Il Koan delle Tre Porte. “Io Sono la Via”. Il Matto.

12 Aprile 2024 Pubblicato da 104 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Matto offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla fede, la Via, e il difficile ingresso in essa. Buona lettura e meditazione.

§§§

 

IL KOAN DELLE TRE PORTE

«Io sono la Via»

Giovanni

*

«La Grande Via è senza porta, avvicinata in mille modi. Una volta oltrepassata la soglia, si volerà attraverso l’universo».

Mumon Ekai (1183–1260)

*

«Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani 

silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo».

Giacomo Leopardi

*

«La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono».

Albert Einstein

* * * * *

Com’è noto, il koan è una proposizione la cui soluzione razionale è impossibile. Di fatto, il koan evidenzia i limiti del ragionamento.

Hakuin Ekaku (1686-1769):

«Puoi produrre il suono di due mani che battono una contro l’altra. Ma qual è il suono di una mano sola?». 

Infatti, qui ha da soccorrere l’intuizione che è sovra-razionale. Notiamo infatti come il principio di non contraddizione, concernente l’ambito del relativo proprio della ragione, venga trasceso dall’intuizione che attinge all’assoluto, in seno al quale la contraddizione è trascesa.

Il koan che qui si propone è composto dal confronto di due citazioni:

«Io sono la porta» (Giovanni 10, 9).

«Ecco, io sto alla porta e busso» (Apocalisse 3, 20).

In quanto segue evito le maiuscole poiché, come si vedrà, il ragionamento non può giungere alla soluzione del koan, ma si limita, non potendo fare altro, a proporlo analizzandolo, quindi con direzione entropica, e perciò con disintegrazione delle rispettive identità.

Il koan ci presenta un soggetto che si pone sia come porta a cui bussare («bussate e vi sarà aperto») sia come soggetto che bussa ad una porta («se qualcuno […] mi apre la porta […]»). Qui la ragione è immobilizzata dal principio di non contraddizione: il soggetto non può essere al tempo stesso l’oggetto, e, viceversa, l’oggetto non può essere al tempo stesso il soggetto. Secondo la ragione, il cui principio è l’aut-aut, la porta e chi vi bussa sono nettamente distinti, e perciò i rispettivi ruoli non sono intercambiabili: la porta non può essere chi vi bussa e chi vi bussa non può essere la porta.

Una porta separa e nel contempo mette in comunicazione due spazi che, dato il contesto in cui ci troviamo, sono qualitativamente diversi. Fuori di essa c’è lo spazio profano, mentre dentro di essa c’è lo spazio sacro: questo può valere per «io sono la porta», e infatti dice poi: «se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo», ossia, entrerà dallo spazio profano e uscirà nello spazio sacro, cioè il pascolo ove troverà nutrimento spirituale; ovvero, uscirà dallo spazio profano ed entrerà nello spazio sacro.

Alla rovescia, riguardo a «io sto alla porta e busso», la porta a cui il soggetto bussa è la porta dietro la quale si estende lo spazio profano, ossia l’interiorità inaridita dell’uomo nella quale il sacro è necessario entri per redimerla ed assimilarla a sé. Perciò, anche all’entrare-in e all’uscire-da non può essere attribuito un significato univoco, dipendendo esso da quale delle due porte si tratta e da qual è il soggetto che bussa. Infatti, nel primo caso è il soggetto umano che ha da bussare alla porta sacra, mentre nel secondo è il soggetto sacro che bussa alla porta umana.

Ci troviamo così, riguardo al soggetto, di fronte ad un doppio ed inconciliabile entrare ed uscire: una porta per entrare nel sacro proveniendo dal profano: «Io sono la porta», e una porta per entrare nel profano proveniendo dal sacro: «io sto alla porta e busso».

Eccoci giunti al punto in cui, se non soccorre l’intuizione, con la ragione si rimane irretiti nel principio di non contraddizione, perciò nel relativo.

A proposito dell’intuizione si deve notare come essa debba combinarsi con l’ispirazione. Gli è infatti che mentre l’intuizione è un “andare dentro” (intus-ire), l’ispirazione è un “venire dentro” (in-spirare), e questa combinazione accade sulla soglia – il limite – di una porta. Ma quale delle due? Sulla soglia, ciò che entra s’incontra con ciò che esce, ma come può tale soglia essere univoca se per un verso è quella della porta che si apre per far entrare («io sono la porta») e per l’altro è quella della porta a cui il medesimo soggetto bussa («io sto alla porta e busso») per farsi aprire?

Breve inciso: che l’intuizione necessiti dell’ispirazione ce lo suggerisce un delizioso aforisma zen:

«È quello che sai,

che non sai come lo sai,

ma sai ciò che sai».

Occorre notare come il koan si presenti ancor più ostico alla ragione posto che vi è una … terza porta, quindi aut-aut-aut:

«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno».

Ora, a parte la non proprio confortante esortazione, quale sarebbe questa terza porta? Non certamente il soggetto che si presenta come la porta a cui bussare, dato che l’incoraggiante «bussate e vi sarà aperto» è decisamente in contrasto col frustrante «molti cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno». E non certamente la porta a cui il soggetto bussa, poiché questa è la porta umana, che può essere “stretta”, sì, ma in quanto resistente ad aprire a chi bussa. E allora, la “porta stretta” è quella sacra, quella umana, o un’altra porta?

Si può allora sospettare – se non proprio intuire – che per le tre porte la soglia sia la medesima. Oppure che non vi sia alcuna porta ma soltanto un’unica soglia, attraverso cui «si volerà attraverso l’universo» (Mumon Ekai) ossia per gli «interminati spazi, sovrumani silenzi e profondissima quiete» (Leopardi).

