Dolore Innocente, Ateismo, Darwin, la Sindone. Silvana De Mari.

10 Aprile 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo della dottoressa Silvana De Mari, che ringraziamo di cuore. Buona lettura e condivisione.

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ATEISMO E SINDONE

L’ateismo è una ideologia clamorosamente irrazionale. I tre pilastri sono che dal nulla sia nato il tutto, dal caos sia nato l’ordine e che dall’inorganico sia nato l’organico. Viene spesso spacciata per scienza la teoria di Darwin.

Si tratta appunto di una teoria, una teoria che la genetica ha clamorosamente sconfessato, una teoria ascientifica, venduta per scienza su tutti i nostri libri di testo.

Che una cellula, il DNA o più banali e piccole molecole organiche si possano essere create da sole per aggregazione casuale di atomi in condizioni fisiche chimiche talmente particolari che non siamo in grado di riprodurle, è un concetto completamente irrazionale, che è una maniera colta ed educata per dire che è un’idea scema.

È nato prima il DNA o è nata prima la DNA polimerasi? Il DNA come accidente ha fatto a formarsi senza un enzima polimerasi a tenere insieme i nucleotidi che lo compongono? La polimerasi come ha fatto a formarsi senza il DNA che la codificava? I nucleotidi del DNA come si sono formati? E gli aminoacidi della polimerasi? Ci spiegano cortesemente che l’uomo discende dalla scimmia.

La prova sarebbe costituita dal fatto che abbiamo il 98% del patrimonio genetico in comune con lo scimpanzé. Questo significa che abbiamo il 2% del patrimonio genetico diverso dallo scimpanzé. Dato che abbiamo 40.000 geni, il 2% di 40.000 è 800, vuol dire che abbiamo 800 geni di differenza. Il gene è una porzione di DNA, sequenza di nucleotidi, che codifica una proteina, sequenza di aminoacidi. Un gruppo di tre nucleotidi, tripletta, codifica un determinato aminoacido. Il numero di aminoacidi varia da proteina a proteina, la miosina ne ha 1800, l’angiotensina 452. Per semplificarci la vita possiamo calcolare una media sottostimata di 500 aminoacidi a proteina. 500 aminoacidi a proteina vuol dire 1500 nucleotidi del gene che la codifica. 1500 nucleotidi moltiplicato per 800 geni sono un milione e duecentomila nucleotidi.

È sufficiente che un dannato nucleotide si disallinei, che abbiamo malattie devastanti come l’emofilia, la distrofia di Duchenne, la fibrodisplasia ossificante progressiva. Secondo i darwinisti 1.200.000 mutazioni, tutte con un senso preciso, sarebbero avvenute contemporaneamente.

Sorvolando che è statisticamente impossibile, il DNA è difeso contro le mutazioni, non è una blindatura al 100%, ma è una difesa più che sufficiente a evitare un alto numero di mutazioni.

Da quando la signora Curie ha isolato il radio noi siamo diventati un laboratorio di mutazioni. Alla radioattività si aggiungono i mutageni chimici. Abbiamo avuto innumerevoli casi di cancro, distrofia, malformazioni. Non abbiamo avuto una sola mutazione utile come le branchie oppure le ali, nemmeno i capelli color lilla.

L’esempio spesso citato delle farfalle che cambiano il colore delle ali a seconda che la corteccia delle betulle su cui si posano sia chiara o scura, è un caso di adattamento epigenetico, non di mutazione genetica.

Inoltre le mutazioni che differenziano l’uomo dalla scimmia, perdita della coda e del pelo, maggiore comunicazione, maggiore manualità, maggiore intelligenza, sono un vantaggio su lunghe distanze, ma sono un disastro su quelle corte. Una scimmia senza coda e senza pelo impiega almeno cinque generazioni per mettere insieme comunicazione, socializzazione, utensili e un qualche straccio di vestiario che diano una vittoria evoluzionistica.

Nella prima generazione è svantaggiata su tutti i fronti, non ha nessuna possibilità di sopravvivere e addirittura di vincere la battaglia evolutiva. Gli anti darwinisti sono trattati da deficienti, oltre che ovviamente terrapiattisti e bigotti.

