L’Acqua Benedetta, il Gel, Santificarsi o Sanificarsi? Fra’ Bonaventura.

22 Gennaio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Sergio Russo e Rosanna Boccacci offrono alla vostra attenzione questo articolo di Fra’ Bonaventura. Buona lettura e diffusione.

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L’acqua benedetta

In questi tempi nei quali, in diverse chiese è scomparsa l’acqua benedetta, sostituita dal gel disinfettante, i fedeli leggeranno con grande consolazione queste belle riflessioni sull’acqua benedetta, essi stessi ricordandosi che è molto più importante santificarsi… che sanificarsi!

È inutile parlare alle persone che vogliono non sentire volontariamente e che vogliono, volenti o nolenti, proseguire fino in fondo il cammino dell’errore e cadere nell’abisso che le attende. Ci sono altri che non vogliono perire; sono i cattolici che seguono il Vangelo. È per loro che vengono pronunciate queste parole. In mezzo alla confusione generale, è importante ricordare le parole di San Pietro: “Date sempre soddisfazione a chiunque vi chiede ragione della vostra speranza” (1Pt 3,15). Perché di fronte alle rovine accumulate sul suolo delle nazioni cristiane, ogni cristiano deve essere come Neemia che, di ritorno dall’esilio, cominciò a percorrere la terra dei suoi antenati: «E vidi le mura di Gerusalemme crollare e le sue porte consumate dal fuoco: Gerusalemme stessa fu deserta” (Ne 1,3 e segg.). Tutti i pagani cercarono di impedire la ricostruzione di Gerusalemme (Ne 4). E Neemia cercava unicamente il bene del popolo (Ne 5,19) e non il proprio. Egli continua l’opera nonostante gli intrighi dei suoi nemici e le loro provocazioni (Ne 6). Questa è davvero l’opera dei cristiani oggi.

La vita dell’umanità è una lotta; le tentazioni assalgono tutti i sensi del corpo e tutte le facoltà dell’anima. Per questo dobbiamo vigilare (“Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione” 1Pt 5,8-9), e armarci contro il diavolo. Il grande pericolo per i cristiani è quello di scendere dall’ordine soprannaturale per sprofondare nel naturalismo.

Cristo Gesù ci ha donato attraverso la Chiesa i sacramenti e anche i sacramentali per non perderci sui sentieri della terra nell’attesa del regno eterno.

Che cosa sono dunque i sacramentali? Sono atti di religione esterni, consacrati dalla Chiesa e che hanno la virtù di produrre alcuni effetti soprannaturali. Partecipano in qualche modo alla virtù dei sacramenti e producono una speciale applicazione degli infiniti meriti del Redentore.

Risalgono ai tempi apostolici e anche oltre. Essi producono particolari effetti: 1) la remissione dei peccati veniali; 2) la remissione delle pene temporali dovute al peccato; 3) l’espulsione dei demoni; 4) la guarigione dei malati; 5) la rimozione dai flagelli che minacciano la nostra vita e i nostri beni e la libertà, sotto l’influsso dello Spirito Santo. Ciascuno dei sacramentali non produce questi cinque effetti, ma l’acqua benedetta li produce tutti. È bene ricordare ciò che dice Tertulliano: “È segno caratteristico di una grande potenza produrre grandi effetti con piccoli mezzi; semplicità nella causa e fecondità nel risultato, questa è la caratteristica dell’opera divina”. (Lib. De Baptism., c.1). Come nell’ordine naturale, un po’ di polvere da sparo sbaraglia i battaglioni più grandi o frantuma i bastioni più robusti.

L’efficacia dei sacramentali è un cardine dell’insegnamento cattolico (vedi Durand de Mende “Rationale…”). Ad esempio, sant’Agostino non esita a riconoscere nel “Padre nostro” o nell’elemosina la virtù di cancellare i peccati veniali. San Benedetto istituì la recita del “Kyrie eleison…” al termine dell’ufficio divino, per ottenere il perdono dalle distrazioni o dagli errori durante queste preghiere. Questo è anche ciò che insegna san Tommaso d’Aquino: «si fanno imposizioni ed esorcismi sui bambini per scacciare i demoni che hanno ingannato l’uomo… il che realizza ciò che intendono.» (ST III p, q 71, art III). Le preghiere della Chiesa sono efficaci davanti a Dio, per questo la Chiesa ha sempre utilizzato i sacramentali. La Chiesa esorta tutti i suoi figli ad usarli. Perché indipendentemente dalle disposizioni di chi li usa, possiedono una virtù propria capace di produrre i loro effetti. Così Giuliano l’Apostata scacciava i demoni facendo il segno della croce, nel quale non credeva.

