Benedetto, Sede Impedita? Riflessioni su Due Casi Storici. Gaetano Masciullo.

19 Gennaio 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione queste riflessioni di Gaetano Masciullo, che ringraziamo di cuore. Buona lettura e condivisione.

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Nel dibattito circa la validità o meno della Declaratio di Benedetto XVI e, conseguentemente, dell’elezione del cardinale Jorge Mario Bergoglio a Pontefice con nome Francesco, sarebbe d’uopo non soltanto ascoltare il parere dei canonisti, ma anche quello – altrettanto autorevole – degli storici della Chiesa, poiché i cultori di tale disciplina sanno indicare se e in quali termini casi analoghi vi siano stati in passato e come siano stati risolti dalla Chiesa, se vi siano state differenze o assonanze giuridiche, e così via. Nell’articolo pubblicato sul blog di Aldo Maria Valli, dal titolo “La difficoltà di giudicare Francesco”, avevo cercato di mostrare la fondatezza di almeno uno dei punti critici evidenziati da Andrea Cionci – la questione dell’actus legitimus – e la “quasi correttezza” della questione munus/ministerium (in realtà abbiamo visto imprecisa, perché avrebbe dovuto vertere sui concetti di ufficio primaziale e ufficio episcopale romano, che non vi corrispondono). [1]

Gradirei richiamare l’attenzione del giornalista e storico dell’arte romano, affinché riconsideri la sua obiezione, più volte udita nei suoi podcast, circa l’impossibilità di trovare canonisti o storici disposti a indagare con professionalità e rigore sulla questione, in quanto sarebbero tutti “sacerdoti o cattedratici ammanicati con la Chiesa”, e quindi impossibilitati ad esprimersi senza vedere minacciato, per così dire, il portafoglio e la posizione di prestigio. [2] Nel corso delle mie ricerche, infatti, ho trovato ben tre canonisti che affrontano la questione e danno tre risposte diverse (segno della complessità della disciplina e dello studio da investirvi). Nell’ordine, ho consultato anzitutto l’avv. Francesco Patruno, docente di diritto canonico, che non si fa certo problemi a sostenere la difettosità e l’invalidità della Declaratio, a suo dire certa, e poi manifesta, in virtù dei pronunciamenti eretici e ormai abituali del Sedente, cosa a suo avviso de fide impossibile in caso di vero papa.

Sono riuscito poi a interloquire con mia grande soddisfazione con il sacerdote e canonista, anch’egli docente, Stefano Violi, ora vicario presso la diocesi di Modena-Nonantola. Dico grande soddisfazione, dacché Violi è un po’ all’origine di tutto questo in quanto autore di un articolo sulle differenze concettuali di munus e ministerium, poi confluito – com’è prassi in ambiente accademico – in un lungo, corposo e approfondito paper scientifico cui rimando [3], e dal quale chiaramente si evince che, per l’insigne canonista modenese, la Declaratio sarebbe certamente valida. Vorrei riportare al lettore il seguente aneddoto: durante la gradevole conversazione telefonica avuta con il Violi, alla mia provocazione circa il fatto che egli possa negare l’invalidità della Declaratio a causa della sua scomoda posizione ecclesiale (ribadisco: è vicario diocesano), egli mi ha prontamente risposto: “Non rischiamo così di ammazzare il paziente pur di salvare la diagnosi?” Che la posizione di Violi sia intellettualmente onesta, e non viziata da posizioni scomode, non c’è bisogno di rimarcarlo dal sottoscritto: l’argomentazione coerente e competente dell’articolo succitato basta a tal scopo. Certo, bisogna avere gli strumenti logici e intellettuali necessari per leggerne e comprendere il contenuto. Per inciso: una posizione del tutto analoga a quella del Violi è sostenuta dal giurisperito Federico Michielan, autore del libro Non era più lui (Fede & Cultura 2022), uno studio scientificamente molto approfondito sulle dimissioni di papa Ratzinger e in particolare sulla figura giuridicamente problematica dell’emeritato papale, un testo che raccomando caldamente a chi voglia approfondire la questione, e da leggere affianco a Codice Ratzinger per farsi un’idea più vasta.

Terzo mio interlocutore, e spero di poter approfondire in futuro il dialogo, è l’avvocato canonista Guido Ferro Canale, il quale ha sostenuto in una serie di articoli pubblicati su Radio Spada la problematicità della Declaratio, si direbbe “dubbia”, e di conseguenza dubbia anche l’elezione di Francesco (ma si sa: papa dubius, papa nullus). [4] Egli ci riferisce, tra l’altro, un dato molto interessante in risposta all’ipotesi cionciana: secondo il diritto canonico – egli dice – se il papa dovesse scegliere volontariamente di non esercitare il proprio ufficio, pur conservandolo, compirebbe un delitto canonico. Da quello che ha compreso il Sottoscritto, ciò varrebbe a norma del can. 1378 § 1: “Chi abusa  dell’ufficio [munus] ecclesiastico sia punito a seconda della gravità dell’atto o dell’omissione, non escluso con la privazione, fermo restando l’obbligo di riparare il danno”. L’omissione dell’esercizio del munus è dunque un crimine. Ma anche – e questo mi è stato esplicitamente indicato dal canonista – il § 2 dello stesso canone: “Chi, per negligenza colpevole, pone od omette illegittimamente con danno altrui o scandalo un atto di potestà ecclesiastica, di ufficio o di incarico [munus vel officium], sia punito con giusta pena”. Questa disposizione ricalca letteralmente il previgente can. 1389 § 2 (almeno prima che venisse riformato da Francesco nel 2021). Vale la pena notare che questo è l’unico delitto canonico che incrimini non solo le violazioni dolose, ma anche quelle colpose.

