LA “NUOVA ERA” NELLE PAROLE DELLA DONNA VESTITA DI SOLE.

25 Agosto 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, Sergio Russo, l’artigiano artista scrittore che ben conoscete, un amico del nostro sito da sempre, ci ha inviato una bellissima riflessione sulle parole della Vergine, e sulla Nuova Era che ci attende. Una riflessione certamente adatta ai tempi che stiamo vivendo. Buona lettura. 

§§§

LA “NUOVA ERA”…

SECONDO LE PAROLE DELLA “DONNA VESTITA DI SOLE”!

 

La prossima era – ce lo ha rivelato la Madonna stessa a Fatima – sarà il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria nel mondo.

E ciò, bene o male, al giorno d’oggi lo sa praticamente qualsiasi fedele cattolico che “orgogliosamente” si ritenga tale…

Pur tuttavia, in che cosa possa consistere questo particolare “trionfo”, qui è da ammettere che di tale tematica se ne parla poco, o persino affatto!

Vi è un’unica preghiera, la più grande e sublime di tutte, quella più densa di significati e la più caratterizzante del cristianesimo, insegnata dallo stesso nostro Signore Gesù Cristo a tutti i suoi discepoli: quella che è universalmente conosciuta col nome di “Padre nostro”.

Ebbene, ad un rapido ma attento esame della sua struttura linguistica (per quanto risulta, almeno nella lingua italiana) notiamo che un verbo è quasi un “imperativo categorico” (sia santificato il Tuo Nome), mentre le altre espressioni riguardano il nostro attuale presente (dacci oggi – appunto! – e poi: rimetti, come noi li rimettiamo, non c’indurre, liberaci). Ed infine, soltanto un’espressione è al futuro: venga il Tuo Regno (e questa, è intimamente “connessa” con un’ultima espressione: “sia fatta la Tua Volontà”, come spiegherò tra breve).

Ed è proprio su questa particolare petizione che necessita porre la nostra attenzione.

Innanzitutto è detto “venga il Tuo Regno”, e non “accoglici nel Tuo Regno”, oppure “andiamo al Tuo Regno”: ciò significa che Nostro Signore, in questo passo, vuole come ribadire che il Regno di Dio deve realizzarsi su questa terra.

Proprio come la Redenzione è avvenuta su questa terra, preceduta dalla Creazione (di questa terra), necessariamente seguite entrambi dalla Santificazione, ancora qui su questa terra, poiché – è teologicamente risaputo – che dopo la morte non è più possibile santificarsi, vale a dire accrescere i propri meriti ed acquisire grazie, cioè: si “raccoglie” quel che si è seminato in vita…

“Venga il Tuo Regno” pertanto, come già accennavo, è intimamente collegata a quell’altra espressione, “sia fatta la Tua Volontà”, la quale – ad un accurato e diligente esame, proteso ad entrare nel vero spirito di tale eccelsa preghiera – si rivela essere come una conditio sine qua non,indispensabile alla realizzazione dell’Avvento del Regno di Dio sulla terra.

E ciò è ulteriormente avvalorato dal fatto per cui viene specificato che: la Volontà è sì, fatta in cielo (e su questo non ci piove), ma tuttavia così, e allo stesso modo, Essa deve – ancora! – compiersi qui, in terra, dove la Volontà di Dio appunto, se è pur vero che permette l’accadere di cose in assoluta antitesi con l’essenza stessa, tutta bontà, di Colui che è Amore (omicidi, aborti, bestemmie, satanismo, menzogna, violenze di ogni genere e tipo…), è altrettanto vero che l’Avvento del Regno di Dio sulla terra, sarà certamente privo di tali aberrazioni e malvagità, ponendosi invece come “immagine e somiglianza” di ciò che poi, in realtà e pienamente, godremo in Cielo, oltre questa vita terrena.

Ci domandiamo adesso: può essere paragonato il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria nel mondo, alla richiesta oramai bimillenaria, sospirata da tutti i credenti attraverso i secoli, i quali si rivolgono al Signore perché venga il Suo Regno?

La risposta è: … e tuttavia necessita ancora di una esplicitazione chiarificatrice della progettualità divina!

Presso tutti i primi Padri e Dottori della Chiesa questo concetto – dottrinale ed escatologico, al medesimo tempo – che ora andrò ad illustrare ulteriormente, era assodato e lampante, ma ciò sino al… famoso “errore di valutazione” di sant’Agostino, di cui qui ne accennerò solo le linee essenziali, per non appesantire troppo il discorso.

