Investigatore Biblico. L’Arte dello Strafalcione nella Bibbia CEI 2008. Versetto Ribaltato.

19 Aprile 2024 Pubblicato da 30 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da L’Investigatore Biblico, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e condivisone.

§§§

Indizio n.179 Bibbia CEI 2008: “Il traduttore ‘bastian contrario’ ribalta il significato del versetto: l’arte dello strafalcione firmato CEI 2008. Salmo 4,7”di INVESTIGATORE BIBLICO

Carissimi lettori,

grazie alla segnalazione di un confratello Sacerdote, Don Gabriele Mangiarotti, oggi vi presento un nuovo errore firmato Cei 2008Salmo 4,7.

Andiamo al testo.

CEI 1974: “Molti dicono: ‘chi ci farà vedere il bene?’. Risplenda su di noi Signore la Luce del Tuo Volto” (Sal 4,7)

Vulgata: “Multi dicunt: Quis ostendit nobis bona?’. Signatum est super nos Lumen Vultus Tui, Domine” (Sal 4,7)

Martini: “Molti dicono: ‘chi farà vedere a noi il bene?’. La Luce della tua faccia è impressa sopra di noi” (Sal 4,7)

Ricciotti: “Molti dicono: chi ci farà vedere un po’ di bene? Qual vessillo è piegata su noi la Luce del tuo Volto” (Sal 4,7)

LXX: “(…) esemeiothe ef emas to fos tou prosopou sou, Kyrie” (tradotto significa “La Luce del tuo Volto è impressa sopra di noi, Signore” (esemeiothe: impressa) (Sal 4,7)

CEI 2008: “Molti dicono: “Chi ci farà vedere il bene, se da noi Signore è fuggita la Luce del Tuo Volto”? (Sal 4,7)

Sarebbe interessante categorizzare tutti questi strafalcioni.

Questo è il tipico caso del ‘bastian contrario’.

Invece di essere impressi dalla Luce di Dio, nella nuova traduzione la Luce di Dio se ne scappa via. Puf.

Andiamo ad approfondire con il testo ebraico (traslitterato), che è la fonte.

Nesah ‘alenu or panèkha, Adonaj” (Sal 4,7)

Scorporato, viene:

Nesah: Volgi
alenu: su di noi
Or: la Luce
Panèkha: del Tuo Volto
Adonaj: Signore

Mi devono, allora, spiegare, i neo-traduttori, da dove si ricava il verbo fuggire.

Nella edizione Cei 2008 non compare neanche uno straccio di nota che giustifichi tale cambiamento (e strafalcione, per giunta).

E per concludere: revisione, revisione, revisione, sia! Rivogliamo una Bibbia aggiornata lingisticamente, ma corretta!

Investigatore Biblico

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30 commenti

  • R.S. ha detto:

    L’investigatore biblico sta dimostrando come certe traduzioni tradiscano più o meno clamorosamente il senso delle parole originali del testo.

    Un caso clamoroso, già segnalato, è il proverbio che si trova in Mt 24,28 e in Lc 17,37 tradotto con “dove si troverà il cadavere là si raduneranno gli avvoltoi”.

    Riferirsi a cadavere e avvoltoi evoca una scena di morte.

    Nella traduzione latina di san Girolamo dell’originale greco non c’è traccia di avvoltoi: “Ubicumque fuerit corpus, illuc congregabuntur et aquilae”.

    Qui a un “corpo” corrisponde la presenza delle “aquile”.

    San Girolamo è del quarto secolo. Molti anni prima di lui, sant’Ireneo aveva già proposto una chiave di lettura molto più sensata di questo proverbio, nella quale il corpo (di Cristo) è decisivo per la presenza di “aquile”, ovvero di coloro che volano al di sopra della banalità del male della storia.

    I vocaboli greci “soma” e “aetòi” tradotti con cadavere/corpo e avvoltoi/aquile descrivono degli scenari totalmente diversi.

    Come sempre lo scettico può pensare: e quale sarà quello vero? Il testo del proverbio è un enigma.

