Milei, no alla Solidarietà Settaria, Appoggia la Soluzione dei Due Stati. Bernardino Montejano.

17 Aprile 2024 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione, nella nostra traduzione, queste riflessioni del prof. Bernardino Montejano, professore emerito dell’Università El Salvador di Buenos Aires. Buona lettura e condivisione.

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DUE STATI

Qualche tempo fa ho scritto in questo blog un articolo sugli ostaggi in Terra Santa, in cui denunciavo il terrorismo musulmano che, come tutti i terrorismi, è sempre ingiusto. A questo proposito rimando a quanto scritto in un articolo pubblicato sulle riviste Diálogo de San Rafael, Mendoza e Verbo de Madrid.
Ma di fronte alla mania ebraica di Milei e alla sua incondizionata solidarietà con Israele, è necessario chiarire che molti argentini non condividono la sua visione parziale del conflitto che attualmente insanguina parte della Terra Santa, soprattutto la Striscia di Gaza.
E poiché si tratta di una realtà, non di una questione ideologica, lascio la parola a uno scrittore che è quanto di più lontano si possa avere dalla mia concezione della vita e della morte, dalle mie idee religiose, politiche, sociali, economiche e storiche, ma le cui parole sono vere, che concordano con la realtà: si chiama José Saramago.
Questo scrittore portoghese, nel 2002, dopo la sua visita in Palestina, ha dichiarato:

“Un senso di impunità caratterizza oggi il popolo israeliano e il suo esercito. Sono diventati dei rinnegati dell’olocausto… Gli ebrei che sono stati sacrificati nelle camere a garza si vergognerebbero se dovessimo dire loro come si comportano i loro discendenti. Perché pensavo che un popolo che ha sofferto dovrebbe aver imparato dalla propria sofferenza. Quello che stanno facendo ai palestinesi qui è nello stesso spirito di ciò che hanno sofferto prima… Sarebbe logico che i caschi blu fossero qui. Ma il governo israeliano non lo permette. Ciò che mi indigna è la codardia della comunità internazionale che rimane in silenzio. Non parlo nemmeno degli Stati Uniti, della lobby ebraica e di tutto il resto, che è ben noto. Sto parlando dell’Unione Europea… Quello che sta accadendo in Israele contro i palestinesi è un crimine contro l’umanità commesso dal governo israeliano con il plauso del suo popolo” (su Internet, “José Saramago e l’Olocausto”.
Anni fa ho letto un libro molto interessante di Kenizé Mourad, “Il profumo della nostra terra”, che contiene una serie di variegati reportage sul problema palestinese per dare voce alla gente comune, palestinesi e israeliani, in questa lotta “per la giustizia e per il diritto: il diritto degli israeliani a vivere in pace e il diritto del popolo palestinese a vivere nel proprio Paese”.

Uno degli intervistati è Moshe Misrabi, regista israeliano di cultura francese, nato ad Alessandria d’Egitto da una famiglia ebreo-spagnola. Per lui, uno dei grandi problemi dello Stato di Israele è che, nella sua dichiarazione di indipendenza, viene descritto come “democratico ed ebraico”.
Si chiede: “Come possiamo chiamare la Palestina terra di Israele quando ci sono così tanti arabi che vivono lì? I palestinesi sono lì da almeno quindici secoli”. Per questo “è assolutamente necessario avere due Stati”.
Questo è ciò che Rabin ha cercato di fare quando ha firmato gli accordi di Oslo con Arafat nel 1993. Ma Rabin fu assassinato nel 1995. E da allora tutto ha cospirato contro la possibilità dell’esistenza di due Stati.
E nel frattempo, si può vedere l’arroganza ebraica, nel loro sguardo freddo di vincitori si può leggere il disprezzo per una popolazione di subumani… quel facile disprezzo dei forti per i deboli.

Marwan, un giovane palestinese che ha studiato in Francia, sottolinea che “i responsabili delle disgrazie del popolo palestinese sono tre: l’Inghilterra, che ha regalato la nostra terra agli ebrei; gli israeliani che ci hanno occupato e sterminato, ma anche la codardia dei Paesi arabi”.
Nel campo profughi di Khan Yunis, il giovane Wissam, nato nel campo, sostiene che “gli imperativi di sicurezza sono la scusa addotta dagli israeliani per continuare a prendere sempre più terra e per vietarci l’accesso al mare”.
Tra gli intervistati c’è anche un obiettore di coscienza, uno dei 460 soldati ebrei che si offrono volontari per prestare servizio ovunque tranne che negli insediamenti. Per lui “c’è solo una soluzione a questo conflitto: due Stati, uno accanto all’altro” e nella situazione attuale si chiede: “Per cosa sto combattendo? Per difendere il mio Paese o, come un colonialista, per tenermi qualcosa che non mi appartiene?”.
Della stessa opinione è anche un colono ebreo, il dottor Tubiana, per il quale il popolo palestinese non esiste. È un medico liberale che “è tornato in terra d’Israele per affermare il proprio sionismo”. Nega che i palestinesi abbiano il diritto di organizzarsi in uno Stato e ammette che possono vivere accanto agli ebrei solo se capiscono che “gli israeliani sono la parte dominante e loro sono la parte tollerata”.

Un altro intervistato è Jeff Halper, coordinatore del comitato contro la demolizione delle case palestinesi. Novemila case sono state rase al suolo nei territori occupati, e questa distruzione fa parte di una politica di confinamento dei palestinesi in piccole isole per ottenere quanta più terra disabitata possibile.
Bernard Battran, la cui famiglia aveva vissuto in Palestina per secoli fino al 1948, quando dovette fuggire sotto le armi degli ebrei. Quando tornò a casa sua, questa era occupata da una famiglia bulgara che gli permise di visitarla.
L’autrice sostiene la resistenza non violenta all’occupazione, come Gandhi in India, e sostiene che ci sarebbe la pace se gli ebrei si ritirassero dai territori occupati.
Questa nota è iniziata con le parole di uno scrittore di estrema sinistra; vorrei chiuderla con la testimonianza di Yitzhak Frankenthal, il cui figlio è stato ucciso dai palestinesi, in un discorso al Primo Ministro israeliano Ariel Sharon il 7 luglio 2002: “Non si possono trovare scuse per nessun attacco ai civili. Ma, come forza di occupazione, siamo noi a calpestare la dignità umana, a soffocare la libertà dei palestinesi e a spingere un’intera nazione alla follia di atti così disperati”.

Che Milei lo capisca e, invece di impegnarsi in una solidarietà settaria, sostenga la soluzione dei due Stati, l’unica che può aprire la strada alla pace.

Buenos Aires, 16 aprile 2024.

Bernardino Montejano

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2 commenti

  • Adriana 1 ha detto:

    1) Celati nel mare su cui si affaccia la striscia di Gaza si trovano numerosi- preziosi- pozzi di petrolio sottomarino.
    2) Una ulteriore proposta del governo di Bibi consiste nel costruire lussuosi quartieri residenziali al posto delle distrutte casupole di Gaza-sud…naturalmente per uso esclusivo degli Israeliani. 3) Gaza…territorio di guerra tra Israeliti e Filistei ( gli antenati degli odierni Palestinesi ), fin dai tempi biblici…I tempi sono cambiati, ma sembra che tutto tenda tragicamente a ripetersi.

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