Bergoglio e la Micro-Plastica Spirituale. Perché Ama Ciò che Falsifica l’Uomo? Mastro Titta.

27 Maggio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Mastro Titta si occupa oggi della microplastica, in particolare di quella spirituale…Buona lettura e diffusione.

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MASTRO TITTA: IL PROBLEMA DELLA MICRO PLASTICA SPIRITUALE

 

Segnatevelo, fessi (©Roberto Burioni 2024): le micro plastiche nelle arterie sono il vero responsabile delle trombosi che accarezzano rarissimi fortunati. La parola d’ordine sui gravi effetti avversi da nessuna correlazione è partita: ha stato le micro plastiche. È tutto un problema ecologico, bene ha fatto l’UE a saldare i tappi alle bottiglie: è un attimo ritrovarseli nelle coronarie. Plastica, plastica ovunque.

E siccome S’ode a destra uno squillo di tromba; A sinistra risponde uno squillo, o detta altrimenti non è improbabile che Bergoglio e Burioni mangino dello stesso, proibitissimo, albero della conoscenza, ecco che il Bergoglio di Carmagnola riceve in pompa magna i chirurghi plastici. Fulminato sulla via dell’ultimo gemito modaiolo deve aver suggerito a se stesso (Bergoglio è il grande suggeritore di Francesco): “Plastica nei corpi? Perdinci: ricevere subito chi ce la mette!”.

Una delle cose che mi diverte ricordare più spesso è l’apertura della “Barberia del papa” sotto il Colonnato del Bernini. Qualche porporato sussurrò: Santità, sotto casa pullula di barboni. Allora la mente affilata come un bisturi dell’uomo venuto dalla fine del mondo partorì su due piedi l’idea geniale: no barbe, no barboni. Elementare, Tuchotson.

Contro la barbarie della barba, il barbiere come atto d’amore. Quando passate sotto casa del papa, date una rasoiata ai vostri barboncini, e dire loro questa è la rasoiata del papa. Gli stessi sbarbati hanno in seguito ricevuto l’atto d’amore, quello vero. Il che ha dato agio, vedi a volte la fortuna, tanto a Burioni quanto a Bergoglio di mettere nel mirino le micro plastiche, che a quanto sembra sono il male assoluto del giorno.

Capirei la diffidenza verso il ragionamento – del resto, è satira – ma chiedo al lettore un credito di fiducia: anche nel caso dei chirurghi plastici, si tratta di un agguato nei confronti del nemico della casa comune che avvelena anche i corpi: la micro plastica. Escluse tutte le ipotesi possibili, quella più improbabile è quella vera. Chi vi dice che il Botox non vi infiltri l’anima di cui peraltro frega nulla a nessuno, e quando schiantate da lì non percoli nel giardino fiorito dell’Occidente Collettivo, inquinandone le falde acquifere?

E infatti Bergoglio cosa fa? Mazzòla duramente i poveri – si fa per dire – chirurghi plastici ex alunni di Pitanguy riuniti in congresso a Roma, che fra una tartina al pistacchio di Bronte e una flûte di Cartizze hanno fatto una sgambata fin sotto le sacre stanze per mantenere tonici i glutei fiaccati dai brunch: li ringrazia, è vero, per restituire il sorriso ai bambini (quelli straricchi sfigurati da accidenti vari, non certo i cenciosi) e farlo in “modo discreto” – ovvero: nessuno sa nulla di queste opere pie, magari nemmeno esistono – poi si esibisce in una rampogna sulla moda che programma i volti in base al “business dell’apparenza” invece di collegarsi all’essere “più intimo dell’uomo che non possiamo sfigurare”. Detto a gente che abbellisce e ricostruisce, secondo la vulgata, la quale si sarà giustamente domandata: ma che davero parla a noi? In effetti, come vedremo alla fine, no. Non parla a nessuno di loro, motivo per cui può martellare come un fabbro un po’ brillo, che nessuno si offende.

