DEL POZZO. A REPUBBLICA NON CAMBIA SOLO UN DIRETTORE…

25 Aprile 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Luca Del Pozzo ci ha inviato un’analisi – veramente magistrale – sul panorama culturale e politico che ha portato alla nascita e allo sviluppo di Repubblica, nei decenni passati, e al significato che assumono, in questa luce sia i cambi nella gestione che il mutamento di direttore. Buona lettura. Merita davvero.

§§§

L’avvicendamento alla direzione di Repubblica dice molto di più di un semplice cambio nella gestione di un giornale, come lo furono il passaggio di testimone tra Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro, prima, tra Ezio Mauro e Mario Calabresi, poi, e tra Calabresi e il direttore uscente Verdelli poco più di un anno fa. Nomi nuovi, certo, ma sempre nel segno della continuità innazitutto culturale di Repubblica.

Stavolta è diverso; la nomina di Molinari è piuttosto il segnale, forte e chiaro, che è finita un’epoca e che ne inzia una nuova, dai contorni ancora indefiniti ma che molto probabilmente sarà caratterizzata da una direzione diversa rispetto a quella che ha contrassegnato la storia di Repubblica dalla sua fondazione nel 1976 ad oggi. Storia che si è intrecciata (e va detto fin da subito non senza colpe e responsabilità da parte di chi avrebbe potuto, e dovuto, quanto meno provare a impedirlo, in primis il mondo cattolico nella sua accezione più vasta, ma su questo torneremo più avanti) con quella dell’Italia; storia dove anzi è fin troppo facile riconoscere come il processo di laicizzazione e secolarizzazione dell’Italia negli ultimi decenni abbia avuto in Repubblica la punta di diamante di ciò che Augusto Del Noce aveva chiamato, per altro in epoca non sospetta, il partito radicale di massa.

Ossia quel brodo di cultura risultato dal connubio tra la borghesia e la sinistra liberal-libertina di matrice azionista, che a partire dal dopoguerra ha portato avanti una ben preciso disegno i cui contorni furono tracciati da Del Noce con la lucidità e la lungimiranza profetica che gli erano propri negli stessi anni di quel Sessantotto che non poca parte ebbe nel processo di cui stiamo parlando. E ripercorrendo a ritroso il mezzo secolo e poco più che ci separa da quel periodo, si capisce facilmente come la nascita di un giornale-partito come Repubblica fosse funzionale a creare – tramite un potentssimo strumento di propaganda quale è un quotidiano generalista a diffusione nazionale (oltre naturalmente a tutto il resto dell’apparato editoriale con radio, tv, settimanali, ecc.) – il terreno fertile, il clima culturale, un’opinione pubblica opportunamente istruita ed educata, affinchè prendesse corpo una nuova società, a sua volta portatrice di una nuova antropologia, allo stesso tempo capitalista a livello economico (ciò che ha rappresentato la sconfitta del materialismo marxista sul suo stesso terreno, ossia un materialismo di segno opposto) ma compiutamente marxista a livello culturale nella misura in cui conservava del marxismo il momento rivoluzionario in quanto rottura con il passato, la tradizione, il vecchio con tuttò ciò che esso rappresentava, in primis la famiglia, appunto, “tradizionale”, come pure la scuola, l’autorità, ecc.

Ragionare a posteriori con i “se” lascia sempre il tempo che trova, tuttavia si hanno buoni motivi per ritenere che senza l’azione di Repubblica sul costume, sulla cultura, e più in generale sull’opinione pubblica, probabilmente buona parte delle cosiddette “riforme civili” che abbiamo visto nascere e imporsi non avrebbero avuto successo. Ciò che rende ancor più grave la responsabilità di quanti, in ambito cattolico, non solo non vollero opporsi ma addirittura sposarono le “battaglie di civiltà” condotte da Repubblica o più semplicemente elessero Repubblica a quotidiano di riferimento, sedotti dalla fallace e miope concezione che la fede fosse (sia) un affare di coscienza, un qualcosa che riguarda in ultima istanza lo spirito, l’intimo dell’uomo potendo il saeculum, il mondo essere letto e intepretato, e in esso agire, con l’adozione di schemi e chiavi di lettura altri rispetto alla visione cattolica dell’uomo e della società, oltretutto nella pia illusione di poter in tal mondo essere finalmente ammessi nel consesso dei moderni.

E’ anche a causa di questa impostazione che nacque quel fenomeno, devastante sotto tutti i profili, che va sotto il nome di cattocomunismo; ed è causa della stessa impostazione che ancora oggi capita di vedere non pochi cattolici con Repubblica sotto il braccio. Ripeto, caso mai non fosse chiaro: stiamo parlando del quotidiano che da oltre quattro decenni a questa parte ha condotto e sta conducendo più di ogni altro in Italia una guerra senza quartiere per sradicare l’antropologia cattolica, in tutte le sue articolazioni, essendoci purtroppo in buona parte riuscito.

Ma la storia della laicizzazione della società in Italia non nasce con Repubblica. Le sue radici, come evidenziò Augusto Del Noce, affondano nell’immediato secondo dopoguerra. Quando cioè in Occidente iniziò a formarsi quella società contro cui sul finire degli anni ’60 si sarebbe scagliata la protesta studentesca.

Del Noce ebbe chiaro un punto: il fatto cioè che l’oggetto della contestazione del ’68 non era altro che la società sorta nel dopoguerra come alternativa al duplice rischio del comunismo, dal un lato, e del risveglio religioso, dall’altro. Una società che tuttavia aveva fatto propria, ed anzi applicandola anche ad esso (appunto perchè doveva opporglisi), la critica marxista di ogni autorità e l’affermazione del più assoluto relativismo, conseguente al materialismo storico.

Fino al punto di espungere l’altro corno, per così dire, del marxismo, il materialismo dialettico e la dottrina della rivoluzione, in quanto ritenuti un residuo metafisico. Non solo. Mentre il marxismo, pur essendo ateo, conservava un momento religioso (giova ricordare che per alcuni era una forma di messianismo ebraico secolarizzato), per Del Noce la nuova società contro cui protestavano i sessantottini era sorta contro la religione, con ciò sviluppando una forma di empietà addirittura maggiore del marxismo.

