Monache di Pienza, Exsurge Domine. Comunicato e Lettera alla Badessa di mons. Viganò.

29 Gennaio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, a completamento del post precedente pubblichiamo il Comunicato di Exsurge Domine in relazione al caso delle Benedettine di Pienza, e la lettera inviata il 24 novembre scorso dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò alla badessa. Buona lettura e condivisione.

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COMUNICATO DEL 28 GENNAIO 2024

Mons. Carlo Maria Viganò

COMUNICATO

relativo a Exsurge Domine
e alla vicenda delle Benedettine di Pienza

Quando il capitano di una nave si imbatte in un gruppo di naufraghi, aggrappati a rottami di una zattera, il primo pensiero è quello di soccorrerli. Che tra quei naufraghi vi siano persone buone o cattive è impossibile a sapersi, comprensibilmente, e a quel capitano nessuno chiede che selezioni chi merita di essere tratto in salvo. Queste sono questioni che si possono affrontare solo in un secondo momento, quando i superstiti sono al sicuro. 

L’Associazione Exsurge Domine è come una navicella che attraversa i mari agitati per tendere una mano a sacerdoti, religiosi, seminaristi che patiscono persecuzione dalla chiesa bergogliana e si trovano appunto come naufraghi abbandonati a se stessi. Il suo Statuto lo indica espressamente: l’Associazione si impegna a «provvedere all’assistenza, al sostegno e all’aiuto materiale di chierici, religiosi e laici consacrati che versino in condizioni di particolare difficoltà economiche e logistiche; difendere la Tradizione immutata e incorruttibile della Fede Cattolica; conservare e promuovere la Liturgia tradizionale; incentivare lo studio e l’approfondimento teologico e culturale dell’immenso patrimonio religioso, storico e artistico della Cristianità; favorire occasioni di dialogo e d’incontro tra le diverse associazioni, esperienze o gruppi operanti nell’ambito della Tradizione perenne della Chiesa Cattolica». 

La decisione di aiutare le Benedettine di Pienza è stata dettata dalla loro pressante richiesta di trovare aiuto e protezione, così da essere sottratte alla decisione assunta dall’Ordinario e dal Dicastero per i Religiosi di deporre la badessa e costringere la Comunità ad omologarsi alle disposizioni deleterie di Cor Orans. Questo era quantomeno ciò che veniva addotto a motivazione della persecuzione di cui le Benedettine erano fatte oggetto, e non vi era motivo di supporre che la badessa non fosse sincera. Sotto la pressione delle irruzioni dei messi vaticani, le religiose si sono sentite assediate e mi hanno supplicato di prendermi a cuore la loro situazione. Ho immediatamente reso noto a livello internazionale quanto accadeva a Pienza con tre dichiarazioni pubbliche (quiqui e qui). Fu in quella circostanza che la costituenda associazione Exsurge Domine ebbe una ragione in più per completare l’iter burocratico di costituzione e prestare aiuto nel modo più efficace alle Benedettine perseguitate.

Visto che pendeva la minaccia dello sfratto immediato, ci siamo subito attivati, da un lato per trovare una struttura idonea ad accogliere le monache; dall’altro per aiutarle a presentare ricorso contro i Decreti vaticani sospendendone gli effetti. Dopo assidue e accurate ricerche, non avendo trovato alcuna struttura che rispondesse alle esigenze delle Benedettine, l’Associazione Vittorio e Tommasina Alfieri a cui appartiene l’Eremo Sant’Antonio alla Palanzana, decise con il mio favore di mettere a disposizione una parte della proprietà per consentire la costruzione di quello che abbiamo chiamato “Villaggio Monastico” – ben delimitato dalla clausura – dove accogliere le monache, sfrattate dal Vescovo di Pienza e terrorizzate dai Superiori del Dicastero Vaticano. 

I numerosi contatti e incontri avvenuti con la badessa e le consorelle parvero confermare la fiducia riposta in loro; una fiducia ricambiata dalle suore, che nel timore che i loro effetti personali potessero essere loro sottratti dall’Autorità ecclesiastica (già intervenuta bloccando il loro conto corrente) ci chiesero di tenere in custodia le loro masserizie, poste gratuitamente in due depositi di proprietà del Presidente di Exsurge Domine (solo di recente le suore hanno ritirato dai depositi le loro mercanzie). 