Se fosse vero che Benedetto XVI avesse escogitato da decenni un simile piano anti-usurpazione, per poi applicarlo, egli risulterebbe certamente reo in tal senso. Per di più, l’avv. Ferro Canale cita l’autorità del cardinale De Vio, il Gaetano, secondo il quale “il Papa che rifiuta di sottostare al proprio dovere di Papa configura l’ipotesi orrenda del Papa scismatico” [5]. Se il papa abbandona l’esercizio dell’ufficio papale, ma lo conserva parimenti, per qualsivoglia ragione lo faccia, impedendo così ad altro di essere validamente eletto papa, egli continua ad avere comunque il grave dovere di esercitarlo, agli occhi di Dio come della Chiesa, e certamente questo non lo pone in sede impedita ex can. 412, che è una “condizione patologica” dell’episcopato (e per analogia, del papato) in cui il titolare vorrebbe conservare ed esercitare l’ufficio (mentre Ratzinger, secondo Cionci, non lo avrebbe voluto), ma non può affatto farlo, e ciò perché prigioniero, confinato, esiliato o ammalato gravemente sì da essere inabile o privato per sanzione canonica del suo ministero. La sede impedita è tale – specifica lo stesso canone – se il titolare è “totalmente [plane] impedito”, e quell’avverbio non è casuale. In altre parole, il titolare non sarebbe in sede impedita se fosse solo “parzialmente impedito”, come potrebbe supporsi il caso certamente di Ratzinger, almeno post-Declaratio, se consideriamo che egli continuò a ricevere ospiti, inviare lettere, ecc. Anzi, proprio l’impossibilità di “comunicare per lettera” è indicata esplicitamente dal canone come l’unico sintomo inequivocabile per comprendere di essere di fronte a un titolare totalmente – non parzialmente – impedito, e dunque di sede impedita. Questo spiegherebbe anche perché il can. 335 precisa che nihil innovetur in caso di Sede apostolica “totalmente [prorsus] impedita”, non dice semplicemente “impedita”. Né può invocarsi – mutatis mutandis – il caso di Aldo Moro, che, dalla sua prigionia, poté scrivere quasi un centinaio di lettere. Da parte la circostanza se queste missive dello statista fossero davvero libere, sta di fatto che le stesse erano comunque filtrate dai suoi carcerieri ed in ogni caso non poteva ricevere ospiti, parenti, né recarsi – come ha fatto Benedetto – dal fratello George morente.

Un caso eclatante per capire meglio: se papa Pio VII, prigioniero dei francesi, avesse potuto comunicare per lettera almeno con i suoi funzionari con il permesso di Napoleone suo carceriere, dando ordini, indicazioni o consigli, ecco che, almeno secondo il canone oggi in vigore (non so dire cosa si dicesse al riguardo all’epoca), il papa Chiaramonti non sarebbe stato in sede impedita, perché egli, pur prigioniero, non sarebbe stato “totalmente impedito” nel suo ministero. Inoltre, l’insigne canonista avv. Ferro Canale precisa coerentemente in uno dei suoi articoli che “papa ostacolato non è papa impedito”. [6] Questo è importante sottolinearlo. Sarebbe contraddittorio in termini: qualcuno è ostacolato proprio in virtù di ciò che fa, e che invece non potrebbe fare se impedito. In altre parole: l’ostacolato fa (perciò riceve ostacoli), mentre l’impedito non fa. Questo, in estrema sintesi, il motivo per cui l’ipotesi della sede impedita di Benedetto XVI sarebbe canonisticamente inconsistente.

Ecco, dunque, tre canonisti (più un giurisperito studioso di diritto canonico), di cui due laici e un sacerdote, con tre posizioni diverse: segno che il dibattito è tutt’altro che chiuso o ostacolato dal Sedente, e questo vale almeno per i canonisti laici, se proprio vogliamo sospettare maggiori difficoltà per gli ecclesiastici. Per approfondire ulteriormente la questione della Sedes romana impedita, c’è però un interessantissimo e completo saggio proprio su questo specifico argomento e con questo esatto titolo, a firma di Georg Müller e pubblicato nel 2012. Purtroppo, il saggio è disponibile solo in lingua tedesca. Comunque, al suo interno, si ribadisce quanto già detto, ossia che “La condizione di impedimento deve essere completa (plane a munere pastorali in diocesi procurando praepediatur), cioè deve influire in modo tale che un vescovo non possa nemmeno comunicare per iscritto con la sua diocesi. Georg Bier giustamente definisce questa impossibilità di comunicazione scritta come una ‘dichiarazione definitiva del nucleo normativo’. […] La valutazione di una sede episcopale come impedita si basa esclusivamente sull’impossibilità di questa comunicazione scritta. Questo è importante perché, ad esempio, il fatto di essere in prigione o essere espulsi da solo non caratterizzerebbe ancora la sede come impedita.” (traduzione mia). [7]

A queste considerazioni se ne aggiungano altre. Taluni hanno detto che la distinzione fatta, dietro perizia dell’avv. Patruno e con sostegno documentale, tra ufficio primaziale ed episcopato petrino (onde Benedetto XVI avrebbe validamente rinunciato solo al secondo, ma non anche al primo) corrisponderebbe alla distinzione – meglio sarebbe dire separazione o disgiunzione, visto l’uso teologico improprio che si fa di questi termini – tra munus e ministerium. Non è così. Episcopato romano e ufficio primaziale sono due giurisdizioni distinte, che convivono nella stessa figura (il Papa), sicché in un certo senso avremmo a che fare con una persona dotata di due munera o officia: quello del Pontefice cattolico, propriamente parlando: l’ufficio primaziale, e quello del vescovo romano. Si è detto anche da qualche parte nel web che il papa è tale perché vescovo di Roma. In realtà è esatto l’opposto: il vescovo di Roma è tale perché papa. Il munus primaziale, di diritto divino, è come un cerchio più grande che include al suo interno il cerchio più piccolo del munus episcopale romano, di diritto umano; e quindi, a rigor di termini, rinunciando al primo si rinuncia anche al secondo, ma non viceversa. Ora, Benedetto XVI, nella sua Declaratio, ha espressamente rinunciato all’episcopato romano, non al munus primaziale: questo è il problema canonico. E ciò è palesemente contrario a quanto avevano compiuto i predecessori resignanti o che avevano pur compilato degli atti di rinuncia, anche se poi non vi avevano dato seguito, come fu nel caso di Paolo VI e Giovanni Paolo II, come ho segnalato nel precedente mio contributo segnalato all’inizio del presente scritto.