Il fondamento dei sacramentali si trova nelle parole del Signore agli apostoli: «Chi ascolta voi, ascolta me… Vi ho dato il potere di calpestare serpenti e scorpioni e ogni potenza del nemico.» (Lc 10,16.19). Nostro Signore infatti ha meritato alla sua Chiesa non solo la grazia, ma anche tutti i benefici che le possono essere utili. E ha lasciato alla Chiesa il potere di stabilire segni capaci di produrre benefici attraverso l’applicazione dei suoi meriti.

I sacramentali principali sono sette: il “Padre nostro”, l’acqua benedetta, il pane benedetto, il confiteor, l’elemosina, la benedizione del vescovo, la benedizione del sacerdote nella Messa, soprattutto con il Santissimo Sacramento. Essi cancellano i peccati veniali per la misericordia di Dio, perché Dio sa che siamo in una guerra universale che il diavolo porta avanti contro di noi fin dalla Creazione, per questo ci dà ogni sorta di medicina per le nostre piaghe, perché è infinitamente ricco. Siamo tutti come prigionieri per il debito verso di Lui, ma Lui ci dà la possibilità di pagare al nostro posto attraverso i Suoi infiniti meriti.

​ Per Dio, benedire è scendere sulle creature e far penetrare nel loro seno le effusioni divine di vita e di amore; è inondare di grazia e di potenza gli esseri sui quali cade, come rugiada, la parola di benedizione. Come dice sant’Agostino: «Quando Dio benedice, fa quello che dice» (Enarrat. in sal 108,30). Tutte le meraviglie della grazia, la vita divina con tutte le sue luci, le sue forze, le sue prerogative, la sua perpetuità, sono tutti effetti della benedizione che Dio ha donato al mondo attraverso il Verbo incarnato. Benedire significa consacrare e santificare una cosa conferendole certe qualità misteriose per le anime e per i corpi.

Santificare le creature non significa solo liberarle dagli influssi del demonio, ma renderle anche capaci di effetti soprannaturali. Così dice Gesù a conclusione della parte finale del Vangelo secondo san Matteo: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra.» (Mt 28,18). Anche per questo Mosè purifica con l’acqua coloro che deve consacrare sacerdoti (Lv 8,6).

Il primo che ha benedetto l’acqua, rendendola santa, è stato lo Spirito Santo (cfr Gen 1 e 2). Depositari della potenza divina, i patriarchi, Mosè, la sinagoga, i profeti non hanno mai smesso di produrre l’acqua santa e di utilizzarla per la purificazione e la liberazione degli uomini e delle creature. Ad esempio: “Chiunque tocca il cadavere di un uomo e non ha cura di purificarsi, contaminerà il tabernacolo del Signore e sarà messo a morte. Non essendo stato purificato dall’acqua dell’aspersione, è immondo.” (Nm 19,13). L’acqua santa era conosciuta e utilizzata in tutta l’antichità ebraica.

Nel Nuovo Testamento il primo a produrre l’acqua santa è il Redentore. Scende nel Giordano. E a contatto con la sua adorabile persona, l’acqua riceve una benedizione unica. Nell’antico patto, l’acqua santa cancellava le macchie legali; nella nuova alleanza cancella le macchie dell’anima, i peccati veniali (cfr Ebr 9,13-14). Così disse papa sant’Alessandro (107-116), quinto successore di san Pietro: «Noi benediciamo l’acqua mista a sale, affinché mediante l’aspersione di quest’acqua tutti siano santificati e purificati; cosa che ordiniamo anche a tutti i sacerdoti” (epist. 1, c. 5). Nel libro delle Costituzioni Apostoliche, san Clemente, discepolo e successore di san Pietro, attribuisce la formula dell’acqua santa all’apostolo san Matteo.

