Cibernetica e Intelligenza Artificiale. Che Cosa Significa, in Realtà? Amedeo Zerbini.

14 Marzo 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito, l’ing. Amedeo Zerbini, offre alla vostra attenzione questi chiarimenti tanto più utili in tempi in cui si parla moltissimo di Intelligenza Artificiale. Buona lettura e condivisione.

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Che cosa è la cibernetica?

Ultimamente sono venute di moda nelle varie ciance di “esperti” televisivi e mass-media  due termini : cibernetica , abbreviata in cyber, e Intelligenza artificiale, abbreviata in A.I.

Molti ne parlano con toni apocalittici paventando un futuro in cui l’uomo sarà schiavo e sottomesso alle macchine e sull’intelligenza umana prevarrà un’intelligenza artificiale creata dalla “tecnologia”.

L’Unione Europea sta addirittura predisponendo una normativa sulla ’’ Intelligenza Artificiale”.

Hanno tenuto  convegni internazionali sull’argomento, e ne parlano anche cardinali di Santa Romana Chiesa senza saperne niente, ma in realtà che cosa significa “cibernetica” e che senso ha parlare di “intelligenza artificiale”?

Quale sia il significato di “cibernetica” lo chiediamo  al suo inventore Norbert Wiener .

Norbert Wiener (Columbia26 novembre 1894 – Stoccolma18 marzo 1964) è stato un matematico e statistico statunitense. Famoso per ricerche sul calcolo delle probabilità, ma soprattutto per gli sviluppi dati, insieme a Claude Shannon, alla teoria dell’informazione, essendo riconosciuto come il padre della cibernetica moderna.

Nel suo libro  “Introduzione alla Cibernetica”  (tradotto e pubblicato in italiano dall’edtore Einaudi  nel 1953 ) Wiener dedica il primo capitolo proprio alla domanda : che cosa è la cibernetica? E la risposta la troviamo sinteticamente in queste poche righe (pag. 23) :

— Lo studio dei messaggi, e particolarmente dei messaggi effettivamente di comando, costituisce la scienza della cibernetica, come è stata da me chiamata in un libro precedente, con un termine greco che significa arte del pilota o timoniere. Si noti che la parola inglese governor ( dispositivo regolatore di una macchina  ) è semplicemente la forma latinizzata del termine greco che significa timoniere.

La tesi che informa questo libro è che la società può essere compresa soltanto attraverso lo studio dei messaggi e dei mezzi di comunicazione relativi ad essi; e che nello sviluppo futuro di questi messaggi e mezzi di comunicazione ,  i messaggi tra l’uomo e le macchine, fra le macchine e l’uomo e fra macchine e macchine sono destinati ad avere una parte sempre più importante. –

[ Tra parentesi, il libro precedente,al quale Wiener accenna, ha il seguente titolo: Cybernetics or Control and Communication in the Animal and the Machine.]

Il capitolo prosegue poi con due facili esempi atti a comprendere la differenza tra un semplice ingranaggio ed un organismo  dotato di molti gradi di libertà e di facoltà di comunicazione.

L’esempio di ingranaggio è dato dal carillon mentre quello di un organismo è dato da un gatto.

Dice l’autore a pag 24 : — Le figurine [del Carillon ] danzano secondo un modello, ma un modello predisposto in cui la loro attività passata  non ha praticamente nessuna influenza sul modello della loro attività futura . C’è un messaggio,è vero: ma è un messaggio che va dal meccanismo del carillon alle figurine e si esaurisce lì. Nelle figurine non vi è traccia di comunicazione col mondo esterno, tranne quella della comunicazione univoca col carillon. Esse sono cieche, sorde e mute e non possono in nulla modificare la loro attività dallo schema predisposto nel modello convenzionale.

Assai diverso è il comportamento dell ’uomo e di qualsiasi animale almeno moderatamente intelligente, come ad esempio il gatto. Se chiamo un gatto, esso mi guarda. Gli ho inviato un messaggio che esso ha ricevuto con i suoi organi sensori  e al quale reagisce con l’azione. Il gatto ha fame e miagola pietosamente. E’ lui,adesso, ad inviarmi un messaggio. Il gatto gioca con un gomitolo che oscilla appeso  ad un filo. Il gomitolo oscilla a sinistra e il gatto lo afferra con la sua zampa sinistra. Questa volta sono stati inviati messaggi di natura assai più complessa. Il gatto è informato dei movimenti della sua zampa dai cosidetti organi propriocettori o cinestetici……ed è attraverso  i messaggi nervosi inviati da questi organi che per esso è possibile una qualsiasi abilità.