Dunque, accettazione della morte di Dio e posizione critica nei confronti del marxismo in quanto ancora a suo modo religioso. Da qui anche l’altro aspetto della società “opulenta”, per usare un’espressione cara a Del Noce: il suo essere anti-tradizionalista, nella misura in cui accoglieva e faceva sua una ben precisa lettura della storia che vedeva nella sconfitta del fascismo e del nazismo la sconfitta dell’intera tradizione europea in quanto fenomeni pre-moderni.

Motivo per cui chiunque si fosse richiamato alla tradizione era per definizione un fascista o un reazionario.

In opposizione alla tesi secondo cui la secolarizzazione come perdita del sacro era la conseguenza dell’avanzata del progresso tecnologico, Del Noce considerava l’irreligione come la causa e non l’effetto della mentalità pantecnicista.  A sua volta, l’irreligione non era figlia di dinamiche sociali bensì di un ben preciso processo culturale; la secolarizzazione e il nichilismo dell’Occidente, al cui interno e a causa dei quali domina la mentalità tecnologica, avevano dunque una radice filosofica, e questa era da rinvenire nel fallimento della cultura che aveva tentato di opporsi al marxismo, conservandone il momento materialistico, e anzi opponendo ad esso un materialismo compiuto.

Sul punto, giova ricordare, come già accennato, che nell’affermarsi di questo fenomeno non poca parte di responsabilità ebbero i cattolici, a partire dall’allora DC. La mipia culturale della DC, ossia il non aver messo a fuoco la vera essenza del marxismo per aver assunto acriticamente la lettura neoilluminista della storia contemporanea secondo cui la storia del pensiero è storia di una progressiva quanto ineluttabile affermazione dell’immanenza culminata nel marxismo – comportò l’errore di voler combattere il marxismo sul suo stesso terreno opponendogli un materialismo “buono” inteso come benessere diffuso.

Il nichilismo della società “opulenta” si spiegava pertanto a motivo del fatto che in Occidente era stato portato alle estreme conseguenze l’aspetto materialistico del marxismo: fenomeno, questo, che coincideva con la massima espansione del libertinismo. Il risultato era la più totale e radicale spersonalizzazione della vita umana, la perdita della propria identità, il sentimento di vacuità e non senso della realtà: in ciò è da vedere il ritratto di un uomo alienato, ma di un’alienazione ben peggiore di quella descritta da Marx.

Ed è esattamente contro questa antropologia che, secondo Del Noce, nuoveva la contestazione studentesca. Contestazione che aveva un aspetto positivo perchè esprimeva la protesta, la ribellione della natura umana ad un un processo insieme di “dissacrazione e disumanizzazione” che stava accadendo.

C’era però anche un aspetto negativo, che Del Noce individuava nella rivoluzione sessuale. Ed è approfondendo la genesi della rivoluzione sessuale e il suo legame con il surrealismo, che Del Noce mise in luce quel processo, meglio quel progetto culturale all’interno del quale non poca parte avrà il giornale fondato da Scalfari.

Ma andiamo con ordine. Innanzitutto Del Noce partiva da un dato di fatto, ossia che era innegabile che l’esplosione della rivoluzione sessuale fosse avvenuta negli anni ’60, e in particolare sul finire di essi, tramite la sempre maggiore diffusione della letteratura erotica e della pornografia, del pudore che veniva al più tollerato e in generale della condanna senza remissione dello scandalo dei benpensanti, anche con l’immancabile appoggio di non pochi cattolici.

Più interessante era riflettere sul perchè, all’epoca, furono proprio i partiti comunisti e in generale la sinistra e la psicanalisi a farsi promotori della nuova morale sessuale, dal momento che questa sposava in toto le teorie di Wilhelm Reich (morto per altro nel ’57 quindi senza alcun influsso diretto sul fenomeno di cui stiamo parlando), a suo tempo – cioè negli anni ’30 – respinte tanto dalla psicanalisi quanto dal marxismo.

Per rispondere a questa domanda occorreva rifarsi a quella che era la situazione culturale dopo il ’45. Vi erano due atteggiamenti: da un lato, la paura del comunismo unita al timore di un risveglio religioso, ancorchè il contributo delle forze religiose fosse ritenuto decisivo per fermare l’avanzata comunista; dall’altro, l’atteggiamento del “millenarismo negativistico”, ossia di un pensiero per cui la crisi dell’Europa che non aveva saputo opporre resistenza al fascismo e al nazismo coincideva con il rifiuto dell’idea di tradizione che quell’Europa aveva coltivato.

Rispetto al primo atteggiamento, in particolare per quel che concerne l’avversione degli intellettuali nei confronti del cristianesimo, Del Noce rilevava un ruolo decisivo nella formazione di questa avversione nel surrealismo. Surrealismo inteso non solo come fenomeno artistico, ma prima ancora come fenomeno filosofico in quanto propugnava la riappropriazione da parte dell’uomo dei poteri che aveva proiettato fuori di sè, in Dio, per dare vita ad una nuova realtà disalienata e perciò felice. In questo senso se era forte il legame con il marxismo; da esso tuttavia il surrealismo prendeva le distanze perchè pur essendo comune il fine, diverso era ritenuto il mezzo: rivoluzione sociale e politica per il marxismo, rivoluzione culturale e dei costumi, per il surrealismo. Detto altrimenti, il surrealismo criticava il marxismo per il fatto che i marxisti pensavano fosse sufficiente mutare i rapporti economici per abbattere il vecchio mondo cristiano; non vi era insomma garanzia, ed anzi tutto portava ad escluderlo, che fatta la rivoluzione marxista l’ordine cristiano sarebbe stato debellato. E questo perchè i costumi cambiano più lentamente rispetto all’economia, motivo per cui secondo i surrealisti Marx doveva essere “completato moralmente”, diceva Del Noce, con Sade e Freud.