L’acqua battesimale ha un legame con la Beata Vergine. È vergine, cioè senza alcuna miscela artificiale di elementi estranei. Ella è santificata dalla Santissima Trinità, cioè sottratta ad ogni influsso del Maligno e dotata di proprietà superiori alla sua natura. Come Maria è fecondata dallo Spirito Santo; così può generare i fratelli del Verbo incarnato.

Così i cristiani, mediante il battesimo, diventano «buon odore di Cristo» (2 Cor 2,15). Ad esempio, quando, quattrocento anni dopo la morte di Santo Stefano, fu aperta la sua tomba, si diffuse un mirabile profumo. Abbiamo visto la stessa cosa con tanti santi: Gamaliele, Nicodemo, Nicola, Isidoro, Edoardo d’Inghilterra, Stefano d’Ungheria, Rosa da Viterbo, Margherita da Cortona, Teresa d’Avila, Maddalena dei Pazzi… Il buon odore di Gesù Cristo è il profumo che sprigiona dalle nostre parole, dai nostri esempi, da tutto il nostro essere.

L’acqua santa è fatta per purificare e preservare dalla corruzione. Purifica l’uomo dalle macchie del peccato veniale e da ogni influsso o tentazione del demonio. Per questo il salmo dice: «Il nostro aiuto è nel nome del Signore.» (Sal 124,8). La Chiesa, dopo aver espulso l’usurpatore, conferisce alle creature le proprietà santificanti che le richiamano alla loro primitiva destinazione.

L’acqua santa ha bisogno, per la sua efficacia, di una disposizione conveniente dell’anima di chi la riceve, e di essere in stato di grazia. La remissione dei peccati veniali avviene solo attraverso un movimento di grazia santificante. Dobbiamo quindi anche non conservare alcuna affezione per il peccato veniale. Non dobbiamo mai dimenticare che il peccato è l’unico male del mondo; è lui la causa diretta o indiretta di tutti i mali del tempo e dell’eternità.

Il peccato veniale è la calamita per il peccato mortale, per questo Gesù ha detto: «Chi è fedele nel poco è anche fedele nel molto, e chi è disonesto nel poco è disonesto anche nel molto.» (Lc 16,10). È la nausea di Dio, perché genera tiepidezza: «Vorrebbe il cielo che tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, ti vomiterò.» (Ap 3,15).

È interessante ricordare ciò che fece san Venanzio Fortunato (530-600), autore del Vexilla Regis e del Pange lingua. Si recò dal re dei Goti che aveva fatto prigionieri molti giovani e ne chiese la liberazione, ma la sua preghiera fu brutalmente respinta. Il santo ormai vecchio allora gli disse: «L’oltraggio che mi fai non ti porterà fortuna» (S. Greg., Dialogo Lib. 1, c. 10). Il giorno successivo, il re cadde da cavallo e si ruppe una gamba. Così il re consegnò subito i giovani prigionieri e chiese perdono al vescovo. Fortunato gli mandò un diacono con l’acqua santa per aspergerlo. Il re guarì all’istante come se non avesse mai subìto un incidente. Troviamo molti episodi simili nella vita dei santi.

Santa Teresa d’Avila ce lo racconta nella sua vita scritta da lei stessa: «Mi trovavo un giorno in un oratorio quando mi apparve, a fianco a me a sinistra, sotto un aspetto terribile… Dal suo corpo uscì una grande fiamma… Mi disse con voce spaventosa che ero sfuggita dalle sue mani, ma avrebbe saputo come riprendermi. La mia paura era grande. Ho fatto, come meglio potevo, il segno della croce. Scomparve, ma tornò immediatamente. Messo in fuga da un nuovo segno di croce, ben presto riapparve. Non sapevo cosa fare. Alla fine ho gettato l’acqua santa dov’era e non tornò più”.