Sant’Agostino infatti, animato senz’altro da buone intenzioni (egli era determinato a confutare l’eresia, circolante al suo tempo, del cosiddetto “millenarismo crasso”, risalente ad un certo Cerinto, che predicava un millennio di felicità materiali, con abbuffate di cibi prelibati ed orge sessuali), sconfinò poi nell’eccesso opposto, eliminando praticamente l’intero capitolo 20° del Libro dell’Apocalisse e riducendo il dato biblico del millennio ad un mero periodo di storia attuale, quello della Chiesa, in particolare, tanto è vero che, proprio tale errore, fra le altre conseguenze, produsse anche quella di confondere moltissimi fedeli nel far loro credere che, immediatamente dopo l’anno mille, ci sarebbe stata la fine del mondo…

Nonostante ciò in seguito, questo “grande equivoco” di sant’Agostino, venne ancora riproposto (dai teologi che lo seguirono, fra i quali pure san Tommaso d’Aquino), più per l’autorità di colui che lo aveva formulato che per il rigore esegetico di cui era mancante!

Però non è mia intenzione qui di scrivere un trattato, ma semplicemente di farmi intendere dai “piccoli”, di evangelica memoria, e pertanto mi unirò a quel che era ritenuto per vero dai grandi Padri della Chiesa: cioè, che l’Incarnazione di Gesù, avvenuta nella “pienezza dei tempi”, e conclusasi con la sua Passione e Morte sulla Croce, aveva inaugurato gli ultimi tempi.

Questi “tempi ultimi” a loro volta, a somiglianza della Resurrezione di Gesù, avvenuta al terzo giorno, con la vittoria dell’uomo-Dio sulla morte, sarebbero durati due millenni, proprio come è detto nella Scrittura: “Una cosa però non dovete perdere di vista, carissimi: davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo! (2 Pt 3,8).

Ed in altro luogo: “Venite, ritorniamo al Signore: egli ci ha straziato ed egli ci guarirà. Egli ci ha percosso ed egli ci fascerà. Dopo due giorni ci ridarà la vita e il terzo ci farà rialzare e noi vivremo alla sua presenza. (Os 6,1-2).

Sta di fatto che oggi è l’intera umanità ad attendere la propria purificazione e resurrezione, dopo due millenni di contrastata e combattuta evangelizzazione delle società umane, nel seno delle quali, il nemico di Dio e degli uomini ha potuto inoculare i suoi terribili e mortali veleni.

Ma è pur giunto il tempo dell’“Ora, basta!”, e Iddio, lo sanno bene tutti i credenti, mantiene sempre le sue divine promesse…

Fino adesso ho accennato ai tempi dello svolgimento di tale Regno di Dio sulla terra, confermato questo dal provvidenziale moltiplicarsi delle tante Apparizioni della Vergine Maria, vera Aurora che precede l’avvento del Sole di giustizia…

Rimane dunque ora da dire in cosa consista la “sostanza” del Trionfo del Cuore Immacolato di Maria e quindi, sempre per restare in tema di semplicità, non farò un elenco dei molteplici messaggi in cui la Madre di Dio ci parla, in maniera più o meno velata, appunto di tale “sostanza” della “nuova era” che ci attende, scegliendone soltanto uno, esemplare per la sua chiarezza e comprensibilità, in cui è Lei stessa a rivelarci che:

«La nuova era, che vi attende, corrisponde ad un particolare incontro di amore, di luce e di vita fra il Paradiso, in cui mi trovo nella perfetta beatitudine con gli Angeli ed i Santi, e la terra in cui vivete voi miei figli, in mezzo a tanti pericoli e ad innumerevoli tribolazioni.

È la Gerusalemme Celeste, che discende dal cielo sulla terra, per trasformarla completamente e formare così i nuovi cieli e la nuova terra.

La nuova era, verso cui siete incamminati, porta tutto il creato alla perfetta glorificazione della Santissima Trinità.

Il Padre riceve la sua più grande gloria da ogni creatura, che riflette la sua luce, il suo amore, il suo divino splendore.

Il Figlio instaura il suo Regno di grazia e di santità, liberando tutto il creato dalla schiavitù del male e del peccato.

Lo Spirito Santo si effonde in pienezza con i suoi santi Doni, porta alla comprensione di tutta la Verità e rinnova la faccia della terra.

La nuova era, che Io vi annuncio, coincide con il pieno adempimento della Divina Volontà, così che finalmente si realizzi quanto Gesù vi ha insegnato a domandare al Padre Celeste: “Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”.

È il tempo in cui dalle creature si compie il Divino Volere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Dal perfetto adempimento del Divino Volere viene rinnovato tutto il mondo, perché Dio vi trova come il suo nuovo giardino dell’Eden, in cui può abitare in amorevole compagnia con le sue creature.

La nuova era, che ormai sta per giungere, vi porta ad una piena comunione di vita con coloro che vi hanno preceduto e che qui in Paradiso godono della perfetta felicità.

Vedete lo splendore delle Gerarchie Celesti; comunicate con i Santi del Paradiso; sollevate le sofferenze purificatrici delle anime che si trovano ancora in Purgatorio.

Esperimentate, in maniera forte e visibile, la consolante verità della Comunione dei Santi.

