Richiesta Messa Vetus Ordo, il Vescovo Svicola: “Eh, ma Bisogna Sapere Bene il Latino”…

1 Marzo 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato sul sito degli Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo che – se non fosse triste e tragico – offre degli spunti umoristici irresistibili. Commento personale: il “vescovo” in questione evidentemente non è a conoscenza del fatto che esistono messali – il mio è di Fede e Cultura – con testo a fronte, e che le omelie vengono pronunciate in lingua volgare. In che mani….Buona lettura e condivisione.

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(La messa antica? Bisogna saperlo bene il latino….!)

Veronica Cireneo. Dal diario degli Alleati, la dolente testimonianza del co-fondatore Valter Tuninetti intorno al duplice incontro avuto col suo Vescovo, per discutere dell’ottenimento della Messa Tridentina. Ascoltiamolo.
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Il giorno 11 dicembre 2023, tre giorni dopo la solennità dell’ Immacolata Concezione di Maria Vergine, sono andato ad incontrare il vescovo della mia diocesi, per consegnargli le 36 firme di fedeli della nostra diocesi per la richiesta di far celebrare, nel territorio da lui retto, una messa in rito antico secondo il “Missale Romanum” del 1962.Questo, nell’ ambito dell’iniziativa denominata “Dacci oggi il nostro Pane Quotidiano “promossa dagli “Alleati dell’Eucarestia e del Vangelo” – movimento fondato da me e da Veronica Cireneo – in collaborazione con l’associazione “Iustitia in Veritate”.

Il motivo per cui ho scelto di andare di persona e di portare le firme a mano, invece di inviare una mail, è stato che, conoscendo abbastanza bene il nostro vescovo e il suo modus operandi di fronte alle richieste spirituali o anche materiali delle pecorelle a lui affidate, immaginavo che alla mail non avrebbe risposto. Quindi ho contattato la segreteria della Curia diocesana, qualche settimana prima, e mi sono fatto assegnare un appuntamento col Monsignore.

Alle ore 11 di quel giorno ero da lui, pronto a consegnargli la nostra richiesta e se fosse servito, anche a riformulargliela verbalmente. Il vescovo mi ha chiesto qualche minuto per leggere la lettera in mia presenza e dopo aver voluto essere informato su chi fossero “Gli Alleati dell’ Eucarestia e del Vangelo” e “Iustitia in Veritate”, ha esordito chiedendomi se tutti e trentasei i firmatari conoscessero bene il latino e come lo avessero imparato, se a scuola o da soli; se per pura passione o per altri motivi.

Perplesso da queste domande ho taciuto, ed ho lasciato proseguire il mio interlocutore, lanciandogli un’ occhiata interrogativa. Incalza:“Eh, perché bisogna saperlo bene il latino. Bisogna capire ciò che si dice… Questo è proprio il motivo per cui la riforma liturgica ha ritenuto di sostituire il latino nella Messa con le lingue nazionali. Occorre capire ciò che si dice, durante la Messa”. Ripete.

Rispondo: “Ma, Monsignore, come si fa a voler capire un mistero enorme come quello di Dio? Capire il latino è un fatto secondario. È Gesù che si offre per la nostra salvezza che va soprattutto CONTEMPLATO”.

“Lei ha ragione- riprende il presule- però il motivo principale del fatto che si celebra nella lingua nazionale è per fare sì che il popolo capisca cosa dice”.

Quindi mi ha sottoposto ad una sorta di terzo grado chiedendomi:

-se seguiamo la Tridentina da qualche parte

-dove la seguiamo esattamente

-da quanto tempo la frequentiamo

-se partecipiamo anche alla Messa riformata e

-se frequentiamo la parrocchia.

Alla valanga di domande ho risposto con sincerità e fermezza ribadendo che per quei fedeli che amano la messa antica averne una vicino casa sarebbe molto bello. Ma egli, avviandosi a concludere il suo rifiuto, ha giudicato deboli le nostre motivazioni spirituali, etichettandole come nostalgiche.

Ho perorato la nostra causa con tutte le mie forze, con le capacità che un povero ignorante come me può avere dal punto di vista teologico-liturgico, conoscenze che al Monsignore invece non dovrebbero mancare. Eppure non mi sono sentito per niente compreso da questo prelato e dal suo modo di fare supponente e un po’ arrogante.

Quello mio e dei 36 amici che hanno firmato è un bisogno spirituale vero, che viene scambiato per nostalgia. Non solo. Leggendo il testo della liturgia antica e di quella nuova, si vede chiaramente la differenza! Quante cose sono state eliminate o traviate nel loro significato! Non è questa la sede per elencarle tutte, ma di sicuro mi ha molto rammaricato l’astio che prova il nostro pastore per la tradizione, ancora di più perché so che è un sentimento comune a molti nella gerarchia della Chiesa, vertice compreso. Ma il motivo di questo astio non esiste. Non c’è motivo vero che possa impedire ai fedeli di seguire la Messa antica, secondo il loro cuore e secondo la fede dei padri.