Si potrebbe pensare che il carillon fornisca il tipico esempio di ogni comportamento meccanico in contrapposizione al comportamento degli organismi viventi. Ma così non è. Le vecchie macchine e in specie i primi tentativi di costruire degli automi erano basati praticamente sul principio puro e semplice del meccanismo di orologeria.. Le macchine moderne,invece , sono provviste di organi sensori, cioè di organi di ricezione di messaggi che provengono dall’esterno. La macchina regolata dai suoi rapporti con il mondo esterno  e dai fenomeni del mondo esterno esiste dunque e già da qualche tempo. –

Fin qui Norbert Wiener.

Faccio notare che l’anno in cui queste cose sono state pubblicate era il 1953. E per chi crede che la cibernetica sia un’invenzione degli ultimi tempi mi piace ricordare che nel 1953 io avevo 23 anni e frequentavo il terzo anno di ingegneria del Politecnico di Milano dove per gli studenti di Elettrotecnica c’erano già un corso di Elettronica (tenuto dal Prof. Emilio Gatti),e un corso di Regolazioni e Controlli Automatici (tenuto dal Prof. Costadoni). Ricordo anche che L’ANIPLA, Associazione Italiana per l’Automazione,di cui fu eminente sostenitore il Prof. Giorgio Quazza, e di cui io stesso fui membro, fu istituita il 20 febbraio 1956.

Ricordato tutto questo a che punto siamo oggi?

Quella che allora costituiva una grande ed entusiasmante innovazione in campo industriale è dilagata in tutti i settori della nostra esistenza avvelenando persino i rapporti interpersonali. Ha certamente contribuito alla diffusione dell’informatica e della cibernetica lo sviluppo della conoscenza delle proprietà dei semiconduttori e il loro utilizzo in apparecchiature sempre più complesse e di dimensioni sempre più ridotte. La grande portabilità degli smartphone era impensabile ai tempi in cui cominciai ad occuparmi della materia.

L’interazione uomo-macchina c’è sempre stata fin dall’invenzione della prima macchina che risale a secoli e secoli fa. Anzi, nelle prime macchine l’uomo era anche il fornitore di energia. Il primo passo verso la meccanizzazione fu quello dell’utilizzo della forza degli  animali, cui seguì il primo esempio di motorizzazione con la ruota idraulica e il mulino a vento. Ma l’era della industrializzazione vera e propria  ebbe inizio con l’invenzione della macchina a vapore cui fecero seguito quella del motore endotermico e del motore elettrico. Una volta superato il problema della fatica muscolare, venne affrontato e in gran parte superato quello del basso impiego della mente umana e delle sue potenzialità in operazioni meccaniche semplici e ripetitive. Superato anche questo si pose il problema del controllo del funzionamento di macchine  e impianti complessi.  Per anni e anni parve che l’uomo fosse insostituibile in questa funzione e che lui fosse l’unico possibile controller. In realtà questa funzione fu resa sempre più precisa ed efficiente dagli sviluppi della strumentazione di macchine ed impianti. Attraverso la strumentazione veniva effettuato un monitoraggio continuo delle variabili del processo da mantenere sotto controllo. Velocità, posizioni, coppie, potenze, temperature, umidità, spessori e altre dimensioni e caratteristiche del prodotto, con idonei strumenti venivano costantemente misurati e il loro valore veniva comunicato all’operaio addetto alla macchina il quale aveva a disposizione tutta una serie di pulsanti, levette, manopole che gli permettevano di intervenire sugli organi della macchina per mantenere costantemente ai valori voluti le diverse variabili. L’addetto alla macchina non faceva nulla di diverso da ciò che fa un automobilista che per mantenere costante la velocità di un veicolo osserva il tachimetro e interviene sull’acceleratore o  sul freno per correggere eventuali scostamenti della velocità effettiva del veicolo da quella da lui voluta. La cibernetica definisce come feedback (retroazione) l’informazione di ritorno data dal tachimetro e come “control”  i comandi che dà l’automobilista per mantenere costante o variare a sua discrezione la velocità. Nel fare queste operazioni l’automobilista fa istintivamente un calcolo ed un ragionamento logico. Il calcolo consiste nel valutare l’entità della differenza positiva o negativa fra velocità voluta e velocità effettiva, mentre il ragionamento logico consiste nella scelta tra il sollevare o il premere del piede sul  pedale dell’acceleratore o lo spostamento del piede dall’acceleratore al freno .

Il grande sviluppo dell’elettronica ha permesso la produzione di calcolatori, porte logiche e amplificatori per mezzo dei quali è stato possibile materializzare tutti questi processi (in parte anche mentali) sostituendo il lavoro dell’uomo anche nell’attività di sorveglianza sul funzionamento delle macchine. Ma definire tutto questo intelligenza artificiale è un tu-me-la-dai-ad-intendere persino offensivo per l’intelligenza umana.