Nel 1418, San Vincenzo Ferrer si trovava in Catalogna e doveva predicare ad una grande folla. Si scatenò la tempesta e il demonio gli impedì di svolgere il suo apostolato. Conoscendo le insidie ​​del nemico, si fece portare l’acqua santa e la gettò contro le nuvole. Subito l’aria si schiarì, il cielo diventò sereno, il sole splendette e la predica venne pronunciata con grande vantaggio delle anime e con vergogna di Satana.

Se guardiamo gli Annali della Propagazione della Fede leggiamo delle notizie molto interessanti. Possiamo leggere la data del 12 marzo 1862: Dieci villaggi si sono convertiti alla Cina; il diavolo è furioso e si manifesta con grande agitazione. I catecumeni scacciano il diavolo con l’acqua santa, guariscono i malati e il diavolo è costretto a dire la verità: “Perché predichi la vera religione? Non posso tollerare che tu porti via i miei discepoli. Il catechista gli chiede: Come ti chiami? Questo risponde: Sono l’inviato di Lucifero.” E il missionario concludeva: “Il diavolo è di grande aiuto nella conversione dei pagani.”

Si capisce così perché la Chiesa primitiva poneva sempre una fontana all’ingresso della chiesa per lavarsi le mani e il volto. Il che ha fatto dire a San Paolo: «Dovunque preghiamo con mani pure.» (1 Tm 2,8).

Il Concilio di Nantes, nell’anno 900, ce lo insegna dicendo: “Ogni domenica, prima della Messa, ogni sacerdote benedirà l’acqua in un vaso pulito e adatto per un così grande mistero. Lo userà per aspergere le persone mentre entrano in chiesa. Camminando attorno al sagrato della chiesa, preceduto dalla croce, aspergerà e pregherà le anime dei defunti che lì riposano. Poi chi vorrà prenderà in vasi l’acqua benedetta, da aspergere nelle case, sui campi, sulle vigne, sulle greggi, sul foraggio, sui cibi e sulle bevande.”

Il IV Concilio di Magonza (1549) rinnovò la stessa prescrizione: «Secondo l’antica consuetudine della Chiesa, benediciamo il sale, l’acqua e alcune altre cose per l’uso dei fedeli. Nessuno può biasimare questa consuetudine se ricorda che la Chiesa ha ricevuto tutti i poteri necessari per il bene dei fedeli, anche per scacciare i demoni mediante esorcismi e per scongiurare pestilenze e flagelli. Nell’usare questi poteri la Chiesa segue l’esempio dei santi e dei profeti, che si servivano delle cose corporee per produrre effetti soprannaturali.”

San Cipriano, martire, diceva: “Nessuno si stupisca se gettiamo l’acqua santa sugli infermi… Non dice forse lo Spirito Santo per bocca di Ezechiele: Io aspergerò su di voi acqua pura e voi sarete lavati da tutte le vostre immondizie. (Ez 36,25).» (Epist. Lib. 4 e epist. 7 ad Magnum).

Dobbiamo ricordare che l’acqua santa non ha perso il suo potere contro gli incessanti attacchi del nemico. E non dobbiamo privarci di questo aiuto così efficace e benefico. È bello averlo nella nostra camera da letto, in casa e in tutte le situazioni difficili. Praticate inoltre, almeno una volta all’anno, la solenne benedizione della casa e dei nostri luoghi comuni per purificarli da ogni influsso malsano.

Fr. Bonaventura

(a cura di Sergio Russo e Rosanna Maria Boccacci)

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3 commenti

  • La Signora di tutti i popoli ha detto:

    “la Chiesa primitiva poneva sempre una fontana all’ingresso della chiesa per lavarsi le mani e il volto. Il che ha fatto dire a San Paolo: «Dovunque preghiamo con mani pure.»”

    Che desiderio di purezza ha il cristiano, nel corpo, negli atteggiamenti e nell’anima. Tutto per amor Suo, il purissimo Gesù, per accoglierlo in noi senza ferire il
    suo perfetto e casto amore per noi.

  • Milly ha detto:

    Bellissimo articolo. Grazie nel ricordare a tutti noi i doni che Nostro Signore elargisce per il bene delle nostre anime!

  • miserere mei ha detto:

    Meraviglioso!

    GRAZIE.