La Sentenza del Re, Racconto. Unaopinione. Prima Parte.

11 Marzo 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il nostro Unaopinione, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questo racconto. Buona lettura e diffusione.

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Racconto regalato dalla Fantasia ad Unaopinione.

Prima Parte

 “La sentenza del Re”

“La luna è un corpo celeste che compie un giro attorno al nostro pianeta ogni ventinove giorni su un piano perfettamente perpendicolare al piano in cui orbita il nostro pianeta attorno al nostro sole … e ha la forma di una semisfera. Il fatto per noi ancora inspiegabile è che la faccia curva della luna è costantemente rivolta verso il nostro pianeta, per cui noi possiamo vedere sempre solo una metà della sua superficie curva … questo lo potete verificare guardando la fotografia della luna sul libro di testo unificato che ho scelto per voi … e se vi affacciate ora alla finestra … a tal fine oggi vi dispenso in nome della Scienza dal divieto per legge di poter rivolgere il vostro sguardo verso il cielo, potrete vederla coi vostri propri occhi, se non è nuvoloso” disse il professore. Quest’ultima cosa fecero gli studenti … era giá calata la notte e videro che la luna appariva proprio come diceva il professore. “Ora potete ritornare al vostro posto, e … ehi lei, studente … perché è rimasto ancora alla finestra a guardare la luna?” Lo studente smise di osservare la luna e si voltò verso il professore: “Ecco, mi chiedevo perché la luna debba essere una semisfera … voglio dire, mi pare singolare che il nostro pianeta e tutti gli altri pianeti a noi conosciuti del nostro sistema solare abbiano una forma sferica mentre la nostra luna sia una mezza sfera … e mi stavo chiedendo tra l’altro se i ricercatori scientifici abbiano usato tutti i mezzi di indagine possibili, nessuno escluso, per accertarsi che magari ci sia anche una parte a noi non visibile … che magari vuole rimanere sempre nascosta … e mi chiedevo pure se era consentito a noi studenti di non fermarci alle apparenze affermate da lei in comunione con il nostro testo unificato, ma di indagare liberamente in proprio per verificare se gli scienziati che sono giunti a queste conclusioni abbiano veramente raggiunto la veritá oppure se ci sia una realtà diversa nascosta dietro alla faccia della luna …”
“Allievo”, lo interruppe il professore, sbattendo con rabbia il pugno sulla cattedra “sul nostro pianeta … il pianeta Scientificus, tutte le verità vengono accertate secondo un protocollo di ricerca rigidamente stabilito dalla legge che va sotto il nome di “metodo scientifico obbligatorio” … che indaga solo l´aspetto materiale delle cose, cioè fondamentalmente quello che si vede e si puó toccare . Quello che non si vede non viene considerato semplicemente perché non esiste: chi crede che possa essere diversamente sta andando alla ricerca di chimere … poi tutto quel che risulta applicando questo metodo inderogabile viene messo nero su bianco in appositi trattati approvati dal potere … e le più grandi verità autorizzate vengono da quel momento dichiarate dei dogmi infallibili e immutabili da appositi congressi internazionali di esperti del campo di indagine finanziati da noi e poi diffusi dai piú importanti giornali e dalla televisione … ed è quello che è anche successo nel caso di Recondita, la nostra luna … e questo anche se domani, gettando furtivamente uno sguardo in su verso il cielo, le potrà sembrare che non abbia più una forma di semisfera … se lei non è disposto ad accettare fin d’ora queste intoccabili verità può uscire già adesso da questa aula …”.
Lo studente guardò un’altra volta la luna, poi il professore … non fece altre domande, si allontanò dalla finestra e senza curarsi di riprendersi i libri si avviò verso l’uscita. Il professore lo seguì con uno sguardo severo … ed improvvisamente il suo viso si riempì di sgomento: “Ma, ma … esca dalla porta larga dove tutti entrano ed escono … non da quella porticina stretta che si vede appena … chi attraversa quella porticina abiura la Scienza … si dichiara un eretico scientifico … si pone contro la Scienza … “. Lo studente non cambiò direzione. Il professore gridando più forte, quasi con isteria: “La avverto per l’ultima volta che se lei oltrepasserá la porta stretta avrà a che fare con la Scientifica Inquisizione che le chiederà conto di …”. Lo studente non lo ascoltò e varcò la “Soglia degli eretici scientifici” chiudendo la porta stretta dietro di sé.
Lo studente stava ora in un grande spazio totalmente vuoto di cui non si scorgevano i muri; sul soffitto però c’era un lucernario rotondo da cui proveniva una intensissimo raggio di luce. Un’angusta scala a pioli consentiva di salire fino al lucernario. Voleva tornare indietro pensando di aver sbagliato l’uscita, ma la porta non aveva maniglie: non gli restava che andare avanti e salire la scaletta per cercare di uscire attraverso il lucernario per poi tornare a casa. Lo raggiunse e lo aprì come si apre una botola verso l’esterno.