Venne dunque dato pubblico annuncio del progetto del “Villaggio Monastico” da parte di Exsurge Domine, e io stesso non ho risparmiato interventi ed anzi mi sono esposto in prima persona in molteplici modi, sostenendole nella loro azione di resistenza. Se l’iter canonico di allontanamento delle Monache dall’ex-Seminario estivo di Pienza è stato fermato; se sono stati sospesi i provvedimenti del Dicastero per i Religiosi che prevedevano la deposizione della badessa, la sua dimissione dallo stato religioso, l’invio della Priora al “monastero” di Bose e lo smembramento della Comunità, ciò lo si deve all’impugnazione del Decreto da parte di un canonista da noi indicato. 

All’inizio del mese di Giugno le suore pubblicavano una lettera aperta (qui) in cui esprimevano la loro gratitudine nei miei confronti e per l’aiuto dei sacerdoti che avevo inviato al Monastero per assisterle. Cosi scrivevano le monache: «Permetteteci di esprimere pubblicamente i nostri ringraziamenti, anzitutto a Sua Ecc.za Rev.ma Mons. Carlo Maria Viganò, nel quale abbiamo trovato un padre e un pastore della Chiesa di Cristo cha ha grande cura di noi e che ci ha difeso e sostenuto in questa battaglia per la Verità e la Giustizia. Grazie pure a quei Sacerdoti che non hanno avuto paura delle ripercussioni e ci hanno assistito da veri pastori: un giorno la Chiesa onorerà questi silenziosi eroi del nostro tempo».

Abbiamo fatto predisporre un progetto tecnico per il “Villaggio Monastico” con un preventivo di spesa di un milione e mezzo di euro e organizzato una raccolta fondi. Le somme raccolte per l’allestimento della struttura – peraltro sinora molto al di sotto del budget necessario – sono state meticolosamente contabilizzate come previsto dalla Legge vigente per le associazioni senza fine di lucro e dallo stesso Statuto di Exsurge Domine. Un utilizzo dei fondi per scopi estranei ai fini dell’Associazione, come da più parti insinuato, è impossibile e del tutto falso.

Una volta lanciato il progetto del “Villaggio Monastico”, l’atteggiamento della badessa e delle consorelle si è progressivamente deteriorato. La frequentazione delle monache ha via via reso evidente l’impronta neocatecumenale della loro formazione, che pretende che i Pastori assecondino ogni loro estro senza esercitare la propria apostolica Autorità. Questo atteggiamento conduce inevitabilmente ad uno spirito di anarchia, di autoreferenzialità e di indipendenza senza limiti. Alla legittima resistenza agli ordini ingiusti e agli abusi da parte della Santa Sede e dell’Ordinario non ha corrisposto da parte della badessa un atteggiamento rispettoso nei modi e di soprannaturale obbedienza verso chi ha cercato di esercitare l’autorità nella Carità in nome di Cristo.

Dopo aver deciso di destinare il “Villaggio Monastico” all’accoglienza delle Benedettine di Pienza, abbiamo coinvolto le monache nel progetto, invitandole a visitare i lavori, chiedendo loro suggerimenti e raccogliendo le loro richieste. A tale scopo abbiamo sottoposto alla loro valutazione i progetti tecnici, i rendering, la strutturazione e l’organizzazione degli spazi, la tipologia di materiali da usare: tutto fino ai minimi dettagli, adattati di volta in volta alle esigenze espresse dalle monache. Questa disponibilità da parte di Exsurge Domine non è però stata considerata sufficiente. Di ritorno dal loro periodo di vacanze in montagna lo scorso mese d’Ottobre, la badessa iniziò ad insinuare ossessivamente il sospetto di interessi illeciti, accusando Exsurge Domine di voler speculare sul progetto del “Villaggio Monastico” strumentalizzando le monache per altri fini, e accusando i Padri della Palanzana di approfittare delle donazioni per «rifarsi l’Eremo». La badessa ha preteso di essere coinvolta nei lavori e di poter sindacare sulla destinazione dei fondi, di avere l’elenco dei donatori di Exsurge Domine, di accedere alle mail, giungendo perfino ad asserire che l’Associazione era stata fondata per le monache di Pienza. 

