Nella Fede dei Padri…Padre Nostro, Diciamolo in Latino. Alleati dell’Eucarestia.

20 Febbraio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato dal sito degli Alleati dell’Eucarestia, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e diffusione.

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NELLA FEDE DEI PADRI…

Qualche giorno fa la liturgia ci ha ricordato che Gesù fu spinto nel deserto per essere sottoposto alla tentazione dal diavolo: esercizio che misura la forza della fibra spirituale, che nel combattimento operato con le armi giuste qui si rinvigorisce, là si rattoppa.

Quindi, se S.E.R. Monsignor Pagano, nominato vescovo il 29 settembre del 2007 da  P.P Benedetto XVI, sul Corriere si definisce contrario alla modifica del “Padre Nostro”, giacché si oppone e contrasta con l’insegnamento di Gesù Cristo, come non apprezzarne la fedeltà alla Parola di Dio?

Ad ogni modo i cattolici lo ringraziano di tutto cuore,  per la conferma.

(Si ringrazia l’Alleato Pier per la segnalazione)

Veronica Cireneo

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21 commenti

  • Adriana 1 ha detto:

    e.c. – peirasmòs-.

  • Stilobate ha detto:

    Confesso che quando devo recitare il Padre nostro in lingua italiana in una S. Messa N.O., pur assecondando “come anche noi” (che suona strano ma dal punto di vista letterale non è scorretto), quando si giunge al “non abbandonarci alla…” dissuono, pur non ostentatamente, seguitando a pronunciare la formula di un tempo (“non ci indurre”), la quale pur non essendo fedelissima al senso del testo greco, riprende l’andamento di quello latino e non è poi, chi ben l’intenda, troppo peregrina. *** Nel mio privato, invece, recito il Pater noster per lo più in latino, ma non disdegno la (vecchia) versione italiana, che non va reputata in sé un tradimento: diversamente dovremmo recitarla in greco, come pur faccio a volte (con la pronunzia degli ortodossi di laggiù). *** Ciò detto, la preghiera non è una formula magica e quel che conta è senza dubbio la retta intenzione dell’orante.

  • Rolando ha detto:

    E poi nel AT si scrive apertamente anche di spirito buono e spirito cattivo di YHWH. Tanto per completezza.

  • stefano raimondo ha detto:

    Quando non vado alla messa tridentina, e partecipo alla messa novus ordo, io recito il Padre Nostro come mi è stato insegnato. Così come dico: “…e pace in terra agli uomini di buona volontà…”.

    • Catholicus ha detto:

      …e il “pro multis”?… e la rugiada del Tuo Spirito?… e ” Signire non son degno che Tu entri nella mia casa ecc ? E il Dio degli eserciti?…ecco, vede, caro Stefano, è tutta una falsificazione la messa NO, tutta manipolata e desacralizzata, purtroppo, a partire dall’ abbandoni della talare e dell’ altare (l’ uni è l’ anagramma dell’ altro), degli inginocchiatoi, dei confessionali, del pulpito, dei chierichetti a favore delle chierichette. Sono irrecuperabili, purtroppo….

      • stefano raimondo ha detto:

        Caro Catholicus la ringrazio per la risposta, così ho modo di chiarire, anche se lo avevo già fatto in precedenza con Nippo. Quando proprio non posso andare alla messa tridentina, vado a quella novus ordo in una certa chiesa. Preciso che il sacerdote che celebra con il novus ordo è il sacerdote che è riuscito a far ottenere una chiesa a un Istituto ex Ecclesia Dei, permettendo ai fedeli di avere una messa in latino nella città (anche lui spesso concelebra nelle messe vetus ordo). Questo Istituto ex Ecclesia Dei fa parte della stessa unità pastorale della chiesa dove si celebra con il novus ordo e il sacerdote di cui sopra è il parroco, è il vertice insomma dell’unità pastorale (e porta sempre la talare). In questa chiesa da un anno circa è stato posizionato l’inginocchiatoio e a nessuno è permesso di ricevere l’ostia senza la genuflessione. Nei confessionali si alternano sacerdoti dell’Istituto di cui ho detto. Non esiste vedere femmine sull’altare. E infine, le omelie non hanno sfondoni dottrinali. Insomma mi “accontento”, quando sono impossibilitato a partecipare alla messa vetus ordo, forse sbaglio? Boh? Apprezzo tuttavia le sue osservazioni “intransigenti” (la messa nuova è pur sempre la messa nuova, per quanto celebrata in modo composto ha più il carattere dell’assemblea, non è verticale bensì orizzontale).

        PS – Non elenco altri dettagli relativi ai sacerdoti e alle messe per privacy.

        PPS – È vero che la maggior parte delle chiese denotano situazioni irrecuperabili.

  • Paolo Ballerini ha detto:

    Bravissima Donna. Seguiamo il suo esempio nella professione della Fede in Gesù Figlio di Dio.

    Identificato un commento duplicato; sembra che tu abbia già scritto questo commento!
    Non mi risulta quanto sopra.
    L’algoritmo è fallace

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  • Paolo Ballerini ha detto:

    Bravissima Donna. Seguiamo il suo esempio nella professione della Fede in Gesù Figlio di Dio.

  • Chiamatemi pure Torquemada. Me ne farò una ragione ha detto:

    GRAZIE

    Se preghiamo in latino non sbagliamo mai

  • Rolando ha detto:

    Non è stato cambiato niente. Il Padre nostro è là integro, in greco e latino.
    Pater emon o ev tois uranois…
    Pater noster….
    e aramaico: Abbà iit qaddash…o: Abbà sebasamain iit qaddash….
    Tutte le traduzioni in altre lingue sono tradimenti.