Poteva parlare della bellezza come riflesso della gloria del Padre, parlare della Vergine Maria splendente d’amore, o ancora parlare della bellezza nei volti di certi vecchi offrendo un’opzione di senso che superi tette di plastica, labbra a canotto e zigomi perforanti. Qualcosa che getti un raggio di luce nelle ombrose convinzioni di ognuno. Ma quando mai. Bergoglio non pensa: vaporizza. Quasi ogni cosa che dice ti si attacca ai vestiti come quei profumi per ambienti o per auto da pochi euro. Dolciastri, collosi, nauseabondi, ti braccano per giorni.

Ormai questo papato somiglia sempre più al mago pupazzo nei box di plastica al Luna Park: metti la monetina e ti esce il foglietto con la profezia, oppure sbraita qualche frase ermetica a caso tra due luci colorate e uno sbuffo di fumo. Stuoli di gitanti organizzati si presentano sotto il suo balcone e ricevono non un messaggio all’uomo, ma alla categoria: i chirurghi delle dive, le sciampiste riunite, i portatori di alluce valgo, i bambini capricciosi, gli assicuratori e così via. Francesco, che in genere ha così poco da dire all’uomo, dispensa un messaggino prestampato per ogni frammento del caleidoscopio di astrazioni che è diventato il genere umano.

Di qui l’atteggiamento profondo di Bergoglio verso l’uomo e la sua spiritualità, che definirei cosmetico. Letteralmente Bergoglio ricopre di cerone e mascara quelle che ai suoi occhi sono imperfezioni morali, le quali sono tutte più o meno riconducibili alla speculazione, e coincidono tout court con la natura del destinatario. Ti guadagni da vivere, magari anche bene, con cose più o meno futili, o che Bergoglio giudica tali? Sei una brutta persona.

L’approccio antropologico cristiano è sempre stato scrupoloso e problematico: l’uomo, ogni uomo, è un mistero insondabile, noto sino in fondo soltanto al Creatore. Bergoglio, a suon di melassa verbale e cannonate di Rimmel, ha spazzato via tutto il dramma concernente la natura umana e la sua relazione col divino fatto carne.

Sarà un caso ma l’ultra patinata rivista gay The Advocate riservò a Bergoglio l’invidiabile titolo di “persona dell’anno” già nel 2013, quand’era fresco di elezione, con un bel “no hate” impresso a colori vivaci sulla guancia pontificia nella foto di copertina. Gente gaia che di maquillage se ne intende, truccò il papa per l’occasione con la propria sobria ideologia.

Last but not least, la straordinaria inclinazione di Bergoglio verso tutti coloro e tutto ciò che falsifica l’uomo. Non ricevette il cardinal Zen, ha schiaffeggiato la fedele cinese, prende a male parole i seminaristi in talare, getta sotto un ponte Burke dopo averlo deriso mentre era in terapia intensiva per il Covid e mille altri siparietti incresciosi.

In compenso ha parole al miele per i transessuali, i gay, i ladri che ci educano a non attaccarci alle nostre cose materiali, arriva a salutare la madre di un ragazzo disabile con un ilare “forse ci rivedremo all’inferno”, accredita l’ipotesi che Giuda si sia salvato mentre sorseggia un mate in compagnia del laudatore di turno, e poi vi ho già parlato dei migranti. “Migranti” che in verità non esistono: sono uomini di nazionalità e culture ben note e definite malamente sbalzati dal luogo dove Dio li ha posti per le ragioni più varie e spesso bieche. Non esiste, non è mai esistito né mai esisterà alcun “migrante”: l’uomo è titolare di caratteristiche intrinseche non riconducibili a meri accidenti.

Al contrario Bergoglio ha eretto il particulare guicciardiniano a criterio universale, cioè cattolico. In sostanza usandolo per negare l’universalità. Non esistono Mastro Titta o Tosatti che guidano la macchina diversi da Tosatti o Mastro Titta che mangiano la pizza, ascoltano Mozart o giocano a ramino.