Con il passare del tempo è andato componendosi un quadro assai problematico sulla Comunità pientina. Le monache provengono da una travagliata situazione pregressa. All’iniziale impostazione di marchio neocatecumentale si è sovrapposta una totale mancanza di formazione monastica. Queste problematicità hanno indotto le religiose a forgiarsi un proprio stile di vita del tutto autonomo e discrezionale, nel quale erano completamente assenti il raccoglimento interiore e il silenzio, la discrezione, il rispetto della clausura e tutto ciò che costituisce la premessa esteriore di uno spirito autenticamente claustrale. 

A ciò si aggiunga la scarsa disponibilità ad intraprendere un percorso di correzione e rifondazione in chiave tradizionale dell’intera Comunità, rinunciando a comportamenti ed abitudini bizzarri ormai acquisiti; la riluttanza ad accogliere verità di Fede misconosciute o adulterate dal Cammino Neocatecumenale, fino alla incapacità di mantenere relazioni umane stabili e rispettose. 

A ciò si aggiunga la situazione di grande imbarazzo e disagio per la presenza della madre della badessa, che non solo vive stabilmente nella comunità ma è considerata membro della stessa – tanto da trovare posto in coro alla destra della badessa – ingerendosi nelle questioni di governo strettamente attinenti alle deliberazioni del Consiglio della badessa.

Le pretese da parte della badessa (e delle consorelle) di controllare e interferire con prepotenza nell’attività dell’Associazione e nelle decisioni del suo Consiglio Direttivo si sono spinte fino al rifiuto della proposta di un comodato d’uso perpetuo e a rivendicare per esse la proprietà del “Villaggio Monastico”, come se dovesse essere loro garantito per diritto. Non corrisponde dunque a verità ciò che scrive La Nuova Bussola Quotidiana (qui), quando il Direttore Cascioli afferma che le suore «non riescono ad ottenere nessuna garanzia sul loro futuro e sulla loro sistemazione. Viene rifiutata loro qualsiasi forma contrattualmente garantita o un comodato d’uso, e inoltre le monache lamentano la mancanza di trasparenza nella raccolta dei fondi e anche l’ordine dei lavori».

Dinanzi a queste reazioni incontrollate e intromissioni indebite della badessa, abbiamo cercato in tutti i modi di evitare una rottura, invitando le monache a un dialogo chiarificatore, invitandole all’Eremo per la verifica dello stato dei lavori in diverse occasioni, l’ultima della quale in ricorrenza del Pontificale di Ognissanti, e poi nuovamente per la festa di San Carlo Borromeo. Il loro ostinato rifiuto ai reiterati inviti tradiva un’ostilità sempre più aggressiva. Alla fine, con una decisione unilaterale, le religiose hanno rotto ogni rapporto, adducendo a propria giustificazione il venir meno della fiducia nei nostri confronti, quando invece sono state le monache ad alimentare il sospetto con una congerie di accuse false e offensive. Il Consiglio Direttivo non ha potuto se non prendere atto della decisione delle monache, che è stata vissuta da tutti i membri di Exsurge Domine con grande costernazione. Per questo motivo, dinanzi a invettive, insulti, parole scomposte e addirittura menzogne della badessa nei riguardi miei e dei sacerdoti dell’Eremo, abbiamo deciso di diramare due Comunicati ufficiali, il 22 Novembre 2023 (qui) e il 17 Dicembre 2023 (qui).

C’è forse da pensare che quando le suore hanno compreso che la prospettiva di un Monastero messo a disposizione da Exsurge Domine avrebbe posto fine al loro stile di vita autonomo e indipendente – al quale non erano disposte a rinunciare – e al loro pretendersi affrancate da qualsiasi autorità ecclesiastica, si è intensificata l’opera di denigrazione nei confronti di chi le aveva generosamente aiutate, assistite, difese e protette, tanto verso di me quanto verso i sacerdoti della Palanzana che si erano avvicendati con spirito di sacrificio per garantire loro la necessaria assistenza spirituale. Alla prova dei fatti, l’averle poste dinanzi alla concreta realizzazione di una struttura tradizionale ha fatto emergere la loro riluttanza a compiere questo passo. Exsurge Domine ha dimostrato ampiamente di essere stata disposta ad accompagnarle con pazienza, consapevole delle difficoltà date dai tempi attuali. Ma le suore volevano comunque un “Villaggio” senza regole e senza condizioni, e così se ne sono andate ancor prima che fosse realizzato. 