Fu così che, pur in un contesto di critica, nacque un’alleanza tra surrealismo e marxismo che si sarebbe svolta separando i piani e i mezzi: l’avanguardia surrealista avrebbe operato sul costume e scardinato dalla coscienza dei borghesi la diga contro il comunismo promuovendo la rivoluzione sessuale, mentre il comunismo avrebbe a sua volta operato a livello politico. Insomma, tramite Sade il surrealismo recuperava Reich e la sua idea di completare il marxismo con la nuova morale sessuale al fine della rivoluzione totale. Come? Operando sui costumi sociali attraverso l’arte.

Quanto al secondo atteggiamento, il “millenarismo negativistico”, si trattava di un fenomeno strettamente congiunto col primo. Si sviluppò, infatti, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, un’intera industria culturale a servizio di quell’atmosfera millenaristica negatitivistica per cui letteratura cinema ecc. dovevano dissacrare il passato, demitizzare, disalienare e demistificare. In tale contesto la diffusione dell’erotismo, per l’aspetto di critica alla tradizione europea fondata su un ordine oggettivo e metaempirico di valori, era strumentale alla nascita di una nuova morale.

Non solo. Accanto all’industria culturale a servizio dell’educazione delle masse alla nuova morale, sul terreno dell’intellettualità laica, cioè ai piani alti della cultura, si formò una vera e propria “repubblica delle lettere” con l’obiettivo di creare un legame di continuità tra liberalismo e comunismo in chiave illuministica.

Ciò esigeva la reciproca riforma tanto del liberalismo quanto del comunismo, che per il primo significava, per cessare di essere borghese, ritrovare l’antitradizionalismo illuminista ossia promuovere l’abolizione di ogni divieto o, per dirla con i temini di allora, ogni “tabù” in primisquello sessuale. Laddove insomma Gramsci intendeva muovere da Croce a Marx, la nuova borghesia illuminata intendeva retrocedere da Marx a Diderot, ciò che fatalmente la portò ad incontrare Sade.

Fu così che la nuova borghesia illuminata, facendo propria la critica marxista dei valori (ma allo stesso tempo opponendosi ad esso a livello economico) e con una rinnovata spinta liberale nel senso poc’anzi detto, si ritrovava sulla stessa lunghezza d’onda dell’avanguardia nel proporre una nuova morale sessuale.

Detto altrimenti: la neo-borghesia, quella borghesia che oggi potremmo definire “radical-chic” e che si rispecchia in giornali, appunto come Repubblica, e gruppi editoriali ben precisi i quali hanno avuto un ruolo decisivo nella diffusione del laicismo, trovava nella rivoluzione sessuale l’arma per opporsi alla rinascita religiosa da essa temuta e per arginare il predominio cattolico; fu così che nacque quella “strana” alleanza tra borghesia e intellettuali.

Ma lo stesso può dirsi del capitalismo, nella misura in cui esso vedeva nella nuova etica dei costumi un argine, un freno per tenere a bada le istanze rivoluzionarie a mano a mano che si espandeva la libertà sessuale: essendo felici per via sessuale, gli uomini non avrebbero ceduto alle sirene delle rivendicazioni salariali e alle spinte eversive. Questo spiegava anche come mai nella società del benessere potevano benissimo sussistere le diseguaglianze economiche, coerentemente d’altronde con la tesi del Reich che vedeva negli Usa, patria per eccellenza del capitalismo, il terreno più fertile per la diffusione della sua rivoluzione, anziché l’Urss. Quella fin qui riassunta per sommi capi è la storia del processo culturale e sociale – secondo la ricostruzione datane da uno dei più acuti interpreti del Novecento quale è stato Augusto Del Noce – che ha portato alla nascita di Repubblica. Non sappiamo ancora in che direzione la “nuova” Repubblica evolverà; sappiamo però, e bene farebbero i cattolici a ricordarselo, soprattutto coloro i quali sembrano ancora oggi subirne il fascino, da dove viene e come e in che misura ha contribuito a fare dell’Italia un paese di fatto post-cristiano.

Luca Del Pozzo

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60 commenti

  • Nicola Buono ha detto:

    Caro Dott Tosatti , mi permetto di suggerirle visti i tempi difficili e quelli ancora più apocalittici e spaventosi che verranno, di fare come hanno fatto il Timone e La Nuova Bussola Quotidiana. Cioè in una giornata particolare mariana, hanno affidato le due testate a Maria Santissima ( mi pare 8 dicembre per la Nuova Bussola Quotidiana) rinnovando ogni anno l’atto di Affidamento. Nel caso di Stilum Curiae si potrebbe fare per Domenica 24 maggio,Maria Ausiliatrice . Ed insieme a questo atto di affidamento farne un altro nella stessa data a San Francesco di Sales , Patrono dei giornalisti. Dopodiché rinnovare l’affidamento a San Francesco di Salesiani il 24 gennaio , ricorrenza sul calendario e ovviamente rinnovare l’affidamento a Maria Ausiliatrice sempre il 24 maggio. Lascio ovviamente a lei la decisione con il parere dei lettori. Ancora auguri .

  • Lucy ha detto:

    A proposito di Mario Calabresi .Uno dei misteri dolorosi del nostro tempo è per me il fatto che quasi tutti i figli di persone assassinate da personaggi legati alle varie sigle di terrorismo rosso come Giovanni Bachelet , Benedetta Tobagi , i figli di Aldo Moro , solo per citarne alcuni ,abbiano fatto scelte di sinistra , certo non la sinistra macchiata del sangue dei loro genitori , ma in ogni caso una sinistra in parte giustificatrice e che solo recentemente ha preso le distanze politiche da quelle ideologie .Io in ogni caso non li capisco e giudico negativamente le loro scelte. Ma quello che invece suscita in me rigetto mentale e fisico ( quando compare in TV cambio canale) è Mario Calabresi perchè ha l’aggravante rispetto agli altri di aver accettato di dirigere il giornale fondato da quella persona , Scalfari ,che con la sua firma in manifesto infame, rigurgitante odio , contribuì all’assassinio di suo padre.