Terminando la conversazione il vescovo mi ha detto che si sarebbe consultato con i vescovi delle diocesi vicine, annunciando, come immaginavo, che gli sarebbe stato difficile concederla. Gli ho risposto che mi sarei permesso di disturbarlo di nuovo all’inizio del nuovo anno, per sapere cosa avesse definitivamente deciso.

Alla richiesta di protocollarmi la lettera o di rispondermi per iscritto, si è totalmente rifiutato, pronunciando una frase che è suonata quasi come un rimprovero e che è seguente: “se si fida bene, sennò non la prendo”.

Me ne sono andato pieno di amarezza, ma nel cuore la decisione di non mollare è rimasta viva: la mia diocesi deve avere una messa antica. Ne ha diritto. E farò di tutto perché venga concessa. La Messa è il Santo Sacrificio di Cristo. In tutte le Messe e così. Anche in quella nuova. Però nella messa antica Gesù Vittima, Sacerdote ed Ostia è glorificato e rispettato ai massimi livelli, sia dai celebranti che dai fedeli. E chi ama una Persona è felice quando la vede amata e rispettata anche da altri. Come si può stare senza un tesoro così prezioso in un territorio vasto come quello della mia diocesi? Non si può.

Così il giorno 9 febbraio appena trascorso ho avuto il secondo colloquio col vescovo, stavolta preceduto da una lettera, giuntagli tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, per avere finalmente la risposta definitiva.

Il motivo per cui la seconda volta gli ho inviato una lettera cartacea, che conteneva anche la prima e una copia delle 36 firme, è stato che visto il suo rifiuto categorico di protocollare, volevo lasciare una traccia della mia visita per consegnare alla storia che nella mia diocesi si sta facendo tutto il possibile, perché i fedeli vedano rispettato un loro diritto sacrosanto e che ci stiamo scontrando contro un muro di scuse futili. La nostra prima conversazione, infatti, anche priva di testimoni, aveva avuto sembianza di una semplice chiacchierata e non potevo permettere che succedesse di nuovo.

Ma non è servito a niente.Netto è stato il rifiuto del Vescovo di concedere la Messa Tridentina, adducendo come debolissima motivazione il fatto che una Messa così può andar bene per i santuari internazionali (Lourdes, Fatima ecc..), ma non per la gente della nostra diocesi.

Ovviamente non mollerò. Farò altre “incursioni “nel suo ufficio. Lo disturberò in sacrestia dopo la Messa e ovviamente saremo presenza orante sul territorio, per pregare per la conversione di questo vescovo e di tanti altri come lui che, abusando di un’ autorità che viene da Dio stesso, si sentono in dovere di rifiutare il cibo spirituale ai fedeli affamati di Grazie celesti.

Ma, attenzione! Nostro Signore Gesù Cristo è stato chiaro: “Ogni volta che non avete fatto queste cose ai miei fratelli più piccoli,non l’avete fatte a Me. “Miserere nobis, Domine!!

Valter Tuninetti

29 febbraio 2024

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18 commenti

  • Davide Scarano ha detto:

    “Occorre capire ciò che si dice”, afferma il Vescovo. Rilancio: occorre capire cosa si dice e ciò che si fa. Per essere più chiari: in Chiesa ci inginocchiamo, facciamo il segno della Croce, adeguiamo mente e corpo ai diversi momenti della liturgia: ciò avviene sia nel vetus che nel novus ordo. Rimane perciò, sia pure con un diverso equilibrio, l’azione di mente e corpo, l’ascolto silenzioso e la partecipazione attiva, vuoi con la parola, vuoi col canto. Evidentemente la Messa non è solo un “dire”, anzi dovrebbe essere sopratutto “altro”, come insegna anzitutto il Vangelo (cfr. “Fate” questo in memoria di me). Invece seguendo il ragionamento del Vescovo si potrebbe pensare che in passato, in cui la conoscenza del latino era evidentemente più scarsa, non sapessero cosa stessero dicendo e quindi “nulla rimaneva” (come se l’Eucarestia fosse irrilevante). L’attuale salute della Chiesa e la condizione della società sembrano però dimostrare il contrario.