Occorre allora che, mentre le fede è costretta ad ignorare l’inconciliabiltà delle tre porte, la ragione venga meno per una spossatezza che la induca ad arrendersi proprio LÀ, sulla soglia, sul limite che non le è dato oltrepassare, essendo il relativo lo spazio circoscritto del suo ambito, quindi con preclusione dell’assoluto.

LÀ, è il possibile connubio fra intuizione e ispirazione.

LÀ, l’essere umano è trasfigurato e integro.

LÀ, è risolto il koan delle tre porte.

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104 commenti

  • Pazzo donnaiolo ha detto:

    Adriana, Balqis, Mimma, Signora di tutti i Pippoli… ma cosa ci fai tu alle donne, Matto?!

    • il Matto ha detto:

      Il Matto è anche Cavaliere, e, in un modo o nell’altro, affascina le Donne, non meno di quanto il Cavaliere è affascinato dalle Donne (non da tutte, s’intende, c’è una selezione).

      “La Donna e il Cavaliere”: non le sembra il titolo di un romanzo?

      Ah! … le Donne, anzi La Donna!!!

      Matto, Cavaliere e … Trovatore:

      “La nostr’amor va enaissi
      com la brancha de l’albespi,
      qu’esta sobre l’arbr’en creman,
      la nuoit, ab la ploi’ez al gel,
      tro l’endeman, que•l sols s’espan
      per la feuilla vert el ramel”

      “Così è il nostro amore:
      come ramo di biancospino,
      che si appoggia ad un albero, tremante
      nella notte, alla pioggia e al gelo,
      fino all’indomani, quando il sole si diffonde
      a rinfrancare, tra il verde fogliame, il ramoscello.”

      Un cordiale saluto

      • Adriana 1 ha detto:

        Risposta “gentile e cortese”.

      • Adriana 1 ha detto:

        Di Guglielmo IX, duca d’Aquitania… Per sua “cortesia”
        il Matto non ha riprodotto la parte conclusiva del raffinatissimo componimento dove il poeta accenna al suo disprezzo nei confronti dei “lauzengiers”, (sconvenienti pettegolezzi e false accuse degli invidiosi brontolosi).

    • Balqis ha detto:

      Tutta invidia

      • La parte dell'occhio ha detto:

        Be’, prima di parlare di invidia bisognerebbe vederle queste donne.

        • Adriana 1 ha detto:

          O che tu dici?… parli come un certo Cavaliere, noto estimatore del Bunga-Bunga.

        • Adriana 1 ha detto:

          Caro Silvio,
          nessuno mette in dubbio che fosse un buongustaio…come certi generaloni e certi imprenditori che ne seguono, a fiuto, le tracce…
          A qualcuno è sfuggito che qui non si para di odori e sapori, ma di spirito ed anime: roba del “sovrasensum”,
          che oggi viene irrisa….
          ” Il prete disse che la mia anima era invendibile tanto era preziosa, , ma i mercanti dissero che non valeva nulla e che non l’avrebbero mai comprata. ” ( O.W.)

          • Balqis ha detto:

            Dipende dai gusti. Ad esempio, c’è chi preferisce la qualità alla quantità. Così come c’è chi pensa che la “grande abbuffata” sia roba da buongustai e chi preferisce la cucina giapponese e la “filosofia” che la sottende. In ogni caso, come dice giustamente il Matto (oggetto di irrefrenabile invidia), ciascuno ha la sua via… 🙂 🙂 🙂

        • Balqis ha detto:

          Non ci sperare

  • Luca antonio ha detto:

    NO caro matto, questa non gliela passo… se il non rispondere a certi obbligati passaggi logici del suo argomentare poteva essere ancora comprensibile – per insufficienza varie non necessariamente imputabili a lei- il non voler vedere che un atteggiamento prudenziale e di riguardo come quello di Luciano De Crescenzo (e se la perdita dell’ anima fosse davvero possibile? lei stesso dice di non sapere nulla) sia cosa ben diversa dalla pretesa a diffondere i propri errori – rivendicati pure con vanto- allora la cosa non e’ più di ordine più intellettivo e culturale ma diventa di ordine morale. E lei a questo punto non e’ più la persona buona e rispettosa che dice di essere. Nessuno infatti che sa di sbagliare -e ne rivendica il diritto , affari suoi- va in giro a raccontare fole di cui lui per primo dice di non sapere nulla col rischio di danneggiare le anime degli altri.

    • il Matto ha detto:

      Come le dicevo qualche giorno addietro, a forza di scambiare messaggi ci si conosce sempre di più, ciò comportando una sempre maggiore chiarimento delle rispettive prospettive, perché di prospettive si tratta.

      Avrà notato come la distanza fra noi aumenti sempre più, cosa quasi del tutto assente dai nostri primi scambi. Insomma, il nostro dialogare è diventato un inutile diverbio che, a dirla tutta, non mi interessa punto.

      Forse è bene che lei rifletta sul suo continuo tranciare giudizi personali:“ a questo punto non è più la persona buona e rispettosa che dice di essere” è l’ultima, si spera l’ultima! delle sue esternazioni.

      Mi permetta, infine, di farle notare che a proposito del mio sbagliare lei ha capito un bel niente.

      Cordialmente.

      • luca antonio ha detto:

        Io mi attengo a quello che lei dice, ha detto di voler sbagliare?, rivendica questo diritto ? bene ne prendo atto e tiro le MIE conclusioni sul MIO piano morale,
        che poi le garbino o meno non interessa. Quanto poi all’inutile diverbio, questo nasce dal fatto che lei, maleducatamente a MIO parere, non risponde mai alle domande se non con filastrocche puerili e insultanti la ragione, tipo “io divago tu divaghi egli divaga …” . che ultimamente ha posto più volte, ripetitivamente e stucchevolmente a risposta di mie precise, puntuali e lecite domande.
        Se lei fosse rimasto sul piano dello scambio di opinioni rispettoso non vi sarebbe stato alcun diverbio, ma forse si sarebbe dovuto ritirare da tempo nel silenzio, viste le macroscopiche incongruenze del suo pensiero.
        Saluti.