La diversa trattazione dell’uno e dell’altro ufficio, anche in base al vigente diritto canonico, è bene illustrata nell’articolo segnalatomi dall’avv. Patruno a firma del cardinale Vincenzo Fagiolo, un insigne canonista del secolo scorso, oltre che perito del Concilio Vaticano Secondo per le questioni canoniche. Il cardinal Fagiolo lavorò anche al Codice di diritto canonico del 1983. In un articolo scientifico in cui tratta in maniera specifica della rinuncia al papato e di quella all’episcopato, tra le altre cose, vengono riportati due elementi, a mio avviso, davvero molto interessanti. Il primo: “[A proposito del can. 332.2] il nuovo Codice fa seguire come indicazione di fonti due canoni del precedente Codice, i canoni 185 e 186. Di questi il primo, in riferimento alla perdita dell’ufficio ecclesiastico, […] tratta della rinuncia avvenuta per timore grave o per dolo o per errore sostanziale o simoniacamente: in questi casi la rinuncia in genere, cioè da qualsiasi ufficio ecclesiastico, è ipso iure invalida”. [8] Il secondo: l’Autore riporta la propria interessante testimonianza di esperienza nell’assise conciliare, quando si discusse proprio della liceità o meno dell’abdicazione pontificia e si giunse alla promulgazione del Decreto Christus Dominus “sulla missione pastorale dei vescovi nella Chiesa”. Al n. 21 di questo Decreto, troviamo l’espressione ingravescente aetate adoperata poi da Ratzinger nella sua famosa Declaratio: “Poiché il ministero pastorale dei vescovi riveste tanta importanza e comporta gravi responsabilità, si rivolge una calda preghiera ai vescovi diocesani e a coloro che sono ad essi giuridicamente equiparati, perché, qualora per la loro troppa avanzata età o per altra grave ragione, diventassero meno capaci di adempiere il loro compito, spontaneamente o dietro invito della competente autorità rassegnino le dimissioni dal loro ufficio” (mi sia concessa una piccola provocazione e mi sia lecito far notare che qui i traduttori italiani usano “ministero” in luogo di “munus”, e siamo nel 1965) [9]. Scrive il cardinal Fagiolo: “Quando il n. 21 fu specificatamente votato in congregazione generale, venne approvato quasi all’unanimità” [10]. Joseph Ratzinger all’epoca non votò, essendo egli solo perito del card. Frings, non già vescovo. Ma ancora più interessante è la conclusione del cardinal Fagiolo (ricordiamo che tale articolo è stato pubblicato nel maggio 1995): “Queste problematiche [delle dimissioni per età N.d.R.] non coinvolgono, com’è ovvio, il Pastore dei Pastori, il Vescovo di Roma!” [11] Lecito chiedersi, dunque, da dove venga tale ovvietà. Rimane ancora tale nella mens dei canonisti e degli altri studiosi, dopo le dimissioni di Benedetto XVI?

Sempre sotto il profilo canonistico, il prof. Carlo Fantappiè, in un suo contributo, parlando della scelta di Benedetto di attribuirsi l’appellativo di “papa emerito”, scrive: “o il papa c’è, e allora esercita le sue piene funzioni di supremo pastore della Chiesa in actu, oppure non c’è, e allora siamo nel regime della Sede apostolica vacante. Non si può prevedere nella Chiesa né una sorta di consolato, sul modello romano, né una coesistenza di due papi, seppure l’uno in pieni poteri, l’altro senza poteri. Proprio la posizione unica e sostanziale che rappresenta nella Chiesa cattolica non permette di concepire, sotto qualsiasi titolo, un papa che non sia nel pieno delle sue funzioni e dei suoi poteri. Non sembra quindi giuridicamente possibile qualificare tale un papa che non eserciti in tutto e per tutto le funzioni annesse all’ufficio”. [12]

Ci poniamo ora la domanda: ci sono stati casi in passato di papi legittimi che abbiano abdicato in maniera difettosa e, ancora viventi, abbiano visto l’elezione di un usurpatore? Stiamo in altre parole cercando un caso analogo al potenziale Affaire Ratzinger-Bergoglio. Finora ne ho trovati due di molto interessanti e, in entrambi i casi, i papi considerabili in qualche misura usurpatori a causa della non canonicità delle loro rispettive elezioni sono stati tuttavia considerati legittimi dalla Chiesa. Almeno sino ad oggi. Nel 1045, papa Benedetto IX abdicò vendendo il pontificato a Giovanni dei Graziani per “duemila libbre”, il quale fu incoronato con il nome pontificale di Gregorio VI. Le dimissioni di Benedetto IX furono ovviamente illegittime, anzi criminali, trattandosi di simonia. Un anno dopo, l’imperatore Enrico III di Sassonia convocò un sinodo a Sutri per porre rimedio alla vergognosa situazione. Benedetto IX, che era decaduto da papa non già per l’abdicazione simoniaca quanto per la scomunica conseguente al delitto canonico, non si presentò. Gregorio VI, che pur era stimato da personalità ecclesiastiche come S. Pier Damiani, invece, si presentò e confessò di aver comprato il titolo “in buona fede e semplicità”, ma ciononostante fu costretto a dimettersi, pronunciando contro se stesso sentenza di auto-deposizione; mentre un terzo pretendente al papato, Silvestro III, che era stato proclamato papa precedentemente per acclamazione popolare, si vide ridotto allo stato laicale. Fu così eletto Clemente II. Cosa curiosa: Silvestro III, eletto papa per acclamazione popolare (metodo di elezione pontificia piuttosto standard almeno fino al 1058-59, poi considerato sui generis, ma certo non per sua natura criminoso, infine dal 1996, anno di promulgazione della legge speciale Universi Dominici Gregis, anche l’acclamazione da parte dei cardinali è stato totalmente escluso come criterio di elezione pontificia dal diritto), è passato alla storia nell’elenco degli antipapi, mentre Gregorio VI, certamente eletto in maniera illegittima, è invece passato nell’elenco dei papi legittimi.

Fatto curioso: il sinodo di Sutri continuò poi a Roma il giorno seguente, per sancire la deposizione di Benedetto IX: questi fu dichiarato decaduto dal momento in cui aveva abdicato in favore di Giovanni Graziani (Gregorio VI). Il papato di Gregorio fu dichiarato «sede vacante» da quel momento, e Gregorio VI fu considerato sostanzialmente tamquam non esset, come se non ci fosse stato. Sarebbe quindi, a rigore, un usurpatore ed un antipapa; ciononostante è considerato papa legittimo ancora oggi e Ildebrando di Soana (futuro santo), che era suo segretario, assunse – una volta salito al trono papale – il nome di Gregorio VII (e non con il numerale VI), in continuità dunque con il Graziani, per sottolinearne quasi la sua legittimità.

Solo recentemente Silvestro III è stato riammesso nell’elenco dei papi legittimi, anche se per un periodo precedente a quello in questione (la storia di Benedetto IX è infatti tortuosa, essendo egli stato eletto papa per ben tre volte). I canonisti e gli storici, tuttavia, non escludono che un domani, vista la condizione canonica dell’elezione di Gregorio VI, questi possa essere depennato dall’elenco dei papi legittimi. [13]

Altro caso interessante è quello di papa Giovanni X, imprigionato nel carcere di Castel Sant’Angelo nell’anno 928. Morirà un anno dopo in una condizione, oggi diremmo, di “sede romana totalmente impedita”. Nel frattempo, tuttavia, senza che papa Giovanni poté dichiarare ufficialmente alcuna abdicazione formale, gli aristocratici romani che avevano complottato ai danni del povero papa ora prigioniero spinsero per l’elezione di un suo successore, che prese il nome di papa Leone VI. Questi durò solo sette mesi e cinque giorni. Alla sua morte – mentre Giovanni X era ancora vivo ma in prigione – fu eletto un nuovo Pontefice, papa Stefano VII. La cosa curiosa è che l’elezione di questi due pontefici non fu voluta dal popolo romano, ma da una donna, Marozia, che aveva ottenuto in maniera fraudolenta il titolo di senatrix Romanorum, e il cui unico interesse era quello di preservare il potere e di utilizzare i papi come fantocci per conservarlo, tanto che nella storia questi due papi vengono indicati come i primi di una lunga lista di “papi cortigiani”. Eppure, nonostante le evidenti problematicità canoniche anche per l’epoca, questi due papi vengono conteggiati, ad oggi, come legittimi. [14]