La nuova era, che Io vi preparo, coincide con la sconfitta di Satana e del suo universale dominio.

Viene distrutto tutto il suo potere. Viene legato, con tutti gli Spiriti cattivi, e racchiuso nell’inferno da cui non potrà uscire per nuocere nel mondo.

In esso regna Cristo, nello splendore del suo Corpo glorioso, e trionfa il Cuore Immacolato della vostra Mamma Celeste, nella luce del suo Corpo assunto alla gloria del Paradiso.

… In mezzo alle innumerevoli sofferenze dei tempi che vivete, mi vedete come segno di sicura speranza e di consolazione, perché sono la porta luminosa che si apre sulla nuova era, che dalla Santissima Trinità è stata preparata per voi». (Don Stefano Gobbi, Ai Sacerdoti figli prediletti della Madonna, 15 Agosto 1991).

«Ho ancora molte cose da dirvi…» ci disse il supremo Maestro, una sera di circa duemila anni fa, e la sua Parola, la parola del Verbo, risuona ancora oggi nei nostri cuori, assetati di Lui e del suo infinito Amore, anche se a parlare talvolta è la Madre, poiché è sempre Egli ad averci detto – non contristiamo dunque, così tale amabile Salvatore – agonizzante sulla Croce: «Figlio, ecco tua Madre!»

Sergio Russo

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26 commenti

  • Luciano Motz ha detto:

    L’opera di don Gobbi, o meglio l’opera della Vergine Maria attuata dal suo strumento, è caduta nel dimenticatoio, perciò ho letto con immenso piacere l’ultima parte dell’articolo di Sergio Russo. Il messaggio ricevuto da don Gobbi il 15 agosto 1991 è traboccante di fiduciosa speranza, ma per avere un’idea veritiera dei tempi attuali occorre rileggere tutte le locuzioni trascritte dal sacerdote fin dal 1973 e pubblicate nel volume Ai sacerdoti figli prediletti della Madonna, in particolare quelle che vertono sull’azione di satana verso i consacrati. Ne cito una, del 5 agosto 1995: “vi ho anche svelato le subdole e diaboliche insidie tese a voi dalla massoneria, che è entrata all’interno della Chiesa e ha posto il centro del suo potere là dove Gesù ha posto il centro e il fondamento della sua unità. Non turbatevi, perché questo fa parte del mistero di iniquità, che la Chiesa conosce fino dalla sua nascita. Infatti anche nel Collegio Apostolico è entrato satana, che ha spinto Giuda, uno dei dodici, a diventare il traditore. In questi vostri tempi, il mistero di iniquità si sta manifestando in tutta la sua terribile potenza.”
    Speriamo davvero che il trionfo del Cuore Immacolato di Maria sia prossimo, perché vedere l’apostasia prendere piede nel cuore della Chiesa (accettare di distribuire l’Eucaristia in guanti di gomma e pinzetta vuol dire non credere nella transustanziazione, perché il Corso di Cristo non può essere considerato veicolo di contagio) può portare alla disperazione.

    • giulia anna anna meloni ha detto:

      La disperazione non appartiene al vero cattolico, fedele a Cristo e al Suo Vangelo. Lasciamo la Giustizia a Dio, il trionfo del Cuore Immacolato di Maria è una certezza…. quando Dio lo riterrà, noi dobbiamo pregare giorno e notte perché il Signore Dio acceleri i tempi.

      • Luciano Motz ha detto:

        Giusto, ma il fedele, quello più aderente alla sequela di Cristo, quello che è simile a un bambino, può essere sviato a causa di quello che molti definiscono Vicario di Cristo e posto davanti alla scelta di essere aderente al fondamento degli Apostoli o seguire il modernismo imperante, può vacillare.

    • Alessandro ds ha detto:

      Luciano, hai le idee molto confuse su cose sia “l’apostasia”.
      Questa è colpa delle tanti falsi maestri che aprono bocca e danno fiato, cercamdo di dire paroloni grandi per far sembrare alla gente semplice che le cose siano più gravi di quello che sono e i gingantirle, manipolando la mente della gente dicendo bugie.
      L’apostasia è il “rifiuto totale della fede cristiana”, ergo vuol dire che tu da Cristiano diventi di un altra religione proprio ( come la pachamama ad esempio )
      Chi in chiesa usa i gianti per distribuire la comunione non può mai e poi mai essere chiamato Apostata.

      Can. 751 – Vien detta eresia, l’ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa;
      APOSTASIA, IL RIPUDIO TOTALE DELLA FEDE CRISTIANA;
      scisma, il rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti.