    Questo non è vero, perchè Gesù non mirava all’enigma, ma a spiegare. Sant’Ambrogio commenta il passo di Lc 17,37 al modo di sant’Ireneo: le anime in grazia di Dio sono paragonate alle aquile, librate in alto, sollevate dai luoghi bassi, capaci di vista acuta. E il corpo in questione è quello che Giuseppe d’Arimatea ottenne da Pilato. Le aquile attorno al corpo sono le donne e gli apostoli riuniti attorno al Signore. E il corpo è quello del quale è detto: la mia carne è vero cibo (Gv 6,55). Sono attorno a questo corpo le aquile che volteggiano sulle ali dello Spirito. Ancora, sono attorno al corpo le aquile.

    Sant’Ambrogio ricalca sant’Ireneo nel far volare le aquile presso il corpo di Cristo, presente nell’Eucaristia.

    In Matteo 24,28 dopo aver descritto il suo ritorno, Gesù dice che “dovunque sarà il corpo, lì si raduneranno le aquile“. In Luca 17,37 l’affermazione è ancora nel contesto del ritorno di Gesù (risponde ai discepoli che chiedono “dove sarà?“).

    Le aquile volteggiano presso il corpo di Cristo e dall’alto contemplano il ritorno di Gesù mentre in basso tutti sono affaccendati rivolti a tutt’altro, incuranti. Per questo nel contesto del proverbio Gesù fa riferimento a Noè e alla moglie di Lot. Ovvero a quando chi non è un’aquila non vede quel che sta per accadere e non lo attende.

    In ogni santa Eucaristia annunciamo la morte del Signore finché egli venga! Lo scrive benissimo san Paolo. E’ Parola di Dio!

    Riecheggia Giobbe 39,27-30 che descrive simbolicamente la condizione del ritorno di Gesù.

    Insomma: per vederci bene (come le aquile) bisognerà essere come chi sta presso il Corpo di Cristo: anime eucaristiche, che vivono la fede della Sua Presenza.

    Gli avvoltoi tra l’altro si cibano di corpi morti, mentre qui il corpo che ci è dato è Cristo vivo!!!

    La traduzione che viene oggi propinata è cupa, triste, non si apre alla presenza di Gesù vivo, resta ferma al cadavere.

    Questo è un esempio clamoroso di riduzione alla tristezza di una grande gioia che alimenta la speranza.

    Perchè le traduzioni da gallina (che non è in grado di volare se non per pochi metri e goffamente) riescono a far dire al vangelo di Marco che Gesù fu crocifisso “alle nove del mattino” equivocando sull’ora terza correttamente utilizzata per indicare il periodo tra le nove e le dodici, quando effettivamente, terminata la via crucis, Gesù giunse al Calvario per essere inchiodato alla croce, che fu innalzata per tre ore, in cui vi su il buio, nell’ora sesta, tra le 12 e le 15, inizio dell’ora nona.

    Certi errori puzzano più di scelta che di ignoranza.

    • Gabriele ha detto:

      In greco c’è una parola specifica che significa avvoltoio, γύψ-γυπός, quindi non si capisce perché gli evangelisti avrebbero dovuto usare ἀετός, che designa indubbiamente l’aquila (o un pesce simile alla razza, che in questo caso ovviamente non c’entra). Alcuni dizionari di greco biblico spiegano che in quei due versetti si può tradurre “avvoltoi” dato il contesto (gli uccelli che svolazzano sul corpo), ma dal punto di vista linguistico è una scelta che non ha alcun appiglio: bisognerebbe supporre che gli evangelisti non conoscessero la parola che vuol dire avvoltoio. Riguardo al corpo, in Luca c’è σῶμα, traducibile genericamente con “corpo” (sia vivo che morto) e in Matteo πτῶμα, che dai dizionari è tradotto con la parola specifica “cadavere” (letteralmente “cosa caduta”; “corpo” è un po’ generico per rendere tale lemma, sebbene sia accettabile). La parola cadavere potrà non piacere perché brutta (anche nelle cronache giornalistiche si tende a dire “è stato trovato il corpo di un uomo”, invece del cadavere), ma è una traduzione legittima e anzi, dal punto di vista prettamente linguistico, più precisa di “corpo”. La Bibbia Einaudi traduce “cadavere-aquile” in Matteo e “corpo-aquile” in Luca, per cercare di aderire il più possibile al testo greco. Le interpretazioni di Ambrogio e Ireneo sono suggestive, interessanti e meritevoli di considerazione, ma personalmente preferisco coloro che si approcciano al testo biblico per vedere cosa c’è scritto oggettivamente e non per trovarci dentro delle teologie elaborate a posteriori.