Nonostante i molteplici e documentati inviti alla moderazione e ad una composizione evangelica della crisi – ad iniziare dal conciliante Comunicato emesso a Novembre e da una mia lettera, accorata e paterna, indirizzata alla badessa e rimasta senza risposta (qui) – le religiose si sono ritenute autorizzate a spargere calunnie e voci diffamatorie. 

Sorprende e dispiace che dinanzi a tanti richiami, tante offerte di aiuto e tante opportunità per ricomporre una crisi tanto insensata quanto dannosa per tutti, nessuna monaca abbia manifestato un qualche dissenso o qualche imbarazzo per gli atteggiamenti scomposti della badessa, o abbia – per quanto ci è dato sapere – esortato a maggior riflessione ciò che sembrava avventato e sproporzionato.

Scopriranno troppo tardi quanto insensata sia stata la loro ribellione e l’aver offerto in questa circostanza un’immagine di sé vergognosa di cui sono le prime vittime. Noi ringraziamo il Cielo di aver scoperto per tempo quanto tendere una mano al naufrago possa comportare dei rischi. L’ingratitudine e l’indocilità di questa prima esperienza ci serviranno per il futuro, sapendo temperare l’entusiasmo e la generosità con maggior prudenza. 

Il rifiuto del “Villaggio Monastico” da parte delle Benedettine ci ha permesso di mettere a fuoco e di finalizzare la missione della comunità dei “sacerdoti cancellati” presso l’Eremo della Palanzana, che si erano rivolti a me negli ultimi tre anni chiedendo di essere aiutati. Ad essi si sono aggiunti alcuni giovani che hanno chiesto di intraprendere il percorso formativo. Atteso che le monache hanno rifiutato il progetto loro offerto da Exsurge Domine, il Consiglio Direttivo ha deciso di destinare il progetto originario – ancora in fase di costruzione – adattandolo alle esigenze di una casa di formazione clericale, peraltro non molto diverse da quelle di un Monastero. 

Nulla dunque, nemmeno un centesimo, è andato perduto di quanto i donatori di Exsurge Domine hanno offerto – generosità benedetta e per la quale ringraziamo il Signore, ma che ad oggi è ancora ben lungi dall’aver raggiunto l’obbiettivo finale del progetto – perché lo stato di avanzamento dei lavori sinora compiuto consente il proseguimento dei lavori senza variazioni, anche se con nuova finalità perfettamente rispondente agli scopi dell’Associazione. Quello che rimane da compiere sarà reso possibile dalla munificenza di chi la Provvidenza ci pone sul cammino, come avvenuto sinora. 

Alla luce della disponibilità dimostrata da me, da Exsurge Domine e dalla comunità della Palanzana verso la comunità di Pienza, e dell’ingratitudine avutane in cambio dalle suore, ci era parso opportuno emettere un breve comunicato che non enfatizzasse il loro comportamento ed evitasse di alimentare polemiche. Questa indulgenza da parte dell’Associazione e da parte mia ci è stata ritorta contro, per accusarci e screditare la nostra opera. È per questo che abbiamo deciso di fornire sull’intero caso la nostra versione dei fatti, rivendicando di aver agito con onestà, trasparenza e carità. 

La reazione delle monache animate da uno spirito di ribellione basta a dar prova della loro indisponibilità a vivere la loro Vocazione monastica, e pare giustificare – per una volta – i provvedimenti disciplinari adottati dal Dicastero per i Religiosi contro di loro. Rimane la constatazione del desolante stato di anarchia che sessant’anni di Vaticano II hanno instillato nelle anime dei Cattolici, massimamente nei sacerdoti e nei religiosi. L’opera di ricostruzione e di restaurazione della Fede deve confrontarsi con questa realtà e moltiplicare ogni sforzo per correggere con Carità abitudini e stili di vita incompatibili con la spiritualità e la disciplina richieste ai Consacrati. 

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

28 Gennaio 2024
Dominica in Septuagesima

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Mons. Carlo Maria Viganò

LETTERA

alla Madre Badessa
del Monastero “Maria Tempio dello Spirito Santo” di Pienza

NOTA PRÆVIA

Questa lettera, inviata il 24 Novembre 2023 alla Badessa del Monastero di Pienza, era destinata a non essere pubblicata. L’inasprirsi degli attacchi e delle calunnie nei riguardi di Mons. Viganò e dell’Associazione Exsurge Domine e  le notizie infondate e diffamatorie diffuse da alcuni organi di stampa rendono ora necessario portare a conoscenza del pubblico il contenuto di questa comunicazione, nella quale si ha prova che l’Arcivescovo ha fatto ricorso a tutti i mezzi umanamente possibili per evitare la rottura con la comunità benedettina di Pienza. Si rimanda in ogni caso ai comunicati dell’Associazione e al messaggio di Mons. Viganò del 28 Gennaio 2024.