In realtà non sono pochi i liberi pensatori che hanno osato mettere in dubbio la teoria di Darwin essendo questa una teoria biochimicamente indimostrabile. Thomas Nagel filosofo statunitense non credente per il suo libro “Mente e cosmo. Perché la concezione neodarwiniana della natura è quasi certamente falsa”, è stato coperto di contumelie.

La teoria di Darwin è intoccabile perché è il pilastro che sostiene in maniera pseudoscientifica l’ateismo.

Questo lo capisco bene perché per mezzo secolo sono stata atea e darwinista. Il fatto è che non tolleravo l’idea di un Dio che permette il dolore innocente.

Se Dio è il creatore di tutte le cose visibili e invisibili,  ha creato anche la fibrodisplasia ossificante progressiva.

Dopo mezzo secolo di ateismo militante mi sono arresa per motivi scientifici.

Il DNA non può essersi formato da solo. Il DNA non può presentare 1.200.000 mutazioni tutte con un senso.

Una volta archiviata questa teoria, il mondo che si è creato da solo, il DNA che si è creato da solo, l’uomo discende dalla scimmia, a questo punto non resta che l’altra: Dio ha creato il mondo, e se ha creato il mondo è responsabile del dolore.

Il dolore di un adulto può rendere la sua anima più forte, ma che senso ha il sarcoma di un bambino di sei mesi? Sul mio libro di patologia generale, il primo libro dove vedevamo fotografie di persone malate, c’era la foto di un bimbo con il viso completamente ingabbiato in una patologia oncologica.

Come è possibile credere in Dio? Non è infinitamente più etico l’ateismo, anche a costo di teorie pseudoscientifiche deficienti (nel senso letterale del termine, deficere, manca un pezzo)?

Sono inciampata nei documentari sulla Sindone. Nel 1988 sono stati fatti studi ascientifici sulla Sindone, che hanno portato alla conclusione falsa che sia un manufatto medievale. Lo studio si basava sulla datazione mediante misurazione del carbonio 14 che non andrebbe mai esaminato su un telo, dato che è ovvio che sul telo si sono sovrapposti innumerevoli altri atomi di carbonio nei secoli, nel caso della Sindone quello di migliaia e migliaia di candele e di due incendi. I frammenti sono stati prelevati da uno degli angoli della Sindone, dimenticando che la Sindone veniva esposta tenendola con le mani dagli angoli, quindi su quei frammenti c’era anche il sudore di migliaia di mani, e addirittura alcuni fili di rammendo.

Studi più recenti ed attendibili datano la Sindone tra il 300 avanti Cristo e il 300 dopo Cristo e, soprattutto, riescono a rispondere alla domanda: come si è formata l’immagine? La Sindone è un negativo tridimensionale. L’immagine può essersi formata in una sola maniera: un corpo martirizzato si è dissolto in una luce talmente potente che è riuscita a imprimere il telo.

L’immagine della Sindone non è né dipinta né ottenuta per pigmento: è stata la luce. Una luce potente può imprimere immagini su qualsiasi superficie: lo si è visto a Hiroshima.

Quindi un’entità divina ha creato la vita e Cristo è risorto.

Queste due affermazioni sono scientifiche.

Negarle è ascientifico.

A questo punto resta il problema del dolore innocente, dei campi di sterminio, della guerra, delle bombe atomiche. In realtà è sufficiente un unico bambino ma anche unico adulto in un reparto di grandi ustionati o in un reparto oncologico perché il problema del dolore innocente diventi insopportabile.

Il cristianesimo è onestamente una religione contro intuitiva. Si comincia col serpente che parla, si finisce con una vergine che partorisce, ed è tutto incentrato sulla crocifissione atrocemente dolorosa di un personaggio onnipotente, che sarebbe quindi perfettamente in grado discende dalla Croce che resta a morire nel dolore. Ho avuto bisogno delle analisi scientifiche della Sindone per riuscire a credere che invece era tutto vero. Cristo, figlio di Dio, prova il dolore, un dolore inenarrabile.