  • giulia anna anna meloni ha detto:

    a tutti si dà credibilità…ai grandi teologi che parlano di Maria Purissima come ai mediocri ma anche a falsi ed eretici.Tutti hanno diritto di parola,e Dio? Dio deve restare muto per non disturbare le nostre disquisizioni teologiche.
    Ma Dio non è muto…terribile sarebbe il silenzio di Dio .Di voci e di luci ha disseminato la terra,nei secoli,non per aggiungere qualcosa a ciò che è perfetto e immutabile per volere divino ma per spiegare sempre meglio,rassicurarci,confermarci,richiamarci e confortarci quando siamo smarriti.
    In queste sette paginette,Gesù spiega chi è la Santa Vergine nel pensiero di DIO,vale la pena leggerle per rinfrancare il nostro cuore e rinforzare la nostra Fede.
    http://www.scrittivaltorta.altervista.org/01/01005.pdf

    • Alessandro ds ha detto:

      Si da credibilità a tutti quelli che che dicono le cose che ci fa piacere sentire.
      Eretici che accusano altri eretici perché la loro eresia è più visibile …roba da matti.
      E chi invece dice la verità e proclama la vera fede e cerca di insegnare le verità di fede e i dogmi viene disprezzato.
      Sarebbe molto da soffermarsi sul fatto che “molti eretici accusano altri eretici, facendo finta che loro ganno una sana dottrina e gli altri no”…..
      Le eresie possono essere tante e in diversi campi.
      Solo che la gente semplice nota di più un eresia sull’eucarestia piutosto che un eresia sul modernismo. Ma sono eretici in egual modo.
      Ma di uno ci piace ciò che dici perché dice ciò che noi vogliamo sentirci dire e diventa un difensore della fede anche se è un eretico manifesto. E si da credibilità a un eretico.
      E chi prova a farlo notare viene insultato e maltrattato perché non è piacevole, e colui che dice la verità non è credibile, perché non è piacevole ciò che dice.
      Caritas in veritas!

  • X ha detto:

    “I mille anni

    “Mille anni” indicano un “numero pieno, rotondo per significare tutto lo spazio di un tempo” (Sales, cit. p. 673, nota 2).
    Secondo Landucci è un numero simbolico che indica “una durata lunghissima ma finita e innumerevole, ossia che non può essere contata in senso matematico. Esso corrisponde a tutta la Nuova Alleanza, che iniziò con la Natività di Gesù e terminerà con la Parusia. Quindi i mille anni simboleggiano la lunga durata e la stabilità della Chiesa di Cristo. Dopo l’Incarnazione del Verbo, in effetti, il diavolo è incatenato, ma non distrutto o rinchiuso definitivamente nell’inferno” (cit., p. 214, nota 3).
    Dom De Monléon spiega che “mediante la sua Passione Gesù ha come garrottato il diavolo, lo ha messo in stato di non nuocere, ma non in senso assoluto; tuttavia ha ristretto le sue capacità infernali senza annullarle completamente come avverrà solo alla fine del mondo. I mille anni significano la durata del tempo sino alla prossimità della fine del mondo, quando l’anticristo regnerà per tre anni e mezzo, poco prima della parusia e della fine del mondo. I mille anni sono da prendersi in senso simbolico e rappresentano il tempo che va dall’Incarnazione, quando il diavolo fu legato alla catena, sino al regno dell’anticristo finale, quando il diavolo scatenato potrà esercitare con la massima libertà il suo potere malefico, che era stato limitato. A partire da questo momento, per tre anni e mezzo, l’anticristo perseguiterà ogni fedele in tutta la terra ” (Le sens mystique de l’Apocalypse, cit., pp. 321-322).

    Quanto al fatto che “dopo i mille anni il diavolo deve essere sciolto per poco” (v. 3) non significa, secondo Landucci (cit., p. 215, nota 3), che “sarà ridata a satana, sia pure per poco tempo, tutta la libertà che aveva prima dell’Incarnazione del Verbo. Infatti resterà immutato per sempre il fatto della sua sconfitta finale iniziata potenzialmente con il primo Avvento di Gesù. In quel breve tempo sarà solo permessa a satana una breve, violenta riscossa tentatrice (come avvenne a Giobbe), e ingannatrice, capace di rendere più difficile, ma non impossibile, la vittoria dei fedeli di Dio. Essa conoscerà la sua massima espansione e intensità col regno dell’anticristo finale (cfr. II Tess., II, 3)”.