  • FRANJO ha detto:

    Articolo molto interessante, che suscita l’esigenza di ampliarne la trattazione, magari con un libro che idealmente prosegua l’analisi de “Il suicidio della rivoluzione” di Del Noce, ma anche – suggerirei – le intuizioni di un grande filosofo che ci ha lasciato troppo presto, Emanuele Samek Lodovici, l’autore di “Metamorfosi della gnosi”.
    Comunque è vero, Repubblica, con i suoi derivati tipo Rai3 e società dello spettacolo, è stata uno strumento che ha influito tantissimo nel “formare” milioni di italiani al conformismo genericamente progressista e sostanzialmente anticristiano che ci ammorba. E’ stata anche, in questo senso, gramscianamente “nazional-popolare”, facendo credere a milioni di italiani (quanti insegnanti…) di essere degli intellettuali.

  • Cosimo De Matteis ha detto:

    Mi sono sciroppato tutto l’articolo. Anche perché quelle espressioni, “un’analisi – veramente magistrale” e “Buona lettura. Merita davvero.”, di Tosatti mi hanno convinto. Non mi ha convinto del tutto invece lo scritto. Avendo studiato non poco sia Del Noce e sia la storia del Novecento ho le capacità per cogliere gli svarioni.
    Mi ha confortato, in seguito, leggere che nei commenti affioravano tante perplessità. Questo mi ha confermato che non mi sbagliavo.
    E si che Del Noce è stato una delle menti più lucide del secolo trascorso. E, al pari di Sturzo, inascoltato da quella DC che man mano si corrompeva e cedeva al mondo.
    Ma per favore: non facciamogli dire cose che non ha mai detto.

    • Luca Del Pozzo ha detto:

      Beh non so lei, il sottoscritto ha dedicato al pensiero di Augusto Del Noce un paio di saggi l’ultimo dei quali uscito l’anno scorso, dopo aver letto buona parte della sua sterminata produzione. Sarei quindi ben lieto di confrontarmi con lei circa il “non facciamogli dire cose che non ha mai detto” riferita a Del Noce, magari con qualche argomentazione circostanziata, puntuale e documenta. Grazie.

  • Isabella ha detto:

    Articolo approfondito e interessantissimo. Soprattutto riesce a rendere comprensibili temi non sempre alla portata di tutti.
    Manca però quell’enorme elefante rosa nella stanza, con cui, prima o poi, dribblando le varie accuse di modernismo, tradizionalismo, sedevacantismo e via con altri ismi, dovremo fare i conti per integrare e completare l’analisi degli sviluppi storici, religiosi e societari che ci hanno portato a oggi.
    Il Concilio Vaticano II.

    Ratzinger, nel suo scritto di qualche mese fa a un giornale tedesco, fece il primo passo in questa direzione.
    Speriamo che altri seguano il suo esempio.

  • wisteria ha detto:

    Condivido le riserve di Iginio sull’interpretazione di Del Noce, che a mio parere fa troppo onore ai contestatori opponendosi a una borghesia relativista e corrotta come nei romanzi di Moravia. Erano in verità i suoi figli in carriera, Lo scopo del ’68 era distruggere quel poco che restava della vecchia borghesia indebolita dalla guerra perduta e di sostituirla con una neo-borghesia che è tuttora al potere.
    L’ho provato sulla mia pelle.
    Per il resto, auguri Marco Tosatti e ai suoi affezionati lettori.
    Anche questo 25 aprile passerà.
    Per la liberazione ci daremo appuntamento più in là.

  • Nicola Buono ha detto:

    O.T. Massimo Mazzucco ci dice ciò che ci aspetta. Appello sottoscritto anche dal Dott Tosatti

    https://youtu.be/1-ueORk8S3A

  • Paolo Giuseppe ha detto:

    Per poco che cambi, “La Repubblica” cambierà in meglio perchè cambiare in peggio è impossibile. Confido che, con la direzione di Molinari, il giornale faccia il suo mestiere cioè informi e commenti (destra o sinistra non importa, basta saperlo) e rinunci finalmente alla pretesa di illuminare il mondo e di condurlo per mano.

  • Mikhael ha detto:

    Mi associo agli auguri di buon onomastico per il dott. Tosatti.
    Goccia goccia hanno portato all’inbarbarimento della morale in cui ha contribuito il nefasto CVII. Se non ci fosse stato l’annacquamento della dottrina e della lex orandi da parte della Chiesa e si fosse mantenuta dritta la barra del timone non saremmo arrivati mai a questo punto di non ritorno.

    • Gian ha detto:

      Dobbiamo ringraziare san Nikita Roncalli, famoso per il discorso della luna, lui che mi dicono non abbia mai avvicinato un bambino che sia uno. E quello che gli è succeduto per completare l’opera.

      • DON ETTORE BARBIERI ha detto:

        Perché dice che Papa Giovanni XXIII non ha mai avvicinato bambini, quando basta andare su internet per trovare le immagini relative di incontri con bambini? Questo Papa può piacere o meno, ma non attribuiamogli cose false.

  • Luca Antonio ha detto:

    Bell’articolo – del resto le analisi di del Noce sono cristalline –
    che tuttavia commette l’errore di pensare che possa cambiare qualcosa nell’ impostazione del giornale citato.
    La proprieta , nel dicembre scorso e’ passata da de Benedetti a Elkan , tutto qui. Cambia qualcosa ?.
    E poi sapete chi e’ e come lavora Molinari ?.
    Quello che avverra’ non sara’ certo un cambio di paradigma , ma solo un restayling per tentare di arginare la frana delle vendite.
    Frana che tuttavia non sara’ fermata.

  • Pier Luigi Tossani ha detto:

    Ragioniamo spesso del senso e della genesi del quadro storico e politico globale nel quale ci troviamo, e del quale Repubblica è un tassello.

    Dal Pozzo dice “Ma lo stesso può dirsi del capitalismo, nella misura in cui esso vedeva nella nuova etica dei costumi un argine, un freno per tenere a bada le istanze rivoluzionarie a mano a mano che si espandeva la libertà sessuale: essendo felici per via sessuale, gli uomini non avrebbero ceduto alle sirene delle rivendicazioni salariali e alle spinte eversive”.