        • il Matto ha detto:

          Non capisco perché lei dapprima afferma di esprimere le SUE conclusioni, il SUO piano morale e il SUO parere, e poi ne fa metro di giudizio. Ciò mostra che lei è totalmente inconsapevole che il SOGGETTIVO e fallace per definizione.

          Del resto, l’essere umano è fatto così: crede che la casa propria sia linda e pulita e che soltanto la casa altrui sia più o meno sporca e puzzolente.

          N.B. riguardo a noi due, le propongo una rinuncia reciproca ai commenti : occupano spazio sul blog e molto probabilmente tediano gli altri commentatori.

          • luca antonio ha detto:

            Il mio maiuscolo era proprio a definire che era soggettivo e deve essere interpretato come metro di giudizio esclusivamente per ME, solo MIO, senza nessuna pretesa di oggettività, esclusivamente una mia considerazione sulla base della mia sensibilità.
            Ma come dice mio fratello “capire è difficile, farsi capire quasi impossibile”.
            Finiamola qui,
            pace e bene, cordiali saluti.

  • il Matto ha detto:

    La stizza livorosa e saccente di LASCIA PERDERE e STILUMCURIALE EMERITO è per me un buonissimo segno! Vuol dire che mi mantengo fuori della corrente assai agitata dei Sani di Mente (con tutto il rispetto):

    a LASCIA PERDERE dico che ha perso un’occasione per essere coerente col suo pseudonimo;

    a STILUMCURIALE EMERITO chiedo di illuminarci circa la sua situazione rispetto ai punti 1, 2 e 3 di cui nel suo intervento delle 13,59. E’ facile puntare il dito su gli altri, ma tu, caro S.E., come stai messo?

    A tutti e due dico: non immischiatevi nelle faccende dei Matti: vi fa male al fegato!
    😇

    • Dr. Gnauli ha detto:

      Stizza livorosa? Oh, si è offeso! Piccino, non ti si voleva fare la bua! Ma guarda, adesso la mamma ti prepara un bel piattone di fegatelli. Intanto bevi la bumba medica, che è buona buona. È un koan, sai? Bello il koan! Prendi il koan! Su, bevi il koan, da bravo! […..infermiera, prepari una camicia di forza e un letto di contenzione….. e anche un pannolone, per cortesia: potrebbe scappargli un rigagnolo di citazioni….. Poi più tardi dovrebbero venire due signore a fargli visita].

      • Adriana 1 ha detto:

        Come è triste leggere le convinzioni- fuori tempo- di un dottore che si allinea, compiaciuto, alla logica repressiva, disumana dei manicomi. Dopo Stalin, si sperava fosse morta e putrefatta.

        • Dr. Gnauli ha detto:

          Com’è divertente vedere gente che brandisce categorie mentali come “fuori tempo”, cavallo di battaglia del pensiero unico wokista e cancelculturista, e che nel farlo tira in ballo Peppe Stalino. Non preoccuparti, bimbina, la 180, un ovetto fresco fresco del 1978, non te la tocca nessuno e il 13 maggio potrai continuare a festeggiare san Franco Basaglia, che fra l’altro di Stalin era in quota. Ma adesso su, da brava, bevi l’ovetto fresco fresco, è buono sai? Hai ragione, quel dottore è brutto e cattivo, ma adesso lo mandiamo via, e viene il dottore buono, che ti darà dieci ovetti e un bel bouquet di citazioni raccattate qua e là. Vedrai che bello! […..infermiere, prepari gli elettrodi per il trattamento….. e predisponga in sala proiezioni il filmato terapeutico….. sì, quello con Aldo Fabrizi, Cose da pazzi, del 1954….. Mi raccomando, questa qui trattatemela con garbo…. si sdilinquisce…..].

          • Adriana 1 ha detto:

            Senta bene, dottore,
            fui presente- come giornalista- alla faccenda di Marco Cavallo, e ne soffersi le pubblicizzate “crudeltà”, nonchè l’indifferenza nei confronti dei malati e delle loro famiglie, sia da destra, sia da sinistra.
            I “dottori” come lei seppero solo schierarsi da una parte o dall’altra, senza che nessuno di loro provasse una minima “pietas” nei confronti dei malati. Quindi, per un minimo di dignità, taccia, e- come il protagonista del
            “Posto delle fragole “- chieda perdono…sempre che ne sia capace.

          • Dr. Gnauli ha detto:

            Ah, ma sei giornalista? Ma senti! Che bellezza! E ha seguito quel difficile caso. Eh sì, me lo ricordo bene. Dopo di allora in clinica nessuno si permise mai più di usare l’espressione “matto come un cavallo”… Ognuno ne coniava una diversa: “matto come un ippopotamo”, “folle come un pitone”, “alienato come una donnola”… […infermiera, ma cosa fa? Non la contrari! Sennò poi attacca con il delirio elettrico… è vero che si fa chiamare Adriana 1, ma se poi non ha il talento di NOF47 come la mettiamo? Come dice…? Sdraiata in sul lettino della stanza 9 per lo shock insulinico…? Ma no, ma no… piuttosto in giardino, per l’idroterapia…]

        • Balqis ha detto:

          Tranquilla, Adriana. Adesso gli faccio l’iniezione. Scusami. Mi è scappato di nuovo. Purtroppo peggiora di giorno in giorno.