      • miserere mei ha detto:

        La “cosa caduta” lei la interpreta come cadavere…
        Quindi non è “cadavere” nemmeno in Matteo.
        E non è cadavere nemmeno in Luca.

        Inoltre lei dice Ambrogio e Ireneo senza metterci “san”.
        Preferisco i santi.

        L’interpretazione eucaristica è valida: il pane del cielo può solo essere “caduto in terra” ed è ben più della manna (l’ha detto Gesù).

        – Hai dato loro un Pane disceso dal Cielo,
        – che porta in sè ogni dolcezza.

        • Gabriele ha detto:

          In ambito accademico-storico-letterario, solitamente non si usa l’appellativo di santo davanti ai nomi di scrittori canonizzati dalla Chiesa; lo si usa in ambito religioso, in scritti di carattere confessionale. Ad esempio, sui manuali di Letteratura cristiana antica di Simonetti-Prinzivalli (Piemme) e Moreschini-Norelli (Morcelliana) gli autori sono trattati tutti col solo nome, la parola santo non compare mai. Ugualmente nel manuale di letteratura greca di Dario Del Corno, dove Paolo di Tarso è soltanto Paolo. C’è un manuale di Letteratura latina, il Serafini, dove per i santi si usa tale appellativo, ma è un’eccezione. Nel volume “Patristica e Scolastica” della Storia della Filosofia di Reale-Antiseri (Bompiani 2008) compare tre volte “Sant’Agostino” in tre titoli di paragrafi, ma nella trattazione è sempre chiamato Agostino e tutti i Padri della Chiesa e santi medievali sono sempre chiamati col solo nome: Tommaso d’Aquino, Anselmo d’Aosta, Bonaventura da Bagnoregio ecc. Nell’opera “Il racconto della Bibbia” di Gianfranco Ravasi (edizioni San Paolo), gli autori del Nuovo Testamento sono tutti chiamati col solo nome senza l’appellativo di santo; così pure nella Bibbia Einaudi, che si propone di essere un’edizione non confessionale della Bibbia, San Paolo è semplicemente Paolo di Tarso. Essendo lo scopo dei miei modesti interventi solo l’analisi linguistica-filologica di versetti della Bibbia e non la loro esegesi in chiave confessionale-cattolica, io mi adeguo al metodo degli esimi accademici di cui sopra e gli scrittori cristiani li considero in ottica storico-letteraria e non come uomini venerati come santi da una religione🙂

      • R.S. ha detto:

        Però la santa messa è un sacrificio.
        L’ostia-vittima è l’agnello di Dio.

        Così anche la versione “cadaverica” richiede aquile dalla vista acuta che vedono lì un corpo VIVO.

        Altrimenti restano la manna o una cena comunitaria.
        Non poco, ma molto di meno… simboli.

        Dov’è il santo sacrificio lì volano le aquile.
        Dov’è vissuta l’attesa del ritorno del Signore.
        Dove c’è una fede che nella speranza attende, lì c’è la carità di Dio, che diventa carità vissuta.
        Solo dove c’è quel corpo lì: morto per redimerci, ma vivo! Roba da aquile.

        Altrimenti è solo cosa nostra (ogni riferimento alle mafie di San Gallo o altrove è fortemente voluta).

  • giovanni ha detto:

    Il fine ultimo delle continue ” revisioni ” e’ l’annientamento del Cristianesimo attraverso la riduzione a fonte non piu’ sicura, ma libro comune , della Sacra Scrittura. E’ il veleno di tutte le eresie moderniste. Nel Decreto Lamentabili cosi viene riassunto, magistralmente, questo relativismo filosofico dal S. Uffizio : La verita’ non e’ immutabile piu’ di quanto lo sia l’uomo stesso, giacche’ essa si evolve con lui, in lui, e per lui. Non si tratta di cosa da poco conto, tutt’altro. Il relativismo comporta la completa rovina dei fondamenti della Fede Cattolica . Se non vi sono verita’ fisse ed immutabili, il concetto stesso di Dogma svanisce. La conseguenza finale e’ l’annichilimento della Chiesa e, con essa, di tutta la Societa’. E’ a questo che stiamo assistendo, perseguito da oltre sessant’anni tramite la cd Pastorale del ” gran concilio ”. Errore filosofico modernista gia’ marchiato, all’ inizio del novecento, da Pio X con la ” Pascendi Dominici Gregis ”.