    In realtà, Zampetti dà una interpretazione diametralmente opposta di questa teoria, interpretazione per la quale il nuovo capitalismo assumeva la rivoluzione sessuale non come un argine, bensì, scientemente, come uno degli elementi fondanti della demolizione dell’antico ordine cattolico delle cose. D’altronde, è sempre stato così, fin dai tempi della Rivoluzione francese, fatta dalla borghesia massonica. Vedi, qui, il Marchese de Sade:

    https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2014/07/28/matteo-silvio-epigoni-del-marchese-de-sade-con-lappoggio-di-luigi-amicone/
     
    In tale contesto, se, dal punto di vista filosofico, la chiave di volta per demolire la società era il materialismo edonistico, dal medesimo punto di vista, la soluzione è lo “spiritualismo storico” zampettiano, che è il motore della “Società partecipativa” secondo Dottrina sociale:

    https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/i-maestri-2/pier-luigi-zampetti/
     
    Quindi, incredibilmente, abbiamo a disposizione la soluzione del problema. Buona festa della liberazione, a tutti!…. 
     

     

  • CLAUDIO GAZZOLI ha detto:

    Condivido, ovviamente. Solo una piccola annotazione che riguarda il volere a tutti i costi attribuire al ’68 una connotazione filosofica di profilo alto che, invece, a mio parere, almeno il ’68, reale non ha. Quando si afferma “..contestazione che aveva un aspetto positivo perché esprimeva la protesta, la ribellione della natura umana ad un processo insieme di “dissacrazione e disumanizzazione” che stava accadendo..”, si fa del puro storicismo, paradossalmente, marxista.
    Ho conosciuto molti “contestatori”, prima nel periodo della scuola media superiore frequentata a Fermo, luogo in cui, per chi non lo sapesse, anche per la presenza del più prestigioso (il Montani di allora) istituto tecnico industriale d’Italia, sono stati “allevati” famosi terroristi, nonché un illustre magistrato che tanto ha influito sui destini di questo sfortunato paese, poi all’università. Ho avuto modo di partecipare a diverse assemblee, di quelle con gli striscioni e le scritte “fate l’amore non fate la guerra, la vita è altrove, mettete fiori nei vostri cannoni, vivere senza fermarsi mai e godere senza freni…… “, insomma tutta quella roba là… Non parliamo poi delle “occupazioni” delle scuole, trasformate in lupanari in cui accadeva oltre l’immaginabile….Nessuno dei più facinorosi aveva questo “slancio” filosofico, ma neanche utopistico. Era tutta gente che aveva poca voglia di lavorare e di impegnarsi, che pensava che fosse “borghese” dover studiare per avere una competenza, che fosse “fascista” che i più meritevoli prendessero un voto più alto e la promozione, che si poteva ottenere semplicemente con il 6 politico, che fosse “reazionario” dover faticare tanto per portarsi una donna a letto… Tutta gente che, poi, ci siamo ritrovati nei posti chiave dello Stato a fare tutti i danni che, chi ha qualche dimestichezza con il “pubblico”, ha potuto e può constatare sistematicamente, fino ad arrivare, oggi, ad avere rovesciato totalmente il legame esclusivo tra carriera e competenza.

    • CLAUDIO GAZZOLI ha detto:

      una precisazione, l’Istituto Tecnico Industriale Montani” era una scuola prestigiosa, che poteva contare su docenti di grande esperienza, anche dal mondo del lavoro, che preparava ragazzi “opzionati” dalle maggiori aziende italiane compresa l’ENI il cui presidente, Enrico Mattei, aveva un particolare legame con questa scuola. Attirava a Fermo migliaia di studenti da tutta Italia…

    • Luca Del Pozzo ha detto:

      Mi fa piacere che si ricordi Fermo! Io ci sono nato e anche io ho fatto le superiori lì’ (Liceo Scientifico), come la maggior parte di chi viveva nei paesi limitrofi (nel mio caso Porto San Giorgio). Ed è vero, dall’Itis di Fermo uscì quel sant’uomo di Mario Moretti, mentre a Porto San Giorgio capitava spesso il bel Rene’, Vallanzasca. E ho detto tutto.

      • CLAUDIO GAZZOLI ha detto:

        il mondo è piccolo… mi sono diplomato allo scientifico di Fermo nel 1970

  • VITMARR ha detto:

    Leggendo i titoli della “Stampa” nella rassegna “ i giornali di oggi” la mia opinione è che Molinari politicamente non si discosti molto dai direttori di “Repubblica” nel sostegno all’attuale governo giallorosso e ai precedenti di sinistra. Di più non posso dire. Però dal fatto conclamato che i catto-comunisti dal punto di vista della morale cattolica sono altrettanto ,se non di più , “ a sinistra” degli ex-comunisti ( ex DC sono entrati nel partito della Bonino), sono convinto che gli ebrei non si allontanino facilmente dai precetti morali della loro religione. Da questo punto di vista salutiamo con entussiasmo il probabile cambiamento di “Repubblica” rispetto al passato. Un augurio di buon lavoro al simpatico ma austero Molinari nella speranza che arrivi a concentrare la sua simpatia non ai colori giallorossi governativi ma a quelli della A.S. Roma che ne ha molto bisogno visto che ne è tifoso.

    • Iginio ha detto:

      Non capisco che c’entrino gli ebrei, i quali peraltro non sono tutti uguali fra loro: ci sono quelli ortodossi, quelli conservatori, quelli progressisti. Si commette un grosso errore quando si parla di “ebrei” in generale come se fossero tutti identici.

      • Benson ha detto:

        Eh ,guarda Gag, pardon, Gad Lerner.

      • PIERO LAPORTA ha detto:

        Non si fa miglior favore agli ebrei farabutti che confonderli con gli Ebrei, così come niente è meglio per proteggere i delinquenti che sparare nel mucchio: stanno sempre dietro le spalle altrui.