Eppure questa è la radice dell’ipotesi antropologica bergogliana: seduto sul pitale, non sei lo stesso uomo o donna che si inginocchia davanti al Santissimo. Se stai davanti al Santissimo come siedi sul pitale nessuno può richiamarti all’ordine, ad una forma, perché non esista unità in te né materiale né spirituale, non c’è nessuna correlazione: sei come sei lì dove sei, lì inizi e lì finisci. Dal πάντα ῥεῖ al papa rei.

Motivo per cui Bergoglio è convinto di aver fatto cosa gradita ai chirurghi plastici accusandoli di speculare e deturpare la bellezza voluta da Dio. In un certo senso è vero, perché Bergoglio azzanna il chirurgo speculatore ma lascia indenne l’uomo. È un gioco di ruolo nel quale il papa trucca le carte. In cui il cattolico, il cristiano, il pellegrino o addirittura il turista non sono uomini e donne, ma ciclisti, coltivatori diretti di cocaina (gliela offrono per “sopportare la vita”), idraulici, tassisti, portinaie rifatte e i loro chirurghi.

Difficile trovare qualcosa che non sia truccato, posticcio, artificioso, falsificato in questo poco biodegradevole soggetto. Le micro plastiche sono un problema enorme, ma da cattolico non sottovaluterei gli effetti avversi causati dai micro papi.

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4 commenti

  • ex : ha detto:

    Che idiozia enorme quella di saldare il tappo al collarino intorno al collo dellabottiglia!
    Ottimo sistema per schizzare il liquido dappertutto se tu non fai attenzione a sostenere il tappo verso l’alto con l’altra mano, perchè altrimenti il tappo scivola verso il basso ed il liquido si versa su di esso e poi rimbalza dappertutto. Se poi l’altra mano è occupata, per esepio per sostenere il bicchiere o la tazza in cui versi il latte… devi tirar fuori una terza mano (almeno questo probabilmente pensano i genî targati EU).

    La prima cosa che faccio dopo aver aperta la bottiglia è quella di tagliare il filino di plastica che unisce il tappo alla bottiglia, vanificando l’invenzione dei cervelloni.

  • E.A. ha detto:

    “Capirei la diffidenza verso il ragionamento – del resto, è satira – ma chiedo al lettore un credito di fiducia…” , caro Mastro Titta mi permetta di dirle che il mio credito, per quanto può valere, ce l’ha e che i suoi ragionamenti non fanno una grinza, anzi…sono spediti, limpidi e taglienti come solo la sua satira è in grado di fare e di arrivare… si, perché qui oltre all’approccio è l’approdo che fa la differenza, e in questo caso la differenza è primaria sostanza, tra chi si ostina seriosamente e dal punto di vista cattolico illecitamente a pontificare sul “Papa” e chi sagacemente, come lei, sta gridando da tempo che il re è nudo!!!

  • Balqis ha detto:

    Ma quanto può essere perfido e feroce Mastro Titta!! L’articolo, comunque, mi ha divertito molto, pur se nella sua cattiveria davvero “diabolica” (non a caso è un boia!). 🙂

    • La Signora di tutti i popoli ha detto:

      Dai carissima Balqis…: è vero che il nostro Titta non perde l’occasione per tagliare in due le opere del pampero mettendone in luce il contenuto insopportabile ma (anche io sono preoccupata per lui) come ho già detto nel precedente suo articolo non dovrebbe partecipare visceralmente o farsi coinvolgere dal male ma di essere più distaccato, professionale!
      Senza accorgersi cara amica, di Titta, lei sembra descriva la sua cattiveria, la malignità e ha quasi dato a “boia” un significato che eccede la sua necessaria e giusta cooperazione alla giustizia umana.
      Non è così: se fosse così M. Titta si leverebbe contro Dio invece -semplicemente – non sopporta il male e sembra che odi chi lo compie… e lo mette così in evidenza che sembra che soffra per non poterlo impedire. Se non fosse così, se odiasse il falso papa, farebbe invece soffrire il ns. Gesù.
      Romani 12: “Non rendete a nessuno male per male. […]lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: Spetta a me fare giustizia, io darò a ciascuno il suo, dice il Signore.
      Matteo 5: “Ma io vi dico di non opporvi al malvagio”.