  • Mimma ha detto:

    Una richiesta di cortesia a Lei, gentilissimo dottor Tosatti:
    voglia pubblicare da ora in avanti anche il mio cognome.
    Sono Mimma Gattaino.
    Mi ha dato un leggero fastidio essere citata come ” una tale Mimma.”
    Grazie

  • Mimma ha detto:

    Anch’io per gioco, ..
    Non sono esegeta, ma prima regola nel tradurre é tenere d’occhio il contesto.
    Qui Davide, circondato da gente astiosa e a lui nemica, rivolge al Signore la sua preghiera fiduciosa, sicuro che sarà esaudito perché egli si mantiene fedele.
    In parafrasi.
    T’invoco, o Signore, nell’angustia, scampami da chi mi fa il male.
    E voi, uomini, sappiate che Dio ascolta chi gli è fedele,
    Il Signore mi ascolta quando alzo a Lui il mio grido,
    perciò tremate nei vostri cuori e meditate nei vostri letti.
    Adorate il Signore e offritegli opere giuste
    Molti dicono : chi ci farà bene?
    Volgi a noi la luce del tuo Volto, o Signore!
    Mi dai più gioia di quando abbondano grano e vino.
    Prendo sonno tranquillo, perché Tu solo, o Signore, mi concedi pace e riposo.
    Mi sembra chiaro che l’interprezatione più adatta e coerente è quella dall’ebraico.
    Solo dalla Luce del Volto divino giunge consolazione.
    Tra l’altro, essa é in linea con la Benedizione Mosaica:
    ” Il Signore ci custodisca e ci benedica faccia splendere su di noi la Luce del Suo Volto e abbia di noi pietà “.

  • Nicola ha detto:

    La mia (Edizioni San Paolo 2020), dice: “Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto”.

    Ho confrontato alcuni articoli dell’Investigatore biblico con la mia “Bibbia” (che credo sia attualmente quella più venduta; è la stessa che Papa Francesco regalò qualche anno fa ai fedeli in Piazza San Pietro), e trovo sempre versetti, uguali o molto simili alla versione del 1974; e sempre diversissimi da quella del 2008.

    Io non so di preciso cosa sia successo, ma forse si sono accorti che quella del 2008 non andava bene e sono tornati a una traduzione più simile alla precedente.

    • Gabri ha detto:

      Il Papa ha regalato la Bibbia in due occasioni, nel 2014 e nel 2020 (quest’ultima si chiama “Bibbia Domenica della Parola), ma da quel che mi risulta entrambe le edizioni dovrebbero essere la riproposizione della “nuovissima versione dai testi originali” degli anni 80 (imprimatur del vicario generale di Frascati, 29 giugno 1989). Quella versione è ancora in commercio (anche perché il copyright della traduzione è loro), tuttavia la Bibbia attuale della San Paolo da loro più pubblicizzata è la “Scrutate le Scritture” del 2020, dai paolini definita “unica al mondo” e col testo di Cei08, quindi non credo si siano accorti che la CEI08 non va bene, essendo la Scrutate le Scritture il loro cavallo di battaglia: hanno sempre proposto in contemporanea entrambe le versioni, la loro e la Cei (74 prima e 08 dopo).

      • Nicola ha detto:

        Grazie per la risposta! Però nei crediti all’interno della “Domenica della parola” c’è scritto “Nuova versione dai testi antichi, 2010”.

        Ho visto che questa versione è la più venduta su Amazon. Ciò che mi tranquillizza, quindi, è che la versione più venduta sia aderente alla vecchia traduzione e che non abbia tutte quelle frasi fantasiose di cui ci racconta sempre il buon Investigatore!