Per cui, alla luce della stessa storia del papato, che oggi si ponga un Affaire Ratzinger-Bergoglio non deve destare meraviglia. In fondo, la Chiesa, nella sua vita bimillenaria, ne ha viste di tutti i colori. Nihil sub sole novum. Questa ricerca, che ha degli indubbi profili di fascino, però, deve auspicabilmente continuare, per fare piena luce – quando Dio vorrà – sull’affaire di cui abbiamo dato conto, ma anche sulle vicende dei pontefici che abbiamo esemplificato. Quel che possiamo dire è che – come nota sempre il prof. Fantappiè – pare certo che “Benedetto XVI si distacc[hi] sensibilmente dalla consolidata tradizione canonistica” [15], cosa che ha creato confusione e divisioni in seno alla Chiesa. L’insigne prof. Francesco Margiotta Broglio, in un’intervista di pochi anni fa, osservava, infatti, che, al fine di evitare di contrapporsi al regnante Francesco, “avendo rinunciato, Benedetto avrebbe dovuto andare fuori Roma e non parlare né scrivere” [16].

Note:

[1] https://www.aldomariavalli.it/2024/01/08/la-difficolta-di-giudicare-francesco-unesplorazione-teologica-e-canonica/

[2] A titolo di esempio: https://youtu.be/EyNOf1-z0t0?si=pxFTHbMbYniNIIhY

[3] Stefano Violi, “Officium e munus tra ordinamento canonico e comunione ecclesiale”, www.statoechiese.it, n. 31 (2019).

[4] https://www.radiospada.org/2023/01/la-rinuncia-di-benedetto-xvi-la-parola-ad-un-giurista/

[5] “In oppositum dicitur quod persona papae potest renuere subesse officio papae, quod per accidens est pro tunc in ipso. Et si hoc in animo pertinaciter gereret, esset schismaticus per separationem sui ab unitate capitis. Ligatur siquidem persona sua legibus officii sui quoad Deum, ut in praecedenti libro declaratum est. Ad secundum dicitur quod Ecclesia est in Papa quando ipse se habet ut Papa, ut caput Ecclesiae. Quando autem ipse nollet se habere ut caput eius, neque Ecclesia in ipso, neque ipse in Ecclesia esset.” (Si afferma che la persona del Papa potrebbe rifiutarsi di sottostare all’ufficio del Papa, che accidentalmente risiede in lui in quel momento. E se facesse ciò con ostinazione, sarebbe scismatico per la separazione di se stesso dall’unità del capo. Infatti, la sua persona è vincolata dalle leggi del suo ufficio dinanzi a Dio, com’è stato dichiarato nel Libro precedente. […] Si dice che la Chiesa è nel Papa quando egli stesso si comporta come Papa, come capo della Chiesa. Ma quando egli non volesse comportarsi come capo di essa, né la Chiesa in lui, né lui nella Chiesa esisterebbero), Tommaso card. de Vio, commentario in Sancti Thomae Aquinatis Doctoris Angelici Opera Omnia iussu impensaque Leonis XIII P.M. edita, Summa theologiae II-II, q. 39, a. 1, v. 8, p. 308b.

[6] https://www.radiospada.org/2023/01/la-rinuncia-di-benedetto-xvi-la-parola-ad-un-giurista/

[7] Georg Müller, Sedes romana impedita, «Kanonistische Reihe», Band 023 EOS-Verlag, pp. 54-55.

[8] Vincenzo card. Fagiolo, La rinuncia al Papato e la rinuncia all’Ufficio episcopale (Il caso di Papa Celestino V), «I Quaderni dell’Università di Teramo», n. 2, 19 maggio 1995, p. 18.

[9] Originale latino: “Cum igitur pastorale Episcoporum munus tanti sit momenti tantaeque gravitatis, Episcopi dioecesani aliique in iure ipsis aequiparati, si, ob ingravescentem aetatem aliamve gravem causam, implendo suo officio minus apti evaserint, enixe rogantur ut, vel sua ipsi sponte vel a competenti Auctoritate invitati, renuntiationem ab officio exhibeant”.

[10] Vincenzo card. Fagiolo, op. cit., p. 22.

[11] Ivi, p. 23.

[12] C. Fantappiè, Riflessioni storico-giuridiche sulla rinuncia papale e le sue conseguenze, «Chiesa e Storia. Rivista dell’Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa», 2014, fasc. n. 4, pp. 91-118, partic. p. 109.

[13] https://www.treccani.it/enciclopedia/gregorio-vi_(Enciclopedia-dei-Papi)/

[14] https://www.treccani.it/enciclopedia/leone-vi_(Enciclopedia-dei-Papi)/

[15] C. Fantappiè, op. cit., p. 110.

[16] C. Martinetti, “Bisogna chiedersi se Ratzinger stia diventando un antipapa”, La Stampa, 15 gennaio 2020, p. 12.

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42 commenti

  • bah ha detto:

    “Ti ringrazio Signore che hai nascosto le Tue Verità ai sapienti e le hai rivelate ai semplici e agli umili di cuore”!
    Perchè tanto impegno per difendere la posizione di un ‘papa’ che non fa il suo dovere?
    LA SEDE PAPALE È IMPEDITA OGGI!
    (perchè chi la occupa -abusando dei relativi poteri- non consente la nomina di qualcuno che faccia da papa ai cattolici!)

    Perchè non applica i canoni citati (e riportati di seguito) a tutte le azioni ed affermazioni (ufficio/munus) di Bergoglio che hanno un effetto devastante sulla Chiesa e sui cattolici?

