Rosa, Rosae, Rosam e la Distrazione di Massa. Benedetta De Vito

24 Gennaio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulla realtà che stiamo vivendo, come sempre ammantata dal suo sguardo e stile poetici. Buona lettura e diffusione.

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“Ecco qui il catalogo, sire, rossa maestà, sua altitudine, egregissimo”, disse, inchinandosi, Billo Cancelli, porgendo al signore supremo del mondo intero, seduto su un trono di cacca d’uccello, un librone alto così. “Mettilo su tavolo, scioccone che non sei altro, a volte mi pento di averti usato come burattino, fesso come sei che quasi si accorgono dei fili che hai dietro la schiena. E quegli occhialoni! Mmmm. Basta, via, mi hai seccato, va a mangiar la tua immonda carne artificiale, pappati una buona insalata di scarafaggi anche tu, dai il buon esempio ai pecoroni, e ora via, sparisci!”.

Billo Cancelli ubbidì e uscendo, rasente i muri, lasciò il cornuto solo a solo con i librone che s’intitolava, in diavoliano: “Mezzi di distrazione di massa”, sottotitolo “come far degli  uomini, creature amate da Tu sai chi, biechi vermi senz’anima, dal cuore duro, lontani dal Cielo, e infine biechi cannibali”. Il cornuto cominciò a sfogliare i primi capitoli che erano il riassunto di quanto accaduto nei secoli scorsi e leggiamo con lui, turandoci il naso per il tanfo che emette, con delle belle mollette da bucato. Eccone una anche per voi…

“I mezzi di distrazione di massa devono camminare tutti assieme per far sì che funzionino alla perfezione…”, mumble, mumble, leggeva il principe puzzone e commentava: “Prendiamo il capitolo cinque, che parla della finta rivoluzione francese. Che goduria! Tagliare la testa al Re in nome della Libertà, mentre proprio il Re che rappresentava la Legge di quell’altro in terra, garantiva la libertà è stato davvero un capolavoro! Abbiamo lavorato sodo, inventandoci quella canzonetta… mumble, mumble, com’era? Ah sì, andiamo fratelli, sì, sì fratelli omicidi… hahahaha”. E poi metter quella facciotta di popolana al posto della Madonna da Madonna a Marianna. Da Purissima (puah!) a putt. e superlativo al femminile, puntini puntini”. E tutti quei cretini ipnotizzati a cantare e vai con il sangue, litri, litri di sangue, mostruosità, crudeltà, abominio. Ma per il bene, eh, e tutti ad applaudire. Ahahahahaha. Tolse la mano dal libro e si spanzò tra il guano: “E ancora adesso la insegnano a scuola quella roba sanguinaria inventata da noialtri quaggiù, nelle tenebre! Ahahaha”

Ma andiamo più avanti ed ecco fornita un’altra bell’arma di distrazione di massa, questa volta per gli italiani. Prima una famiglia che si disse reale e non lo era, poi una famiglia dal cognome belante e ridicolo che s’innalzò alle stelle. Ahahaha. Poi ancora giù a rotolar nella melma anche loro, ché non servono più, e via con la prossima distrazione di massa. Casa Fregn… ops Ferragni. Una bella coppietta. Ora non ci servono più e via nella melma, addio. Presto suonerà la fine anche per Billo Cancelli. Solo a guardarlo mi urta i nervi. Che si crede, quel porcellotto, di essere mio amico. Povero illuso, poveri tutti i cari burattini massoncini dal grembiulino, che si credono miei amici. Ahahaha, io non sono amico di nessuno e godo godo godo a distruggerli con le loro stesse armi.

Continua ridendo rauco e volgare messer rossaccio: “Ahahah abbiamo inventato una malattia che non c’era e abbiamo creato un farmaco che, come dice il nome stesso in greco antico, era un veleno. E quei pecoroni ci sono cascati e Billo e i suoi hanno fatto un gruzzolone che però gli scotta tra le mani, perché presto anche loro finiranno nella palta che ho preparato per loro. Si credono sicuri, tranquilli, ma siccome non mi servono più, verranno snudati, smascherati e lasciati alla mercè dei tanti che hanno danneggiato e ucciso. Che me ne importa. Di Billo Cancelli ne trovo a mazzi, a bizzeffe, tanti quanti mi pare e piace”.

Il motivo è semplice. Lo sguardo rosso s’allarga sul mondo dove una fitta stoffa, una coltre porporina copre ogni cosa. “La coltre, le tenebre di cui parla Isaia, quel piccolo impiastro, le ho inventate io fin da subito per impedire che gli uomini possano ritornare a Lui, il Creatore. Ah, non riesco neppure a pronunciare il suo nome. Tremo, tremo, tremo. Ma lo spesso tessuto resiste anche al tremito mio e solo pochi riescono a contemplare i cieli aperti e a tornare a Lui. Gli altri, induriti nel cuore (dove solo Lui regna) e con la mente aperta alle mie distrazioni di massa, sono già perduti. Il loro io, superbo, arrogante, alimentato dal siero malefico che ho loro fatto inoculare da Billo, li rende addormentati. Alteri, fieri di essere perduti e schiavi, guardano dall’alto in basso i pochi che ritornano a Lui. Guardateli, guardateli, riuniti in poche chiesette. Ah le mie orecchie! Sono ferite dal latino. Io odio il latino…

Una bimba, seduta al tavolino in giardino, con la sua nonna proprio allora studiava la prima declinazione di latino: “Rosa, rosae, rosae…” Nonna, io sento un profumo di rosa. Ed era proprio così. La bimba alzò lo sguardo al cielo e vide nelle profondità azzurre un batter d’ali d’angelo. “Rosae, rosarum, rosas”.

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