207 Mutande (Maschili) in Marmo di Carrara. Mostra in Chiesa a Venezia. Ok del Patriarcato.

20 Aprile 2024 Pubblicato da 27 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, grazie alla segnalazione di un’amica fedele del nostro sito, A.R., che ringraziamo di cuore, portiamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da ArtsLife  , che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e diffusione.

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La mostra NUMBER 207 di Reza Aramesh alla Chiesa di San Fantin a Venezia è uno dei progetti più interessanti della Biennale Arte 2024.

Curata da Serubiri Moses, l’esposizione presenta un corpus di opere in marmo provenienti da Carrara che incarnano una profonda riflessione sull’uso del potere e della brutalità. Reza Aramesh, artista britannico di origine iraniana, fa ritorno a Venezia dopo la sua partecipazione al padiglione iraniano della 56a Biennale, presentando la sua prima esposizione personale curata da Serubiri Moses. In collaborazione con la Diocesi Patriarcato di Venezia, la Dastan Gallery di Teheran e Stjarna.art, NUMBER 207 sarà accessibile dal 16 aprile al 2 ottobre 2024.

La serie scultorea NUMBER 207 presenta tre diverse serie di opere realizzate in marmo di Carrara, estratto dalla storica Cava Polvaccio, la stessa fonte utilizzata da Michelangelo Buonarroti per i suoi capolavori. La mostra, ambientata nella Chiesa di San Fantin, mette in luce la serie Study of Sweatcloth, composta da 207 pezzi di biancheria intima maschile scolpiti in marmo di Carrara e disposti sul pavimento della chiesa. Questi umili indumenti, privati del corpo che li indossava, diventano simboli tangibili dell’identità e della perdita, rimarcando il corpo come luogo politico e umanizzando le vite invisibili colpite dalla guerra e dal terrore.

Interessante la pratica artistica di Aramesh, che rivela il paradosso della bellezza e della brutalità, trasformando i soggetti storici e le immagini di conflitto in forme scultoree che interrogano il canone dell’arte occidentale. Tutte le opere in mostra fanno riferimento a immagini di archivio e reportage di guerra dal XX secolo ad oggi, con la curatela e l’allestimento che rispondono alla storia della Chiesa di San Fantin, luogo che in passato ospitava i condannati in attesa dell’esecuzione.

Qui il contesto storico si aggancia all’immaginario contemporaneo di Aramesh, generando un potente appello all’umanità e al suo equilibrio tra empatia e crudeltà. Con NUMBER 207, l’artista invita il pubblico a riflettere sulla complessità della condizione umana e a confrontarsi con le conseguenze della violenza e del potere. Questa mostra così armoniosa negli spazi della chiesa di San Fantin offre uno sguardo profondo e provocatorio sulla natura dell’essere umano, ponendo domande sulla dignità, l’autonomia e la responsabilità individuale. NUMBER 207 si configura così come un momento di incontro tra passato e presente, tra bellezza e brutalità, che invita il pubblico a interrogarsi sulle proprie percezioni e sul proprio ruolo nel mondo contemporaneo.

Reza Aramesh, Study of the Head as Cultural Artefacts, 2023. Photography credits Laura Veschi. Courtesy Reza Aramesh studio

Reza Aramesh, Progression #100, 2023. Photography credits Laura Veschi. Courtesy Reza Aramesh studio

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27 commenti

  • Maria Cristina ha detto:

    La casa di Dio è sacra! È la casa scelta da GESÙ vivo per stare con noi, ma nascosto! Possibile che quando si danno autorizzazioni, non si pensi che prima o poi ci sarà una giustizia giusta. Possibile, che non si pensi che Gesù soffre, è straziato, flagellato proprio da chi dovrebbe difenderlo?

    Questo vorrebbe dire che neanche tra i discepoli  Gesù è amato e conosciuto e adorato.

    Saluti.

    Maria Cristina 

  • Don Ettore Barbieri ha detto:

    Mi spiace molto che Mons. Moraglia, che non mi risulta essere un innovatore, abbia acconsentito ad una cosa del genere.

    • Piero ha detto:

      Probabilmente gli occorreva qualche paio di mutande durevoli. Comunque lo scultore se la cava mica male. Almeno si è lasciato alle spalle le m*nchiate delle avanguardie sessantottesche, che permettevano a qualsiasi scappato di casa di presentarsi come artista. Questo qui se mettesse la sua tecnica al servizio di soggetti più significativi, non sarebbe affatto da buttare. La testa fasciata è ben fatta. Ma poi anche le mutande sono ben realizzate: in un outlet di biancheria intima farebbero la loro figura. Ma anche all’Agenzia delle entrate, o davanti alla borsa di Milano (molto meglio del pessimo ditone). Forse mettendole in chiesa voleva accennare al fatto che il cattolicesimo odierno si trova in mutande.

  • Sherden ha detto:

    Non avete capito niente: la mostra sta a significare che certa chiesa (con la minuscola) e certi patriarcati (sempre con la minuscola), tutti desiderosi di piacere al mondo, le mutande se le hanno abbassate. E da un pezzo.

  • ex : ha detto:

    Credo essere in atto una sfida tra i vescovi (?) italiani a chi interpreta meglio – cioè in modo più clamoroso e appariscente – la nuova strada intrapresa dalla neochiesa ex cattolica: chi vincerà la sfida sarà eletto papa.

    (La sfida è rivolta anche agli organizzatori di Rosari, che vorrebbero far capitolare per stanchezza… ma non ci riusciranno)

    Ho l’impressione che Carpi e Venezia siano l’inizio: ne vedremo delle belle… (si fa per dire!)