  • marzio ha detto:

    Non la voglio mettere sul piano puramente filosofico ed ermeneutico. Ma su quello familiare. Come hanno osato cambiare le parole della preghiera insegnatami da genitori, nonni ed avi in una serie interminabile di generazioni? Non si dovevano permettere. Già solo per questo hanno perso il diritto alla mia obbedienza. L’insegnerò ai miei nipoti come i miei nonni l’hanno insegnata a me.

  • R.S. ha detto:

    Il vangelo odierno, secondo San Matteo, presenta la preghiera insegnata da Gesù. In latino suona così la parte finale:

    Panem nostrum supersubstantialem da nobis hodie; et dimitte nobis debita nostra, sicut et nos dimittimus debitoribus nostris; et ne inducas nos in tentationem,
    sed libera nos a Malo.

    Pochi giorni fa, sempre dal vangelo di San Matteo, avevamo letto delle tentazioni di Gesù dopo il battesimo al Giordano.

    Tunc Iesus ductus est in desertum a Spiritu, ut tentaretur a Diabolo…

    Toh, ma guarda! ductus in (desertum) a Spiritu ut tentaretur a Diabolo…

    DUCTUS IN = INDOTTO

    portato lì dallo Spirito (di Dio) !!!!
    per essere tentato dal Diavolo. Gesù è vero uomo.

    Dunque il Padre Nostro di sempre ha ragione, senza bisogno di cambiare la traduzione.

    Lo Spirito conduce Gesù nella privazione, nella difficoltà e lì, invece di un premio, il Diavolo lo mette alla prova!

    Possiamo chiedere a Dio di non essere messi alla prova tanto quanto l’uomo Gesù (al punto di finire in croce), ma non possiamo inventarci che Dio ci possa abbandonare in una prova-verifica che resta necessaria

    • Rolando ha detto:

      Certo caro RS, ma bisogna essere ancora più chiari.
      Il testo greco conferma: kai me eisenenkes emas eis peirasmon. Notare quel duplice eis del verbo e davanti a peirasmon! Moto verso, in duplice.
      Il soggetto che compie l’azione è il Padre; azione che noi Gli chiediamo di risparmiarci: e non in-durre noi in tentazione, ma liberaci dal male. Si può anche tradurre pensando ad un contesto vetero testamentario che Gesù chieda di pregare il Padre YHWH che non porti i suoi in battaglia e se sciaguratamente dovesse capitare faccia in modo che non soccombano in campo aperto circondati dai nemici Goim., cioè che almeno ci eviti la disfatta finale. Comunque il soggetto agente è il Padre. Su questo passo Sant’Ambrogio stesso, che era un militare prima di diventare vescovo di Milano, ha rischiato di essere accusato di eresia.
      Certo che si può dire tutto ed il contrario di tutto spiritualmente parlando. Tu infatti fai soggetto lo Spirito, Ma qui è il Padre YHWH ( Gesù parla del Tempio di Gerusalemme come “la casa del Padre mio”) incontestabilmente da qualsiasi punto di vista come pensava Ambrogio scrittore.

      • Adriana 1 ha detto:

        Caro Rolando,
        mi hai fatto riflettere sul “sesso”- in greco- del vocabolo
        “peiramòs”, che è maschile ( non femminile ). Quindi di un
        “certame” potrebbe ben trattarsi…e Ambrogio, ex-militare, potrebbe aver visto bene.
        Nell’uso dei vocaboli anche il sesso è importante, come sottolineò la ineffabile Boldrine, che ora, certo, starà piangendo a calde lacrime. 😂
        Quanto al latino, prova può tradursi in experimentum n., conatus m., certamen n., malum n., e solo pochi sono i sostantivi al femminile, come calamitas e contentio. Del resto, Quello che sta in alto può fare ciò che vuole: lo testimonia perfino Isaia.

  • Rita Viviani ha detto:

    Non si legge …peccato vorrei mandarlo al mio parroco!!!!

  • Donna ha detto:

    Personalmente il Padre Nostro lo dico in Chiesa ad alta voce e nella formulazione precedente il cambiamento,così forse qualcuno che sente, forse un dubbio se lo pone ….credo che se si facesse così,senza temere, sarebbe utile almeno come segnale che l’obbedienza va prima a Dio,poi agli uomini, sicuramente non a Bergoglio e le sue eresie

    • Chiamatemi pure Torquemada. Me ne farò una ragione ha detto:

      Confermo

      Anche il GLORIA e il CONFITEOR

    • Catholicus ha detto:

      Bravissima signira “Donna”, anch’ io lo dico ad alta voce nella forma bimillenaria; la consapevolezza di dover obbedire a Dio piuttosto che agli uomini ( non solo a Bergoglio ed ai suoi complici, ma anche ai loro predecessori, almeno fino a papa Giovanni incluso) mi è di grande conforto e consolazione di fronte allo spettacolo di deriva luciferina dell’ attuale clero di ogni ordine e grado, ma specialmente della gerarchia….

    • Giuseppe Tripepi ha detto:

      Purtroppo, la versione nefasta del nuovo Padre Nostro era già stata introdotta nel testo della Bibbia in lingua italiana fin dal 2008, cioè con Papa Benedetto XVI regnante. Da Papa Francesco questa nuova versione, già presente nella Bibbia in italiano, è stata inserita nella liturgia.