Le Ragioni Profonde delle Proteste Studentesche nei Campus Americani. Matteo Castagna.
4 Maggio 2024
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Matteo Castagna, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulle proteste nelle università contro ciò che sta accadendo a Gaza e in Medio Oriente, e i finanziamenti delle organizzazioni globaliste alla sinistra italiana. Buona lettura e diffusione.
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di Matteo Castagna
La guerra nella Striscia di Gaza ha fatto esplodere una rabbia nelle Università statunitensi, che, per molti analisti, non si vedeva dai tempi della guerra in Vietnam.
Duemila arresti, almeno 52 campus interessati, oltre cinquecento manifestazioni in un mese non passano certo inosservate, soprattutto perché sono spesso teatro di una violenza così distruttiva verso cose e polizia da colpire il Presidente Joe Biden, che dall’alto della sua politica guerrafondaia, ha espressamente chiesto cortei pacifici e mai antisemiti o razzisti.
Il politicamente corretto, si sa, ha tra i suoi dogmi la condanna dell’esuberanza contro il potere, la superficialità verso i motivi più profondi che portano degli studenti a prendere a sprangate i poliziotti o a bruciare le aule, la smania di bollare le diseguaglianze d’opinione, al fine di isolarle tra gli “estremismi” di alcuni “squilibrati”.
L’equazione, estremamente esemplificata e fuorviante dei media mainstream è che chi si indigna di fronte al sostegno USA del governo di Netanyahu, che ha ordinato una strage di almeno 37.000 palestinesi e si prepara all’invasione di Rafah per concludere un autentico genocidio, sia, di conseguenza o pregiudizialmente, un antisemita. In tale contesto, pur di non avere addosso il marchio dell’infamia antisemita, la politica e il mondo accademico preferiscono un silenzio aberrante, se non assurdi negazionismi o ridicole arrampicate sugli specchi su quanto sta succedendo a Gaza ed in Medio Oriente.
La politica estera di Israele va salutata con genuflessioni, sempre e comunque, anche se produce morte, fame, devastazione, pulizia etnica, in quanto sarebbe giustificata, a scopo di difesa. I giovani americani, peraltro quasi tutti di area Dem, come in Italia e Francia sono quasi tutti di sinistra o estrema sinistra, imbarazzano, non poco, il governo Biden così come quello di Napoleone/Macron.
L’impressione, però, è che dietro questa insurrezione del mondo studentesco americano vi sia un’autentica ribellione contro il Sistema occidentale, che trova, al momento, colpevolmente sordi, sia il mondo della cultura che della politica. I ragazzi dei Campus americani provano sdegno per il sostegno a Israele e a quello che chiamano «genocidio».
I dimostranti si sfogano contro l’impatto del “cambiamento climatico”, di cui sono stati convinti nelle forme del movimento di Greta Thunberg, contro il razzismo, che si trova in ogni aspetto della società americana. Ma guai a voler trovare soluzioni alternative al fallimento della società multietnica, multiculturale e multireligiosa, perché sarebbe da “cattivi sovranisti”, mentre i “buoni liberal” dovrebbero imporre l’uguaglianza assoluta, anche se produce solo odio e tensioni sociali; ma non dovrebbero farlo per interessi economici, quanto per una forma di filantropica fratellanza universale, che qualche woke a stelle e strisce chiama persino “amore”. E’ questa la nuova morale dei teen-agers americani. E’ una contestazione generazionale che gli studenti dem muovono al Sistema e, probabilmente anche alle loro famiglie, sebbene appaia alquanto ipocrita accusare gli adulti di razzismo. coi soldi di papà…
La repressione, appoggiata dall’amministrazione Biden, avrà conseguenze a lungo termine, anche sulle elezioni presidenziali alle porte.
In questo caso – suggerisce la rivista Limes (n.4/2023) – “i dimostranti non protestano solo contro il rapporto Usa-Israele, ma contro i dirigenti delle loro università che non difendono il loro diritto di esprimersi, per paura di incappare nella reazione del movimento conservatore (che ha già colpito Harvard e University of Pennsylvania quest’inverno). Quest’ultimo, dal canto suo, si appiglia alle non maggioritarie espressioni di antisemitismo per campagna elettorale e riguadagnare potere in accademia”.
“Il tutto capita non a caso su Israele e nelle università. Cioè su una nazione gemella dell’America, profondamente inserita nei gangli del potere. E in istituzioni che hanno, ormai, abdicato al ruolo di luogo di confronto tra idee diverse, per diventare promotrici di una specifica agenda sociale (…)”, che ha eroso la fiducia popolare.
A proposito di “Agenda” è interessante collegarne il nome con un think thank per i dem italiani. L’agenzia Adnkronos ha effettuato un’inchiesta, dalla quale emerge che questo è il nome dell’associazione cui è riconducibile l’ On. Giuseppe Provenzano, già ministro del Sud e attuale deputato dem, che fa parte della squadra della segretaria Schlein come responsabile Esteri. Dall’elenco indirizzato alla Presidenza della Camera dei Deputati e pervenuti dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2023, ex art. 4 della legge 659/81, in materia di obbligo di dichiarazioni congiunte per i finanziamenti ai partiti, agli eletti in assemblee rappresentative e ai candidati per scopi elettorali e non, emergono nomi illustri della galassia di Schlein.