  • Busiride ha detto:

    Questo articolo, nella parte in cui tratta della società del benessere, risponde perfettamente alle obiezioni mossemi da Iginio e Claudio rispetto al mio intervento nella pagina di ieri dedicata alla messa tradizionale. Non c’è altro da aggiungere e ringrazio perciò l’autore.

    • Iginio ha detto:

      Cioè, permettere di comprarsi casa sarebbe un frutto del capitalismo edonistico? Ma di che stiamo parlando?!?
      Ma lo sa che il capitalismo edonistico di oggi vuole che siamo tutti in affitto perché così siamo sradicabili più facilmente? Precarietà della casa, precarietà del lavoro, precarietà dei legami interpersonali. Le piace tutto questo?

      • Maria Grazia ha detto:

        @ BUSIRIDE – Sia meno presuntuoso e consideri con onestà mentale le logiche riflessioni che sia Iginio che Claudius le hanno sottoposto.

        • Enrico ha detto:

          Signora Maria Grazia, vedo che oltre me, anche BUSIRIDE è stato da Lei passato al setaccio. Forse aspira ad essere nominata moderatrice di questo blog? Con simpatia. Davvero.

  • Borghese pasciuto ha detto:

    Chissà se per una volta il blogger vorrà pubblicare una (una!) voce dissenziente, invece di fare spazio ai soli sgranarosari adoratori…

    Questa divertente lettura su sfondo sessuofobico del secondo dopoguerra e della nascita di Repubblica non spiega come mai l’Italia sia un paese, nel suo cuore, profondamente di destra e, oggi, leghista.
    Ma voglio comunque augurare a tutti un felice 25 Aprile (di Liberazione, sia chiaro…), ricordando le parole di un grande italiano, al quale (e a quelli come lui) dovete la possibilità di esprimere, indisturbati (se non da qualche innocuo rompiscatole come me, quelle rare volte che Tosatti concede), le vostre singolari idee:

    “E’ necessario ricordare che furono quegli operai, quegli intellettuali, quei contadini, quei giovani che, usciti dalle galere si lanciarono nella guerra di Liberazione, combatterono sulle montagne, sabotarono negli stabilimenti, scioperarono secondo gli ordini degli alleati, furono deportati, torturati e uccisi e morendo gridarono “Viva l’Italia”, “Viva la Libertà”. E salvarono la Patria, purificarono la sua bandiera dai simboli fascista e sabaudo, la restituirono pulita e gloriosa a tutti gli italiani.

    Dinanzi a costoro, dinanzi a questi cittadini che voi spesso maledite, dovreste invece inginocchiarvi, come ci si inginocchia di fronte a chi ha operato eroicamente per il bene comune.”

    Sandro Pertini

    • Marco Tosatti ha detto:

      Quel signore che decretò la fucilazione di un’attrice, Luisa Ferida, incinta, e del marito, falsamente accusati di collaborazione con i nazisti? Bei santini quelli davanti a cui si ingonicchia, complimenti. Degni di lei.
      “Luisa Ferida, pseudonimo di Luigia Manfrini Farné (Castel San Pietro Terme, 18 marzo 1914 – Milano, 30 aprile 1945), è stata un’attrice italiana. Fu una delle più note e capaci attrici del cinema italiano nel decennio 1935-1945. Aderente al fascismo e alla Repubblica Sociale Italiana, venne fucilata dai partigiani, assieme al marito, l’attore Osvaldo Valenti, perché accusata di collaborazionismo con i nazisti, principalmente per la partecipazione ai crimini di guerra e alle torture della cosiddetta “banda Koch”, accusa della quale era in realtà innocente, come fu riconosciuto nel dopoguerra”.

      • DON ETTORE BARBIERI ha detto:

        E purtroppo non è l’unico crimine di Pertini. Ma nella memoria degli italiani è rimasta l’idea del buon vecchietto presidente della Repubblica in tempi effettivamente difficili.
        Auguri di buon onomastico!

      • gigione ha detto:

        Aggiungo un fatto che pochi conoscono.
        Oggi è il 25 aprile, che ricorda la fine del conflitto mondiale in Italia. Che non terminò, però, il 25 aprile 1945, ma il successivo 5 maggio. Perché questa è la data i cui terminò la Seconda Battaglia delle Alpi, che rappresentò l’unica volta in cui, durante la Guerra, soldati e partigiani italiani hanno combattuto, e vinto, per la difesa della Patria contro un invasore straniero, in questo caso il generale DeGaulle.
        I partigiani italiani, guidati da Augusto Adam siglarono, infatti, un’alleanza con i reduci della RSI per impedire alle truppe francesi di conquistare e annettere la Valle d’Aosta.
        Questo fatto è sconosciuto ai più, chissà perché. Sarebbe bello che, invece, diventasse l’esempio di un nuovo modo, meno divisivo, di vedere la Festa della Liberazione.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Pertini, un sociopatico, odiava i vecchi, i malati, i bambini e le donne brutte. Devo aggiungere altro.
      Occhio alle icone telegeniche.

      • Iginio ha detto:

        Beh, non perché io sia un fan di Pertini, però i bambini li riceveva al Quirinale (sia pure per mettersi in mostra lui). Io ero tra quelli. Semmai il problema è che lui poteva permettersi di fare il presenzialista e l’interventista su tutto. Ad altri non sarebbe stato permesso.
        Altra caratteristica di quegli anni era l’ambiguità per cui tutti, Pertini in primis, erano contro il terrorismo, però nessuno ne spiegava le origini e le caratteristiche, per tema di pestare i piedi ai comunisti (che dal canto loro, secondo me, non ci avevano capito molto, se non che poteva tornare loro utile per destabilizzare lo Stato “borghese”).

        • DON ETTORE BARBIERI ha detto:

          Diciamo che gli piaceva fare il nonno d’Italia e i giornali lo aiutavano in questo.
          Quanto ai comunisti, il primo grande borghese fu il signor Palmiro Togliatti, seguito dalla maggior parte della dirigenza del PCI.. Diciamo che facevano finta di combattere il capitalismo, ma in Occidente ci stavano benissimo.