    Il millenarismo ossia il regno dei “mille anni”

    Il millenarismo è un errore escatologico nato da una falsa interpretazione del v. 2 del capitolo XX dell’Apocalisse, secondo cui Gesù dovrebbe regnare visibilmente mille anni su questa terra, prima della fine del mondo.
    Già nel II secolo d. C. Cerinto applicò questa teoria in senso materiale, come godimento di tutti i beni temporali da parte di Israele (ricchezze, potere, trionfo politico), al capitolo XX dell’Apocalisse di san Giovanni. Tuttavia vi è una forma mitigata di millenarismo, detta anche spirituale, che risale a Papia, il quale, in opposizione a Cerinto, intese il regno millenario in senso spirituale, come un godimento di gioie celesti. Tale forma fu ripresa in maniera più o meno temperata da qualche Padre della Chiesa (S. Ireneo, S. Giustino, S. Girolamo e S. Agostino, i quali poi la rigettarono), prima della sua condanna definitiva. Nel medioevo fu ripresa da Gioacchino da Fiore.
    La Chiesa ha condannato anche il millenarismo mitigato (DB 423; S. Uffizio, Decreto del 21 giugno 1944, AAS, n. 36, 1944, p. 212; Decreto del 20 luglio 1950); mentre quello in senso carnale, di origine giudaica e apocalittica (3), fu rigettato sin da subito come opposto al Vangelo e dunque ereticale.
    Le venute di Cristo in terra sono solo due: la prima 2000 anni fa nella sua Natività, la seconda nel Giudizio universale alla fine del mondo. Non ve ne è quindi una terza con un regno millenario temporale o spirituale (Mt., XVI, 27): Gesù tornerà sulla terra solo per giudicare “i vivi e i morti”. Quindi il millenarismo mitigato viene comunemente reputato dai Dottori ecclesiastici (S. Tommaso d’Aquino, IV Sent., d. 43, q. 1, a. 3, quaestiuncula 1; S. Roberto Bellarmino, De Romano Pontifice, lib. III, cap. 17) come temerario ed erroneo. Secondo la retta dottrina cristiana nel regno di Dio in terra (Antico e Nuovo Testamento) vi saranno sempre delle sofferenze ed imperfezioni umane legate al peccato originale e la Chiesa sarà sempre perseguitata (4).
    Anche Landucci commenta: “Dall’infondata interpretazione di questi mille anni è sorto l’errore dei millenaristi, che attendevano, prima della fine del mondo, su questa terra, un periodo millenario in senso stretto di trionfo totale di Cristo e della Chiesa sul male fisico e morale, senza più lotte, sofferenze e persecuzioni” (cit., p. 214, nota 3).
    Pure dom De Monleon affronta questo problema e lo confuta alla stessa maniera (cit., pp. 325-327). Mons. Antonino Romeo (La Sacra Bibbia, cit., p. 843, nota 1) osserva che con la prima venuta di Cristo “di fatto molti uomini rimangono estranei all’influsso salvatore di Cristo e quindi soggiacciono alla seduzione di satana. Non è ancora la soppressione totale e definitiva del potere di satana. La sua riduzione ad una certa impotenza relativa dura ‘mille anni’.
    Questo numero simboleggia una lunghissima data, che va dalla prima venuta di Cristo, quale Redentore, alla seconda o parusia, quale Giudice. I ‘mille anni’ quindi abbracciano quasi tutta la durata della Chiesa militante sulla terra, sin quasi alla fine del mondo, poco prima della quale satana sarà sciolto e si scatenerà per poco tempo”.
    Mons. Romeo interpreta i tre anni e mezzo (42 mesi, 1260 giorni) in senso simbolico analogamente ai mille anni: “Mille alla stabilità, tre e mezzo alla precarietà” (ivi).

    San Tommaso d’Aquino confuta mirabilmente l’errore millenarista (sistematizzato da Gioacchino da Fiore e dalla sua scuola). Nella Somma Teologica dimostra che la Nuova Alleanza durerà sino alla fine del mondo e non sarà soppiantata da un “regno millenario” (S. Th., I-II, q.106, a.4). Infatti, la Nuova Alleanza è succeduta alla Vecchia come il più perfetto al meno perfetto. Ora, nello stato della vita umana in questo mondo, nulla può essere più perfetto di Cristo e della Nuova Legge, poiché qualcosa è perfetto in quanto si avvicina al suo fine. Ora, Cristo ci introduce – grazie alla sua Incarnazione e morte – in Cielo. Quindi, non vi può essere – su questa terra – nulla (il regno millenario) di più perfetto di Gesù e della sua Chiesa.

    Lo Spirito Santo, come perfezionatore dell’opera della Redenzione di Cristo, è inviato proprio da Cristo per confessare Cristo stesso, che ha promesso formalmente ai suoi Apostoli: “Lo Spirito Santo che Io vi manderò, procedendo dal Padre, renderà testimonianza di Me”. Quindi, il Paraclito non è l’iniziatore di una terza èra millenaria, ma testimonia e spiega Cristo agli uomini e li rafforza per poterlo imitare. Onde, dopo l’Antica e la Nuova Legge, su questa terra non vi sarà una terza Alleanza di “mille anni”, ma il terzo stato sarà quello dell’eternità, sempre felice nel Cielo o sempre infelice nell’Inferno.