Provenzano ha ricevuto da “Agenda”, due anni fa 13mila 211,97 euro, un contributo in prestazione di servizi “protocollato”, in gergo tecnico, il 2 gennaio 2023. L’associazione, con sede a Roma, è stata finanziata con oltre un milione di euro tra il 2022 e il 2023 dalla “Democracy & Pluralism”, fondazione svedese, molto vicina a George Soros e animata dall’ex organizzatrice della campagna per le presidenziali Usa di Obama, Jessica Shearer, assieme a tre socie fondatrici:
l’ On. Rachele Scarpa, a cui Elly Schlein ha dato le deleghe su due settori importanti: i giovani e la salute; Caterina Cerroni, segretaria nazionale dei Giovani democratici e Sofia Di Patrizi, femminista sfegatata, divenuta portavoce delle Donne democratiche di Genova. Scarpa ha incassato per le sue attività politiche ed elettorali da “Agenda” circa 24mila euro, in due tranche (una di 20mila 299,58 euro in servizi e l’altra di 4mila euro, risalenti al 2022 e “tracciate” il 9 gennaio 2023). Cerroni ha ricevuto 7mila 800 euro nel 2022 e 64mila 831,85 euro (quest’ultima somma in servizi) sempre nello stesso anno.
Ouidad Bakkali, altra deputata Pd, vicesegretaria del partito in Emilia-Romagna, ha beneficiato di 77mila 418,79 euro sotto forma di servizi nel 2022. La no profit italiana ha finanziato, inoltre, la deputata Valentina Ghio, ex sindaco di Sestri Levante (38mila 504,27 euro in servizi nel 2022); la consigliera regionale nel Lazio, Marta Bonafoni, luogotenente della Schlein a Roma e coordinatrice della segreteria nazionale dem (10mila euro, nel 2023); Katia Piccardo, sindaca di Rossiglione e vicesegretaria Pd Genova (22mila 159,57 euro in servizi ricevuti nel 2022); il parlamentare Marco Sarracino, responsabile coesione, Sud e aree interne della segreteria nazionale del Pd, (29mila 765,49 euro in servizi erogati nel 2022).
L’Adnkronos ha fatto sapere di aver provato a contattare alcuni esponenti dem che hanno ricevuto donazioni da “Agenda”, senza avere risposta. Sarracino si è limitato a un no comment. L’Adnkronos ha evidenziato che c’è anche un po’ di America nei finanziamenti alla sinistra italiana (e come poteva mancare?). Nell’elenco dei contributi per attività politica si nota che vari parlamentari che hanno beneficiato di finanziamenti della “Social Changes”, l’organizzazione Usa, di stampo progressista, dove lavorano esperti in comunicazione politica, di cui è amministratrice delegata, sempre l’ambientalista liberal, Jessica Shearer.
Tra coloro che hanno ricevuto “donazioni” nel 2022 si trovano – riferisce Adnkronos – il segretario di Sinistra italiana e deputato di Alleanza Verdi Sinistra Nicola Fratoianni (110mila 367,19 euro in servizi), il deputato di Avs Marco Grimaldi (24mila 674,90 euro in servizi), il senatore del Pd Michele Fina (7mila 57,73 euro in servizi), la capogruppo del Pd nel comune di La Spezia Martina Giannetti (5mila 216,03 euro in servizi), il deputato del Pd Arturo Scotto (32mila 860,93 euro in servizi), il deputato dem Nicola Stumpo (20mila 300,73 euro in servizi), l’ex parlamentare Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti (4mila 270 euro in servizi), il segretario dem di Genova Simone D’Angelo (due donazioni, una di 11mila 672,36 euro in servizi e un’altra di 8mila 770 euro), l’ex governatore della Toscana Enrico Rossi, candidato nel 2022 alla Camera ma non eletto (3mila euro, più un’altra donazione di 6mila 208,58 euro in servizi).
Sempre dalla Social Changes è arrivato un generoso aiuto ad alcuni candidati del Pd alle elezioni europee del 2019 (150mila euro) e alle amministrative del 2020 (315 mila euro). Insomma, se dobbiamo aspettarci che le sinistre ricevano contributi d’Oltreoceano con lo zampino di Soros, per le elezioni europee ed amministrative del 8 e 9 giugno 2024, come non vedere un chiaro disegno politico globalista, anticristiano, antitradizionale, transumanista, femminista, gay friendly, woke, potente al punto giusto da fregarsene dei morti di Gaza e delle proteste degli studenti?
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Tag: campus, castagna, gaza, israele, usa
Categoria: Generale
Suggerisco a Matteo Castagna, se vuol capire davvero cosa sta succedendo nelle università americane, di leggere “La chiusura della mente americana” di A. Bloom, ed. Lindau 2009, ma il libro è del 1987. Come si vede, la situazione di adesso non è altro che l’ovvia conseguenza di un fenomeno cominciato molti anni fa, con ” i misfatti dell’istruzione contemporanea”, sottotitolo del libro.