CON PRUDENZA, CON SICUREZZA, IN FRETTA: #RIDATECI LA MESSA.

22 Aprile 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali riceviamo in questi giorni messaggi e lettere di fedeli e anche di sacerdoti apertamente in sofferenza e critici delle misure imposte dal governo, e supinamente accettate dalla Conferenza Episcopale Italiana e dai vescovi, che salvo rarissime eccezioni sembrano non aver né la capacità né la volontà di reagire in maniera responsabile e creativa alle sfide imposte dalla crisi, e dalla tardiva, colpevolmente tardiva risposta dell’esecutivo e di alcune parti politiche. Tutti ci ricordiamo le esortazioni a non fare allarmismo del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, gli slogan di abbraccia un cinese, Milano non si ferma, – e Bergamo pure – le polemiche sulla mascherina di Zaia – oggi, guarda caso, ce la impongono fino a nuovo ordine, e via ricordando. Straordinario, ma neanche tanto, che oggi sindaci che dovrebbero dimettersi e politici che dovrebbero per pudore tacere attacchino chi per primo ha lanciato l’allarme. Ma questo è il Paese. In tutto questo la Chiesa Italiana, sempre più Ufficio Affari Anche Religiosi (UAAR) della sinistra di poltrone e di governo non riesce a difendere quello che dovrebbe essere il suo territorio inviolabile, i sacramenti. Ecco la lettera di un prete, che ha continuato a fare il suo mestiere; e la lettera al suo vescovo di una fedele, e la petizione per tornare ad avere la messa. Buona lettura. Ed ecco un link alla pagina Facebook per aderire alla richiesta. 

§§§

“Avrei tanto desiderato che tutto ciò non fosse accaduto ai miei giorni!”, esclamò Frodo. “Anch’io”, annuì Gandalf, “come d’altronde tutti coloro che vivono questi avvenimenti. Ma non tocca a noi scegliere. Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato.”

(Tolkien – Il Signore degli Anelli)

Scrivo queste righe dopo gli ultimi avvenimenti accaduti con l’intervento della Polizia, su delazione di qualcuno, intanto che celebravamo la Messa del 19 Aprile e le polemiche che ne sono seguite.
Alla fine ho deciso di pagare la sanzione. Ho dato a Cesare quel che è di Cesare, ma anche scelto di dare a Dio ciò che di Dio: cioè l’uomo. Ho scelto gli uomini, le persone… il loro bene spirituale, piuttosto che i decreti dell’ultima ora… Mi sarei però aspettato dai Vescovi più coraggio evangelico, quello che tanta parte del popolo di Dio mi dimostra ogni giorno. Non sarà certo per la multa che arretreremo di fronte alla codardia e alla mancanza di capacità di difesa del tesoro più prezioso che Gesù ci ha lasciato, l’Eucarestia, da parte di chi ne aveva l’incarico per la successione apostolica. Ricordo che l’Islam si diffuse rapidamente nel Nord Africa, spazzando via le comunità cristiane più che per la spada, soprattutto per la “dhimma”, la tassa di sottomissione e di “protezione” (sic), che i cristiani dovevano pagare se intendevano restare tali.

I soldi, capite? Per i soldi hanno rinnegato Cristo, il Battesimo, l’Eucarestia…
Se sono arrivato fin qui non è stato certo per voler comparire sui giornali o per voler “disobbedire” all’Autorità… Quale autorità? Con quale autorità? Ma per la percezione immediata, fin dalle prime battute di questo triste periodo, di come i nostri Vescovi non avessero intuito l’inganno. Ma come hanno potuto permettere di equiparare la celebrazione Eucaristica al cinema, alla discoteca, alle sale Bingo…?
L’unica giustificazione che comprendo è quella altrimenti di perdere il sostegno del governo, delle istituzioni circa l’8 per mille, circa eventuali benefici… che purtroppo verranno meno.
Non illudiamoci, è solo l’inizio. Abbiamo capito che pochi sono rimasti a difendere la fede dei nostri padri. Ci faremo più astuti, più prudenti… Entreremo nelle catacombe?
Non abbiamo noi scelto. Questo tempo ci è stato dato.
Alcuni hanno deciso di affermare la fede in Gesù Cristo, Verbo di Dio fattosi carne, vero Dio e vero uomo. Si poteva restare nelle case a cantare sui balconi… oppure tacere in silenzio. Ma siccome Gesù ha detto che se non parleremo noi, grideranno le pietre… siamo usciti allo scoperto.
Abbiamo sbagliato? Forse… non lo so. E’ certo che, piuttosto che stare rintanati nelle canoniche a subire continue omelie laicali, abbiamo preferito ascoltare il grido dei poveri, degli ultimi, dei semplici… che ci chiedevano il Corpo di Cristo, la Confessione… i sacramenti. Abbiamo fatto una scelta. Abbiamo scelto di obbedire al comando di Cristo: “Fate questo in memoria di me…” e “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo”. Questo mi sembra che debbano fare i preti: amministrare i sacramenti: dar da mangiare noi stessi al popolo che ha fame. Fame di Speranza, di Carità, di Perdono, di Vita Eterna. Fame di Cristo.
Lui è l’unico che, morto sulla croce e risorto per noi, ci ha lasciato una eredità viva ed efficace: l’Eucarestia, il suo Corpo Benedetto che ci accompagna per le strade della vita, fino alla fine dei giorni.