Grazie all’automazione dei processi industriali l’uomo è stato esonerato prima da mansioni faticose, degradanti ed alienanti e poi da mansioni di livello più elevato ma che di creativo hanno ben poco. Certamente a causa dell’automazione molti lavoratori di basso livello hanno perso l’occupazione ma il problema va risolto con la formazione e l’addestramento delle persone e con la creazione di nuove attività, non con la battaglia già persa contro lo sviluppo dell’automazione dei processi industriali.

Oggi si tende a fare tutto automatico (dall’apertura e chiusura delle porte del supermercato alle decisioni di investimento di un capitalista)  ma non sempre automatico è sinonimo di intelligente. Anzi!

Per semplicità, per essere sicuro di essere capito anche da chi non ha dimestichezza col linguaggio scientifico-tecnico, farò un esempio molto banale, ancorché significativo.

Supponiamo che io abbia l’abitudine d’andare a letto alle 23, dopo aver spento il televisore. Possiamo descrivere questo fatto in termini di comunicazione dicendo che mentre sto guardando la televisione l’orologio tramite il suo quadrante a lancette (analogico) o il suo piccolo display ( digitale) mi invia un messaggio visivo che mi avverte che sono le 23. Il mio cervello, ricevendo il messaggio comunica al braccio e alla mano l’ordine di prendere il telecomando e  al dito (generalmente il pollice)  di premere il pulsante “power” (oppure “on-off”) . Se io eseguo il comando, e tutto funziona correttamente, il telecomando invia un messaggio al televisore ordinandogli di spegnersi  e il televisore si spegne inviandomi due  messaggi in feedback : l’accensione delle lucina rossa e l’oscuramento del teleschermo. Se la spia rossa non si accende e lo schermo non si spegne reagisco premendo anche ripetutamente il pulsante power finchè non ottengo il risultato voluto. Tutto questo processo può essere reso automatico da un dispositivo interno al televisore che alle 23, indipendentemente dalla mia volontà lo spegne. Ma è proprio quell’indipendenza dalla mia volontà che crea il problema se una certa sera io voglio continuare la visione perché è in corso una trasmissione che mi interessa. E allora il problema come si risolve ? Se chi ha progettato l’automatismo ha previsto la possibilità da parte mia di interdire lo spegnimento mediante un intervento manuale (che è sempre un messaggio che comunica la mia volontà in opposizione a quella del meccanismo), il problema è risolto. Altrimenti non mi resta che andare a dormire, ma in questo caso, e solo in questo caso potrei dire che il mio comportamento è diventato dipendente dal meccanismo di spegnimento del televisore.

Il pericolo dell’enorme diffusione della cibernetica sta sempre nella mente umana , non nel congegno. Ad esempio uno degli inconvenienti del riscaldamento centralizzato e della relativa normativa  risiede nel fatto che spesso la caldaia è accesa quando a me non serve ed è spenta proprio quando a me servirebbe. Molto meglio un piccolo termoventilatore elettrico che posso accendere e spegnere quando voglio io. Anche le regolazioni automatiche devono sempre essere flessibili, altrimenti diventano delle rigorose camice di forza che ci costringono a fare quello che vogliono loro e non quello di cui abbiamo bisogno noi.

Ciò che occorre evitare è che i controlli automatici divengano troppo invasivi, fino a privarci della libertà. Il grande pericolo non è nell’Intelligenza Artificiale (che non esiste) , ma nell’applicazione sistematica della cibernetica (sempre dipendente dalla volontà dell’uomo)  al controllo  dell’umanità.

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8 commenti

  • ex : ha detto:

    Anch’io ringrazio l’ingener Zerbini per la chiarezza con cui ha trattato l’argomento. Resta da sottolineare la sua conclusione:

    «Il grande pericolo non è nell’Intelligenza Artificiale (che non esiste) , ma nell’applicazione sistematica della cibernetica (sempre dipendente dalla volontà dell’uomo) al controllo dell’umanità»,

    considerando che l’ “uomo”, dalla cui volontà dipende l’applicazione sistematica della cibernetica al controllo dell’umanità, purtroppo oggi è un “uomo” (ossia un numero limitato di uomini) impazzito e corrotto.

