Rapporto Siero-Tumore. Studio Choc di Oncologa Italiana sul Rischio mRNA. Gospa News.

9 Aprile 2024 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, su segnalazione di un medico fedele amico del nostro sito, M.P., che ringraziamo di cuore, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da Gospa News, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e condivisione.

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VACCINATI COVID: TURBO-CANCRO DOPO POCHI GIORNI-ORE! 26 Casi SHOCK in Studio di Oncologa Italiana sul Rischio Cancerogeno mRNA

VACCINATI COVID: TURBO-CANCRO DOPO POCHI GIORNI-ORE! 26 Casi SHOCK in Studio di Oncologa Italiana sul Rischio Cancerogeno mRNA

di Fabio Giuseppe Carlo Carisio

«L’insorgenza dei sintomi rispetto all’inoculo del vaccino è stata in genere breve: da qualche giorno a tre mesi; addirittura poche ore come nel caso della paziente, già affetta da sclerodermia, che ha sviluppato una Leucemia Mielomonocitica».

E’ forse questa la frase più agghiaiante del corposo studio realizzato dall’oncologa italiana Patrizia Gentilini e intitolato “Vaccini mRNA Anticovid-19 e Rischio Cancerogeno: Un Inquietante Sospetto”.

La ricerca è stata diffusa in anteprima dal sito ufficiale della Fondazione Allineare Sanità e Salute, del cui Comitato Scientifico la specialista medica è componente (link in fondo all’articolo). E’ di grande rilievo sia per le fonti di letteratura medica citate (47) sia per il numero di 26 Casi Report di tumori analizzati dall’autrice.

Un numero assai limitato rispetto alle segnalazioni di reazioni avverse registrati dalla piattaforma EudraVigilance per forme anomale tumorali rinominate dagli esprimi americani e inglesi “turbo-cancro” ormai quasi 2 anni fa.

La nostra precedente inchiesta aveva infatti svelato 642 esiti fatali tra ben 7.116 casi nell’Unione Europea raccolti dalla piattaforma di farmacovigilanza dell’European Medicines Agency solo per le prime dosi di sieri genici mRNA, quindi senza prendere in considerazione i BOOSTER dalla terza alla settima dose (già inoculata in Piemonte).

Ma la sostanziale importanza clinica dello studio della professoressa Gentilini (già Dirigente Medica dell’Unità Operativa di  Oncologia di Forlì e autrice di un articolo allarmante su Il Fatto Quotidiano) è data dalla precisa osservazione dell’analisi delle forme tumorali e dei tempi di insorgenza dopo le inoculazioni dei cosiddetti vaccini Covid-19. 

In vari casi si sono infatti sviluppate linfomi nel sito d’inoculo soltanto 3 giorni dopo!

In questa sintetica analisi del dovizioso documento tutti i link si riferiscono a precedenti articoli di Gospa News in quanto più divulgativi e meno tecnici dei link citati in bibliografia più utili agli addetti ai lavori.

«Prove crescenti hanno dimostrato che non producono immunità sterilizzante, consentendo alle persone di incorrere in frequenti reinfezioni. E’ inoltre appurato che l’mRNAvaccinale può raggiungere, grazie alle nanoparticelle lipidiche in cui è incapsulato, ogni distretto dell’organismo, interferendo a più livelli con il sistema immunitario e potendo innescare patologie su base autoimmunitaria, ma anche potenziali processi degenerativi in senso neoplastico» (Le neoplasie sono forme tumorali – ndr)

«Ai numerosi effetti avversi già segnalati (alterazioni ematologiche, metaboliche, danni all’apparato cardiovascolare, renale, riproduttivo, nonché danni al sistema endocrino, immunitario, nervoso) in seguito alla somministrazione di vaccini mRNA anti COVID-19, si aggiungono ora preoccupazioni anche per un loro potenziale effetto cancerogeno» si legge nell’Abstract della ricerca che fa riferimento a quelle del biochimico Gabriele Segalla sulla tossicità dei nanomateriali.

Ecco quindi l’allarme ribadito dall’oncologa italiana nelle sue Conclusioni dopo un approfondito capitolo su “Vaccini mRNA COVID-19 e cancro: ipotesi eziopatogenetiche e dati di letteratura” nel quale ha di fatto sintetizzato i contenuti di decine di studi pubblicati negli ultimi due anni da Gospa News dopo il boom di tumori rilevato in Italia, come previsto dal biologo Luc Montagnier nel marzo 2020.