    • Don Ettore Barbieri ha detto:

      Come ho già detto, Mons. Moraglia non mi risulta uomo di sinistra. In seminario sotto il card. Siri e da lui ordinato era vicino al Card. Piacenza. L’ho conosciuto personalmente molti anni fa quando era ancora professore di Teologia morale al Seminario di Genova. Se ha cambiare casacca come Shonborn a Vienna non posso che essere dispiaciuto.

  • Vergogne ha detto:

    Le mutande servono a coprire le vergogne. In questo caso la supercazzola dl comunicato: “Con NUMBER 207, l’artista invita il pubblico a riflettere sulla complessità della condizione umana e a confrontarsi con le conseguenze della violenza e del potere”: è quasi più scandalosa delle mutande di pietra! 😂🤣😂🤣🤣🤣😂 Comunque sì, è un mondo impazzito.

    • Tosca cantini ha detto:

      Non c’era un posto migliore per poter stendere le mutande?a me sembra una provocazione negativa per la nostra religione e non solo !dove è il rispetto per la nostra religione?perché dobbiamo ingoiare sempre offese per la nostra chiesa cattolica ,mentre per altre religioni specie l’islamismo dobbiamo rispettarlo altrimenti sono guai ! !! Questo non è un artista è un imbrattatore gli artisti sono ben altri!!!

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Consolatevi, amici. Anche quando Dio non ci ascolta e “abbandona” l’uomo alla tentazione , anche la più stupida, la ragione ce l’ha sempre Lui.

  • Giovanni ha detto:

    Immagino la stessa mostra nella moschea al aqsa.

  • piero laporta ha detto:

    Quanto buon marmo irrimediabilmente sprecato!

  • Adriana 1 ha detto:

    Ormai le chiese sono diventate terra di tutti e di nessuno…ora della mostra contro il patriarcato, di cui, sembra sopravvivano sole le mutande,…costose e in marmo Wow!
    Domandina: copieranno mica quelle degli attuali, e costosi padri della Chiesa?

    • Rolando ha detto:

      Ed il “Patriarcato” veneziano certamente vi vede buone immagini di efficace evangelizzazione per tutti quelli che indossando mutande, si spera pulite, vanno in questa chiesa a meditare.
      D’altronde il primo imprenditore tessile per l’uomo e la donna non è stato YHWH ELOHIM?
      Non merita una mostra in bianco di Carrara?
      Quanto è cattivo l’uomo di dottrina con o senza mutande!

  • Maria Cristina ha detto:

    Ma un baldo giovanotto come quello che butto’ la Pachamama nel Tevere ,che entri nottetempo , raccolga tutte le mutande e riesca a uscire non visto e buttarle nel Canale Grande? Tentate, giovani cattolici coraggiosi, forza….

  • paolo deotto ha detto:

    Mi sembra che ormai siamo al manicomio scatenato. Ogni volta si pensa di aver raggiunto il peggio (vedi Carpi) e poi arriva una nuova follia. Adesso la mostra di mutande in chiesa. Quale sarà la prossima “novità”?…

  • giovanni ha detto:

    Sorvolo sulla motivazione della mostra che si commenta da sola. La mia domanda e’ : che c’azzeccano le mutande, di qualsiasi materiali siano fatte, con un luogo Sacro come la Chiesa ? Una ” mostra ” di mutande di marmo potrebbe essere esposta in una galleria o in un museo. Certo esponendo mutande in galleria o al Museo, luoghi deputati all’arte, usando illimitatamente la fantasia, in qualche maniera, ci potrebbero pure stare ( personalmente le lascerei esposte in negozi di intimo e di stoffa ). In Chiesa pero’ e’ posto per ben altre cose che vanno verso il Sacro e la trascendenza. A meno che, qui’ il dubbio, non si intenda Desacralizzare.

    • Balqis ha detto:

      Io sinceramente non credo che ci sia un preciso intento di desacralizzazione. Mi sembra che la questione sia, piuttosto, l’indifferenza al sacro e la difficoltà nel riconoscerlo come tale, dove una chiesa, intesa come edificio, viene semplicemente percepita come mero monumento che fa parte del patrimonio storico-artistico, cioè come un museo (e quindi una mostra ci può stare, qualsiasi essa sia).
      Forse, più che su azioni “militanti”, che finiscono per apparire incomprensibili, bisognerebbe lavorare su come riscoprire/comunicare la dimensione del sacro che, dopotutto, fa parte della natura umana. Ammesso (ma comincio ad avere dei dubbi) che certe azioni abbiano una finalità costruttiva.
      Ad esempio, tanto per rimanere in campo artistico, il patrimonio musicale della Chiesa cattolica può costituire un fattore decisivo. A Carpi, ad esempio, al fine di manifestare con orgoglio la propria identità (perché questo è il tema), sarebbe stato molto più efficace chiedere al vescovo l’autorizzazione per un concerto di grande musica sacra, invece dei rosari ai quali, stando ai filmati, hanno partecipato i classici quattro gatti (che, secondo alcuni, nemmeno si sa bene chi siano…). Se, invece, l’obiettivo è fare un po’ di casino…

  • Il mutante ha detto:

    Me ne servirebbero un paio. Quelle made in China che vendono adesso si consumano subito e dopo due lavatrici l’elastico va a ramengo.

    • gladio ha detto:

      Beh, queste qui di duro marmo sono ottime da indossare precauzionalmente se si ha occasione di andare in Vaticano dove bazzica il mitico Tucho …

  • gladio ha detto:

    A dir la verità fa lievemrnte un po’ schifo, e vabbè… , però il fatto che questi ” capolavori” siano esposti in una chiesa e con addirittura il benestare del Patriarcato fa ancor più schifo….
    Attendiamo con ansia qualche dichiarazione in proposito da S. Marta.

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