    Le masse, i popoli, sono sempre stati soggetti ad eventuali soprusi, prepotenze, sopraffazioni di chi li dominava; il pericolo e i danni che ne derivavano erano proporzionali all’efficacia degli strumenti utilizzati per il controllo dei singoli componenti di quelle masse, un tempo enormemente meno efficaci (gli strumenti) di quelli attuali. E’ giusto dire che la pericolosità non è insita nello strumento ma dipende dalla volontà dell’uomo di utilizarlo bene o male, e qui facciamo un esempio:

    L’energia nucleare è utizzata in modo benefico in diversi campi: per esempio nell’utilizzo di apparecchiature sanitarie, o in campo industriale per verificare l’integrità intrinseca di apparecchiature metalliche, o per la produzione di energia elettrica a basso costo (per noi cosa proibita)… Ma non possiamo dimenticarci dell’uso criminale di questo “strumento” (Hiroshima e Nagasaki), il cui spettro si agita e ingigantisce in questi ultimi tempi grazie alla classe politica di tutti i paesi del cosiddetto “Occidente”: classe politica che mai fu tanto ignorante, corrotta e sottomessa a “poteri forti” sovranazionali com’è quella attuale.

    Purtroppo tale «volontà dell’uomo», riferita dall’ing. Zerbini, sembra sempre meno coerente con l’essenza dei regimi democratici, rivolgendosi quelli attuali (basati sulla “sovranità del popolo”, secondo il dettato involontariamente umoristico della Costituzione più bella del mondo) sempre più all’efficacia degli strumenti conseguenti al progresso della cibernetica che passa sotto il nome (falso, come dimostrato dall’Ing. Zerbini) di Intelligenza Artificiale. Triste sarà, e pare imminente, quando quel “televisore” – portato come esempio dall’ing. Zerbini – verrà venduto privo della possibilità di essere spento (e acceso) secondo la volontà dell’utente, facendolo secondo quella dell’impropriamente detta “Intelligenza artificiale”. Cioè quando – per fare un esempio, la carta verde, di cui è stata fatta un’efficade prova in occasione della procurata pseudo-pandemia da Covid, verrà resa eterna ed universale. Ma questo – ripeto – è solo un esempio, probabilmente l’inizio di altre “prelibatezze”.

  • unaopinione ha detto:

    Credo che possa essere di interesse:
    https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8580522/ (Evidence for a connection between coronavirus disease-19 and exposure to radiofrequency radiation from wireless communications including 5G – in inglese)

  • ES ha detto:

    Condivido quanto scritto.
    Anzi aggiungerei che il termine ‘intelligenza artificiale’ è un ossimoro, cioè una contraddizione in termini: non esiste (e non può esistere) un entità artificiale che possa ‘capire’ ‘valutare soggettivamente’ e ‘decidere autonomamente’ semplicemente perché una macchina non ‘capisce’ ma esegue solo gli ordini impartiti a fronte degli imput. Una macchina non solo non ha una coscienza per capire il bene o il male, ma non ha l’intelligenza per capire le emozioni e non ha neanche la possibilità di capire una battuta ironica o divertente, ne di rendersi conto del dolore o della sofferenza psicologica se non è rilevabile dalla strumentazione.
    Pertanto, essendo il termine stesso di A.I. ingannevole ed inadeguato, andrebbe cambiato.

    • stilumcuriale emerito ha detto:

      Infatti ES sai perchè non esiste il cuoco artificiale? Perché non esistono l’odorimetro e il saporimetro e nessun apparecchio sarà mai in grado di assaggiare il cibo e decidere di aggiungere un pizzico di sale o una spruzzatina di vino o un poco di peperoncino per aggiustare e rendere più gradevole al palato il sapore del cibo che sta cuocendo.

      • es ha detto:

        Su questo argomento vedo che è poco preparato.
        Esistono macchine in grado di cucinare e confezionare cibi (di qualunque tipo) che utilizzano procedure ben definite (ricette), con ingredienti in quantità predefinita (che abbiano cioè le quantità desiderate dei componenti); e tutto ciò senza neanche scomodare l’intelligenza artificiale.

        • stilumcuriale emerito ha detto:

          Una cosa è cucinare seguendo meccanicamente una ricetta ben definita e sempre uguale (e qui gli impianti industriali vanno benissimo) e altra cosa è l’arte del cucinare aggiustando di volta in volta le pietanze con piccole modifiche apportate dal cuoco per dare loro un particolare gusto e profumo. Mi sono spiegato stavolta?

  • Enrico Nippo ha detto:

    Mi pare che la conclusione sia sempre la stessa, ossia che la medaglia ha il suo rovescio: progresso sì, però … dove il però si riferisce, come tu concludi, alla volontà dell’uomo.

    Come dire che la questione costituisce un cul-de-sac.
    Non si può evitare la dialettica volontà umana / congegno.

    Una volta progrediti con un nuovo congegno, occorre essere preparati al suo immancabile uso ambiguo, contro cui non ci si può fare (concretamente) nulla.

  • Egt ha detto:

    Bravo ingegnere. Sintetico chiaro e intelligente . Grazie EGT