Viva Cristo Re… Niente ti turbi, niente ti spaventi… solo Cristo basta!

don Pietro

§§§

E in effetti non si capisce perché non si possano adottare misure semplici e sicure come quelle che vedete in questa fotografia, che viene dalla Polonia:

 

§§§

Una mia carissima amica mi ha  chiesto la cortesia di inviarle questa lettera.

Distinti saluti

(Questa lettera ci è giunta qualche giorno fa, ma per un disguido ce ne siamo accorti solo ora. Il riferimento temporale è prima di Pasqua; ma è valida anche ora).

Mi sento in dovere per la difesa della fede.

Sua Eccellenza padre …,

sono una fedele della sua diocesi e mi pongo come portavoce di un diffuso malcontento, per non dire di una dilagante sofferenza dovuta alla negazione che ci viene imposta, per motivi sanitari e di ordine pubblico, di accedere ai santi sacramenti e alla partecipazione al Santo Sacrificio.

Il decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020 (articolo 1, comma 1, lettere a,i) sancisce il diritto di esercitare la libertà di culto ma all’atto pratico questa non ci viene accordata: chiese parrocchiali chiuse da sacerdoti troppo impauriti da una divisa e dimentichi della loro missione e del giuramento di obbedienza a Dio; agenti di polizia che rispediscono a casa i fedeli qualora adducano, per giustificare la loro presenza in strada, motivi di necessità di culto; fedeli invitati a non entrare in chiesa dalle stesse forze dell’ordine, celebrazioni religiose interrotte sempre dagli addetti alla sorveglianza durante la trasmissione in streaming…

Ho letto su alcuni manifesti che viene “saggiamente” e vivamente incoraggiata la preghiera individuale nelle proprie case. Ma, padre, mi perdoni: possiamo mai equiparare la preghiera individuale al valore dei sacramenti o alla diretta partecipazione alla celebrazione eucaristica? Tanto più considerando il fatto che il fedele, essendo nell’impossibilità di confessarsi con un sacerdote e di ricevere il perdono e la remissione dei peccati, come indicato nel catechismo della Chiesa Cattolica, accumula giorno dopo giorno tante piccole macchie che intaccano la propria anima e che rendono sempre meno efficace e gradita a Dio la propria preghiera. Oltre che affievolire sempre più la fiammella della sua fede.

Alla luce di questa preoccupante situazione spirituale e della condizione di degrado e perversione morale, oltre che di imperversante relativismo e ateo umanesimo in cui versa la nostra società, le chiedo supplichevole di ascoltare il grido che i suoi fedeli le rivolgono e di intervenire affinché:

-vengano riaperte tutte le chiese parrocchiali, alle quali si potrà accedere solo se muniti di dispositivi di protezione individuali (mascherine e guanti in lattice) e mantenendo la distanza di sicurezza;

-venga data la possibilità di accedere al sacramento della confessione, come lei stesso ha indicato nel suo comunicato (PROT 128, … dell’11 marzo 2020), concordando con il sacerdote un appuntamento e svolgendo il tutto nel rispetto delle norme di sicurezza (distanza interpersonale di almeno 1 metro e utilizzo dei dispositivi di protezione);

-venga consentita la partecipazione alla Santa Messa almeno la domenica, chiedendo ai fedeli di comunicare con qualche giorno di anticipo la propria partecipazione al parroco, in modo tale che si possano celebrare più riti (ove possibile, all’aperto) e dividere i fedeli in turni, sempre con la dovuta attenzione alle norme di sicurezza;

-venga impartito il sacramento del battesimo ai nuovi nati;

-vengano garantite l’estrema unzione ai moribondi e le esequie ai defunti; queste ultime da svolgersi solo con i familiari più prossimi e sempre con l’osservanza di tutte le norme di sicurezza.