Appena uscito ebbe l’impressione di essere entrato in uno spazio ancora più grande, illuminato da una forte luce che, come un sole, illuminava l’intero piano su cui si trovava, ma non era il sole. Stava in un ambiente sconosciuto ma ciò nonostante c’era molto di familiare. Chiuse la botola, si allontanò un poco da questa. Si voltò e si rese conto che era uscito in realtà dall’asola di una lettera “O”. Accanto a questa, a sinistra, una lettera “L”; e poi a destra e a sinistra altre lettere. Con lo sguardo andò da sinistra verso destra e lesse una frase scritta in stile pomposo, che faceva capire che il contenuto del libro godeva di grandissima autorità … tale che nessuno avrebbe osato contestarlo: “SCIENZAH  PER GLOBALISTI – Come ingannare le masse ed illudersi di poterla fare franca”. Quello che stava vivendo gli sembrava pazzesco ma le sue percezioni gli stavano dicendo che era appena uscito da un gigantesco libro pseudo-scientifico e ora stava proprio sopra la sua copertina.

Si iniziò a guardare da tutte le parti e a giudicare dagli enormi oggetti che stavano sul tavolo e dagli scaffali pieni di libri scientifici appoggiati alle pareti, credette di stare sul tavolo posto nella sala da lavoro di uno studioso di materie scientifiche, certamente di una dimensione superiore alla sua. Il sole sopra di lui era in realtà la luce che proveniva da una lampada da tavolo. Fece vagare lo sguardo sulla superficie del tavolo e vide che questo era cosparso di libri di matematica, fisica, chimica … di fogli dattiloscritti con sopra delle complesse formule e si accorse che sul tavolo c’erano anche alcuni fogli dattiloscritti ordinatamente sovrapposti ma dall’aspetto molto più modesto, posti a confronto con il libro su cui stava. Sul primo foglio c’era una scritta a mano molto marcata: “Da approfondire attentamente”. L’annotazione lo stava incuriosendo. Scese a fatica dal libro e si recò sulla pagina con sopra l’annotazione e ne lesse il titolo: “Il Diavolo: come riconoscerlo e sfuggirgli in ogni epoca”. E meravigliato si chiese: “Cosa ci fa uno scritto con un titolo come questo sul tavolo di uno studioso di scienze?” Mentre rifletteva su questo, sentí dei rumori di passi che si stavano avvicinando: era lo studioso che stava ritornando al tavolo su cui stava per riprendere
il suo studio. La paura lo assalì: doveva nascondersi da qualche parte. Il suo sguardo cadde casualmente sull’asola di una lettera “o”della parola “riconoscerlo”, dove si trovava una maniglia. La raggiunse, provò a tirarla e l’intera asola si aprì come una botola. Una scala a pioli consentiva di scendere fino a giù. Entrò e chiuse la botola dietro di sé, appena in tempo per non essere visto … e scese tutta la scaletta.

