “formale”. Manipolazione? Direi che è un termine adeguato, sospendendo il giudizio sul grado di responsabilità di chi acconsente.
    Ancor prima Paolo VI sarebbe venuto a conoscenza di veri e propri abusi nell’attuazione della riforma liturgica senza intervenire per cassarli, ma inviando il presunto responsabile nella Teheran dello Scià, pena evidentemente durissima….
    Per non parlare della diffusione di teologie e insegnamenti eterodossi all’interno dei seminari, praticamente senza ostacoli.
    Queste riflessioni si collegano inevitabilmente a quanto emerge dal Rapporto McCarrick. Considerato il prevedibile orientamento auto assolutorio da cui nasce il documento, resta lo sgomento per il modus decidendi di pur grandi pontefici su materie – non proprio marginali – che ne emerge. Su McCarrick la disputa riguardò la promozione o meno alla sede di Washington, non l’incompatibilità delle sue tendenze col sacerdozio. L’esecuzione di pur blande restrizioni, in seguito, non fu addirittura portata avanti. La vicenda Viganò ne esce tutto sommato relativizzata, al netto dell’amarezza dell’ex nunzio nel trovarsi da accusatore ad accusato.
    Questa tacita accettazione dell’omosessualità nel sacerdozio lascia intuire che deep church e lobby gay, pur se non coincidenti, abbiano molti punti in comune.
    Torna in mente la prima apparizione della Vergine a Bruno Cornacchiola, il 12 aprile 1947: “La Chiesa tutta subirà una tremenda prova, per pulire il carname che si è infiltrato tra i suoi ministri.” L’insistente appello della Regina della Pace a Medjugorje a pregare per i pastori si può meglio comprendere alla luce di questi fatti.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Trattasi di strategia comunicativa per distrarre l’opinione pubblica, nel caso specifico, da imprese di distrazione di fondi o similari che nulla hanno a che vedere con lo spirito e la finalità della missione della Chiesa.
    Linea preventiva di difesa messa in atto – come capita spessissimo – nel momento ritenuto più opportuno, o immediatamente dopo (con effetto depotenziante) o con un leggero anticipo sulle pubblicazioni di notizie illuminanti il bilancio di un disastro, che la concatenazione di fatti e circostanze certifica in tutta la sua gravità. Attraverso quali canali arrivino i segnali nell’ imminenza di scossoni mediatici – finora puntualmente registrati a seguito di annunci di cambiamenti strepitosi – resta un mistero, non della fede.
    Per restare al trasferimento (reale o fittizio) all’ APSA di tutte le risorse gestite della Segreteria di Stato – nelle intenzioni del papa per eliminare «tutti i rischi reputazionali» – esso dovrebbe rientrare in quel piano iniziale di riforma che contempla tale passaggio per l’intero patrimonio finanziario del Vaticano finora distribuito nella disponibilità dei vari Enti e Congregazioni. Con un comunicato della settimana scorsa, l’ Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici sollecita la completa attuazione della riforma con il trasferimento anche del considerevole pacchetto ancora affidato alla gestione di “Propaganda Fide”, per realizzare la “trasparenza” da tempo promessa.
    A proposito di trasparenza, ricordo di aver letto in un articolo apparso all’annuncio del trasferimento di tutte le risorse finanziarie e dell’intero patrimonio immobiliare all’APSA che, per la sua configurazione, essa sfuggirebbe ai controlli degli Organismi internazionali previsti per gli istituti bancari.
    https://osservatoriobeniecclesiastici.org/finanza-vaticana-quanto-sta-avvenendo-e-quanto-deve-ancora-avvenire-nel-solco-del-cambiamento/

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Vabbene, suo padre Mario “faceva il ragioniere” impiegato alle ferrovie ma il figlio che adesso fa il Santo Padre impiegato in Vatican di economia ne sa quanto l’ultimo manovale della Breda.
    E noi dobbiamo stare zitti perchè l’ordine del sovrano è : ubbidire!

  • Paolo Giuseppe ha detto:

    Mi stupisco di tante critiche.
    Ci penserà Galantino a sistemare tutto…