Il dolore, quindi il dolore innocente, quello di Cristo, quello di un bambino nato malato, hanno un senso.

Anche qui la nostra mente si ribella. Cristo aveva comunque 33 anni, era in grado di dare un senso al dolore.

Un bambino piccolo non ha questa capacità. Dio lo permette perché quel bambino sarà consolato. Sarà consolato per l’eternità.

Il dolore è conseguente alla scelta del male. Coloro che hanno portato il dolore innocente saranno consolati per l’eternità. Il dolore innocente è insopportabile se noi lo guardiamo dal punto di vista umano. Il dolore e la morte sono inseparabili dalla vita. È quello che intuisce il buddhismo che vuole estinguere la vita per estinguere il dolore.

Il Nirvana è l’estinzione della vita nel nulla.

Cristo prende su di sé il dolore perché si possa avere l’estinzione del male, e per darci la certezza che il dolore, tutto, sarà consolato.

Nel momento in cui comprendiamo che la morte è il passaggio all’infinito, allora sappiamo che il dolore sarà consolato, e Cristo con la sua croce ci ha aperto il passaggio.

Ci è stata lasciata la Sindone per darcene la certezza. Buona Pasqua.

https://ilbolive.unipd.it/it/news/perche-sindone-autentica#:~:text=Il%20cadavere%2C%20dotato%20di%20notevole,quindi%20l’autenticit%C3%A0%20della%20Sindone.

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15 commenti

  • Luca antonio ha detto:

    Cara Balqis , lei scrive : “Mi scusi, ma Giovanni Paolo II allora era impazzito nel parlare di più teorie dell’evoluzione?”, purtroppo non so risponderle, non avendo mai, almeno a mia conoscenza, lo stesso Papa né l’ Accademia pontificia della scienza dettagliato cosa dovesse intendersi per piu’ teorie dell’ evoluzione.
    Credo che la preoccupazione di Giovanni Paolo fosse quella di prendere una posizione mediana, da un lato per non doversi difendere da un altro caso Galilei, dall’ altro per stemperare l’ importanza dell’ argomento pensando che queste fossero delle bagatelle di poco conto rispetto a cose piu’ importanti – ma che, almeno a mio parere, non lo sono affatto viste le implicazioni che ho solo provato ad accennare-.
    Quello che è certo è che il mondo ancora aspetta la scoperta dell’ anello di congiunzione tra la scimmia e l’ uomo, prova cercata con ogni mezzo, lecito e illecito- il falso dell’ uomo di Piltdown rimane solo un esempio di vertice ma non e’ il solo-.
    Non ho alcuna posizione netta in proposito, ma penso che prima di accettare come certa quella che ad oggi, nonostante l’ abbondanza di mezzi e il clima culturale a sostegno, rimane ancora una teoria, ci penso almeno due volte.
    Grazie per la risposta, aggiorniamoci e manteniamoci in contatto, magari prendendo qualche antiossidante,
    ….. tra settemila anni forse esce fuori il tanto cercato anello di congiunzione!😉

  • giovanni ha detto:

    Articolo molto bello che ci parla della Conversione giunta esaminando le prove dell’esistenza di Dio.

  • Balqis ha detto:

    Fatico a partecipare ad un dibattito di critica verso una teoria ottocentesca, quale è quella di Darwin, tutt’altro che cristallizzata, ma che ha avuto sviluppi considerevoli rispetto alle prime formulazioni ancora rigidamente positivistiche, grazie all’emergere del paradigma della complessità ed alla conseguente introduzione, all’interno dello stesso “discorso scientifico”, di approcci del tutto inediti rispetto al passato.
    Mi riferisco, ad esempio, alla messa in crisi dell’oggettività dello stesso metodo sperimentale dovuta alla imprescindibile soggettività dello sperimentatore – cioè delle sue aspettative, del suo percorso culturale, dei suoi pregiudizi e anche delle sue emozioni – cioè della ricucitura della cesura tra le cosiddette scienze “dure” ed umanistiche (dalla psicologia alla filosofia e alla teologia, solo per citarne alcune). Quando finirà la tragedia dei lavori nel mio appartamento potrò tirare fuori dagli scatoloni un saggio di un evoluzionista “eretico” come Gould, che ha evidenziato come la selezione naturale, sempre presentata come violenta sopraffazione del più debole da parte del più forte, non riesca a fornire una spiegazione per comportamenti come l’altruismo.
    In attesa, invio il pensiero di Giovanni Paolo II che, non a caso, parla di “teorie dell’evoluzione” (al plurale), mostrandosi consapevole che il positivismo (e, di conseguenza, pure il modernismo!!) sono finiti da un pezzo (ma molti non se ne sono accorti, mi sembra) e le questioni da affrontare oggi sono ben altre…
    https://www.vatican.va/content/john-paul-ii/it/messages/pont_messages/1996/documents/hf_jp-ii_mes_19961022_evoluzione.html

    • Luca Antonio ha detto:

      Purtroppo prima afferma questo: “..nuove conoscenze (quali ? dove?, Ndr) conducono a non considerare più la teoria dell’evoluzione una mera ipotesi. È degno di nota il fatto che questa teoria si sia progressivamente imposta all’attenzione dei ricercatori, a seguito di una serie di scoperte fatte ( da ricercatori che avevano quali aspettative?, quali pregiudizi ?, come da Lei ben evidenziato. Ndr) e nelle diverse discipline del sapere. La convergenza, non ricercata (sicuro sicuro?, guarda caso i finanziamenti arrivano copiosi solo se si ricerca in una certa direzione, ndr) né provocata ( idem, Ndr) dei risultati dei lavori condotti indipendentemente (? ) gli uni dagli altri, costituisce di per sé un argomento significativo a favore di questa teoria.”
      Come vede cara mia la Chiesa non ha posto argini a questa teoria, ma le ha spianato la strada, decretando di fatto la sua fine.
      Se infatti, faccio solo un esempio banale, l’ uomo e’ frutto di un’evoluzione dalla bestia , in quale momento la sua anima diventa un’ anima immortale?. O anche gli animali hanno un’ anima immortale ?, e se no, quando avviene la censura?, sulla base di cosa?.
      Ma, sopra ogni altra considerazione, se tutto evolve, come ha potuto la Chiesa rivendicare per 2000 anni di essere portatrice della Verita’?,; oppure l’ evoluzione e’ finita?…e quando ?, con le tavole della legge?, con la venuta di Cristo?,… e domani ?…
      Ginepraio irrisolvibile…..meglio abolire le domande… …viviamo tranquilli…

      • Balqis ha detto:

        Tra gli anni del pontificato di Pio XII e quelli di Giovanni Paolo II non c’è stato nessun avanzamento delle conoscenze?

        • Luca antonio ha detto:

          Per quanto riguarda le prove sulla scientificita’ della teoria dell’ evoluzione non mi sembra.
          Molta letteratura para scientifica , ma di concreto nulla.
          Il saggio super pubblicizzato di Richard Dawkins
          L’ orologiaio cieco approda al nulla (l ‘ assunto di base che il caso e il tempo possano produrre la divina commedia facendo battere ad un esercito di scimmie la tastiera di un computer per un tempo sufficientemente lungo frana di fronte alla prescrizione posta alla base dell’esperimento stesso, cioe’ che una volta che la scimmia pigiasse il tasto giusto
          – N, nel caso dell’ incipit- questa N rimane e si cristallizza,Ve cio’ equivale ad ammettere che esiste un programma con il testo della divina commedia sotto… già… ma la domanda su chi abbia creato il programma rimane inevasa ).
          Si legga anche volendo, dello stesso Dawkins il breve saggio sul gene/meme egoista, fa da pandant al suo libro di Gould sulla insufficienza della spiegazione dello sviluppo della vita basata solo sull’ istinto di sopravvivenza. Monod col suo caso e la necessita’ e’ ancora più approssimativo, e nessun studio che io conosca – se ha indicazioni al contrario la prego di segnalarmele e le sarò grato – e’ riuscito a spiegare compiutamente le complessità irriducibili – che col progresso vengono alla luce ogni giorno -che reggono la vita e l’ universo stesso.
          Se non lo conosce mi permetto di segnalarle “Evoluzione un trattato critico, certezza dei fatti e diversità delle interpretazioni”, del 2007, scritto a piu’ mani a seconda delle specialita’ ,studio serio e molto equilibrato.
          Poi alla fine rimane sempre la valutazione di ognuno, che tuttavia alla mia eta’ mi sento di dire basarsi piu’ su un orientamento psichico e spirituale che sulla sola ragione – che senza quelli gira a vuoto-.
          Per quanto riguarda l’ orientamento mentale dell’ osservatore non mi sembra che le nostre posizioni divergano, lei chiama influenza della soggettività’ quello che io chiamo, piu’ superficialmente, pregiudizio, ma il risultato non e’ molto diverso, si finisce spesso per vedere solo cio’ che ci fa comodo. Infine, e finisco, accetto quello che lei mi dice sui finanziamenti,- dimostra di saperne più di me-, ma converra’ altrettanto con me che non si assurge alla gloria delle cronache e dei finanziamenti se non si fa parte di un certo giro.
          I premi Nobel insegnano… prenda solo quello a Dario Fo’.
          Grazie per la competenza , che ho avuto modo di apprezzare anche in suoi altri interventi, e la signorile disponibilita’.
          Saluti.
          P.s.: non temo le critiche, anche brutali purché oneste,…non si faccia scrupoli a farmene, siamo qui in questo strano, meraviglioso mondo, per seguire “virtute e canoscenza”.

          • Balqis ha detto:

            Mi scusi, ma Giovanni Paolo II allora era impazzito nel parlare di più teorie dell’evoluzione? Conosco il libro di Monod ed è ovvio che sia, come lei dice, approssimativo. In nessun caso si tratta di una questione che può essere risolta in via sperimentale. Concordo con lei che ci sia una dimensione “altra” che la scienza, pur avanzando, non riuscirà mai a “catturare”. L’universo deve pur aver avuto un inizio da qualcosa. Se davvero, secondo la teoria del big bang, che pure convive con altre, tutta la materia era concentrata, cosa ha determinato l’espansione? Che poi ha dato luogo ad un universo in cui ovunque vigono le stesse regole?
            Non capisco perché le teorie scientifiche, per loro natura parziali, non possano convivere con una visione del soprannaturale, che oltretutto è un aspetto caratteristico dell’uomo. Nè questo implicherebbe una smentita delle Scritture, che appartengono ad un preciso momento storico ed utilizzano il linguaggio che allora poteva essere compreso.
            * Ho già scritto altrove (non ricordo dove) che ho un problema di libri dentro agli scatoloni. Sono certa che alcuni brani le piaceranno molto.

      • Balqis ha detto:

        Mi accorgo che lei ha frainteso ciò che ho scritto, peraltro riassumendo un testo molto interessante che non ho avuto la possibilità di riprodurre. Mi riferisco alla questione della reintegrazione della soggettività del ricercatore nelle sue ricerche, che lei riassume con “pregiudizi” ma che non sono quelli che pensa lei, che poi sposta il discorso sui finanziamenti, di cui mi sembra non conosca i meccanismi (lei non immagina neppure quante ricerche indipendenti siano scaturite da finanziamenti “interessati”, che pure esistono, beninteso!).
        Per spiegare faccio un esempio: il ricercatore predispone un programma sperimentale per verificare la sua ipotesi X. Se nel corso della sperimentazione emergono elementi tali da supportare una ipotesi Y, che non c’entra niente con X, il ricercatore può anche non accorgersene, perché le sue aspettative, le sue emozioni personali, la sua soggettività sono tutte concentrate su X. Il testo al quale mi riferivo, che sostiene la necessità di una ricomposizione delle fratture tra ambiti del sapere, se ben ricordo mostra come importanti “scoperte” (concetto che comunque viene messo in discussione) scientifiche siano derivate da studi che cercavano altro.