        • Gabri ha detto:

          Sì, ho visto sul sito paolinestore che è una revisione aggiornata di quella degli anni 80 e le hanno cambiato nome. Scrivono “La Nuovissima versione dai testi originali, edita dalle Edizioni San Paolo, è una traduzione moderna in lingua italiana della Bibbia, frutto di un intenso lavoro, dal 1967 al 1980. Successivamente questa versione è stata riveduta ed ampliata; tale versione viene definita come Nuova Versione dai Testi Antichi”. Ma credo che sia cambiato poco, perché su Amazon c’è la recensione di un acquirente della “Domenica della Parola” che si lamenta del fatto che sia sostanzialmente quella degli anni 80. Comunque le Paoline escono sempre con delle nuove edizioni che è difficile starci dietro, è il loro mestiere, ma se uno dovesse comprarle tutte starebbe fresco🤦

  • Gabriele ha detto:

    Errata corrige: esempio certamente più rappresentativo 🙂

  • Paolo Mayer ha detto:

    Da dove viene il verbo fuggire?

    Forse te lo dico io.

    Viene dalla NVB, San Paolo Edizioni (1995).

    Guarda caso la NVB riporta:

    “Molti sono quelli che dicono: «Chi ci farà gustare il bene? Fuggita è da noi, o Signore, la luce del tuo volto»”.

    Che i traduttori della CEI 2008 abbiano scopiazzato la NVB delle Paoline?!

  • Gabriele ha detto:

    Chi la dura la vince! Dopo 170 e passa tentativi andati a vuoto, pare proprio che nell’ultima settimana il nostro anonimo Investigatore sia riuscito in un paio di occasioni a fare centro. Sicuramente ci ha azzeccato con l’articolo 177 sulla moglie/madre di Cleofa (a titolo di curiosità, facciamo notare che una madre di Cleofa si trova nel capitolo 29 del Vangelo arabo dell’ Infanzia di Gesù, forse il traduttore si è distratto pensando a quello), e anche questa volta parrebbe che non ci siano spiegazioni razionali a questa insolita traduzione di Cei08. Qualcosa di simile c’è nella Traduzione Interconfessionale in Lingua Corrente (“Se ci togli la tua luce, o Dio, chi ci darà il benessere?”). La Bibbia Einaudi, pur traducendo “Eleva su di noi la luce del tuo volto”, in nota dice che è possibile la traduzione “è fuggita da noi”, senza tuttavia spiegare il perché: l’impressione è che il curatore Ludwig Monti abbia letto la versione di Cei08 e si sia limitato a segnalarla senza approfondire la questione. La Bibbia Via Verità e Vita delle Paoline, nella nota al versetto, non nasconde il suo scetticismo su questa nuova versione. Tutte le fonti che abbiamo consultato (anche di parte ebraica) vanno effettivamente in direzione contraria alla scelta di Cei08. Pure Ravasi, in una sua spiegazione di questo salmo, pur proponendo il testo della versione Cei08, nel commento del versetto 7 si basa sulla versione classica. Non possiamo comunque non notare bonariamente che, dopo quattro anni di fatiche per cercare presunti errori di traduzione nella Cei08, il nostro Investigatore non possa attribuirsi la paternità della scoperta dei primi due veri errori, avendoli scoperti il primo (la madre/moglie di Cleofa) una tale signora Mimma, il secondo (questo di oggi, se davvero fosse un errore senza spiegazioni) il don Mangiarotti. Tra questi due colpi andati a segno, il Nostro ha invece preso una topica clamorosa con l’ articolo precedente a questo (il 178), a proposito della “tortora” in Sal 74,19: lì è stato divertentissimo cercare e trovare tutte le innumerevoli fonti che lo smentiscono alla grande; quello è stato un esempio certamente più esemplificativo del modo standard di “lavorare” del nostro Investigatore.

    • Adriana 1 ha detto:

      Insomma, le “scoperte” dell’investigatore biblico invitano a giocare sui numeri del Lotto, che- come afferma ipocritamente lo Stato- dà micidiale assuefazione.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Mi cimento per gioco.

    Nella prima parte, la domanda : “chi ci farà vedere il bene” oppure “un po’ di bene” è comune a tutte le versioni-traduzioni.