«Lo sviluppo e la rapida commercializzazione dei vaccini mRNA contro COVID-19 hanno rappresentato una sfida senza precedenti a livello globale. Questi preparati sono stati utilizzati su larga scala nella grande maggioranza dei paesi occidentali, in tutte le età e in tutte le fasce di popolazione, anche quelle più giovani, poco o nulla colpite da Covid 19, comprese le donne in gravidanza e in allattamento anche se escluse dagli studi registrativi» si legge nella ricerca.

«Le motivazioni addotte per indurre a somministrare il farmaco e le informazioni fornite sono risultate scarse, frammentarie e spesso non veritiere, in quanto si tratta di preparati in grado di offrire una protezione transitoria dalla malattia grave, ma non sterilizzanti e non tali da impedire la trasmissione dell’infezione». 

Dato che le ripetute e continue varianti del SARS-Cov-2 continuano a eludere i booster come segnalato da medici di Harvard in uno studio pubblicato in anteprima da Gospa News.

«A queste innegabili criticità si stanno aggiungendo quelle derivanti dalla comparsa di eventi avversi, alcuni dei quali di recente ammessi nelle schede informative, quali mio/pericarditi anche con esito fatale. L’incremento di casi di cancro, anche molto aggressivi in persone giovani, e l’inaspettata ripresa di tumori da tempo guariti o stabili a seguito della somministrazione dei vaccini mRNA anti COVI-19, sono eventi sempre più segnalati a livello internazionale e in modo indipendente da esperti oncologi e ricercatori ed alcune pubblicazioni in tal senso sono già disponibili».

Uno dei riferimenti menzionati è lo studio del primario di OncoEmatologia dell’Ospedale di Piacenza, professor Luigi Cavanna, pubblicato dalla nostra testata giornalistica nel luglio 2023.

La nostra autonoma inchiesta sui dati di Eudravigilance delle segnalazioni di reazioni avverse sospette (pertanto non vagliate da farmacovigilanza attiva sulla correlazione e sul decorso) ne è una riprova visto che ben 2.440 risultano con esito ignoto e potrebbero pertanto riferirsi ad altri decessi.

Gentilini entra poi nel merito scientifico del fenomeno: «Le crescenti conoscenza degli effetti indotti da tali farmaci sull’organismo umano, specie a livello del sistema immunitario, offrono consistenti prove sulla plausibilità biologica di una loro potenziale azione cancerogena».

Ma prima di affrontare la parte più tecnica vediamo lo sconcertante bilancio dei casi report di vaccinati che hanno sviluppato forme di quello che è stato definito mediaticamente turbo-cancro.

26 Casi Report di Tumori sviluppati pochi Giorni dopo i Vaccini mRNA

«Quanto ai “Case Report” si riferiscono a tumori insorti in stretta relazione temporale con i vaccini anti COVID-19. Sono casi aneddotici, di valore scientifico indubbiamente limitato, ma che, alla luce delle dichiarazioni pubbliche di illustri esperti (14-17), dell’aumento di mortalità per cancro in Inghilterra dai 15 ai 44 anni e dell’incremento di oltre il 65% negli anni 2021-2022 in Svizzera dei soggetti che hanno richiesto terapie antitumorali, si ritiene possano comununque rappresentare “campanelli d’allarme” da non trascurare».

Scrive la dottoressa prima di sintetizzare esiti riassunti in tabelle inquietanti.

«Nel complesso si sono reperiti 26 casi, 24 dei quali riguardano patologie emolinfoproliferative. Nello specifico si tratta di 8 casi di patologie linfoproliferative a fenotipo B, 10 a carico della linea T, 6 a carico della linea mieloide e due casi riguardano l’insorgenza di tumori solidi. Una sintesi è riportata nelle Tabelle 1, 2, 3 che riportano rispettivamente i casi a carico della serie linfoide suddivisi per fenotipo B, T e della serie mieloide».