24 Novembre 2023
San Giovanni della Croce

Reverenda Madre, 

ho appreso con vivo rammarico di quanto avvenuto in occasione della restituzione dei beni che il Presidente di Exsurge Domine si era offerto di custodire in un suo deposito. Inutile che Le dica quanto ciò mi turbi e mi addolori. 

Non penso occorra ricordarLe il bene che vi è stato fatto disinteressatamente, esponendomi io stesso in prima persona in un momento in cui l’Ordinario diocesano e la Santa Sede si scatenavano contro il Monastero ed esautoravano Lei come Badessa. Gli attacchi di cui sono stato fatto oggetto a causa di questa mia presa di posizione nei riguardi della Sua comunità sarebbero dovuti bastare, anche solo ad uno sguardo umano, a dimostrare la mia fiducia nella vostra buonafede. Gli ultimi eventi dimostrano ahimè il contrario, e mi pongono in una situazione incresciosa tanto nei riguardi dei miei Confratelli, del Presidente e dei membri di Exsurge Domine, quanto dinanzi all’opinione pubblica, visto che pubblica era stata la mia risposta alla vostra pressante richiesta di aiuto. 

Non so dire se il Suo atteggiamento e quello delle Sue consorelle sia dettato da cattivi consiglieri o da altre ragioni: non sta a me giudicare né emettere giudizi sul foro interno, e non posso che pregare il Vostro Sposo perché vi illumini e vi mostri l’inganno in cui siete cadute. Nondimeno, per le conseguenze del vostro comportamento in foro esterno mi vedo mio malgrado costretto a chiederLe, in quanto Superiora della comunità, a considerare le gravi implicazioni spirituali e morali della vostra ribellione, delle quali siete tutte responsabili – e Vostra Reverenza in primo luogo – dinanzi a Nostro Signore, che legge nei cuori e nelle coscienze. 

Se non posso condividere la vostra decisione – verso la quale il comunicato divulgato oggi da me e dal Presidente dà prova di estrema indulgenza e comprensione – posso purtuttavia prenderne atto, a patto che pari rispetto e correttezza siano garantiti da parte vostra. Ciò implica anzitutto il dovere di astenervi dal calunniare i miei Confratelli, i membri dell’Associazione e chi Le scrive, ricordandovi che il furto della buona reputazione impone, per essere assolto, la riparazione del danno causato; un danno che molto difficilmente può esser sanato, come certamente Ella e le Sue consorelle saprete per esserne state voi per prime oggetto, anche da parte del Vescovo di Pienza e del suo Successore, il Card. Arcivescovo di Siena. Sarebbe davvero un peccato – letteralmente – se l’esperienza pregressa non vi avesse fatto comprendere quanto offenda la Carità, la Verità e la Giustizia – tutti attributi di Dio – seminare una menzogna destinata ad essere smentita, se non da chi la subisce, certamente dal tempo galantuomo. 

Voglio quindi augurarmi, per l’affetto spirituale che credo averLe mostrato e confermato a più riprese e per l’indulgenza con cui ho voluto affrontare la vostra decisione di ritirarvi dal progetto del Villaggio Monastico, che Ella e le Sue consorelle avrete la bontà di risparmiare a tutti noi attacchi tanto spiacevoli quanto ingiustificati, e che saprete far tesoro non solo della preziosa lezione di santità che la Provvidenza vi ha impartito facendovi attraversare la prova della vostra cacciata da Pienza, ma anche della fraterna carità di cui siete state oggetto da parte mia, dei miei Confratelli e dal Presidente di Exsurge Domine. Questo è un bivio davanti al quale la vostra anima è chiamata a compiere una scelta morale tra il bene da compiere e il male da evitare: non permettete che il Maligno, spirito di divisione, approfitti di questa occasione per allontanarvi dalla Grazia di Dio. È questo, in fondo, il principale motivo per cui Le scrivo: le questioni legali non mi interessano né tantomeno mi coinvolgono, mentre la salvezza della Sua anima e di quella delle altre Monache rimane il motivo per cui vi ho aiutato sin dall’inizio e per cui vorrei chiudere serenamente la vicenda presente.