    Riguardo alla seconda parte, ad eccezione delle CEI 1974 e CEI 2008, le varie versioni-traduzioni sembrano esprimere una forzatura, dal momento che danno per scontato che la Luce divina splenda già su coloro che pongono la domanda. E’ come se uno domandasse “chi mi dà da bere?” mentre è sicuro che qualcuno gli sta già versando l’acqua nel bicchiere.

    Le versioni CEI 1974 e 2008 sembrano più conseguenziali rispetto alla domanda.

    Nella CEI 1974 c’è l’invocazione: “Risplenda su di noi Signore la Luce del Tuo volto” come a sottolineare una possibile mancanza o un possibile offuscamento della Luce e quindi al sorgere di una necessità espressa appunto con l’invocazione.

    Nella CEI 2008 tutta la citazione sembra ancor più coerente in quanto si ripone la fiducia esclusivamente nella necessità della Luce del Signore. Vi si legge il timore di una propria indegnità che fa “fuggire” la Luce del Signore. Al riguardo, si può pensare a “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” di Pietro.

    A mio avviso, non è detto che in ogni utilizzo di termini non corrispondenti alla lettera di un testo, sia da vedervi sempre e soltanto una magagna.

    La prudenza del serpente va bene, ma c’è anche il candore della colomba.

    Nessuna delle due virtù è indipendente dall’altra.

    • paola caporali ha detto:

      Già, il candore….ma anche i vocabolari!!!!! Se un termine vuol dire una cosa, vuol dire quella. Punto.
      Certo, queste amenità giustificano la traduzione del “Pater noster” che “abbandona” i suoi figli.
      A voler essere “colombe”, mi verrebbe da dire che tali traduzioni ricordano quelle degli studenti che, convinti che Cesare abbia ucciso Bruto, stravolgono il testo proposto per farlo combaciare con la loro ignoranza.
      Temo che, nel tradurre la Bibbia 2008 non siano stati degli ignoranti, però…..

      • Enrico Nippo ha detto:

        Sempre per giocare:

        vedo nel suo intervento un eccesso serpentesco.

        Io eccedo nel colombesco: il “non abbandonarci” non lo vedo affatto come uno scandalo, e tutto il polverone alzato dai fanatici del “non ci indurre” mi sembra davvero troppo.
        😊

        • Don Costanzo ha detto:

          Se ti sembra troppo è per troppa superficialità

          • Enrico Nippo ha detto:

            credevo – e credo – esattamente il contrario.

          • Adriana 1 ha detto:

            Perchè non motiva il suo giudizio?
            Il titolo di Don non la esime dal farlo, anzi, al contrario…lo sapevano assai bene i Gesuiti che, in tempo di Riforma, osarono recarsi in terra tedesca per
            gareggiare- dialetticamente- con gli avversari protestanti.

          • Don Costanzo ha detto:

            Perché le evidenze fenomenologiche non hanno bisogno di motivazione.

          • Adriana 1 ha detto:

            “Le evidenze fenomenologiche”…che in pratica significa: “Non fateme spiega’ che perdo de bruto er filo e m’ ingarbujo”.

      • Adriana 1 ha detto:

        Però, come quando fuori piove…ossia,
        nel tradurre: gli Spartani bevevano-sumebant- il “poculum nigrum”, ( specie di zuppa schifosa di colore scuro )
        i traduttori improvvisati, ma ligi alla vulgata mainstream tradussero: ” gli Spartani succhiavano il povero negro”.

      • Don Ettore Barbieri ha detto:

        Cara Paola, lei è molto ottimista sul significato delle parole.. dipende da ciascuna lingua. In greco, ad esempio, una parola può arrivare a significare molte cose, a seconda del contesto, dell’autore, dell’epoca. Da mediocre studente del liceo classico, ho sempre preferito tradurre dal latino non solo perché è, ovviamente, più simile all’italiano, ma perché è una lingua “rigida”, un po’ come il francese: se sai la grammatica e la sintassi più o meno qualcosa tiri fuori. Il greco va ad interpretazione e mi sa anche l’ebraismo. E temo che la stessa impressione ce l’abbiano gli stranieri che studiano l’italiano.

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