  • stefano raimondo ha detto:

    “Se non soccorre l’intuizione…”

    Vero. Ma purtroppo l’intera conoscenza attuale si basa sulla negazione o sulla dimenticanza dell’intuizione (specificamente dell’intuizione intellettuale). E la verità ammessa dal sistema epistemologico dominante è una verità parziale.

    “L’anima intellettiva vede poeticamente, ovvero vede le cose quali sono, non quali appaiono. Ora di tale facoltà, e della relativa operazione, sono stati privati a forza quasi tutti gli uomini. E la privazione, cauterizzata in negazione, li rende ormai indistinguibili dagli animali”. (Cit.)

    • Balqis ha detto:

      La mente razionale cerca, fa domande e formula risposte necessariamente parziali e provvisorie, avvicinandosi alla soglia che non riesce ad oltrepassare. Ciò non toglie che vi siano momenti (lampi?) in cui l’intuizione (o l’immaginazione)) consenta uno sguardo differente.

    • il Matto ha detto:

      👍

  • Lascia perdere ha detto:

    Dietro all’apparente giovialità del Matto si nasconde un piccolo despota. Lo abbiamo capito da tempo. Stilumcuriale perché perdi tempo a dialogare con chi non può e non vuole sentire. Spendi meglio il tuo tempo, non te ne pentirai.

    • Balqis ha detto:

      Dialogare, specie su temi così intimi e profondi, non mi sembra una perdita di tempo, né credo che implichi il raggiungimento di un qualche risultato. A meno che per “risultato” non si intenda uno spunto per ulteriori riflessioni, necessariamente personali.

  • luca antonio ha detto:

    Caro Matto lei scrive :
    “Ancora una volta sbaglio?
    E tu lasciami sbagliare.
    Io voglio sbagliare.
    Essere infallibile non fa per me.
    Vivere “in sicurezza” mi fa orrore.
    E’ un vivere da morti.”
    Mmhh… non so perchè mi ha ricordato questo passo del Paradiso Perduto di Milton :
    “Ma qui signori,
    arbitri di noi stessi almen saremo;
    ….
    Sicurtà regneremo; una corona
    Degna è d’alti pensieri, ancor che splenda
    Su questo abisso di dolori.
    Oh !, meglio
    Re nell’inferno che vassallo in cielo!”
    Lei è liberissimo di sbagliare, ma perché scriverne e farne un manifesto di pensiero e di vita anche per gli altri ?.
    Cordiali saluti.
    P.s.: ho sempre trovato deliziosa e moralmente profonda la posizione di Luciano De Crescenzo in riferimento alle sue credenze religiose, diceva che aveva le sue idee ma che essendo un personaggio pubblico non le avrebbe esternate per non influenzare nessuno, poiché, diceva, ” non sapendo io nulla con certezza, non voglio correre il rischio che qualcuno si comprometta l’anima per qualche mia dichiarazione sul tema.”

    • il Matto ha detto:

      Mi ripeto (quello che segue già l’ho scritto e lo trova più sotto.

      Ma lei, caro LUCA ANTONIO, è proprio sicuro di non sbagliare?

      Forse che le sue parole rispecchiano fedelmente il Verbo, cosicché non solo “ non trascina gli altri nell’errore” , ma addirittura li mantiene nella verità?
      Niente niente lei è un novello buon pastore?

      Si ricorda?

      Io divago
      tu divaghi
      egli divaga
      noi divaghiamo
      voi divagate
      essi divagano.

      NESSUNO può sottrarsi al divagare.

      Chi è convinto di non divagare ed è certo che ogni parola che esce dalla sua bocca sia Parola di Dio, si faccia avanti, per favore.

      E aggiungo: evidentemente lei si ritiene superiore a De Crescenzo, visto che ne esalta la virtù ma si guarda bene dal seguirne il fulgido esempio.

      • Luca antonio ha detto:

        NO caro matto, questa non gliela passo… se il non rispondere a certi obbligati passaggi logici del suo argomentare poteva essere ancora comprensibile – per insufficienza varie non necessariamente imputabili a lei-
        il non voler vedere che un atteggiamento prudenziale e di riguardo come quello di Luciano De Crescenzo (e se la perdita dell’ anima fosse davvero possibile? lei stesso dice di non sapere nulla) sia cosa ben diversa dalla pretesa a diffondere i propri errori – rivendicati pure con vanto- allora la cosa non e’ più di ordine più intellettivo e culturale ma diventa di ordine morale. E lei a questo punto non e’ più la persona buona e rispettosa che dice di essere. Nessuno infatti che sa di sbagliare -e ne rivendica il diritto , affari suoi- va in giro a raccontare fole di cui lui per primo dice di non sapere nulla col rischio di danneggiare le anime degli altri.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Egregio Luca Antonio, mi compiaccio con lei.
      Il nostro amico trova assurdo che io parli di scotomi, poi rivendica il suo diritto di averne. E, purtroppo per lui, ne ha di enormi dimensioni, ma non vuole ammetterlo.
      La realtà umana dal punto di vista della conoscenza è riassumibile in tre fatti fondamentali:
      1- il limite dato dai propri orizzonti culturali
      2- il limite dato dalla propria esperienza personale
      3- il limite dato, ahimè, dal proprio Q.I. (e qui sta la
      grande tragedia!)
      La saluto con una calorosa stretta di mano.

    • Lascia perdere ha detto:

      Lo dico anche a te Lucantonio: fai come S.E. e lascia stare. Non perdere tempo a discutere con il Matto. Lascialo lì con i suoi 100 commenti di cui 60 suoi e 30 della sua spalla Adriana. Dai retta, cerca di usare meglio il tuo tempo e la tua intelligenza.