  • Anonimo verace ha detto:

    Non c’e’ solo la Sindone per avere la conferma della Resurreziome.
    Avete mai sentito

  • Anonimo verace ha detto:

    A me sono sempre piaciuti i libri del sindonologo BAIMA BOLLONE.
    Forse sono reperibili in qualche biblioteca.

  • noter de berghem ha detto:

    Tratto liberamente da un articolo di Giuseppe Sermonti – scrittore, saggista, già docente di genetica all’Università di Perugia.

    Il cervello ha un grande volume nel feto, e si riduce, in rapporto al corpo, con la crescita. Un grande cervello è un carattere infantile. Nel neonato la testa pesa percentualmente sulla massa totale più che nell’adulto.

    La teoria evoluzionista fa discendere l’uomo dalla scimmia confinando nel regno delle favole l’antropologia biblica. Eppure i dati delle più recenti ricerche della paleontologia e della biologia molecolare sembrano indicare la grande antichità dell’uomo e il CARATTERE SECONDARIO E DERIVATO dei pongidi. Riacquistano così significato le antiche mitologie, nelle quali l’animalesco trae le sue origini dall’umano.

    Nella tradizione biblica l’uomo è creato direttamente dal Signore, a sua immagine e somiglianza. A questa antropogonia se ne sovrappone un’altra, di origine scientifica, secondo la quale l’uomo emerge dalla bestialità scimmiesca, per il gioco delle leggi di natura, senza bisogno del Signore. Si tratta di un’interpretazione di tipo gnostico che vede la creazione iniziale come l’atto malvagio di un demiurgo, e l’emergenza dell’uomo come un processo di liberazione dal male attraverso la conoscenza. L’interpretazione biologica ha guadagnato sempre più credito e l’uomo moderno è invitato a considerare l’antropogonia biblica come un mito.

    A questo punto si deve dire che l’antropogonia biologica, lungi dall’essere una realtà scientificamente comprovata, è uno dei capitoli più oscuri ed equivoci della nostra scienza moderna, e che l’origine scimmiesca degli uomini è stata sostenuta CONTRO ogni prova neontologica e paleontologica.

    Primitività dell’uomo.

    Contrariamente a quanto Darwin affermava e a quanto comunemente si crede, l’uomo non si distingue dalle altre specie di primati per essere particolarmente evoluto e specializzato. All’opposto, così come i primati rappresentano un gruppo primitivo tra i Mammiferi, l’uomo rappresenta una specie primitiva all’interno dei Primati.

    La grandezza del cervello umano è stata presa a misura della evoluzione della nostra specie. Il valore di questo dato ponderale è molto discutibile. Se fosse il peso assoluto del cervello a segnare l’intelligenza, la balena e l’elefante ci supererebbero di molto. Se, come pare più giusto, si dovesse valutare il peso cerebrale in relazione al peso del corpo, lo scoiattolo saimiri, il tursoide, il topolino e la tupaia avrebbero più intelligenza di noi. Nello scoiattolo saimiri il cervello rappresenta l’8% del corpo, nell’uomo il 2%. Il grosso cervello è carattere di tutti i primati e si trova in particolare in quelli considerati più primitivi (tursiope, tupaia).

    Nel neonato umano il peso relativo del cervello è quasi il 10% del peso corporeo e nel neonato di scimpanzé pressappoco lo stesso. Un valore enorme rispetto al 2% che l’uomo raggiungerà nella maturità. Il grosso cervello (per quel che conta) è un carattere primitivo e infantile, e non una caratteristica tardiva e adulta.

    Quasi tutti gli altri caratteri umani hanno una configurazione primitiva e originaria, sono cioè vicini alle conformazioni tipiche dell’ordine e presenti nei più antichi Primati fossili. Il cranio sferoidale, senza creste o arcate prominenti, è un tratto primitivo, così come i piccoli denti bassi e regolari, senza canini emergenti, che si osservano nel driopiteco (10 milioni di anni fa) e nel ramapiteco (15 milioni di anni fa).

