PORFIRI: PERCHÉ AMO HONG KONG? PERCHÉ È UN GRAN POPOLO.
1 Luglio 2020
Marco Tosatti
Carissimi Stilumcuriali, il Maestro Aurelio Porfiri ha voluto dedicare questa puntata dei suoi Dispacci a una riflessione interiore: sul perché del suo amore per Hong Kong, la sua seconda città, dopo Roma. Buona lettura.
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Perché amo Hong Kong
Ad un certo punto della mia vita, quasi 20 anni fa, sono stato catapultato in una lontana città cinese che conoscevo soltanto vagamente grazie a Bruce Lee e ai film di Kung Fu, che mi appassionavano nella mia adolescenza. Quando per motivi familiari cominciai a visitare questa città, ne sapevo veramente poco, quasi niente. Ecco perché la mia prima visita, che credo fu nel 2001, fu una continua scoperta, una sorpresa dopo l’altra. Era la mia prima visita in Asia, quindi per me tutto quello che vedevo e che potevo sperimentare era nuovo. Una cosa che mi colpì subito era l’ordine in cui viveva questa città. Ricordo che fui veramente sorpreso quando vidi le persone in fila alla fermata dell’autobus aspettare pazientemente e ordinatamente i mezzi pubblici. Potrei veramente capire che Hong Kong sia un innesto molto ben riuscito fra la capacità di lavoro dei cinesi con il senso organizzativo portato dai britannici. Perché non ci si deve ingannare: i cinesi di Hong Kong sono veramente cinesi, nel senso che certamente mostrano i vari caratteri di appartenenza a quel popolo, non solo esteriore ma anche interiore. Ma il loro essere cinesi è stato fecondato da alcune qualità venute dall’esterno, il che ha portato al miracolo economico che questa città ha vissuto nei decenni passati.
Non si deve giudicare Hong Kong per quello che è oggi; in quanto è certamente un organismo malato, per via della situazione di agitazione sociale e politica che la colpisce oramai da più di un anno. Non si deve giudicare una persona quando essa mostra i tratti di una malattia. Ma la malattia però ci può essere utile per capire le capacità di resilienza di questa persona. Così per Hong Kong. Questo periodo ci ha mostrato una popolazione vitale, desiderosa di resistere alle pressioni di una storia che non hanno scelto, cercando di cambiarle a dispetto di una situazione che mostra tratti di irrimediabilità. Per questa volontà di resistere, credo che la gente di Hong Kong meriti un grande rispetto, meriti di essere presente nelle nostre preghiere e nelle nostre aspirazioni per un mondo più giusto e più umano. Vedere ragazzini e persone che hanno tutto da perdere cercare di rivendicare la loro posizione in una storia di cui sono divenuti protagonisti involontari, merita grande rispetto. E mi fa capire perché Hong Kong, è una città che amo.
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Categoria: Dispacci dalla Cina
Primi 80 arresti a Hong Kong, sulla base della nuova legge. Il primo arrestato era in possesso di una bandiera di Hong Kong quando la città era ancora colonia britannica .
Bellissima riflessione. Mi ha suscitato in cuore una preghiere: che si susciti in noi italiani la stessa forza d’animo di questi cinesi.
dal Giornalone di oggi.
Prima pagina di LE MONDE
Hongkong : la Cina impone la sua legge di sicurezza.
I deputati cinesi hanno adottato all’unanimità, Martedì 30 Giugno, una legge sulla “sicurezza nazionale” , che impone delle restrizioni sulla libertà a Hongkong.
Il testo, il cui contenuto, martedì mattina restava segreto, pretende di lottare contro la sovversione, il terrorismo e la collusione con delle forze straniere.
Un anno dopo l’inizio delle manifestazioni democratiche contro gli attentati all’autonomia dell’antica “enclave”, Pechino decide quindi di passare alla forza.
Questo dispositivo che criminalizza l’opposizione, completa così la censura e la propaganda che vengono ormai imposte dalle autorità di Hongkong.
Per i paesi occidentali questa legge sigilla la fine delle illusioni su di una apertura democratica del regime cinese.
sui giornaloni nostrani, l’unico accenno alla faccenda è nella prima pagina di Repubblica, col titolo :
La grande stretta di Pechino riduce la libertà di Hongkong.
Ecco un esempio di quello che avverrà anche qui, se passasse la Zan/Scalfarotto.