Si sta approssimando la Santa Pasqua e, come ci ricorda la Chiesa, è nostro dovere adempiere al precetto della Confessione e Comunione Pasquale, così come stabilisce il Concilio Lateranense IV del 1215.

Allo stato attuale anche questo ci verrà negato. E se la situazione di emergenza dovesse prorogarsi fino a luglio o oltre, voi pastori volete sobbarcarvi l’onerosa responsabilità di lasciare i fedeli in balia di se stessi e del misero conforto (perché solo di questo si tratta) di una celebrazione partecipata virtualmente mediante uno schermo??? Dio non voglia!!!

Dobbiamo aspettare prove più amare e pesanti di queste?

Vogliamo dimenticare l’esempio di Ninive, la città che si salvò dalla distruzione preannunciata dal profeta Giona, grazie a un profondo cambiamento dei suoi abitanti?

Tutti, senza distinzione sociale o anagrafica, si coprirono di sacco e si sedettero sulla cenere, praticarono digiuno e penitenza e si convertirono dalla loro condotta malvagia.

Confido nel suo ruolo di pastore di anime e di servo di Dio, con la speranza che questo appello, accorato e corale, venga ascoltato e accolto. La situazione attuale è particolarmente grave e richiede un intervento e un impegno urgenti e pragmatici.

Affido nelle mie preghiere quotidiane lei e tutti i sacerdoti a Maria, mediatrice di grazie e aiuto dei cristiani.

Che Dio la benedica.

§§§

E questo invece è il collegamento a una petizione ai vescovi e al governo.

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Anche per evitare che si ripetano, ancora, episodi di zelo malridotto, come quello che vedete in questo video.

 

 




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19 commenti

  • Francesco ha detto:

    La Chiesa Cattolica di Orwell è diventata un vagone vuoto trainato dal potere civile di Erode. Bergoglio è il novello Alcimo, traditore. I nostri vescovi sono degli eunuchi, vili, ci vuole coraggio ad obbedire agli Ukazes di una macchietta del grande fratello e a un venditore di bibite sinofilo.

  • Monica ha detto:

    Ma Signori, siamo seri: ma quale guerra? Suvvia….
    Una guerra (convenzionale) dura anni, fa milioni di morti, annienta infrastrutture pubbliche e private, distrugge totalmente il tessuto economico e sociale e, se nucleare, continua a generare mostri per decenni.
    Tra le migliaia di battute che circolano in rete, una dice: “per la guerra, ai nostri nonni fu chiesto di andare al fronte, a noi di sdraiarci sul divano!”.
    Mio nonno che fece tutte le battaglie dell’Isonzo, uscendone vivo, si rivolterà nella tomba…dal ridere!
    Ovviamente va detto poi che i danni più rilevanti sono a carico di chi la guerra la perde! Per i vincitori, le cose possono essere diverse.
    Infatti c’è già chi sta contando i soldi guadagnati con l’epidemia anche se gli introiti più cospicui devono ancora arrivare. E saranno veramente ingenti!
    Personalmente continuo a sostenere che la gravità dell’epidemia è stata volutamente esasperata fino al parossismo.
    Non credo si possano inserire immagini in questi commenti. Andate quindi a vedere, se volete, in fondo a questa pagina: http://www.rainews.it/ran24/speciali/2020/covid19/ dove c’è il grafico dei decessi per fasce di età. Manca peraltro l’indicazione delle patologie pregresse per vedere quanto hanno influito sulle fasce più giovani.
    Lo so che a molte persone può dare fastidio questo ragionamento e umanamente sono solidale. Non dobbiamo però lasciarci ingannare da chi ha interesse a farci vedere le cose con gli occhi bendati. A titolo di curiosità: tutte le cifre dei decessi sono in sospeso fino a ufficializzazione da parte del ISS. Ma cosa potrà dire di diverso l’ISS visto che tutte le salme sono state bruciate? (PERCHE’? AVEVANO IL DIRITTO DI FARLO? ESISTEVANO MOTIVAZIONI ASSOLUTE DI SALUTE PUBBLICA?).
    Quando vai a far la spesa, percepisci in molte persone un terrore che non ha spiegazione: sono mascherati, guantati, distanziati, scaglionati eppure…
    Come Cristiana penso che molte persone vivevano e vivono in uno stato di ragione obnubilata nel quale si riesce a non pensare più alla morte come ad una realtà sempre e ovunque presente e connaturata al fatto stesso di essere nati.
    Sappiamo infatti come negli ultimi secoli tutti i segni che potevano ricordare il fatal trapasso, sono stati sistematicamente allontanati dal consorzio umano civile (cimiteri) ma anche religioso con la Chiesa riformata che ha mitigato al massimo nella Liturgia e nei suoi simboli (paramenti, arte e perfino nelle stesse funzioni funebri), nei testi dei Sacramenti (…finché morte non vi separi, sei polvere e in polvere ritornerai, memento mori ecc.) e nei Sacramentali.
    E a far degno coronamento a tutto ciò, il conforto dello scientismo e della tecnologia con le loro effimere illusioni.
    In altre epoche storiche, i popoli erano invece circondati da continui richiami alla morte, richiami che noi adesso definiremmo, come minimo, macabri. Ma in quei periodi, vi erano molti più Cristiani e ai Cristiani interessa, o almeno dovrebbe interessare, non quando ma come si muore. Non per niente, una volta si pregava per una buona morte, non improvvisa, magari con un morbo che ti permettesse di espiare ma ti permettesse di assolvere agli ultimi doveri sia civili che, soprattutto, religiosi. Oggi tutti desideriamo una morte improvvisa, senza dolori e sofferenze. Senza il tempo neppure di pentirsi.
    Nel medioevo, epoca di massimo splendore, molti sovrani arrivati alla tarda età (45-55 anni), lasciavano il trono agli eredi, vestivano il saio e si ritiravano in clausura, espiando i loro delitti in attesa di una dolce morte.
    Ora, cosa ci riserverà il futuro?
    -Vaccini inutili imposti come TSO? (Non sono contro i vaccini tout-court)
    -App telefoniche “volontarie” o magari tatuaggi elettronici (versione BillGatziana dei “low-tech” braccialetti)?
    -Settimane di 7 giorni lavorativi?
    -Quando arriveranno le prossime influenze stagionali che, state tranquilli, non si chiameranno più così ma COVID20, COVID21, ricominceremo a trattarle come abbiamo sempre fatto negli ultimi secoli oppure ci avvilupperemmo in una spirale senza ritorno di stati di emergenza continui?