  • il Matto ha detto:

    Caro S.E.,
    in un commento qui sotto scrivi:

    “Dopodiché ti saluto e smetto di perdere tempo con te”.

    “Perdere tempo”? Quale “tempo”?
    Sei convinto di “avere tempo”?
    Avresti così un “tempo” da “non perdere?
    Ma tu non “hai tempo”! Come io non “ho tempo”!
    Come nessuno “ha tempo”!
    C’è solo QUESTO momento,
    e, se ti raccogli soltanto … un momento
    puoi constatare che è l’UNICO.
    La faccia invisibile di Giano (Gianni – Giovanni) …
    L’occhio frontale di Shiva …
    Chi pensa di “avere o non avere tempo” … dorme …
    Del resto già pensare è dormire …

    Con un (davvero) fraterno abbraccio.

  • il Matto ha detto:

    In giocosa fraternità ci facciamo pure una (seria) risata.

    “Mostratemi un individuo sano di mente, e lo curerò per voi.”
    Carl Gustav Jung

    🤣🤣🤣

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Voglio capire. Richiesta in ginocchio al Matto: rispondi!
    Scrivo:
    A- sono nel mio studio seduto davanti al mio PC
    B- sono in Australia a vendere noccioline
    Io so quale delle due affermazioni è vara ma tu come puoi fare a saperlo se non venendo a vedere?
    Grazie!

    • il Matto ha detto:

      Lo spettro del vero e del falso è immenso e tu lo riduci ad un esempio banale.

      Tuttavia ti rispondo che avendo fiducia in te, se mi dici che sei al PC ti credo, se mi dici che sei in Australia ti credo. Poi se mi stai mentendo è affar tuo.

      Curiosità connessa a quanto sopra: penso tu creda alla Resurrezione di Cristo: per caso sei “andato a vedere”?
      Ma poi, ammesso che tu sia andato “a vedere”, cos’ hai “visto”? Un sepolcro vuoto?

      E allora … è vero o falso che Cristo è risorto? Cosa credi, pur non avendo “visto” un bel niente?

      Prego!

    • Luca antonio ha detto:

      Potrebbe anche essere che lei, ingegnere, sia in Australia, davanti al suo PC , a vendere noccioline on line. 😉🤗

  • il Matto ha detto:

    Gli uccelli nati in una gabbia pensano che volare sia una malattia.
    Alejandro Jodorowsky

    DE-LI-ZIO-SA!!! 🤩

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Forse invece che ad un attore, regista e scrittore sarebbe meglio che tu lo chiedessi a qualche serio studioso di Psicologia sociale o di scienza dell’apprendimento e del comportamento. Ciao.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Sì, però, se dimentichi la porta della gabbia aperta magari volano via e chi t’ha visto t’ha visto 🙂 🙂 🙂

      • il Matto ha detto:

        Non menare il can per l’aia.

        Anche con lo sportello aperto la paura di volare fa 90.

        La gabbia è una forma mentis, da cui non si esce senza rischiare, cioè senza vivere davvero.

      • Adriana 1 ha detto:

        Non è affatto vero. Leggi Lorenz che descrive -per esperienza concreta- come i pappagalli tropicali ( tra i migliori volatori del mondo ), dopo aver subito la prigionia- anche breve- non intendano più volare…la loro mente non ne è più capace.

  • Luca antonio ha detto:

    Il bello di certi suoi articoli caro Matto e’ che che ognuno puo’ vederci (basta guardare la varieta’ degli interventi) quello che vuole; un po’ come i fondi del caffe’ o le macchie di Rorschach – in cui io personalmente ho sempre visto delle farfalle spiaccicate-.
    I manicomi sono pieni di gente così, gente che si e’ creata un mondo tutto suo; assieme ad un’ altra categoria
    -meno numerosa ma scalognatissima – : quella composta da coloro che hanno cercato di capire qualcosa da articoli come questo. 😂😂
    P.s.: ah…gia’… dimenticavo (e mi rispondo da solo)…. la Sua missione e’ quella di farci capire che non c’ e’ niente da capire. 🤗

    • il Matto ha detto:

      Carissimo,

      lei dev’essere certamente un Sano di Mente che vede farfalle spiaccicate dove sono fondi di caffè. E allora gli occhi di Rorschach propongono una cosa e i suoi ne vedono un’altra. Domanda da un milione di dollari: sono fondi di caffè o farfalle spiaccicate?

      Non capisco, o forse capisco molto bene, il suo “i manicomi sono pieni di gente così” …

      Io non ho alcuna “missione” da compiere. E non propongo di “capire che non c’è niente da capire”, bensì che il capire è sempre insufficiente, limitato al soggetto che capisce e che non è il depositario esclusivo del Verbo, e NESSUN UMANO può esserlo altrimenti sarebbe lui il Verbo.

      Mi permetto di ritenere che anche Lei, come tutti i Sani Mente, non faccia eccezione.

      Ribadisco mattamente: non sappiamo niente di niente e quello che capiamo e diciamo sono approssimazioni e balbettamenti.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Matto, ancora una volta sbagli.
        Sembra strano ma l’uomo sano è l’uomo meno studiato dalla scienza e meno descritto nella letteratura. Un più approfondito studio scientifico dei pensieri e dei comportamenti dell’uomo senza attributi sarebbe molto utile a tutti.
        Le macchie di Rorschach sono strumenti diagnostici che sfruttano l’ambiguità delle immagini e stimolando risposte diverse in individui diversi permettono di valutare la personalità dei soggetti sottoposti all’esame. Tutto questo non ha nulla a vedere col problema della conoscenza e sull’uso dell’immaginazione anche da parte di chi fa ricerca scientifica o ha un’attività di tipo creativo e ingegneristico.
        Un ingegnere molto produttivo ha un’attività di creative thinking basato sulla libera immaginazione che nemmeno ti immagini. Dopodichè ti saluto e smetto di perdere tempo con te.