    Gioacchino erra nel trasportare la realtà ultramondana o eterna su questa terra. Il Regno, di cui parla l’abate da Fiore, non riguarda questo mondo, ma l’aldilà. Infatti lo Spirito Santo ha spiegato agli Apostoli, (il giorno di Pentecoste, del 33 d.C.), tutta la verità che Cristo aveva predicato e che loro non avevano ancora capito appieno. Il Paraclito non deve insegnare una nuovissima Legge o un altro Vangelo più spirituale di quello di Cristo, ma deve solo illuminare e dar forza per ben conoscere e ben vivere la dottrina cristiana, che ha perfezionata quella mosaica (S. Th., I-II, q.106, a.4). Inoltre la Vecchia Legge non fu solo del Padre, ma anche del Figlio (raffigurato e prefigurato da Mosè); come pure la Nuova Legge non fu solo del Figlio, ma anche dello Spirito promesso e inviato da Cristo ai suoi Apostoli. La Legge di Cristo è la Grazia dello Spirito Santo, che illumina, vivifica e irrobustisce per potere osservare La Legge divina come già nell’Antico Testamento illuminava e corroborava i Patriarchi e i Profeti, i quali, pur vivendo sotto la Vecchia Legge, avevano già lo spirito della Nuova e la vivevano eroicamente.

    Quando Gesù insegna agli Apostoli che “Il Regno dei Cieli è vicino”, non si riferisce – spiega san Tommaso – solo alla distruzione di Gerusalemme, come termine definitivo della Vecchia Alleanza e inizio formale della Nuova, ma anche alla fine del mondo (S. Th., I-II, q.6, a.4, ad 4; III, q.34, a.1, ad 1; III, q.7, a.4, ad 3-4). Infatti il Vangelo di Cristo è la ‘Buona Novella’ del Regno (ancora imperfetto), della ‘Chiesa militante’ su questa terra e del Regno (oramai e per sempre perfetto) della ‘Chiesa trionfante’ nei Cieli.

    Inoltre, nel Commento a Matteo sul discorso escatologico di Gesù (XXIV, 36), san Tommaso postilla: “Qualcuno potrebbe credere che questo discorso di Cristo riguardi solo la fine di Gerusalemme…; però sarebbe un grosso errore riferire tutto quanto è stato detto solo alla distruzione della Città santa e quindi la spiegazione è diversa, … cioè che tutti gli uomini e i fedeli in Cristo sono una sola generazione e che il genere umano e la fede cristiana dureranno sino alla fine del mondo” (Expos. In Matth. c. XXIV, 34). L’Angelico si basa su tale testo per confutare l’errore gioachimita, secondo il quale la Nuova alleanza o la Chiesa di Cristo non durerà sino alla fine di tempi; egli riprende l’insegnamento patristico (specialmente del Crisostomo e di s. Gregorio Magno) e lo sviluppa anche nella Somma Teologica (I-II, q.106, a.4, sed contra). Perciò il cristianesimo durerà sino alla fine del mondo non ci sarà bisogno di una ‘terza Alleanza pneumatica e millenaria’, ma la Chiesa di Cristo è il Regno del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, per cui non occorre sognare il rimpiazzamento del cristianesimo, basta solo viverlo sempre più intensamente.

    Quindi (cfr. Sales, cit., p. 673, nota 2), secondo l’Apocalisse correttamente letta, i “mille anni” rappresentano lo spazio di tempo cha va dalla prima alla seconda venuta di Gesù (S. Aug., De civ. Dei, lib. XXX, cap. 7 ss.; S. Greg. Magnus, Moralia, lib. IV, cap. 1; S. Gir., In Is., XVII, 60). Infatti con l’Incarnazione del Verbo il potere del diavolo è stato notevolmente ridimensionato, benché sino alla fine del mondo egli possa continuare a tentare gli uomini (Mt., IX, 13; Lc., X, 18).
    Inoltre p. Marco Sales (cit., p. 674, nota 4) specifica che il millenarismo, nato dalla cattiva lettura del capitolo XX dell’Apocalisse, è un errore teologico secondo cui – dopo la sconfitta dell’anticristo finale e prima del Giudizio universale – per mille anni, in senso stretto e matematico, vi sarà un regno di Cristo e dei suoi santi risorti su questa stessa terra. Terminati questi mille anni, vi sarebbero stati il Giudizio universale, la resurrezione dei morti e la fine del mondo. Alcuni scrittori ecclesiastici (Tertulliano e Lattanzio) e persino qualche Padre ecclesiastico (S. Ireneo e S. Giustino) seguirono il millenarismo spirituae come semplice opinione e non come sentenza certa, ma vi apportarono delle restrizioni. Tuttavia la maggior parte dei Padri con consenso moralmente unanime si mostrò contraria a questa dottrina. S. Girolamo e S. Agostino che inizialmente la avevano abbracciata, la ripudiarono nella loro maturità”. BREVE COMMENTO AL CUORE DELL’APOCALISSE, (COMMENTO CAPITOLO XX – Prima parte (vv. 1-10)), DON CURZIO NITOGLIA