 Era entrato in un altro spazio vuoto analogo a quello precedente. Guardandosi attorno si rese conto che c’era una sola porta per poter proseguire in avanti, con una maniglia questa volta. L’aprì … e si trovò su una balconata che dava su quella che sembrava essere una grandissima sala da teatro. Guardando giù, vide alcune centinaia di persone, maschi e femmine, vestite tutte con splendidi abiti e … tutti con una corona in testa. Poiché sapeva che non esistevano più cosí tanti re e regine e non avendo altra spiegazione, concluse che doveva essere capitato in una grande sala dove si erano radunati i partecipanti ad un concorso di regalità per proclamare vincitrice la coppia che indossava l’abito regale più bello. Il giovane, deluso, si voltò indietro per andarsene e aveva fatto solo alcuni passi  che tutti si alzarono ed iniziarono ad applaudire festosamente. Il giovane pensò: “Sicuramente sta entrando la coppia vincitrice” e la curiosità di vedere come fosse vestita lo fece voltare.

Un imponente Personaggio coronato, non una coppia, era apparso dal fondo della sala e incedeva maestosamente con il suo seguito. “Il suo vestito è veramente il più bello … una persona come questa non avrà mai seri concorrenti … forse sono giunto proprio alla fase finale e cioè alla premiazione? E come mai non hanno scelto una coppia ma una persona singola? E quale sará il suo titolo?” si stava chiedendo lo studente.

Il Personaggio coronato aveva dietro di sé un seguito variopinto altrettanto ben vestito.  Pareva che un vero Re con tutta la sua corte stesse facendo il suo ingresso. C´era una sola stridente eccezione nel suo seguito: una Figura vestita totalmente di nero che seguiva come ultimo a buona distanza, come se fosse il dignitario di un mondo tutto suo. Quel che più colpì lo studente era che il Personaggio sembrava irradiare … energia … una quantità immensa.

Il giovane si sentì subito attratto dal Personaggio coronato come lo è un ferro da una calamita e tornò inconsciamente indietro per fermarsi solo quando la balaustra gli impedì di cadere nel vuoto; di rimbalzo fece qualche passo indietro e cadde sulla sedia più vicina alle sue spalle e lì rimase, quasi incantato, a vedere come si sarebbero svolte ulteriormente le cose.

Il Personaggio coronato, una volta preso il suo posto insieme a tutto il suo seguito su un grande palco che ricordava quello di un palcoscenico di un teatro, seduto su quello che era certamente un trono, con un grazioso gesto della mano fece cenno a tutti di sedersi e fare silenzio e portò il palmo aperto della mano all’orecchio come quando ci si aspetta di udire qualcosa. Improvvisamente da dietro alle spalle dello studente arrivò un rumore simile a quella di una gigantesca sedia che veniva spostata, poi il rumore sordo di qualcuno che ci si sedeva sopra e infine tutta la sala sembrò subire un improvviso e violento moto traslatorio senza subire però alcun danno. Tutti gli spettatori coronati, temendo che ci fosse un terremoto, pensarono di alzarsi e fuggire … ma prima di farlo gettarono un´occhiata al Personaggio coronato per vedere quale era la sua reazione. Il Personaggio coronato da parte sua fece un cenno con la mano di non preoccuparsi e di stare tutti seduti. Lo studente sapeva il perché: “E’ certamente lo studioso che deve aver preso in mano lo scritto in cui mi sono nascosto per iniziarlo a leggere”. Nel contempo il Personaggio coronato, fece un viso soddisfatto, quasi a sottolineare l’infallibilità delle sue previsioni, si alzó e disse con solennitá: “Che inizi la rappresentazione … che ognuno su questo palco reciti secondo il ruolo che gli ho assegnato … che abbia luogo perché tutti ne siano portati a conoscenza: “La sentenza del Re”” (1).

Inizio della recita.