  • wisteria ha detto:

    Almeno nei mesi estivi si potrebbero organizzare messe all’aperto. Quasi tutte le parrocchie hanno un giardino, un sagrato o degli spazi per attività sportive, ecc.
    Si potrebbero segnare per terra le distanze. Resterebbe sempre il problema dell’Eucarestia, ma almeno il.precetto domenicale sarebbe assicurato.

  • EquesFidus ha detto:

    Ormai, è chiaro che l’obiettivo di questo governo non è tanto terminare questa crisi, quanto prolungarla il più possibile. Rendiamoci conto che, come temevo, tutta la situazione attuale verrà probabilmente prorogata, dando credito a voci che giravano già da giorni: sebbene il cosiddetto “lockdown” scada il 4 maggio e lo stato di emergenza il 31 luglio, il nostro beneamato premier “Giuseppi” Conte ci ha fatto sapere che quest’ultimo sarà prorogato almeno fino alla distribuzione del vaccino, bontà sua, con tutto ciò che ne consegue. Com’è umano lei, signor presidente del Consiglio (non eletto)!
    Come temevo, questo implica non solo che i massimi vertici del governo disgraziato che amministra l’Italia vorrebbero la quarantena estesa almeno fino a settembre, cioè fino a quando il vaccino non sarà diffuso (e, soprattutto, commercializzato, chi ha orecchie per intendere intenda), ma anche che plausibilmente verranno imposte nuove norme restrittive. In effetti, che il governicchio giallo-rosso guardi con favore alla Cina in tutti i suoi aspetti, compresi quella di restrizioni (o meglio, soppressioni) alla libertà personale e di controllo assoluto sulla vita privata e pubblica dei cittadini (inclusa quella religiosa), è acclarato e preoccupante. Come pure è acclarato e preoccupante il desiderio di controllare, da parte del nostro beneamato governo, gli spostamenti dei liberi cittadini di questo Paese. D’altronde si sa, i popoli sono ben disposti a scambiare libertà con sicurezza in tempo di crisi; e allora, perché non prorogare lo stato di paura (e quindi d’emergenza) il più possibile, per vedere quanto i cittadini sono disposti a sacrificare prima che la misura sia colma?
    Proprio oggi mi è capitato uno sciocco post su Facebook (altro grande controllore ed aggregatore di informazioni personali, che io infatti immetto il meno possibile), in cui si sosteneva che, siccome pagamenti elettronici, fatture, pedaggi autostradali e lo stesso Internet sono, almeno in parte, monitorati, allora non ha senso opporsi al controllo elettronico degli spostamenti che il governo intende varare. Posto il fatto che io, in quanto cittadino italiano, ho diritto di recarmi dove più mi aggrada senza dover rendere conto o dover segnalare i miei spostamenti a nessuno, a norma di Costituzione che, mi risulta, dovrebbe essere ancora in vigore nonostante tutte le criticità che la contraddistinguono (in primis l’assenza ad ogni riferimento a Dio, ed al Dio cattolico), ho anche pieno diritto di decidere se installare o meno un’applicazione da cellulare (o, addirittura, se mettermi o meno un braccialetto elettronico, come i carcerati agli arresti domiciliari!) senza dover rendere conto della mia decisione a nessuno, men che meno ad un presidente del Consiglio non eletto. Così come, se voglio, posso condividere informazioni personali con chi voglio (tramite social, usufruendo di pagamenti elettronici e così via), posto il fatto che lo stato ha comunque il dovere di garantire che i miei dati non vengano usati da terze parti o da malintenzionati ma limitati al servizio che desidero usare, così ho anche il pieno diritto di non farlo, senza che nessuno debba permettersi di ricattarmi se non ne usufruisco. Perché questo il nostro governicchio si è permesso di fare: non possiamo costringere nessuno ad installare l’applicazione di tracciamento (la cui gestione e raccolta dei dati sensibili e la cui disinstallazione sono, peraltro, pericolosamente opachi), men che meno indossare un braccialetto