    “Se il papa dovesse scegliere volontariamente di non esercitare il proprio ufficio, pur conservandolo, compirebbe un delitto canonico… ciò varrebbe a norma del can. 1378 § 1: “Chi abusa dell’ufficio [munus] ecclesiastico sia punito a seconda della gravità dell’atto o dell’omissione, non escluso con la privazione, fermo restando l’obbligo di riparare il danno”. L’omissione dell’esercizio del munus è dunque un crimine. Ma anche … il § 2 dello stesso canone: “Chi, per negligenza colpevole, pone od omette illegittimamente con danno altrui o scandalo un atto di potestà ecclesiastica, di ufficio o di incarico [munus vel officium], sia punito con giusta pena”. Questa disposizione ricalca letteralmente il previgente can. 1389 § 2 (almeno prima che venisse riformato da Francesco nel 2021 … unico delitto canonico che incrimini non solo le violazioni dolose, ma anche quelle colpose).
    … Se il papa abbandona l’esercizio dell’ufficio papale, ma lo conserva parimenti, per qualsivoglia ragione lo faccia, impedendo così ad altro di essere validamente eletto papa, egli continua ad avere comunque il grave dovere di esercitarlo, agli occhi di Dio come della Chiesa …

    Infine è evidente oltre ogni cavillo l’impedimento (di Benedetto XVI) – soggetto ad ostacoli, vincoli e condizionamenti – che non gli hanno consentito di fare liberamente il papa.
    Sarebbe come dire che un malato di mente in un manicomio è libero perchè può ricevere visite e scrivere lettere!

  • Amparo ha detto:

    El Papa es Papa porque es Obispo de Roma. Basta leer el Catecismo de San Pío X para saberlo. Por tanto considero este artículo, por muy apoyado que esté en tres “prestigiosos” (?) canonistas, en una sarta de disparates. LA CONFUSIÓN REINA MÁS QUE NUNCA.

    • Gaetano Masciullo ha detto:

      Por favor, ¿a qué pasaje del Catecismo de San Pío X te refieres? Porque, en la pregunta 113 del mismo, leo: ¿Quién es el Papa? “El Papa es el sucesor de San Pedro en la sede de Roma y en el primado, es decir, en el apostolado y episcopado universal; por lo tanto, el jefe visible, Vicario de Jesucristo, cabeza invisible, de toda la Iglesia, la cual por esto se llama Católica-Romana”. Antes de acusar a los demás de ignorancia, es necesario asegurarse de tener la doctrina correcta. El oficio primacial es un sombrero más grande, de derecho divino, que incluye dentro el episcopado romano, de derecho humano. Si uno es papa, entonces, por derecho eclesiástico positivo (humano), también es obispo de Roma. No es verdad lo contrario. De hecho, el propio San Pedro, antes de ser obispo de Roma, fue durante mucho tiempo obispo de Antioquía, y sin embargo ya era papa…

      • Fantasma di Flambeau ha detto:

        Su distinzione e gerarchia delle cariche ha ragione. Ab origine però siamo all’uovo e alla gallina.
        I cardinali elettori, tali perché incardinati nella chiesa romana con i relativi titoli, eleggono prima il vescovo di Roma, prima il Successore o insieme entrambi nella figura del Papa?
        La stessa in forma da Settimana Canonistica: poniamo che il Sommo Pontefice scelto dal conclave non sia vescovo. Che accetti l’elezione però disgraziatamente muoia prima della consacrazione: né vescovo né tantomeno vescovo di Roma. Sarebbe da considerarsi ugualmente fra i Successori di Pietro? Se la risposta fosse “no”, vorrebbe dire che l’episcopato -romano- è prerequisito dell’investitura petrina (ferma restando la possibilità che Pietro disponga altrimenti, ad esempio spostando la sede primaziale).

        https://it.wikipedia.org/wiki/Conclave_del_1830-1831
        http://www.conclave.it/preghiere.php?id=proclamazione

        58. Avvenuta felicemente e canonicamente l’elezione, l’ultimo dei Cardinali Diaconi chiama nell’aula dell’elezione il Segretario del Collegio dei Cardinali, il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie e due Cerimonieri.
        Il Cardinale Decano o, se egli è assente o legittimamente impedito, il Sottodecano o il primo dei Cardinali per ordine e per anzianità, a nome di tutti gli elettori chiede il consenso dell’eletto con le seguenti parole:
        Accetti la tua elezione canonica
        a Sommo Pontefice?

        64. Se l’Eletto è privo del carattere episcopale, dopo l’accettazione, il Decano del Collegio dei Cardinali o, se egli è assente o legittimamente impedito il Sottodecano o il primo dei Cardinali per ordine e per anzianità, consigliatosi con gli altri Cardinali, stabilisce il dafarsi, in modo che il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie provveda a tutto perché l’Eletto sia subito ordinato Vescovo con rito solenne.

  • E.A. ha detto:

    Stimato dott Cionci, la sua tesi così ben articolata,“sudata”, documentata, proprio per l’esito a cui approda e la chiarezza e la coerenza logica che la contraddistinguono, dovrebbe/potrebbe, senza nulla toglierle, anzi tutt’altro, essere definita “la scoperta dell’acqua calda”, tanto risulta, nel suo insieme, organica, nitida, direi lapalissiana, sotto tutti i punti di vista, compresi i famosi codici, scovati e decifrati. Pertanto ritengo non necessiti di convincere o di persuadere nessuno, semmai di continuare ad essere semplicemente divulgata, fra i pochi o i tanti ancora all’oscuro, ma desiderosi di comprendere anche razionalmente quello che la Fede, in molti casi, ha già suggerito e svelato da tempo!!!

  • Enrico Nippo ha detto:

    Munus e ministerium,
    mInisterium e munus
    munus e ministerium
    ministerium e munus …

    Se potessi avere 1 euro per ogni volta che sono state scritte (senza chiarire un tubo ed anzi aumentando la confusione) sarei Paperon de’ Paperoni.

    Ma bastaaaaaaaaa!!!!!!!!!! 👹👹👹👹👹👹

    • Adriana 1 ha detto:

      Particolareggiate e puntuali definizioni di regole gerarchiche, stilate in latino ecclesiastico da Yeshua prima di salire definitivamente al Cielo!

  • Terminus ha detto:

    Chers canoniste,
    Vous nous seriez très utiles si vous pouviez nous éclairer sur ce cas :
    https://gloria.tv/post/3CWmzBEcdDj1BfUQv96NzXs8G

    Et aussi sur cet autre cas :

    https://gloria.tv/post/cGD1cr1wqfeg3r1N6g48g6Zxc
    15 janvier, Monseigneur Felix Gmür, l’évêque de Bâle (salaire annuel : 220 000 euros) a publié une interview avec Tagesanzeiger.ch, un quotidien suisse anti-chrétien.
    A la fin de l’entretien, il a été confronté à trois “petites questions”.
    ▪︎ Faut-il abolir le célibat ? Gmür a répondu : “Oui”.
    ▪︎ Faut-il des femmes prêtres ? Gmür a répondu : “Oui”
    ▪︎ Êtes-vous favorable à l’interdiction de la masturbation ? Gmür : Non.
    Gmür est président de la Conférence des évêques suisses. L’existence des paroisses de son diocèse ne repose pas sur la foi des apôtres et la générosité des fidèles, mais sur l’impôt ecclésiastique obligatoire.
    Son diocèse, qui aime la masturbation, et ses paroisses s’effondreraient en quelques jours si cet impôt était supprimé.
    Il n’existe aucun exemple dans l’histoire du monde où l’augmentation de la masturbation a conduit au développement personnel et au progrès de la société humaine, et encore moins à celui d’une église.