“La sentenza del Re” – scena prima

Il Re dedicava personalmente un giorno al mese ad amministrare la giustizia nel suo Dominio ( 2) Oggi era il suo giorno da giudice. Davanti a lui stava un giovane accusato di aver ucciso una persona per potersi impossessare di alcuni monili d’oro. In caso di condanna l’imputato sarebbe stato condannato al carcere a vita e avrebbe subito il sequestro di tutti i suoi beni. Il Re, dopo aver ascoltato l’avvocato della difesa e l’Accusatore e prima di emettere la sentenza, chiese all’imputato: “Ha sentito quanto hanno detto il suo difensore e il suo accusatore? Ha qualcosa da da aggiungere a sua discolpa?”
L’imputato, che nella sua semplicità non sapeva neppure che esistesse un re, rifletté lungamente e, non potendo fornire alcun ulteriore elemento a propria discolpa, rispose con convinzione: “Signor Giudice, non mi permetterei mai di sopprimere alcuna forma di vita per il puro amore del denaro oppure per arricchirmi ingiustamente … e questo anche se qualcuno mi offrisse tutto l’oro di questo mondo”. Altro non aggiunse.
Sentito questo, il Giudice si estraniò nei propri pensieri: “Non ho abbastanza elementi per assolverlo ma neanche per condannarlo: questi sembrano bilanciarsi perfettamente. Certo potrei assolverlo oppure condannarlo senza approfondire per liberarmi comunque della faccenda. Ma poi come potrei chiamarmi giudice io stesso? E potrei poi, come re, punire un mio giudice per aver agito allo stesso modo? Mai è stato e mai sarà! La mia giustizia, se non viene altrimenti ottenuta la mia Misericordia, deve valere per tutti senza alcuna eccezione” (3). Ancora stava pensando su quale decisione prendere, quando una voce interruppe le sue riflessioni: “Chiunque … Vostro Onore, nelle condizioni dell’imputato affermerebbe le stesse ovvietà che ha appena affermato il giovane per salvarsi dalla pena prevista, ma le assicuro che se solo ci fosse una sola possibilità di metterlo alla prova, le sue affermazioni si rivelerebbero per quello che sono: una falsità”. Questo aveva appena detto l’Accusatore, quasi indovinando quello che il Giudice stava pensando e immaginandosi che questo intervento in più avrebbe fatto inclinare a favore dell’accusa una bilancia che stava perfettamente in equilibrio nella mente del Giudice. Il Giudice sobbalzò e trovò che l’affermazione dell’Accusatore aggiungeva un elemento di probabilità in più a favore della tesi accusatoria. Ma allo stesso tempo aveva fatto sì che, come Re, si stesse chiedendo: “Può mai ancora esistere nel mio Dominio, che sembra stia sprofondando in un abisso di immoralità senza fondo, una persona come questa? Stavo iniziando a pensare che queste persone fossero scomparse da tempo … che tutta l´umanitá senza eccezione avesse superato il punto di non ritorno e si fosse giá condannata da sola alla propria estinzione e che tutto quello che ho fatto sin dalla creazione sia stato inutile … oppure no … forse c´é ancora speranza ed il tutto si puó ancora salvare”.

L’Accusatore lo aveva di fatto messo di fronte ad una alternativa: di dar retta alla Sua richiesta di immediata condanna poiché aveva aggiunto quel qualcosa in più sul piatto dell’accusa oppure di verificare se in quel “Chiunque …” ci fosse anche il giovane. La tentazione di imboccare questa seconda strada era grande … e del resto non era lo stesso Accusatore che lo stava invitando a mettere alla prova il giovane? Il Re indugiò ancora un poco e poi iniziò nuovamente a pensare: “Io sono il giudice ed anche il re. Se lo lascio libero ora come giudice lo posso riacciuffare in qualsiasi momento come re … il tempo, che è sempre stato dalla mia parte, mi aiuterà anche questa volta”. Tra l’altro, un’altra affermazione dell’imputato gli era ritornata nella mente: che stava aspettando una chiamata per partecipare ad un certo programma di intrattenimento molto seguito dalla gente a cui tutti i sudditi dovevano obbligatoriamente partecipare almeno una volta nella vita. Forse aveva trovato la soluzione per prendere la giusta decisione … e non solo. “Mi riservo di assumere la prova definitiva! Che il giovane sia lasciato in assoluta libertà almeno fino a quando pronuncerò la sentenza” decretò il giudice. Ed il giovane potette continuare a condurre la vita di tutti i giorni.

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1 commento

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Beh! In sostanza hai detto che la scienza non consiste nella teorizzazione dell’ovvio ed evidente ma nella costante ricerca e nella rivelazione di ciò che è ma non si vede.
    Saluti.