elettronico? Benissimo: chi non lo fa non può uscire. Sappiano lorsignori che questi sistemi, che giustificano con lo stato di paura perdurante ma che in realtà offrono molti pochi benefici sul fronte sanitario a fronte di intollerabili perdite di libertà ed intromissioni nella vita privata, sono incostituzionali ed illegali e che, una volta finita l’emergenza, sarà bene che chi li ha elaborati o imposti ne risponda nelle giuste sedi istituzionali e giudiziarie. Sarà bene inoltre che chi di dovere non conceda scudi penali o amnistie per evitare eventuali conseguenze, perché le conseguenze potrebbero essere ancora più gravi: chi ha sbagliato, violando i diritti costituzionali degli italiani o non mettendo in atto lo stato di emergenza dichiarato il 31 gennaio, dovrà pagare. Fino ad allora, vi dico che io non installerò nessuna applicazione o mi metterò alcuna cavigliera, al di là di tutte le minacce e le calunnie che si possono inventare sedicenti “esperti” o i membri del nostro sciagurato esecutivo.
    Ho sentito paragonare questa emergenza ad una guerra: ebbene, è falso. Perché in guerra il coprifuoco serve ad evitare che spie possano passare informazioni al nemico col favore delle tenebre; in questo caso invece stiamo affrontando una situazione che non si vedeva dai tempi del fascismo, con i cittadini italiani costretti ora a dichiarare, domani direttamente registrati dove vanno, perché e con chi si vedono, in palese violazione dei più basilari diritti dei cittadini. Non solo, anche i comitati anti-bufale sono contrari ai nostri diritti: se non è un diritto dire menzogne (anzi è una colpa, che se fatta coscientemente e pubblicamente può giustamente condurre a processi penali), è un diritto e talvolta un dovere esprimere la propria opinione e, soprattutto, esporre i fatti, anche quando questi non piacciano a governi e gruppi di potere. Non ha senso tutelare la salute dei corpi, quando non ci vengono concesse libertà costituzionalmente dichiarate (con provvedimenti illegittimi, peraltro, perché extraparlamentari e non soggetti neppure al vaglio di Camera e Senato), a partire dalla libertà di spostamento, di parola e di culto. Il fatto, inquietante, che si siano trovati uomini e mezzi, dopo aver lamentato per anni la penuria cronica delle forze dell’ordine, per adoperare un controllo capillare e di massa, arrivando ad imporre misure coercitive e costrittive come, appunto, applicazioni informatiche e braccialetti elettronici per monitorare gli spostamenti, dovrebbe far sorgere più di qualche timore anche ai benpensanti, e richiedere urgenti provvedimenti per porre anzitutto fino allo stato di paura il prima possibile (quantomeno, non posticiparlo dopo il 4 maggio, sicuramente non fino a settembre come si auspica “Giuseppi” Conte) e poi perché tutti coloro che hanno beneficiato della crisi in corso, anzitutto politicamente, o abbiano dimostrato le loro serie incompetenze o lacune vengano inquisiti e le loro eventuali responsabilità accertate, non da giudizi politici ma secondo la legge in vigore. Purtroppo, il timore è che la paura, come sempre accade, abbia distrutto la volontà, e che i cittadini saranno ben disposti (già lo sono!) a trasformarsi in plebe, pronti a sacrificare porzioni sempre più insostenibili di libertà ai loro controllori in cambio di una sicurezza fasulla e che va a vantaggio di pochi a scapito di molti.
    Dobbiamo, ciascuno di noi, reagire, denunciare le falsità e le omissioni dei nostri governanti, richiedere che chi ha sbagliato paghi e che le nostre libertà naturalmente (prima ancora che costituzionalmente) sancite siano tutte ripristinate; poi, si potrà ragionare del resto, delle modalità per evitare il contagio (in calo), della salute pubblica e così via. Per ora questo clima di regime sino-comunista ad oltranza dovrebbe quantomeno ingenerare sincera preoccupazione se non sdegno e disgusto.

