Aborto, Ignoranza e Fake News su Repubblica. Mario Adinolfi.

24 Gennaio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici. e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo commento di Mario Adinolfi, che ringraziamo di cuore, a un articolo di Repubblica sull’aborto e il ministro Roccella. Buona lettura e diffusione.

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IGNORANZA E FAKE NEWS SU REPUBBLICA
di Mario Adinolfi
Strepitoso articolo apre la home page di Repubblica. Il tema è la solita criminalizzazione degli antiabortisti, ma è la consueta sbobba ideologica, non mi avrebbe turbato. Mi sconcerta, questo sì, il misto di ignoranza e fake news in cui l’articolo è impastato. Fin dalla prima riga: non è vero che Eugenia Roccella considera l’aborto “un diritto delle donne”. Chiedeteglielo direttamente in un’intervista, non estraete dal contesto una mezza frase televisiva. L’avete un po’ intimidita, è vero, ma la Roccella non metterà mai per iscritto quel che neanche la 194 afferma, mai nel testo della legge si definisce l’aborto come diritto.
Il quesito referendario sull’aborto poi? Non fu un quesito “dei radicali”.
Ci furono una serie di referendum nel 1981, è vero.
Ma il giornalista di Repubblica di cui ometto la firma per evitargli la gogna pubblica (lui non mi userebbe mai questo riguardo) confonde per ignoranza due diversi quesiti, producendo un esito comico, non avendo il collega mai letto la Costituzione, che stabilisce che in Italia il referendum è abrogativo.
Potevano mai i radicali presentare un referendum per abrogare la 194? Ovviamente no, il quesito fu presentato dal fronte opposto, dal Movimento per la Vita di Carlo Casini.
I sì all’abrogazione della 194 furono il 32%. Difficile dunque che i favorevoli all’aborto potessero aver ottenuto l’88% dichiarato dal giornalista di Repubblica.
Che si è confuso con un altro quesito, questo sì presentato dai radicali, che volevano abrogare tutti i limiti all’aborto. Ecco, quel quesito ottenne è vero l’88%, ma di contrari.
Per la precisione 88.5%. I favorevoli all’idea dei radicali di “aborto senza limiti” furono solo l’11.5%.
L’esatto opposto di quanto scritto dal giornalista.
Sarebbe facile usare questo dato per demolire tutto l’impianto dell’articolo di Repubblica e delle tesi degli abortisti.
Ma il giornalista lo usa ribaltandolo, ovviamente per crassa ignoranza. E ci costruisce sopra l’indottrinamento del giorno.
Qual è il guaio? Che l’articolo proclama fatti a cui per non credere bisogna avere un minimo di cultura giuridica e storica sull’argomento, quella che il giornalista dimostra di non maneggiare.
Ma la manipolazione dell’opinione pubblica si fonda sul fatto che quelli che hanno un minimo di base culturale sono sempre meno.
State attenti, dicono sempre che i social sono il male e il giornalismo delle grandi testate è l’antidoto al veleno. Invece la loro ansia di livore ideologico e di indottrinamento delle masse sempre più ignoranti è il veleno stesso. Difendetevi studiando, lo dico in particolare ai giovani.

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