Infine, vorrei che Ella ricordasse che la Croce pettorale consegnatale in occasione del nostro primo incontro voleva essere un gesto con il quale La riconoscevo e confermavo nella Sua dignità di Badessa. Se tenerla può costituire uno spirituale legame e la premessa di un futuro ravvedimento, sono felice di lasciargliela; se viceversa quella Croce rischia di divenire bottino di guerra, credo sia doveroso restituirla a chi con ben altre speranze gliene aveva fatto omaggio.

Sappiate di essere sempre nelle mie preghiere. 

In Christo Rege,

+ Carlo Maria Viganò, Arcivescovo

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21 commenti

  • Adriana 1 ha detto:

    Cara signora Mara,
    che vuole? E tutta “colpa” del famoso servizio sul convento di clausura di Sergio Zavoli (con la partecipazione di padre Virginio Rotondi).
    Rimaneva impresso. Dava, della vita conventuale, un’idea sublime…
    Un’illusione, un’assurdità?
    Evidentemente si per i nostri tempi. Meglio buttarla in gossip…meglio ridere come clown felliniani “un po’ per celia e un po’ per non morire…” di fronte a queste manifestazioni di moderna, caotica, sgangherata realtà religiosa.

  • Zefiro ha detto:

    La vita è fatta di scelte e di cambiamenti. Siamo tutti in cammino. Tutti partiamo da contesti sui quali non abbiamo deciso nulla. A poco a poco la Verità si fa strada dentro di noi e allora i contesti ricevono luce e ciò che prima era ritenuto giusto finisce per trovare ben altra collocazione. Si tenga conto di questo.
    Personalmente apprezzo monsignor Viganò.
    Sulla vicenda ho poco da dire. Forse la formazione delle monache ha dato poco spazio alla disciplina ascetica ed esse, confrontandosi con le esigenze di un monachesimo tradizionale, non si sono trovate disponibili ai rigori claustrali. Nelle incomprensioni pur vicendevoli, quanto detto da Sua Eccellenza mostra il suo atteggiamento paterno e la sua disponibilità caritatevole.
    Quello che noto è che i cattolici di buona volontà sono troppo divisi tra loro. Sono litigiosi. E questo non va bene. Prendere vanto dall’aver capito i tempi che stiamo vivendo e dall’aver agito senza indugio può portare alla cecità spirituale. Convincersi che l’importante è restare nel recinto senza pensare che l’erba brucata è irrorata con acqua avvelenata, significa morire. Insinuare dubbi può essere opera diabolica. Il dubbio infatti è salutare, ma non sempre. Qui sta la saggezza e la sapienza che viene dallo Spirito Santo.
    “Ascolta… porgi l’orecchio… Prima d’ogni cosa ricorda che tutto ciò che di buono imprendi ad eseguire, devi con insistente preghiera chiedere che sia compiuto da Lui”. Buon cammino a tutti noi. Verso l’unità nella Verità della Carità.

    • Mario ha detto:

      La situazione della Chiesa è tragica. Non è il momento di fare distinguo stupidi. Unità nella Verità contro l’impostore (e gli impostori) è quello che ci vuole. “In dubiis libertas”. Invece assistiamo ad episodi di “fuoco amico”, lotta e polemica di tutti contro tutti, spesso su opinioni spacciate come LA VERITA’. Basta!

  • Orso Garibozzi ha detto:

    padre pio trattato a pesci in faccia da padre gemelli e… sapete tutti come andò.

    a torino nella prima metà dell’ottocento , il giovane don bosco non vuole fare l’assistenza spirituale alle ragazze orfane (/?) di giulia di barolo che raccoglie vuole evitare che finiscano sulla strada . litigano ognuno va per la sua strada . bravo uno e brava anche l’altra anche se meno ricordata .

    ora se grandi personaggi e santi si mandano a stendere che possiamo dire di vigano e delle monache di pienza ( non di monza : ) ) ?

    ognuno a casa sua . le monache sistemino il diruto monastero marchigiano da dove vengono. E vigano faccia chiarezza sulle fondazioni e sui preti “vagantes” ( pensate a san benedetto quando pensava male dei monaci vaganti e obbligava a restare nello stesso monastero tutta la vita … ) magari non lecitamente ordinati .