  • Fabio ha detto:

    Salve, misure come quelle applicate nella foto implicano che molte persone rimangano fuori, la maggior parte. Si fa quindi il numero chiuso? Si da il numero come per andare in posta? Qualcuno decide chi può andare e chi no? Il problema non è così semplice come sembra voi lo facciate passare. Poi come si seguirà la messa? Con la paura che qualcuno sia troppo vicino? Se uno starnutisce anche se ha la mascherina si vedrà gente che esce di corsa? Alla fine del primo periodo di chiusura, l’8 marzo, il mio Vescovo ha fatto la messa a cui sono andato. Anche se era stato detto solo su Facebook c’era molta gente. Se si fossero applicate misure di distanziamento nonostante sia la cattedrale, quindi grande, più della metà delle persone sarebbero rimaste fuori. L’ho seguita, volontariamente o involontariamente non so, in modo diverso, con l’attenzione di stare lontano dagli altri, di mettermi in un punto isolato, di toccare le cose il meno possibile, non si usavano ancora guanti e mascherine. E’ bello seguire la messa così secondo voi? La situazione è molto più complessa di come voi la presentiate. Non incolpate troppo i vostri Vescovi e sacerdoti, devono gestire una situazione che tanti hanno sottovalutato e continuano a sottovalutare.
    Nella mia città hanno lasciato le chiese aperte e chi voleva quando era in giro per far spesa per andare in farmacia etc.. poteva passare in chiesa, essendo una piccola città poteva anche solo uscire per andare in chiesa, c’era buona probabilità di essere dentro i 200 metri. Da inizio Marzo ci sono stati oltre 120 morti in più(città di 27000 abitanti) rispettò alla media, volete che tra le tante cose per cui vengono accusati ci siano anche quelli?

    • Ateo Devoto ha detto:

      Le Messe si sono sempre celebrate regolarmente; durante ogni epidemia.
      Correggetemi se dovessi sbagliarmi, ma credo che questa sia in assoluto la I volta in 2000 anni di cristianesimo.

      • Pier Luigi Tossani ha detto:

        sì, c’era stato l’ottimo intervento dell’Avv. Formicola:

        https://www.marcotosatti.com/2020/03/30/formicola-chiese-chiuse-per-ordine-del-governo-un-precedente-rischioso/

        • Fabio ha detto:

          Evidentemente a voi il rischio di essere intubati non interessa. Sapete che se si prende la malattia in una condizione di gravità media ci vogliono anche 30-40 giorni per uscirne? Se se ne esce ,perché finché non si hanno problemi respiratori seri la cura sono 2 tachipirine al giorno. Oppure siete di quelli che dicono che intanto la maggior parte dei decessi sono anziani e malati? Le chiese comunque, come ho detto, sono rimaste sempre aperte, a parte alcuni casi, io stesso quando sono dovuto uscire per fare commissioni ci sono passato, un mio amico ci è andato il sabato santo, altri sono riusciti a prendere pure l’ulivo benedetto. Poi tutti quegli anziani e malati che anche prima non potevano fare altro che guardare la messa in TV facevano una cosa assolutamente inutile secondo voi?

  • AmhA ha detto:

    scusate prego mia domanda , forse non ho capito qualcosa . Vostro Papa fa chiudere chiese e vieta le messe. Così la domenica voi cattolici seguite messa per TV Canali .Poi Vostro Papa dice che messa per TV Canali non va bene . Cosa vuole fare vostro Papa ?