    • Monica MS ha detto:

      di una fazione o dell altra durante la guerra civile italiana si tratta di sgranapallottole verso connazionali. Tutt’altro da santificare. Una guerra civile é una guerra civile. L unica liberazione é dal peccato, cosa non possibile a nessuno dei personaggi di quell epoca.

    • Iginio ha detto:

      Questo signore dimenticava – diciamo così – che a fare la Resistenza furono fior di uomini che vollero rimanere fedeli al giuramento al Re. Quando gli alleati liberarono le città italiane, la gente in festa sventolava il tricolore del Regno d’Italia con lo stemma sabaudo (in contrapposizione al tricolore puro e semplice della RSI, la c.d. repubblica di Salò).
      Per il resto, veda lei di purificare la sua conoscenza storica alquanto traballante e imperfetta. Il frutto più duraturo di vent’anni di fascismo sono stati settant’anni di antifascismo sbandierato da chi non corre alcun rischio. La Costituzione della Repubblica Italiana è e deve essere AFASCISTA, non antifascista. Il 25 Aprile non è il 28 Ottobre al contrario.

    • Benson ha detto:

      Non è che l’Italia è diventata leghista. È che non è mai stata di sinistra. Per fortuna. La sinistra in questo paese è sempre stata minoritaria, e Gramsci l’aveva capito benissimo, tant’è che elaborò la sua “dottrina” strategica: non avremo mai il potere con i voti, puntiamo perciò a fare in modo che le persone pensino come vogliamo conquistando i posti chiave nella cultura e nell’apparato dello Stato. Geniale. Ci sono riusciti.

    • Corrado ha detto:

      Pertini chi? ah l’amicone di Tito

  • Roth ha detto:

    Dal Pozzo, il direttore di Repubblica è stato cambiato perchè Repubblica è stata venduta -di fatto- ai proprietari dellaStampa. Ed è stata venduta anzitutto perchè fallita , poi perchè i DeBenedetti non hannno più bisogno di un quotidiano , infine perchè un gruppo straniero , non amico dei torinesi, aveva manifestato interesse.

    • Maria Grazia ha detto:

      @ROTH – E pensare che io ritenevo che il calo delle vendite di “Avvenire” fosse andato a favore a “Repubblica” per le interviste rilasciate da Bergoglio a Scalfari. Dove passa Bergoglio ” ….. non cresce più l’erba” !!!!

  • P. Luis Eduardo Rodrìguez Rodríguez ha detto:

    “ed è causa della stessa impostazione che ancora oggi capita di vedere non pochi cattolici con Repubblica sotto il braccio”…figuriamoci berORGOGLIO ICEberg che c’è l’ha solo questo in testa…detto da lui stesso che non legge altro…e riguardo la nomina disse ieri sera G. CHIESA a CONTRO TV che li sopranomina “Reppublica d’ Israele”…e certo non da capire Terra Santa…ma terra infernale della massoneria…

  • Iginio ha detto:

    Ultimo commento e chiedo scusa a Tosatti per lo spazio richiestogli.
    Tempo fa Mario Calabresi scrisse: vedete, dobbiamo superare gli steccati, il fatto che io potessi andare a lavorare per Repubblica fu accettato da mia madre perché per me era importante.
    Ecco: sfuggiva a Mario Calabresi che il problema non era: finalmente Repubblica fa lavorare anche chi non è del giro ideologico; il problema era che lui, per poter diventare un giornalista di un certo livello, dovesse andare per forza da Repubblica. Se vivessimo in un Paese in cui per fare carriera da giornalista non fosse necessario lavorare per Repubblica, questo sarebbe non un Paese più arretrato – come credono a Repubblica – ma un Paese migliore.

  • Nicola Buono ha detto:

    Mi unisco anche io agli auguri per San Marco ed auguro lunga vita a Lei , dott Tosatti ed a Stilum Curiae.

  • PIERO LAPORTA ha detto:

    Tutto condivisibile, con un dubbio piccolo, proprio piccolo.
    E se l’avvicendamento più importante fosse stato a La Stampa, la cui direzione ha fatto tanto stizzire Mosca, ben a conoscenza delle fosse comuni negli armadi di casa Agnelli? *Tutto cominciò ben prima della guerra. Come mai le fabbriche torinesi (e di Milano) non furono bombardate come Cassino? E, giusto per fare un esempiuccio piccolo piccolo, Togliattigrad, una torta di migliaia di miliardi, pagati dagli italiani, spartiti fra un cocainomane, un pedofilo e le Nomenklature di PCI e PCUS.*

    • Iginio ha detto:

      Quel Giannini si è distinto, oltre che per un programma tv in cui tentava in tutti i modi di ridicolizzare Salvini travisando di proposito quello che diceva, per aver sentenziato che Smirne è in Grecia. Magari una volta credeva che Torino fosse in Francia o in Svizzera, o che Bruxelles sia in Francia, chissà.

  • Iginio ha detto:

    Tempo fa conoscevo una pia donna, una signora amica di famiglia, tutta casa, chiesa e opere di bene (credo dopo una gioventù un po’ scapigliata), frequentante dei salesiani e dei carismatici, la quale però leggeva Repubblica. Alle mie obiezioni la suddetta rispose che, come diceva un salesiano dell’UPS di sua conoscenza, ognuno era libero. Nessuno aveva spiegato non dico a lei, ma nemmeno al docente salesiano, il vero significato di libertà.
    D’altra parte in anni recenti una volta, trovandomi in una casa per ferie tenuta da suore, feci una battuta con la suora direttrice a proposito che tra i giornali disponibili fosse uno contrario alla Chiesa, cioè la Repubblica. La suora fece una smorfia e non commentò. Più tardi la ragazza della reception mi chiese di parlare e si dolse con me perché la suora, dopo il mio commento, l’aveva rimproverata di aver portato Repubblica; la povera ragazza, che temeva di perdere il lavoro, osservò che ormai con papa Francesco non c’erano più certe distinzioni. Io evitai di ribattere e mi limitai a dirle che nella mia osservazione non c’era niente di personale (la critica era al giornale, non a chi lo aveva portato) e che, se voleva, avrei parlato con la suora per risolvere il malinteso, ma la ragazza replicò che non ce n’era bisogno e la cosa finì lì. Però l’episodio in sé, pur modesto, è eloquente.
    D’altra parte, con papa Francesco che va d’amore e d’accordo con Scalfari, che stiamo a criticare Repubblica? 🙂