  • Giuseppe ha detto:

    Troppi mercanti nel Tempio di NS Signore.
    Il problema,l’ostacolo non è il latino.
    Sono questi ministri di Dio.
    Pensate che per secoli le messe celebrate in latino fossero comprese dal popolo?
    Avvertivano la Presenza.Stavano in silenzio e contemplavano.
    Oggi è un proluvio di chiacchere e prediche insulse.
    Io no avrei avuto pazienza né tolleranza e l’avrei mandato a quel paese.Basta con le correzioni filiali.
    Chiesa aperta al mondo?
    Già.Solo in uscita.Non rilevo un aumento delle entrate.
    Questi pavidi ministri si vergognano anche di ns Signore.Trsandati e ridicoli nei loro abbigliamenti.
    Il carabiniere,il poliziotto,il vigile sappiamo riconoscerli.I preti.
    ?No.Confusi e assimilati.Impauriti.Rassegnati.Bolsi.

  • William Blake ha detto:

    Dovevi dire che siete i trentasei decani del cielo della tradizione nella vostra diocesi e intonare ORBIS FACTOR REX AETERNE CONDITOR.

    A parte gli scherzi, presentarti da solo è stata una cattiva mossa. Dovevi fare vedere al vescovo che siete persone “normali” senza grilli per la testa, dimostrarvi autoironici, cioè persone che capiscono che la propria situazione viene inevitabilmente percepita come “anomala”.

    Andare col cappello in mano e capo chino come un contadino all’Angelus non fa colpo e non convince, purtroppo. Se vogliamo ottenere qualcosa dai nostri pastori dobbiamo adottare il loro stile. Non serve a nulla parlare di contemplazione o di devozione. Per certi pastori ci sono delle parole magiche: stile liturgico, mistica della liturgia, papa Francesco che dice di ascoltare i nonni ergo viva la messa dei nostri nonni, eccetera.

    Serve furbizia. Serve strategia. Sta poi a Dio assecondare le vostre preghiere

    • Rolando ha detto:

      Caro WILLIAM BLAKE, leggendo quanto scrivi, mi è venuto spontaneo un sorriso.
      È vero!
      “Serve furbizia. Serve strategia. Sta poi a Dio assecondare le vostre preghiere” .
      Tutto vero; ma ancor più vero che non è furbo chi si ritiene furbo, ma chi conosce il furbo.
      E può essere che un vescovo sappia che Dio capisce tutte le lingue e tutti i linguaggi.

      • Adriana 1 ha detto:

        Caro Rolando,
        il latino…pazienza. Ma almeno sapessero un pochino di
        italiano, altro che pretendere la conoscenza di tutte le altre lingue…( quelle della torre di Babele! ).

      • William Blake ha detto:

        Caro Rolando,

        Le parole servono per eccitare la devozione degli uomini. Pensi che agli inizi della Chiesa si praticava la glossolalia, il famoso dono delle lingue!

  • Margotti ha detto:

    Caro sig. Rolando, qui non si tratta (solo) di lingua, ma di fede. Se lei non coglie le differenze formali e sostanziali, di ESSENZA, tra il Vetus Ordo e il Novus Ordo, non credo sia un grosso problema (tranne forse per lei), ma se non le coglie un Vescovo è grave.
    Credo che si possa raffrontare l’attuale situazione della Chiesa con quella della pastorizia: negli ultimi decenni è cresciuto enormemente il numero dei lupi, si sono messe a rischio sempre più le pecore, e i pastori stanno abbandonando le “terre alte” sempre meno sicure e redditizie.

    • Rolando ha detto:

      Caro Margotti, lo so bene che si tratta di credo. Ma forse lei non sa che la prima legge documentata della Chiesa cristiana romana pervenuta fino a noi recita: “LEX ORANDI STATUAT LEGEM CREDENDI ” cioè il modo di pregare stabilisce la dottrina del credere.
      E questa è una questione sostanziale fin dagli inizi della chiesa apostolica ed imperiale di Roma.
      Quanto alla migliore pastorizia, ritengo non ci siano paragoni con l’evoluzione della raffinatezza e varietà ed abbondanza del cibo attuale tanto da trasformare in cani addomesticati anche i lupi rapaci. La Natura è tutta un mutare di infinite bellissime forme e l’unica verità che rimane sempre tale è proprio il fatto che tutto cambia. Anche Dio è sempre lo stesso perché è sempre nuovo nel suo ineffabile mistero. Chi crede di non cambiare è l’uomo illusione di se stesso.