    • Pier Luigi Tossani ha detto:

      tu avere capito bene nostro papa… pazienza avere noi dobbiamo, in quanto nel misterioso disegno della Provvidenza crediamo… “non praevalebunt”…

  • Pier Luigi Tossani ha detto:

    Questi sono i logici frutti del cedimento della chiesa allo Stato. Ormai l’aria che tira si è capita.

    Oggi, sul tema.il prof. Fontana sulla NBQ

    https://www.lanuovabq.it/it/chiesa-abbiamo-un-problema-lepiscopato

    Segnalo questo precedente storico:

    San Roman Adame Rosales Sacerdote e martire

    http://www.santiebeati.it/dettaglio/90112

    “…..Con la persecuzione messicana, quando ha davanti a sè l’alternativa di fuggire oppure di darsi alla clandestinità per continuare a servire di nascosto i parrocchiani, lui sceglie quest’ultima strada, certamente la più rischiosa ed impegnativa. Con la copertura dei parrocchiani generosi, spostandosi da un nascondiglio all’altro, continua a celebrare di nascosto, amministrare i sacramenti, sostenere la fede. “Sarei contento di offrire il mio sangue per la parrocchia”, gli scappa di dire il 18 aprile 1927, mentre sta pranzando in una casa ospitale, ad una dei commensali che si augura che i persecutori non vengano a cercarli proprio lì. Sono parole profetiche: la notte seguente, su segnalazione di un contadino al quale il parroco non era mai andato a genio, 300 soldati circondano la casa che lo sta ospitando: il parroco è addormentato e lo portano via così, con addosso appena la biancheria intima. Legato come un delinquente, costretto a correre per tenere il passo dei cavalli al galoppo, viene trasferito a Yahualica . Solo uno dei soldati ha compassione di quel prete quasi settantenne e lo fa salire a cavallo, ma si attira la derisione e la rabbia dei commilitoni. Di notte in cella, di giorno legato ad una colonna della piazza, esposto alla berlina dei passanti e costantemente piantonato dai soldati, si moltiplicano gli sforzi per ottenere la sua liberazione: persone influenti arrivano a contrattare il prezzo della liberazione direttamente con il colonnello, ma questi, appena intascato il riscatto, ordina la fucilazione del prete. Lo portano via di notte, il 21 aprile, per evitare una sommossa popolare, ma la gente si raduna ugualmente per accompagnarlo al martirio, chiedendo a gran voce la sua liberazione e i soldati hanno il loro daffare per tenerla a bada. Silenzioso in vita, ancor più in morte, ma il suo è un silenzio troppo eloquente, come quello del Cristo sulla strada del Calvario. Così, quando viene ordinato di far fuoco, insieme a lui devono fucilare anche il soldato Antonio Carrillo Torres, che si è rifiutato di puntare l’arma contro quel prete innocente e inerme: un pentimento forse tardivo, ma sempre in tempo utile per trovare la strada del cielo. Proprio come sulla croce. Beatificato nel 1992, don Román Adame Rosales è stato canonizzato nel 2000 da Giovanni Paolo II.”

  • Speranza ha detto:

    Possibile che ancora non abbiamo capito che il virus è stato il pretesto per assestare il colpo finale alla nostra Religione così come la maggior parte dei veri cattolici ancora la intende? Un colpo tanto più grave in quanto inferto da coloro che dovevano evitarlo, i quali, primi fra tutti, al primo accenno di misure restrittive, immediatamente, senza perdere un attimo di tempo, hanno emanato le loro belle e correttissime ordinanze subito affisse alle porte delle chiese: un supino e riverente allineamento in barba a qualsiasi certezza di fede e di speranza per cui non avverrà mai, se veramente si crede, che una particola data in bocca possa veicolare un male o la contiguità di fedeli in preghiera possa diffondere epidemie. Qualcuno inorridirà, ma sono del parere che se tutto viene affrontato in una profonda prospettiva di fede, ogni pericolo sarà scampato. Ricordiamo l’esperienza di Pietro invitato da Gesù a camminare sull’acqua? Per un attimo gli mancò la fede e dubitò; mancò poco che annegasse… Dei nostri pastori, purtroppo, ora che ce ne sarebbe più che mai bisogno, non sentiamo più le voci perché sono già annegati. Che Dio li perdoni e ci perdoni tutti.

    • stefano raimondo ha detto:

      Concordo. E questa volta il colpo lo assestano recidendo i legami sociali: aumentano l’individualismo mediante individui isolati e desensibilizzati che se ne fregano del prossimo, giungendo così al nichilismo da molto tempo perseguito.