        • il Matto ha detto:

          Ancora una volta sbaglio?

          E tu lasciami sbagliare.
          Io voglio sbagliare.
          Essere infallibile non fa per me.
          Vivere “in sicurezza” mi fa orrore.
          E’ un vivere da morti.

          • Adriana 1 ha detto:

            ❤❤❤

          • Luca antonio ha detto:

            Ma perche’ trascinare nell’errore anche gli altri?.

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Luca Antonio,
            gli altri, chi sarebbero? Gli a-cefali, evidentemente, se si fanno trascinare, pur non avendo dubbi e vivendo nella certezza.

          • il Matto ha detto:

            Ma lei, caro LUCA ANTONIO, è proprio sicuro di non sbagliare.

            Forse che le sue parole rispecchiano fedelmente il Verbo, cosicché non solo “ non trascina gli altri nell’errore” , ma addirittura li mantiene nella verità?
            Niente niente lei è un novello buon pastore?

            Si ricorda?

            Io divago
            tu divaghi
            egli divaga
            noi divaghiamo
            voi divagate
            essi divagano.

            NESSUNO può sottrarsi al divagare.

            Chi è convinto di non divagare ed è certo che ogni parola che esce dalla sua bocca sia Parola di Dio, si faccia avanti, per favore.

      • Luca antonio ha detto:

        Matto caro, non si offenda, ogni tanto scherzo anch’io.
        Ho ben presente la sua posizione e lei la mia, e quindi sa bene che per me il suo errore consiste nel pensare che sia un reale “capire”, (un reale prendere, apprendere) quello che ognuno “capisce” (apprende) a modo suo , senza che lei ponga alcuna assiologia tesa a stabilire chi ha preso di piu’ e meglio e chi ha capito peggio in riferimento alla cosa che si aveva intenzione di capire.
        Il suo non e’ un bisogno di capire -altrimenti non potrebbe fare a meno di stabilire una gerarchia tra l’ ignorante e l’ esperto, li stolto e il saggio, lo stupido e l’ intelligente-, il suo e’ piuttosto un tentativo di dare dignità epistemologica a quello che risulta essere in definitiva un semplice “sentire”, questo sì di pari valore e dignità per tutti, ma non rientrante nel campo del’ epistemologia e neanche della gnoseologia ma casomai della doxa; per poi eventualmente approdare , dopo i dovuti passaggi analitici e metodologici, nel campo dell’ antropologia e della morale.
        Ma se la cosa da capire fosse completamente sconosciuta?, allora non ci sarebbe nulla da capire, da prendere, da qui la mia frase, capire che non c’e’ nulla capire.
        Cordialita’.

    • Balqis ha detto:

      Ma non è ciò che è successo – senza che questo, ovviamente, costituisca un dramma – nei commenti ad un altro testo, in cui lei aveva letto ciò che non era scritto in un mio commento che cercava di riassumere un testo scritto da un altro?
      Mi sembra una specie di conferma dell’idea che ogni nostra comunicazione verso l’esterno non è sia che un filamento del groviglio di un intenso dibattito interno. Mi domando se non sia proprio l’assenza (o, meglio, il silenziamento) di tale groviglio a determinare la sanità mentale. E. d’altro canto, la sua presenza non riconosciuta farebbe sì che chi si ritiene sano di mente potrebbe essere matto senza saperlo.

      • il Matto ha detto:

        “Mi domando se non sia proprio l’assenza (o, meglio, il silenziamento) di tale groviglio a determinare la sanità mentale”.

        Grandiosa, basilare, essenziale domanda!

        Nota: sono le domande che fanno vivere intensamente, non le risposte (il groviglio).

        • Balqis ha detto:

          Certo che sono le domande a far vivere intensamente. Preciso, però, che per “groviglio” intendevo un insieme in continua evoluzione ed ingarbugliamento di domande e risposte che provocano ulteriori domande e via ingarbugliando. Senza groviglio non ci sarebbe percorso: pur se ingarbugliato, il groviglio è pur sempre costituito da un filo. Si tende a pensare che un percorso sia necessariamente lineare, una retta da A a B. Al contrario, penso che tra A e B ci siano molte curve, avvolgimenti, ritorni sui propri passi, soste, accelerazioni improvvise.

  • il Matto ha detto:

    Checché ne pensino i Sani di Mente:

    https://www.7tarocchi.it/carta/il-matto.htm

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Non capisco perchè tu abbia tanto disprezzo per i sani di mente. Ma che male ti hanno fatto?

      • il Matto ha detto:

        Di quale disprezzo parli?

        Se vi sono i Matti (pochissimi), vi sono anche i Sani di Mente (l’iper larghissima maggioranza).

        Perché l’evidenziarlo lo vedi come un disprezzo?

  • R.S. ha detto:

    Begli spunti sui quali conversare, che mi hanno condotto a
    riascoltare un’omelia di qualche tempo fa, salvata tra i file.
    Trae spunto dal fatto che la pecora riconosce la voce del suo pastore. Il sacerdote distingue due tipi di conoscenza:
    -quella mediata dalla ragione (della ragione, dimostrazione).
    -quella immediata, alla quale basta la sensazione.

    La prima è filosofica, più razionale, nella prospettiva del com-prendere. E’ un sapere che è anche un “fare”, per cui mi sforzo, capisco e ap-prendo. Nel capire è implicito uno sforzo e in un certo modo un merito. Il problema è che se “faccio” e “merito” può succedere che di diventi presuntuosi, vantando quel che si è riusciti a “fare”, fosse solo un risultato dell’intelligenza dimostrata. Anche in ambito di fede sarebbe un credere-sapendo.