    La mano umana ha l’architettura primitiva della mano dei tetrapodi. Le cinque lunghe e dritte dita chiudono una serie magica, 1.2.3.4.5., ovvero, radio+ulna, tre+quattro ossicini del metacarpo, cinque ossa del carpo che si continuano nelle falangi. Il piede presenta la plantigrada tipica dei mammiferi più primitivi, mettendo al suo servizio una perfetta integrità strutturale, con la stessa serie 1.2.3.4.5. della mano. Il parallelismo delle falangi del piede è presente nell’embrione di quasi tutti i primati, mentre il distacco dell’alluce è carattere che interviene solo al termine dello sviluppo embrionale degli scimmioni.

    Confronto tra i crani fetali e adulti di scimpanzé e di uomo.
    Il cranio scimmiesco adulto è molto più alterato nelle proporzioni di quello umano.

    La stazione eretta (cui la paleontologia assegna la venerabile età di 5-6 milioni di anni) è anch’essa un tratto primitivo. Essa comporta una base del cranio arrotondata e aperta in un forame occipitale centrale, articolato su un collo verticale. Questa è la condizione che preserva più integro l’allineamento delle vertebre e la sfericità del cranio, che sono caratteri embrionali. L’appoggio sulle nocche degli scimmioni e la stazione quadrupede comportano la torsione della nuca, l’arretramento del forame occipitale e la costrizione della base cranica. Durante lo sviluppo embrionale dei Primati il forame occipitale, inizialmente centrale, migra posteriormente.

    Tutti i caratteri che abbiamo menzionato collegano l’uomo all’embrione proprio e degli altri Primati, e lo indicano come specie giovanile e primigenia, spostandone la comparsa lontanissimo nel passato, oltre la testimonianza, pur impressionante, dei reperti fossili portati alla luce negli ultimi venti anni. Mentre nel 1960 si attribuiva al genere Homo non più di mezzo milione di anni, nel 1980 le datazioni di fossili del nostro genere hanno raggiunto i quattro milioni di anni.

    Non tenterò un esame, neppure sommario, dei fossili degli ominidi africani, se non per ribadire che essi testimoniano la grande antichità della stazione eretta. E’ mia convinzione, come quella di autorevoli paleoantropologi, che essi non siano i nostri ascendenti, ma rami laterali di un cespuglio dalla base del quale è emersa la nostra forma.

    Fossili di scimmioni del tipo dello scimpanzé, del gorilla e dell’orango, benché a lungo cercati, non sono mai stati trovati. Queste forme sono, per quanto ne sappiamo, molto più recenti della forma umana e attribuire il ruolo di nostri ascendenti ad essi o a forme ad essi simili (come voleva Darwin) è trasformare quello che fu un errore scientifico in un falso scientifico.

    Molecole e cromosomi

    L’uomo ha 46 cromosomi, gli altri primati 48: le mutazioni patologiche di solito aggiungono cromosomi, mentre il perderne è incompatibile con la trasmissione della vita. In una logica evolutiva va ritenuto possibile il passaggio dall’uomo ai primati, non il viceversa.

    Lo sviluppo della biologia molecolare a partire dagli anni sessanta ha consentito il confronto biochimico tra le specie viventi. Attraverso un criterio obiettivo di valutazione è divenuto possibile definire la “vicinanza biochimica” tra le specie. Specie giudicate lontane dai sistematici risultarono biochimicamente lontane, specie vicine risultarono biochimicamente molto simili. Confrontando i dati biochimici con quelli paleontologici fu anche possibile trasformare le distanze molecolari in tempi storici.

    Si postulò una costanza del ritmo di mutazione nel tempo, si calcolò (per varie proteine) il tempo medio richiesto per una singola modificazione, e si riuscirono così a calcolare, su base molecolare, i tempi di divergenza, cioè le epoche in cui due specie in esame avevano cominciato a registrare nelle loro molecole modifiche indipendenti, avevano cominciato a differenziarsi biochimicamente.