      “L’orrore dei moderni per il segreto si estende perfino nella vita ordinaria. Non ci si accontenta di ridurre gli uomini in massa; si vuole alloggiarli in alveari di vetro. Uomini capaci di sottomettersi a un’esistenza del genere sono caduti a un livello infraumano.” (René Guénon)

    • Diana ha detto:

      Carissima, credo invece che questa situazione abbia messo in luce i veri sacerdoti, che si rendono disponibili per la confessione e la comunione, spesso sfidando i propri stessi confratelli. E che domani nessuno che si sia visto respinto sarà disposto a tornare a subire le stramberie liturgiche e la prosopopea sinistroide che subiva prima, sopportando pazientemente preti e similfedeli molesti. I nodi sono giunti al pettine.

  • Roberto ha detto:

    Astiterunt reges terrae,
    et principes convenerunt in unum
    adversus Dominum et adversus Christum eius
    (Sal 2,2)

  • alessandro merlo ha detto:

    Egregio Tosatti,
    seguo con interesse il Suo blog.
    Qui di seguito Le allego alcune mie riflessioni sul tema della sospensione delle Sante Messe in questo periodo di pandemia, autorizzandoLa a farne l’uso che crede.
    Cordialmente
    Alessandro Merlo
    Reggio Emilia

    Le restrizioni al culto pubblico della Chiesa Cattolica nel nostro paese, imposte ai fedeli in questi ultimi tempi, sono state contestate da innumerevoli interventi sotto svariati profili: giuridico, teologico, pastorale e – non ultimo – di buon senso.

    La rinuncia alle celebrazioni è stata a più riprese proposta come “atto di generosità”, “sacrificio necessario”, “occasione di approfondimento della fede”.

    Credo che tutte queste soluzioni, oltre ad essere poco convincenti, scontino un errore di prospettiva, che forse non è stato fino ad ora sufficientemente messo in evidenza: i Vescovi italiani hanno venduto al Governo italiano diritti che non sono loro propri, e nemmeno del popolo che dicono di guidare, ma sono diritti di Dio. E’ il Catechismo della Chiesa Cattolica (§ 2182) a ricordarci il diritto di Dio ad essere adorato con il culto pubblico da tutto il popolo cristiano; il precetto festivo (che fa obbligo ai battezzati cattolici di partecipare alla Santa Messa domenicale) non è infatti principalmente stabilito per incrementare la devozione dei fedeli, ma per riaffermare i diritti di Dio e la Sua signoria su tutto il creato.

    Auspico pertanto che la Conferenza Episcopale Italiana possa trovare una soluzione ragionevole, concertata o meno con il Governo non importa, che consenta una immediata ripresa delle celebrazioni con il popolo. Se la C.E.I. si mostrerà sorda ai lamenti del popolo cristiano, chiedo ai singoli Vescovi di prendere iniziative adeguate in tal senso; se nemmeno i Vescovi lo faranno, non ci resterà altro da fare che alzarci tutti e fare sentire la nostra voce.

    Alessandro Merlo

    • Iginio ha detto:

      Esatto. Hanno trattato la messa come se fosse un ritrovo di gente, mentre in realtà è il sacrificio dovuto a Dio. Dio lo sa che c’è l’epidemia. Ma non per questo si diverte a fare a nascondino.

  • Monica ha detto:

    Come avrete sentito nei notiziari, c’è chi propone di lavorare su turni di sette giorni.
    Se l’approveranno sarà definitivamente sancito ciò che, peraltro, si attua già da anni: l’abolizione del giorno del Signore.

    • EquesFidus ha detto:

      L’obiettivo del liberal-comunismo, d’altronde, è proprio quello: con il paravento della difesa dei diritti dei lavoratori, privare Dio ed i fedeli dei loro diritti, in primis quello di riposare e renderGli culto nel giorno da Lui stabilito. Siamo alle solite: cosa pensano di ottenere spalmando i turni degli esercizi commerciali su una settimana intera? Nulla di più che spalmarli su sei giorni (dal lunedì al sabato) e lasciando la Domenica libera! Purtroppo, il potere desidera il controllo più di ogni cosa; questo potere, inoltre, odia e teme il cristianesimo. Quindi, dobbiamo non solo opporsi a questi iniqui provvedimenti, ma anche chiedere a gran voce che la Domenica e le feste di precetto in generale ci sia di nuovo l’obbligo di chiusura per tutti i servizi non essenziali (e i mezzi turni per quelli essenziali, per permettere anche a chi ricopre incarichi socialmente e pubblicamente rilevanti di riposarsi e di rendere culto al Signore). Senza Dio questo Paese non solo non ripartirà, ma peggiorerà: lasciateci almeno la Domenica!