    Non c’è nulla di male, si giunge alla verità che libera.
    Convinti dal vero, si è redenti, salvo peccare d’orgoglio.

    Nella seconda modalità prevale la ri-conoscenza. E’ una prospettiva, come spiega bene l’articolo proposto, che muove dall’intuito. E’ una conoscenza spontanea, di natura. Conosciamo perchè conosciuti, nella prospettiva dell’essere compresi. In ambito di fede primeggia il dono ricevuto. Nel sentire non c’è sforzo, né merito.
    C’è un essere prima dell’eventuale “fare”. Il ri-conoscere è intrinsecamente più umile e portato a gratitudine e a restituire. Non che sia estraneo anche all’altra conoscenza, ma là c’è qualche tentazione in più.
    Qui si viene trascinati dal bello (nel vangelo dal Bel Pastore), perciò beati (lo dice Gesù a Tommaso, il “dimostratore”: tu hai creduto perchè hai verificato, beati quelli che crederanno senza averne bisogno).
    I beati sono salvi, perchè è la bellezza a salvare.

    Alla fine la sensazione è persino superiore alla conoscenza per comprensione, costringendo la ragione a fermarsi, umiliata. Nel nostro mondo il “fare” è vincente e quindi si preferisce il servo, invece di ricevere il dono, da figli del Padre.
    Il bello è molto più semplice del buono (che molto spesso è definito tale per l’utilità che dà).
    Il bello è bello e basta: la bellezza salva il mondo.

    Quale è l’estetica della fede in Cristo, il Bel Pastore?
    La mistica, più volte ricordataci dal nostro Matto.

    Ripeto: poi non è sconveniente un’ulteriore conoscenza e nemmeno è impedita. Ma non deve pretendersi migliore. La pecora va serena perchè sente la voce del Bel pastore e tanto basta. Non ha bisogno di studiare prima di muoversi, sentito il richiamo di cui si fida.

    • il Matto ha detto:

      Grazie molte per questo bel contributo.

    • Balqis ha detto:

      C’è qualcosa in me che si ribella all’idea della pecora. Forse è per via di questa strana condizione umana, in cui sempre di più è ciò che so e sempre di più è ciò che non so (e che forse mai saprò), ma che è anche capacità di “fingermi” interminati spazi ecc..,, e, per di più, di comunicare ad altri la meraviglia di questa esperienza in modo tale che, attraverso le mie parole, possano in qualche modo condividerla e provare a sperimentarla.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    –Secondo la ragione, il cui principio è l’aut-aut,– (il Matto).
    No, Nippo, la ragione non ha come principio l’aut-aut.
    La ragione ha come principio se è “falso” non può essere “vero” e se è “vero” non può essere “falso”.
    Aut-aut è una funzione logica come l’et-et, il not e il nor.
    Nessuno nega l’esistenza della fantasia nè come attività di pensiero nè come prodotto della stessa attività; ma non c’è alcuna ragione per porla al di sopra della ragione.

    • il Matto ha detto:

      Aut vero aut falso: non giriamoci intorno.

      Salvo poi lo stabilire in maniera assoluta, cioè sempre e comunque, cosa sia vero e cosa sia falso.

      La fantasia, ma forse sarebbe meglio dire l’immaginazione, travalica la ragione. Volendo essere pignoli, si potrebbe dire che la ragione senza l’immaginazione sarebbe impossibile. Lo stesso per l’intuizione e l’ispirazione: senza di esse la ragione sarebbe inerte. Una comprensione esclusivamente razionale è impossibile.

      Il servo senza il dono, per restare a Einstein, resta un servo. E nemmeno tanto affidabile.

      In altri termini: la ragione è una gabbia; fuori di essa c’è il cielo infinito.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Secondo te Einstein era un sano di mente o un matto?

        • il Matto ha detto:

          Beh, di sicuro non era uno “normale”.

          I Sani di Mente, di solito, non fruiscono del cosiddetto “lampo di genio”, poiché hanno una mente ben organizzata, procedono come si dice oggi “in sicurezza”, con i tasselli del mosaico ciascuno al loro posto. Non prevedono tasselli “extra”.

          Stessa cosa per Dante, Leonardo, Caravaggio, Michelangelo e via dicendo: non mi sembra fossero così Sani di Mente. Uno “normale” non tira fuori la Pietà da un blocco di marmo, al massimo la va a vedere e dice “che bella!”.

          A scanso di equivoci: con tutto il rispetto dei Sani di Mente.

      • R.S. ha detto:

        Sempre per conversare: la ragione umana si ingabbia se pensa se stessa come assoluta. La ragione di una creatura non è quella del Creatore. Inoltre la ragione umana decaduta è soggetta all’inganno di potenze dell’aria che sono più intelligenti. Perciò la ragione vera spera da Dio la salvezza che non potrà farsi da sola, mentre i potenti del mondo spingono verso le loro soluzioni finali che somigliano tutte al campo di concentramento.
        L’inferno è questo: una separazione eterna da Dio, avendolo voluto. È aver sete e sapere che non ci sarà acqua. Mai più… in eterno.
        Allora è ragionevole vivere per essere salvati. L’intelligenza superiore alla nostra, ribelle a Dio, vuol portarci dove sta già lei!

        • Lascia stare! ha detto:

          Ma anche tu R.S., cosa vuoi conversare con un avanzo di manicomio! Portagli un gingillo e dagli sempre ragione, così felice lui e le sue due appendici al femminile. Ma veramente non hai capito con che personaggi hai a che fare? Eppure non mi sembri un giovincello di primo pelo!