  • Terminus ha detto:

    La Sainte Écriture nous avertit clairement qu’il est capital et décisif de discerner l’époque à laquelle, selon 2Th 2/3-4, ”se révèle l’Homme impie, l’Être perdu, l’Adversaire, celui qui s’élève au-dessus de tout ce qui porte le nom de Dieu ou reçoit un culte, allant jusqu’à s’asseoir en personne dans le sanctuaire de Dieu, se produisant lui-même comme Dieu” afin de ne pas le suivre car, selon Ap 14/9-10, ” Quiconque adore la Bête et son image, et se fait marquer sur le front ou sur la main, lui aussi boira le vin de la fureur de Dieu, qui se trouve préparé, pur, dans la coupe de sa colère. Il subira le supplice du feu et du soufre, devant les saints Anges et devant l’Agneau.”

    Et pour ceux qui croient vraiment aux révélations de la Sainte Écriture, ce personnage a déjà été bien identifié notamment par ses oeuvres diaboliques qui tuent l’âme et le corps biologique des humains et qui démolissent, décomposent, désintègrent la Sainte Église catholique du Seigneur Jésus-Christ pour lui substituer une fausse Église antichrist universelle.

    Mais ce n’est pas du tout le cas de presque tous les cardinaux et les évêques qui, manifestement, ne croient plus en la Sainte Écriture et qui, de la sorte, ne veulent pas considérer la corrélation manifeste entre certains passages de la Sainte Écriture et les faits contemporains évidents qui réalisent l’actualisation de ces passages.
    Ainsi, malgré l’évidence de ses oeuvres sataniques, le faux pape faux prophète antichrist/Antéchrist et ses sbires peuvent continuer à démolir l’Eglise en toute tranquillité et impunité. Il en sera ainsi jusqu’au jour du Seigneur.
    Mais cette persistance à vouloir légitimer l’élection du faux prophète tourne toutes les réalités de la foi, de la charité et de l’espérance en dérision, en illusion et en fiction. C’est un peu comme affirmer que l’enfer est vide ou n’existe pas et que l’homosexualité n’est pas forcément mauvaise.

    Alors, les petits ne sauraient vraiment plus s’intéresser aux longs exposés qui tentent de démontrer que Bergoglio est un pape légitime. Il leur est impossible d’admettre qu’un tel personnage (tueur à gage) puisse être un vrai Vicaire du Seigneur Jésus-Christ. Et ils attendent que s’accomplissent les évènements anticipativement révélés et décrits par la Sainte Écriture et par les prophéties authentiques qui éclairent la Sainte Écriture :
    2 Th 2/8 : ” Alors l’Impie se révélera, et le Seigneur le fera disparaître par le souffle de sa bouche, l’anéantira par la manifestation de sa Venue.”
    Ceux qui connaissent la prophétie que le bienheureux Fulton Sheen nous a transmise en 1947 et qui décrit très bien l’Antéchrist en douze points y voient une parfaite description de la personnalité et des oeuvres de Bergoglio.
    http://www.belgicatho.be/archive/2018/10/20/l-antechrist-selon-mgr-fulton-sheen-6098593.html
    http://www.belgicatho.be/archive/2016/10/30/l-antechrist-5867439.html
    Et cela ne peut se produire qu’une seule fois dans toute l’histoire de la Sainte Eglise catholique romaine.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Solo lo sgambettante e forse ingenuo alter ego di Zenone poteva qui riaprire la purulenta piaga…

    Di Cionci non se ne può più, Tosatti carissimo! E scusa lo sfogo troppo confidenziale, lo so!

    Ma non ha un suo Blog, questo tuo famoso, pluridecorato, non cattolico collega? Non basta al suo ipertrofico ego, nevvero? Già già. Ma perchè gli si permette di colonizzare anche questo spazio?! Questo non è forse buonismo? Anzi, è malsano misericordismo! 🤣 Senza contare tutti i suoi cloniadeptiseguacipappagalli, che qui – come tutti ben sappiamo – certo non mancano, poi!
    Lo ospiti Zenone, cappero! Noo? E allora, velocissimi, fughimmo! Si salvi chi può! Diamocela a gambe! Teliamo! Andale! Ariaaa! …

    DON ZETA, GRAZIE! Almeno lei a risollevarmi il morale…☺️

  • Silvio ha detto:

    Esimio dottor Cionci siate sempre lieto e ricordatevi cosa diceva Don Bosco (quado veniva attaccato pure dalla gerarchia ecclesiastica) “Laetare et bene facere e lasciar cantar le passere”. Avanti con Maria… il motto di un prete che è attaccato da tutte le parti.

  • alessio ha detto:

    Mi pare che questo genere di canonisti scrivano
    per avvelenare i pozzi delle nostre coscienze ,
    mentre i loro non contengono acqua .
    Non solo quello ubicato a Santa Marta non è papa ,
    ma non può esserlo , soprattutto dopo la sua
    intervista in televisione seguita alla “fiducia
    supplicans ” e in base al Dogma dell’infallibilità
    Papale verrà smascherato l’impostore , se solo
    tra i signori vescovi e cardinali impietriti dalla
    paura di perdere i loro benefici , si ribelleranno
    all’infame sinedrio bergogliano che incastonato
    in vaticano non vede l’ora di togliere di mezzo
    il Signore Gesù e la Buona Novella del Vangelo.
    Forse il buon Pio IX , a mio modo di vedere
    decretò il Dogma proprio per questi tempi ,
    per liberare il Popolo Cattolico dalla volgare dittatura
    argentina asservita all’ anticristo .

  • silvio esposito ha detto:

    La professione di un avvocato è quella di difendere l’indifendibile, tant’è vero che riescono a far condannare un innocente e far assolvere un colpevole. E tanto di cappello quando un avvocato riesce in queste imprese rocambolesche. Lo confessò al Tramaglino un certo avvocato di manzoniana memoria. Quando tale bravura (fumogena) riesce pure ad indispettire uno storico (appassionato e concreto) Cionci, allora dobbiamo solo inchinarci. Ma ho fatto leggere questo poema Masciulliano anche ad un mio amico, grande avvocato, chiedendogli di immaginare di trovarsi in un’aula di tribunale e fare da contraddittorio, allora tutto il castello di carta è crollato. Ha difeso Cionci con le stesse armi usate dal ‘accusa, smantellando punto per punto le tesi e conclusioni (incerte e deboli) dell’avversario. Cionci deve imparare che se uno afferma con convinzione che 2+2=5, deve sorridere non disperare.