    • Sergio Russo ha detto:

      Beh, certamente ad un simile trattato, bisognerebbe rispondere con altrettanto trattato ( e non è proprio il caso di farlo qui nei commenti…)
      E allora dirò solo tre cose, en passant: primo: lei cita molto san Tommaso per screditare il dato biblico del millennio, e quindi mi dica come mai san Tommaso fu sconfessato (non lui, ma la sua teoria teologica) da Duns Scoto, che dimostrò magnificamente come invece fosse da ritenere vera che la Vergine era l’Immacolata Concezione, mentre il Dottore Angelico non la riteneva tale? Ed ancora: perché Sant’Agostino, come dice lei nella sua maturità, rinnego’ il dato biblico del Millennio, e contemporaneamente scrisse un libro intitolato Ritrattazioni, in cui fa ammenda di tante sue cose scritte, che esatte propriamente non lo erano?
      Secondo: san Benardo professava una Venuta intermedia di Gesù… è da ritenere eretico?
      Terzo ed ultimo: lei come la interpreta la frase di Gesù nel Vangelo, che ha detto: “Ma quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?”
      La ringrazio.

      • Luigi Cazzola ha detto:

        Ben detto. La Madonna a Don Gobbi e in molte apparizioni attuali , annuncia la venuta di Gesù dopo la necessaria purificazione dell’ Umanità.

      • X ha detto:

        Sergio Russo, me ha detto tre cose sbagliate che in sè e che non c’entrano nulla con millenarismo:

        1 -La questione del millenarismo è una dell’Immacolata Concezione è un’altra, allora, che cosa c’entra una cosa con l’altra? Se vede che Lei non conosce San Tommaso d’Aquino, perchè mai Duns Scoto ha sconfessato San Tommaso, perchè questo non ha riffiutato la dottrina e ha contributo tantissimo alla definizione dell’Immacolata, come potrà leggere nell’articolo:

        San Tommaso e l’Immacolata concezione:
        http://www.farecomunione.it/sites/default/files/file_allegati/San%20Tommaso%20e%20l%27Immacolata%20Concezione.pdf

        2 – S. Agostino ha inteso il regno millenario come riferito a tutta la storia cristiana, dalla risurrezione di Cristo fino alla fine del mondo. In questo non ha nessuno rinegazione del dato biblico ma la sua autentica interpretazione, perchè “un giorno per Dio sono come mille anni e mille anni per Dio sono come un giorno”.

        3 – La venuta intermedia di che parla San Bernardo di Chiaravalle non ha nulla che fare con il millenarismo, come se può leggere:

        “Il triplice avvento di Cristo (da San Bernardo)
        – Scritto da Redazione de Gliscritti: 08 /12 /2013 – 14:03 pm | Permalink | Homepage
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        dai “Discorsi” di san Bernardo, abate. (Disc. 5 sull’Avvento, 1-3; Opera omnia, Edit. cisterc. 4 [1966], 188-190)

        Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca infatti tra le altre due che sono manifeste. Nella prima il Verbo fu visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini, quando, come egli stesso afferma, lo videro e lo odiarono. Nell’ultima venuta “ogni uomo vedrà la salvezza di Dio” (Lc 3, 6) e vedranno colui che trafissero (cfr. Gv 19, 37). Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi, e le loro anime ne sono salvate. Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nell’ultima verrà nella maestà della gloria. Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all’ultima: nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell’ultima si manifesterà come nostra vita, in questa è nostro riposo e nostra consolazione. Ma perché ad alcuno non sembrino per caso cose inventate quelle che stiamo dicendo di questa venuta intermedia, ascoltate lui: Se uno mi ama, dice conserverà la mia parola: e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui (cfr. Gv 14,23). Ma che cosa significa: Se uno mi ama, conserverà la mia parola? Ho letto infatti altrove: Chi teme Dio, opererà il bene (cfr. Sir 15, 1), ma di chi ama è detto qualcosa di più: che conserverà la parola di Dio. Dove si deve conservare? Senza dubbio nel cuore, come dice il Profeta: “Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il peccato” (Salmo 118, 11). Poiché sono beati coloro che custodiscono la parola di Dio, tu custodiscila in modo che scenda nel profondo della tua anima e si trasfonda nei tuoi affetti e nei tuoi costumi. Nutriti di questo bene e ne trarrà delizia e forza la tua anima. Non dimenticare di cibarti del tuo pane, perché il tuo cuore non diventi arido e la tua anima sia ben nutrita del cibo sostanzioso. Se conserverai così la parola di Dio, non c’è dubbio che tu pure sarai conservato da essa. Verrà a te il Figlio con il Padre, verrà il grande Profeta che rinnoverà Gerusalemme e farà nuove tutte le cose. Questa sua venuta intermedia farà in modo che “come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste” (1 Cor 15, 49). Come il vecchio Adamo si diffuse per tutto l’uomo occupandolo interamente, così ora lo occupi interamente Cristo, che tutto l’ha creato, tutto l’ha redento e tutto lo glorificherà”. http://www.gliscritti.it/antologia/entry/1229

  • Alessandro2 ha detto:

    Grazie per queste parole di speranza, alte e nobili, alle quali accompagnare il nostro silenzio orante.