«Nei tumori del sistema emopoietico e nel melanoma la sorveglianza immunitaria svolge un ruolo di particolare rilievo: appare quanto meno “suggestivo”, alla luce delle importante alterazioni del sistema immunitario indotte dai vaccini mRNA, che siano proprio le patologie emolinfoproliferative quelle più descritte e che il maggior incremento di mortalità si sia registrato in UK per il melanoma».

«I Case Report reperiti consistono nella grande maggioranza dei casi nell’insorgenza ex novo di patologie proliferative a carico della linea linfoide di fenotipo sia B che T. Il vaccino Comirnaty BioNTech/Pfizer è quello più coinvolto (16 casi). L’insorgenza dei sintomi rispetto all’inoculo del vaccino è stata in genere breve: da qualche giorno a tre mesi; addirittura poche ore come nel caso della paziente, già affetta da sclerodermia, che ha sviluppato una Leucemia Mielomonocitica (45).

«In un caso l’insorgenza di Leucemia Linfoblastica Acuta si è avuto in donna di 47 anni da due anni in remissione per Linfoma NH (34), una Leucemia Mieloide Acuta è insorta in una donna di 67 anni, in remissione dopo trapianto allogenico da 14 anni eseguito per LAM. In questo caso la paziente aveva eseguito due somministrazioni con vaccino anti COVID-19 a virus inattivato 3 mesi prima e dopo il boster con Pfizer ha sviluppato repentinamente sintomi con diagnosi di LAM (34)».

«In due casi di Linfomi T vi è stata ripresa di patologie ben controllate quali Micosi Fungoide e Papulomatosi linfomatoide (41). Da segnalare l’insorgenza di linfoma in tre casi nel sito di inoculo (37, 38, 40) e in cinque casi nei linfonodi tributari (ascella, latero cervicali)».

«Significativo il caso del Linfoma angioimmunoblastico a cellule T (36) in cui il soggetto è autore del lavoro e in cui si riporta una rapida progressione dopo booster. Il paziente, vaccinato con 2 dosi di Comirnaty alcuni mesi prima, aveva sviluppato una rara forma di linfoma ed aveva eseguito l’8 settembre PET/CT di stadiazione, dopo quattordici giorni (22 sett.) riceveva una dose di richiamo dello stesso vaccino in preparazione alla chemioterapia. Entro pochi giorni il paziente riportava un notevole gonfiore dei linfonodi cervicali destri e una seconda PET, 8 giorni dopo il boster, mostrava il netto aumento sia numerico che della attività metabolica delle linfoadenopatie preesistenti a livello sopra- e sub-diaframmatico, nonché nuove lesioni (vedi Figura 7)».

«Per tumori solidi insorti a breve distanza dalla vaccinazione mRNA Covid 19 in un caso vi è stata ripresa di melanoma metastatico alla mammella in una donna di 64 anni, con anamnesi significativa per melanoma cutaneo precedentemente asportato (46). In un altro si è avuta la comparsa di un sarcoma aggressivo in donna di 64 anni nel sito di iniezione a distanza di pochi giorni dalla seconda dose del vaccino Moderna (47)».

Vaccini mRNA COVID-19 e cancro: ipotesi eziopatogenetiche e dati di letteratura

Nell’introduzione l’esperta di oncologia ha menzionato molteplici ricerche statistiche internazionali sull’incremento di casi di cancro al tempo della pandemia. Come evidenziato anche da un nostro recentissimo articolo.

Con un’eccezionale abilità di sintesi sui punti critici che mettono in correlazione biochimica/patologica i sieri genici mRNA e i turbo-cancro ovvero:

«In particolare l’incremento di IgG4, l’interferenza con geni oncosoppressori, l’alterazione dei meccanismi di riparo del DNA, la sovraespressione della proteina di morte cellulare nei linfociti T1, rappresentano indubbiamente elementi facilitanti la tolleranza immunitaria nei confronti di cloni neoplastici nonchè la stessa trasformazione neoplastica».

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2 commenti

  • Paoletta ha detto:

    per la serie…tuteliamo i fragili!

  • Adriana 1 ha detto:

    Valido articolo del quale ringrazio l’autore e Tosatti.
    Quindi abbiamo un’ulteriore conferma che tale prassi
    serve, semplicemente ad eliminare gli umani senza troppo scalpore…profetico Montagnier.

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