    • Gaetano Masciullo ha detto:

      Ma davvero? Sarebbe molto interessante interagire con questo avvocato suo amico, avrei un sacco di domande da fargli…

  • R.S. ha detto:

    In ambito di benedizioni c’è questa, paradigmatica.

    Beata te, Maria
    Sei piena di grazia,
    il Signore è con te.
    Sei benedetta tra le donne
    e benedetto è il frutto del tuo grembo, Gesù.
    Santa Maria, Madre di Dio
    prega per noi peccatori
    adesso e nell’ora della nostra morte. Così sia.

    In questa breve preghiera troviamo il saluto angelico dal cielo alla storia di Maria, piena di grazia perché Dio l’ha prescelta per un atto decisivo per tutta l’umanità.

    Gli si aggiunge il saluto di una parente, anch’ella visitata da Dio e in attesa di un figlio “impossibile”: Elisabetta definisce Maria la più benedetta (da Dio) tra le donne (infatti è: beata, vergine e madre, immacolata e santa) e soprattutto dice benedetto il suo figliolo, Gesù.

    La benedizione riguarda chi la dice e in nome di chi. E’ decisivo perché la pronuncia: a nome di Dio conferma nella fede e incoraggia nel cimento epocale e rischioso nell’alveo della volontà di Dio… Niente a che fare con la benevolenza verso il peccato o il benestare a violare la volontà di Dio, foss’anche per umana necessità.

    Allora la preghiera si scioglie nell’invocare la santa madre di Dio a pregare per chi è (per di più da peccatore) nel pericolo e nella prova, per essere soccorso e potersi liberare in tempo.

    Tra l’adesso e l’ora della morte c’è un intervallo che si accorcia ogni secondo che passa… ad ogni ripetizione della preghiera (benedicente Maria in nome del Cielo) che a lei chiede intercessione per presentarsi degnamente con l’incontro con il suo (benedetto) Gesù.

    Che cosa c’etra con il tema? Benedetto XVI è stato un Papa mariano in tempi mariani nel senso di uno stare presso la croce del Figlio. La croce è una sede impedita, differente da quando il ministerium poteva essere esercitato per via, in Giudea come in Galilea. Si è affidato e gli è bastato. Il resto, direbbe San Paolo (Fil 3 e 4) è stato reputato “una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo” benedetto frutto del grembo di Maria.

  • E.A. ha detto:

    Solo un’osservazione: in genere i postulati, indispensabili alla costruzione di una Teoria, non sono altro che l’insieme di fatti, dati, evidenze di natura scientifica, matematica, storica ecc… che una mente, o la mente umana estrapola, analizza, riassume, con particolare dovizia tecnica ed un certo rigore logico, per poter confluire appunto ad una Teoria o Tesi, non contraddittoria, ma lineare e coerente con quello che enuncia. Se la prima parte del lavoro richiede dedizione e propensione, la seconda, quella di valutare ed assimilare la Tesi, risulta, in genere, più semplice ed agevolata, quanto più la stessa esprima chiarezza, coerenza, tangibilità e riscontro oggettivo con quanto pronunciato. La contraddizione della medesima Tesi, o la contrapposizione con altre, necessita di un lavoro pari o addirittura superiore, affinché la conclusione possa risultare più convincente e credibile dell’originale. Nel caso specifico (Declaratio di Papa BXVI), lo studio o l’approccio necessita di un’ulteriore convergenza, direi essenziale, tra Fede e Ragione, i cui capisaldi della prima non possono, anzi non devono, nella maniera più assoluta, cozzare con i parametri e le deduzioni di natura prettamente logico-razionale… il Papa è Infallibile (è un Dogma) perché Assistito dallo Spirito Santo, “li riconoscerete dai frutti …” per un indispensabile esercizio di discernimento, contestualizzazione degli eventi, per una doverosa e buona lettura dei Segni e dei Tempi in cui tali eventi si focalizzano e si determinano… “Dalla pianta di fico imparate questa parabola…”(Mc13,28), e soprattutto, per non rischiare di diventare “Stolti e tardi di cuore nel credere a tutte le cose che hanno detto i profeti!” (Lc24,25).

  • Gianfranco ha detto:

    Cavilli, cavilli e ancora cavilli: “Il mio cavillo è più bello del tuo!”
    Ma quanti sono, questi cavillieri, sempre intenti a rendere culto ai loro idoli: codici e codicilli scritti dagli uomini.
    Le questioni di sostanza? Quisquilie!
    Proprio come ci ha insegnato Cristo, insomma…!

  • Victoria ha detto:

    Esattamente, Chiara. Il caso Benedetto Bergoglio non è l’ennesimo episodio di papi e antipapi nella storia della Chiesa. Può essere compresa solo in modo escatologico, specialmente alla luce di Fatima, il vescovo vestito di bianco e della seconda lettera dei Tessalonesi di Paolo.

  • Gaetano2 ha detto:

    Il bello è che non capiscono, o non vogliono capire, la situazione che hanno sotto gli occhi oggi, e di cui si è
    testimoni diretti con documenti attuali, ma pretendono di spiegare fatti accaduti secoli e secoli fa

  • Andrea Cionci ha detto:

    E tanto per cambiare, l’esclusione chirurgica delle centinaia di messaggi in restrizione mentale larga da me individuati. (Non parlo più di Codice Ratzinger sennò i nemici vanno in paranoia con Dan Brown). Solita tecnica: grammelot canonico, con esclusione totale di frasi ciclopiche tipo SONO IL PRIMO PAPA A DIMETTERSI DOPO 1000 ANNI. Guarda caso c’era un rimando perfetto col caso di Benedetto VIII, ma sicuramente per l’avv. Patruno anche questo non è significativo. Ci sono 265 papi nella storia della chiesa…. giusto? Oppure, come dice Zenone, papa Benedetto non conosceva la storia della chiesa. Ripeto. Comincio a pensare che non valga la pena.

    • Victoria ha detto:

      No Andrea, non gettare la spugna. Le persone semplici che conservano la fede e sanno distinguere il Buon Pastore dal lupo ti sono eternamente grate per averci potuto spiegare esattamente qual era il motivo di ciò che non andava bene dal buona sera dal 13 febbraio.
      Che Dio vi ricompensi.

    • don z ha detto:

      Salve Cionci, premetto che
      (i) considero le sue tesi delle stupidaggini cosmiche degne di un analfabeta della materia
      (ii) reputo il disinteresse del mondo accademico/giuridico verso il suo libro più che giustificato (un giurista che commenta Cionci, sarebbe come se Leonardo da Vinci commentasse Archimede Pitagorico)
      (iii) penso che lei sia un furbacchione che ha trovato il modo di guadagnarsi da vivere divertendosi
      premesso tutto questo, devo ammettere che la mia stima nei suoi confronti sale ogni volta che sento parlare o leggo Zenone e/o Masciullo e prendo atto della superficialità dei loro commenti (che peraltro sono inficiati da un evidente conflitto di interesse perché sanno che se sposassero le sue tesi, la loro casa editrice perderebbe autori, librerie e lettori).