  • Alessandro ds ha detto:

    Sua citazione.
    poiché – è teologicamente risaputo – che dopo la morte non è più possibile santificarsi, vale a dire accrescere i propri meriti ed acquisire grazie, cioè: si “raccoglie” quel che si è seminato in vita…

    Qualsiasi fedele che si dice tale dovrebbe sapere che esistono le “indulgenze plenarie per i defunti” per fargli acquisire grazie anche dopo la morte.
    Oppure si fanno celebrare messe per i defunti per fargli acquisire grazie dopo la morte.
    Oppure si può pregare per i defunti per fargli acquisire grazie dopo la morte.
    Solitamente la grazia che si può concedere a un defunto dopo la morte è uno sconto in purgatorio.
    O l’annullamento del periodo di purificazione per godere della visione di Dio.
    Poi oltre le i indulgenze plenarie ci sarebbe molto da parlare anche delle “Messe Gregoriane”, che a quanto sembra hanno fatto molto di più….sembra abbiano concesso il paradiso a uno scomunicato, morto in scomunica e sepolto in scomunica, e la chiesa ha riconosciuto questo.
    Scusi la precisazione, ma sulle verità di fede io sono molto pignolo, come un giudice o un carabiniere sono pignoli per la legge.
    Buona giornata 🙂

    • Sergio Russo ha detto:

      Ottima precisazione, carissimo Alessandro.
      E tuttavia, la sua opportuna e documentata risposta, non fa che avvalorare quanto sopra esposto: siamo infatti soltanto noi, vivi, che possiamo ottenere indulgenze per i defunti…
      La ringrazio.

      • Alessandro ds ha detto:

        Tecnicamente lo stesso defunto dopo la morte in realtà un azione per avere la grazia della santificazione o purificazione la fa.
        Sarebbe l’attesa e la sofferenza patita in purgatorio, che lo purifica e con la purificazione gli viene concessa la grazia del paradiso e della presenza di Dio.
        Tecnicamente l’attesa e la sofferenza per la purificazione in purgatorio è un aziome che compie il defunto anche senza nessuna intercessione esterna dei vivi.
        Però abbiamo capito bene cosa voleva intendere lei, sono io che sono troppo pignolo rompi scatole 🙂 🙂
        La stimo 🙂

  • Angelo Simoni ha detto:

    L’avvento del Regno di Dio.
    “Io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio Popolo”.
    È il riassunto di tutta la Bibbia !
    Ed è una promessa meravigliosa, ma anche un monito, severo, rivolto a tutti gli uomini di ogni epoca e di ogni condizione umana.

  • Rafael Brotero ha detto:

    L’impossibilmente nobile Regina del Cielo, l’inconcepibilmente sacra Madre di Dio.
    Non la peccatrice di Bergoglio.

  • Biblista profetico ha detto:

    E vedrete Mons. Viganò
    seduto alla destra della Potenza
    e venire con le nubi del cielo

    • Alessandro2 ha detto:

      Lei è un poveretto.

      • Biblista profetico ha detto:

        Beati i poveretti disse qualcuno. E lei vedrà se non andrà come dice la Bibbia.

        • Alessandro2 ha detto:

          Prego per lei.

          • Biblista profetico ha detto:

            Grazie. Anch’io per lei!

          • Enrico Nippo ha detto:

            Ma se quello che conta è pregare l’uno per l’altro, tutto quello che dite a che serve? Che lo dite a fare? Non è meglio che il tempo che impiegate a scrivervi uno contro l’altro lo dedichiate alla preghiera l’uno per l’altro?

          • Biblista profetico ha detto:

            Sig. Nippo…io non ho dato contro a nessuno. Ho solo profetizzato basandomi sul dato biblico.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Lei, Biblista Profetico, ha fatto di peggio. Ha scritto:

            “E vedrete Mons. Viganò
            seduto alla destra della Potenza
            e venire con le nubi del cielo”.

            O questo è un sarcasmo prendiperifondellista o lei non sa quello che scrive.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Come a Cana, accogliendo la segnalazione della Donna – la Madre cui ci ha affidato dalla Croce – il Figlio trasformi la nostra attesa nel compimento dell’ “era nuova” promessa.

  • Patrizia ha detto:

    Finalmente ,parole consolanti e commoventi, parole di speranza!
    Ci volevano! Se ne dovrebbe parlare spesso di quello che ci è stato promesso con tanto amore dal Divino Maestro!