  • Aicil ha detto:

    Togliendo il latino nelle celebrazioni, hanno tolto la possibilità ai cristiani di imparare nel tempo la lingua madre della chiesa e con essa anche la possibilità ai cristiani di tutto il mondo di condividere le celebrazioni liturgiche con persone di altre nazioni. Così ci ritroviamo al rosario in tv da Pietrelcina con persone che pregano in lingue mai sentite nemmeno nominare, per via dell’integrazione se vi fosse stata un unica lingua sarebbe stato bello poter recitare la santa preghiera con persone di altre lingue e tutti ci si sarebbe capiti. Purtroppo non hanno tolto solo il latino dalle chiese, ma anche la possibilità di inginocchiarsi e le statue dei santi, testimoni del Vangelo. Dall’ultimo concilio, hanno tolto talmente tante cose importanti che si sono ritrovati con le chiese vuote ma soprattutto di fedeli. Forse bisognerebbe mandare i Vescovi a scuola e fare loro capire che se togli qualcosa certo non aggiungi del valore. Ho fatto presente questa cosa al mio parroco e mi ha risposto che ben vengano queste critiche, si puo’ sempre tornare indietro. Io nella mia beata ignoranza ho risposto che se dai un metro di corda in più l cane col cavolo che torna indietro…scusate l’esempio contadino…Cordiali saluti

    • Rolando ha detto:

      Non si tratta di togliere ma di cambiamento di forme, di aspetto. Quante statue della Madonna cristiana erano prima divinità pagane. Quante chiese antiche cristiane erano templi pagani dedicati a Venere al Sole Aton-mio!
      Anche le culture evolvono….
      È ridicolo pensare che ogni umano creda e speri nella stessa identica maniera nelle “verità ” della ritenuta “stessa dottrina religiosa”. In questo caso non l’unione fa la verità, ma solo la forza bruta concreta, che niente a che fare con lo spirito che spira come e dove vuole (Gv3,5-8).

    • Aicil ha detto:

      Le prime chiese sono state costruite verso il 350-400, prima i cristiani eran costretti a nascondersi in anfratti per celebrare la s. Messa. Che ne abbiano riciclate alcune, non mi torna però tutto è possibile. S. Ambrogio durante il suo vescovato fece innalzare numerose Basiliche e chiese, che dire del resto non saprei cosa risponderle perchè non si capisce bene cio’ che ha espletato…

  • Il Pedante ha detto:

    Non si dice lingua volgare, il volgare era la lingua di passaggio dal latino alle lingue nazionali nel medioevo, è già da un po’ che non c’è più. Oggi si parla di lingue nazionali, come fa la Sacrosanctum Concilium. Poi che le omelie non sono fatte in latino è ovvio, ma non perché i preti abbiano desiderio di farsi capire dai fedeli (potrebbero fornire un foglio con la traduzione): la fanno nella loro lingua perché non sarebbero lontanamente capaci di scriverla in latino 😏

  • Rolando ha detto:

    Nostro Signore Gesù Cristo è stato talmente pratico che ha procurato cibo fresco per folle immense che lo seguivano a digiuno. Hanno mangiato e si sono saziati. Hanno raccolto avanzi anche per altri, animali compresi. Ma non hanno messo in frigo niente. E se il successore di quegli apostoli dice che in frigo oggi non c’è niente di avanzato, il vero credente sa che il sacrificio gradito a Dio è un cuore umile e sottomesso e pieno di misericordia. Non è il fedele che stabilisce quale cerimoniale di sacrificio sia gradito a Dio, ma il vescovo. Pertanto il comportamento dei tradizionalisti di un frigo vuoto è contradditorio, sismico e scandalosa per chi ancora si sforza di mangiare ciò che mensa offre!
    Attenzione a non fare del Dio vero, la vera e reale soddisfazione di capricci infantili.

  • Mario ha detto:

    Nome e cognome di questo vescovo? In modo che si possa fare bello con Roma per il rifiuto (commento ironico, per chi non l’avesse capito, ma forse vicino alla realtà…).

  • Alessandro mirabelli ha detto:

    Manca un dato importante nel resoconto del sig. Tuninetti: il nome e il cognome del vescovo.

  • Paolo Mayer ha detto:

    I vescovi di oggi sono fra i primi a non conoscere il latino, figuriamoci come ragionano. Non saprebbero celebrare, non dico la Messa di San Pio V, ma nemmeno la Messa di Paolo VI in latino.

    • Il Pedante ha detto:

      Neanche i preti tradizionalisti conoscono il latino, a meno che non abbiano frequentato il liceo classico o scientifico con profitto; si limitano a leggere il messale, cosa che è capace di fare chiunque. Infatti un prete tridentino spagnolo che su facebook aveva scritto delle frasi in un latino farlocco, alle mie osservazioni rispose sgarbato che a lui non serve sapere il latino per dir messa, gli basta saper leggere il messale😁

      • Rolando ha detto:

        E quindi…. non sanno neanche quello che leggono.
        Questo non è solo formalismo per il posto di lavoro, ma fine empietà verso la Divinità.
        Meglio quindi che celebrino nella loro lingua con profitto dei fedeli a dimostrazione ed insegnamento in pari tempo della onniscienza divina.
        Ed evitano di far ridere i pochi latinisti!