    Una delle più sconcertanti risultanze della comparazione molecolare fu la incredibile vicinanza tra l’uomo e gli scimmioni africani.
    Tradotta in milioni di anni, secondo i principi del cosiddetto “orologio molecolare”, la divergenza tra uomini e scimpanzé risultò di 1,3 milioni di anni, una data che fu poi corretta a 4-5 milioni di anni.
    Si trattava, comunque, d’un epoca inferiore alle più antiche documentazioni fossili relative ai primi ominidi (5-6 milioni di anni) in contraddizione con l’idea che gli ominidi derivassero dagli scimmioni.

    Un’analisi più sottile delle modificazioni molecolari successive alla divergenza tra uomini e scimmioni rivelò un’altra situazione inattesa. Le modifiche erano state molto più numerose sulla linea scimmiesca che sulla linea umana. Ciò corrispondeva alla constatazione che l’ascendente comune tra uomo e scimmioni aveva una struttura molecolare molto vicina a quella dell’uomo moderno.

    Sia anatomicamente che molecolarmente l’uomo risultava il Peter Pan tra i Primati, cioè la specie che non si trasformava nel tempo, il bambino che non voleva crescere.

    I citologi, cioè gli studiosi dei cromosomi, comparando le mappe cromosomiche di uomo, scimpanzé e gorilla raggiunsero, indipendentemente, la stessa conclusione. L’ascendente comune di uomini e scimmioni aveva cromosomi virtualmente uguali a quelli dell’uomo moderno. Anche i citologi raggiunsero la conclusione che uomini e scimmie erano derivati da un proto-uomo, il che significava, in parole semplici, che la figura umana aveva preceduto quella scimmiesca.

    I dati molecolari e citologici hanno sostanziato quello che i dati anatomici e paleontologici avevano indicato: una grande antichità dell’uomo e il carattere primario della nostra specie rispetto al carattere secondario e derivato degli scimmioni.

    La Forma umana è inscrivibile nel cerchio e nel quadrato (Leonardo). Al confronto la povera forma scimmiesca appare sproporzionata e deforme.

    La caduta dell’umano nell’animalesco è un avvenimento di così grande drammaticità che ci dobbiamo attendere di trovarne una traccia nelle categorie del nostro spirito, una menzione nelle nostre mitologie. Un esame della mitologia greca e della storia sacra cristiana ci confronta subito con la narrazione della caduta in varie versioni.

    L’origine dell’uomo dalla scimmia asserita da Darwin, oltre a contraddire una serie di prove naturalistiche, ribalta il fondamento della nostra sacralità, ponendo il male, sotto forma di scimmia, all’origine, e il bene come emancipazione dalla creazione primigenia. L’uomo razionale si salva da un cattivo demiurgo creatore.

  • Rolando ha detto:

    Sbalorditivo!
    La vera scienza è tutta in una parola “Unto”.
    Neppure una volta si chiama per nome questo presunto Unto.
    Certo che l’unto lascia segni indelebili; meno il povero corpo che ha inizio da zigote per il casuale incontro di due cellule meiosiche.
    E chi ha creato l’unto? E chi ha creato colui che ha creato l’unto?
    Tutti gli atomi di cui sono composto hanno decadenza nei tempi evolutivi, che sono tempi da capogiro!
    Ancora una volta, un povero essere umano sembra, dico sembra, difendere le “ragioni” di Dio, cioè la vera ed eterna Scienza, mentre manifesta semplicemente il proprio “istinto di conservazione”. Meister Eckhart docet.

  • Paoletta ha detto:

    bell’articolo, belle riflessioni!

  • Alessandro ha detto:

    Messori, con una formula felice, dice che solo se Gesù ha assunto il dolore, il dolore estremo, su se stesso, allora il dolore può cessare di essere scandalo per diventare mistero, la cui essenza e significato ci saranno chiari a suo tempo…

    • Rolando ha detto:

      Certo! Anche le sofferenze di Paolo che vanno a completare quelle di Gesù, perché come Dio non poteva né patire né morire.