  • Iginio ha detto:

    Analisi raffinata e condivisibile nell’insieme e nel richiamo a Del Noce. Mi complimento con l’autore.
    Però ho qualche piccola obiezione. Non credo che la società del dopoguerra fosse relativista. L’epoca della Modernità non era relativista, ma anzi era l’epoca delle grandi ideologie. Credo che l’equivoco vertesse sul concetto dei diritti umani e della libertà.
    Inoltre mi sembra l’autore trascuri il fatto che nel corso del Novecento la società sia mutata in diversi modi (da come la descrive lui sembra piuttosto statica). C’è l’espansione dei cosiddetti ceti medi (espressione che detesto ma la uso per semplificare). Dopo il 1945 c’erano in effetti, tanto più in Italia, masse di gente che pretendeva – non a torto – di migliorare il proprio tenore di vita. Non è che a costoro si potesse obiettare: eh no, scusate tanto ma così facciamo materialismo. La concorrenza col comunismo era nelle cose, era inevitabile, a meno di non far sparire i comunisti con la bacchetta magica.
    Semmai l’equivoco fu sia nell’identificare il cristianesimo con un attivismo storico-sociale, che inevitabilmente finì con lo scivolare a sinistra in nome del Progresso, della Libertà e dei Diritti, sia sul credere che il liberalismo e il cattolicesimo sarebbero andati d’accordo a patto che il secondo si stingesse nel primo. Ma un vero liberale come Tocqueville cent’anni prima aveva spiegato le cose ben diversamente. Purtroppo in Italia il liberalismo non conosceva Tocqueville bensì la versione hegeliana di liberalismo affermatasi da metà Ottocento in poi, che non era materialista in senso stretto però era atea, questo sì.
    E tale versione di liberalismo denigrava tutto ciò che, secondo essa, era controrivoluzionario. Il povero De Ruggiero considerava controrivoluzionari alla stessa maniera Burke e De Maistre! La mancanza di una tradizione conservatrice, identificata esclusivamente con la Chiesa cattolica ma non con una realtà politico-sociale, ha fatto il resto.
    C’è da dire, peraltro, che ormai anche nei Paesi anglosassoni, Inghilterra in primis, il conservatorismo non se la passa molto bene, ridotto com’è a inseguire il politically correct filogay, filo immigrazione, libertinismo sessuale eccetera

  • Claudius ha detto:

    Condivido questa approfondita analisi, soprattutto nel mettere in evidenza la rivoluzione sessuale come arma di controllo delle masse, attraverso il vizio e la corruzione, ancora piu’ potente della rivoluzione politica. Tuttavia, per restare nel discorso del giornale la Repubblica, trovo una contraddizione.
    All’inizio dice: ” la nomina di Molinari è piuttosto il segnale, forte e chiaro, che è finita un’epoca e che ne inzia una nuova, dai contorni ancora indefiniti ma che molto probabilmente sarà caratterizzata da una direzione diversa rispetto a quella che ha contrassegnato la storia di Repubblica dalla sua fondazione nel 1976 ad oggi”, per poi concludere con:
    “Non sappiamo ancora in che direzione la “nuova” Repubblica evolverà”, il che confuta in pieno l’assunzione iniziale, perché non e’ chiaro a questo punto perché mai il giornale dovrebbe andare in una “direzione diversa” se non sappiamo se e come debba “evolvere in un’altra direzione”.
    Mi piacerebbe piuttosto avere un parere del come e perché sia avvenuta questa sostituzione.

  • Nicola Buono ha detto:

    Riporta lo scrittore Rino Cammilleri su il Timone di diversi anni fa, che un direttore di Repubblica ( credo fosse Ezio Mauro) disse che Repubblica venne fondata non per indirizzare gli italiani verso un partito politico quanto per
    “cambiare la testa agli italiani ” e fargli pensare cose che non avrebbero mai pensato ed accettato prima. Missione compiuta direi perché così è stato per quanto riguarda tutta la morale Cattolica che è stata sovvertita completamente. Ho immenso piacere che adesso cambi linea editoriale ma ormai il danno ( immenso) è stato fatto.

    • Paolo Giuseppe ha detto:

      Bravo Nicola: ormai il danno (immenso) è stato fatto.

    • W REPUBBLICA ha detto:

      Non e’un danno, e’ semplicemente una visione della vita diversa dalla sua, a cui molti non dispiace. La sua non le viene impedita, ma, per cortesia, la si smetta con questa visione cattolicocentrica.come se fosse l’unica valida.

  • P. Luis Eduardo Rodrìguez Rodríguez ha detto:

    Carissimo MARCO EUGENIO, auguri nella festa di S. Marco.

    Come lui non sei romano, ma come lui scrisse suo Vangelo a Roma, c’ aiuti con questo straordinario spazio STILUM CURIÆ, che anche da Roma, raggiunge il mondo intero.

    Con la BENEDIZIONE,
    Dalla “periferia” di SANTIAGO (San Giacomo) LEÓN (leone) de CARACAS, (il nome vero e completo della nostra capitale di Venezuela…”Piccola Venezia”) ti saluto …
    (Come gestazione d’ un bimbo i 9 mesi tra la Festa di San Giacomo e questa di San Marco…
    25.7 – 25.4

    http://itresentieri.it/25-aprile-san-marco-evangelista/

    • Marco Tosatti ha detto:

      Grazie mille, padre Luis! Un grande abbraccio!

      • Iginio ha detto:

        è vero, buon onomastico!

        Tra parentesi: l’Istituto storico dell’Azione Cattolica, dimenticando che l’AC doveva essere apartitica, augura “buon 25 Aprile”, Ci si chiede se, dato che potevamo celebrare Pasqua pregando Dio in bagno, si possa analogamente celebrare il 25 Aprile in bagno, magari mentre ci facciamo la barba, tanto per darci un tono.