    Viganò non mi piace . non puoi stare dentro al vaticano per tanti anni , fare carriera e poi scoprire che la nuova chiesa è fondata su documenti conciliari problematici e diventare improvvisamente “tutto contro” . Se succede a me che non ho l’obbligo di studiare i documenti vaticani e non ho basi filosofiche e teologiche, pazienza, ma non può succedere a lui.

  • Tony ha detto:

    E se fosse proprio l’idea del villaggio monastico che non fosse piaciuta alle monache ?
    Il caso Rupnik e’ ancora troppo recente per dimenticarlo.
    A pensar male si fa peccato , ma a volte ….

  • Elisa ha detto:

    Viganò è un grandissimo vescovo ed un grandissimo uomo. Che il Signore lo benedica.

  • Michel Berthoud ha detto:

    Grazie mons. Viganò per questa delucidazione esaustiva. Che Dio la benedica e la protegga.

  • Nicola ha detto:

    Terribile.
    Viene da dire che la gerarchia da tanti di noi vituperata, aveva ragione, al di là dei motivi contingenti. Non giudichiamo per non essere giudicati.
    Tuttavia per queste suore propendo per il malconsiglio, non saprei di chi.

    • Mario ha detto:

      È più probabile o che si siano illuse di ricevere l’aiuto gratis e al contempo di poter fare i loro comodi, oppure che abbiano strumentalizzato opportunisticamente Viganò e una volta ottenuto di rimanere a Pienza l’abbiano gettato via nella spazzatura, infangandolo per coprire il loro opportunismo. Opportunismo, quest’ultimo, in cui i neocat o ex neocat eccellono (con le dovute eccezioni).

  • Donna ha detto:

    Ora è tutto più chiaro.

  • Adriana 1 ha detto:

    Mamma mia, che pasticcio…forse starebbero meglio con padre Rupnik.

    • Claudio Gazzoli ha detto:

      Lei non sa nulla ed è sistematicamente offensiva e fuori… dal mondo

      • Adriana 1 ha detto:

        Caro Gazzoli,
        ha ragione…sono fuori dal mondo e non so nulla…specialmente sulle vacanze con famiglia delle suore

        • Claudio Gazzoli ha detto:

          sarà come dice lei, ma lei ha fatto una illazione pesante e, fino a prova contraria, ingiustificata

          • Adriana 1 ha detto:

            Caro Gazzoli,
            non è una “illazione”, solo un’ipotesi…giustificata. Dapprima queste suore si erano presentate come perseguitate dagli “sgherri” di Bergoglio, mostrando la volontà di sentirsi protette sotto le ali di qualche sicuro difensore della fede tradizionale, poi…sembrano desiderare una vita diversa, ( più libera anche lirurgicamente ) sotto la protezione della squadra bergogliana e… nel cuore di Bergoglio, si è visto che un posto speciale lo occupa padre Rupnik. Preferiva che nominassi Mons. Tucho? Tranquillo: forse è tutto gossip.

          • Mara ha detto:

            Veramente la signora che si firma Adriana1 ha fatto ciò che verrebbe perseguito dall’articolo 595 del codice penale…

          • La Signora di tutti i popoli ha detto:

            https://t.me/MikaYoutubersChat/234916

  • Milly ha detto:

    E adesso sarebbe buono e giusto leggere anche la versione delle Monache di Pienza!

    • Carlo ha detto:

      E io scommetto che lei non ha minimamente letto la versione di Monsignor Viganó…

      • Margotti ha detto:

        Purtroppo le donne postsessantottine, imbevute di femminismo a piè sospinto, sono mediamente (senza generalizzare, sia chiaro) viziate e “aperte” allo spirito del tempo. Se la famiglia soffre e’ soprattutto per questo andazzo, di cui anche i conventi sono espressione.

    • Mario ha detto:

      Mi sembra di capire che la versione delle monache sia stata già letta in tutte le salse, e dovunque, dall’intervento con domande-retoriche accusatorie a Viganò in stile Iene (non so se ricordo bene, ma comparso anonimamente in primo luogo su gloria.tv) fino alla Bussola. Se le monache si vogliono esprimere ancora, ci mettano però la faccia… E non si dedichino alle “mormorazioni” che San Benedetto nella sua regola pesantemente condanna, così come fa San Chico di cui sono state fans prima di San Benedetto.