      • Adriana 1 ha detto:

        L’immaginazione che compare prima della ragione e come compagna fedele dell’intuizione si trova individuata
        con precisione lenticolare nel libro del “Vijinana bhairava”…Caro Stilum, vedi di procurartelo…non è mai troppo tardi…

  • Adriana 1 ha detto:

    ” Prima di praticare lo Zen le montagne mi sembravano montagne e i fiumi mi sembravano fiumi.
    Da quando pratico lo Zen vedo che i fiumi non sono più fiumi e le montagne non sono più montagne.
    Ma da quando ho raggiunto l’Illuminazione, le montagne sono di nuovo montagne ed i fiumi di nuovo fiumi. ” ( cit.Zen)
    Allora…a che ti servono le porte?
    Soprattutto a partire dal fatto che si ignora chi fu, o chi fossero gli autori del Vangelo del cosiddetto Giovanni e dell’Apocalisse.

  • Balqis ha detto:

    Complimenti, caro Matto. Vorrei esprimermi con un commento all’altezza della riflessione, ma, da un lato, la mia mente intuitiva è poco sviluppata mentre, dall’altro, la buona vecchia mente razionale – che mi ha umilmente reso i suoi servigi per così tanto tempo nonostante io l’abbia troppo spesso sottoposta ad un carico di lavoro insopportabile – resiste all’idea di lasciare andare il filo dell’aquilone.
    Ne è prova il fatto che, ad esempio, pur se impegnata nel suo incessante lavorìo, con la coda dell’occhio non può fare a meno di cogliere che è pur sempre “nel pensier” che io “mi fingo” quegli “interminati spazi”, “sovrumani
    silenzi, e profondissima quiete”…

    • il Matto ha detto:

      Non so “intuire” se i suoi complimenti abbiano una sfumatura di sardonico. 😜

      Ritengo che il “nel pensier mi fingo” di Leopardi sia abbastanza difficile da inquadrare con la ragione, e che, a mio avviso, è segno di un sicuro presentimento.

      Bello il gesto da lei proposto del “lasciare andare il filo dell’aquilone”, che lei non è disposto a compiere, preferendo, stando ad Einstein, il servo al dono.

      Ma, in fondo, ognuno va per la sua strada.

      • Balqis ha detto:

        No, nessuna sfumatura di sardonico. Solo una constatazione basata sulla conoscenza di me stessa. La sua “via verticale” è affascinante, tanto più se contempla non belligeranza e leggerezza come effetti collaterali.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Consiglio: prima di riflettere sul significato occulto di questo articolo, andate a leggere qui:
    https://www.treccani.it/vocabolario/matto1/

    • Adriana 1 ha detto:

      Caro Stilum,
      Moriae encomium, Erasmo da Rotterdam.

    • il Matto ha detto:

      Caro S.E.,

      se vedi l’ “occulto” nell’irrisolvibilità razionale del koan è un conto, altrimenti …

      In passato misi in evidenza che, essendo Matto, non posso godere del plauso dei Sani di Mente, i quali ostentano la loro “normalità” indicando, come fai tu, un Matto quale «ubriaco, stupido, stolto», per fermarmi solo all’inizio della “documentazione” che hai suggerito.

      Non ti sembra di andarci un po’ troppo pesante?

      Un Sano di Mente dovrebbe essere più controllato.

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        Prima di protestare leggi il documento fino in fondo. In ogni caso sei tu che ti dai del matto non sono io a definirti tale.

      • Balqis ha detto:

        Ai “normoragionanti” preferisco di gran lunga i matti.

      • Adriana 1 ha detto:

        Caro Matto,
        se posso permettermi…la PAURA a molti fa molti scherzi…
        non belli.

        • Adriana 1 ha detto:

          …ossia la paura di trovarsi esclusi dallo zeitgeist in cui confidano, avendo scambiato per “buon senso” il loro facile “senso comune”.

          • il Matto ha detto:

            Come amo ripetere da qualche giorno:

            unicuique suum.

            E lo dico dallo stato interiore di non belligeranza.

            E giusto che ognuno segua il proprio sentiero.

        • stilumcuriale emerito ha detto:

          13 Aprile 2024 alle 05:58
          Adry ma tu alle 5:58 sei già sveglia o non sei ancora andata a letto? Oppure è l’orologio del tuo PC che non funziona?
          Per fare certi discorsi non è necessario essere aquile, e di aforismi sono pieni i libri. Tutto sta a vedere se chi li ha detti, nel momento in cui li ha detti, era a posto di testa o no.

          • il Matto ha detto:

            Scusa se mi intrometto.

            Chi decide se erano a posto di testa o no?

            Ma poi che significa “a posto di testa”?

            Mi hai fatto venire in mente un pungente aforisma di Charles Bukowsky:

            “Alcune persone non impazziscono mai. Che vite davvero orribili devono condurre.” 🤠

          • Adriana 1 ha detto:

            Perbacco, che stupendo investigatore sei…allora prendi nota che la “famiglia” di Gesù lo prese per matto più di una volta. 🤭

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Stilum,
            …avevo scordato di condolermi con te per il fatto che a quel tempo non ci fossi tu, mischiato alla folla dei parenti, per decidere
            infallibilmente se il Gesù che predicava era uno “compos sui”, oppure era totalmente alienato. Che peccato…che peccato.

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Stilum,
            aggiunta n.2, ( veh, che testa! veh, che testa! )…Come utlle strumento di indagine, sarebbe stato anche opportuno che avessi portato con te la clessidra.
            Indispensabile conoscere l’ora in cui Gesù stava parlando per decidere il suo grado di alterazione mentale. Magari anche un termometro sarebbe stato il benvenuto…e pure un barometro…non si sa mai.

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