      • Andrea Cionci ha detto:

        Stupidaggini che hanno vinto due premi giornalistici, suffragate da decine di docenti e studiosi. Ma forse sono tutti cretini tranne lei. Più che guadagnarmi da vivere potrei guadagnarmi di morire, viste le mammole contro cui mi sono messo. Poi se fa quelle considerazioni su Masciullo e Zenone a maggior ragione dovrebbe farle per il mondo accademico. Logos addio.

        • don z ha detto:

          In tutta onestà,, caro Cionci, Lei avrà anche vinto due premi giornalistici ed essere arrivato in vetta ai best seller, ma questo non toglie che la sua analisi della declaratio e le conseguenze che ne trae sono delle solenni scempiaggini che dimostrano solo una profonda ignoranza del diritto e della dottrina cattolica della Chiesa, del Papato e dell’Episcopato. Le ulteriori analisi che fa su frasi del Papa Emerito o di suoi ex collaboratori sono a dir poco imbarazzanti.
          Lei però non è uno sciocco, ma un profittatore di sciocchi. Basta vedere il livello medio dei suoi “seguaci” (che non sono i “lettori”), lo scarsissimo numero di persone competenti che si interessano delle sue tesi e l’inesistente numero di persone competenti che le danno ragione.
          Questo non toglie che Masciullo sia perfino peggio e già solo il fatto che accetti di dibattere con lei ne è la conferma.

          • Domenico Leoni ha detto:

            Don Z, lei si rende conto che non va oltre l’insulto? Provi ad argomentare, se ne è capace. Davvero…con il dileggio dell’interlocutore non si va da nessuna parte.

          • Gaetano2 ha detto:

            Non mi sembra il modo di scrivere di DON Z, mi ricorda un po’ l’autore e/o divulgatore della falsa lettera a nome di Gänswein… Vediamo se verrà confermato

          • Gaetano Masciullo ha detto:

            Caro Don, ma lei ha letto almeno un quarto di ciò che ho scritto? E soprattutto, lo ha compreso? Inoltre, ha le PALLE di firmarsi nome o cognome invece di alzare la voce nascosto dietro a uno schermo? Infine, io dialogo con tutti e non ho alcun conflitto di interesse, stia tranquillo!

    • Milly ha detto:

      Sono con lei Dr Cionci. Dopo una primo scetticismo e perplessità mi sono decisa a leggere il suo libro che tratta della Magna Quaestio delle dimissioni di Papa Benedetto XVI e devo dire che i suoi studi, le sue ricerche e le sue argomentazioni seguono il logos, e per me questo basta e avanza.
      Un’ulteriore prova decisiva del mio convincimento è stata la valanga di insulti e improperi che lei a ricevuto a seguito della sua inchiesta e mi sono chiesta: come mai tanto accanimento? Se veramente lei avesse scritto sciocchezze sarebbe passato sicuramente inosservato e invece no, il suo libro ha scatenato un putiferio e un livore mai visto. Mi sovvengono le parole di Nostro Signore in Matteo 24. 10-11 …”sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, ed essi si tradiranno e odieranno a vicenda..” Grazie per il suo coraggio e la sua fede incrollabile in quello che ha scritto e documentato!

    • don z ha detto:

      Sinceramente in paranoia per Dan Brown penso ci vada Lei, che on è riuscito a vendere un centesimo di quello che ha venduto lui e neppure useranno il suo libro per un film

      • Corrado ha detto:

        Vedo che lei si è ridotto a leggere D. Brown…
        E pretende di insultare Cioni? Come diceva Totò “ma mi faccia il piacere…”

  • Andrea Cionci ha detto:

    E a proposito del coraggio dei canonisti, guarda caso tutti e tre, pur con qualcosina da eccepire, alla fine sdoganano l’antipapa. Chissà come mai eh?
    CHISSA’ COME MAI.

  • Andrea Cionci ha detto:

    “Se non credete la risposta è nel libro di Geremia” che parla di un profeta impedito, dove si legge, unica frase in tutta la Bibbia “IO SONO IMPEDITO”. Secondo l’avv. Patruno questo non è significativo. Ci rendiamo conto? Un papa che da due anni viene individuato su varie testate nazionali come in sede impedita, vi dice che la risposta è in geremia (profeta impedito) o in Isaia (prigioniero che mette in carcere i suoi nemici. E QUESTO NON E’ SIGNIFICATIVO. A questo punto uno si chiede: ma vale la pena continuare a combattere per la Chiesa cattolica?

    • don z ha detto:

      C’è un solo Patruno degno di essere ascoltato: Lino e suonava la chitarra jazz 🙂

      PS chi è sto avvocato Patruno dei 250.000 avvocati italiani?

  • Andrea Cionci ha detto:

    Scusi dott. Masciullo, ma allora facciamo a non capirci. NESSUNO HA MAI DETTO CHE BENEDETTO HA RINUNCIATO VOLONTARIAMENTE AL MINISTERIUM. Non avrebbe MAI POTUTO FARLO perché il ministerium è inscindibile dal munus. Quand’è che si verifica lo “scollamento” tra munus e ministerium? Solo in sede impedita. Quello che io ho documentato è che lui ha solo previsto e annunciato che a una certa data e a una certa ora i cardinali avrebbero convocato un conclave abusivo e avrebbero messo il papa in sede impedita. Ha fatto esattamente come GESU CRISTO il quale si è offerto liberamente alla propria passione. Ha deposto le vesti, come dice Violi, rinunciando a usare tutto il suo potere. Lui lo sapeva da un pezzo che quella sorte gli sarebbe toccata, e non si è ribellato. Vogliamo denunciare Gesù Cristo al Tribunale della Segnatura Apostolica per abbandono del proprio “munus”? Quando si fa una contestazione la si deve fare nel merito di ciò che si contesta. Non dicendo “Ratzinger era modernista”, “non avrebbe mai fatto una cosa del genere” etc. Queste NON SONO OBIEZIONI perché non entrano nel merito di quanto ho illustrato. In ogni caso manca la rinuncia al munus, e per la UDG Bergoglio non è papa senza che occorra una dichiarazione in proposito.

  • Chiara ha detto:

    Mi pare che oltre a queste dottissime e lunghe trattazioni teologiche, storiche, canoniche sul comportamento di Papà Benedetto XVI, altrettanta attenzione ( anzi maggiore) dovrebbe essere messa sul PERCHÉ di tale comportamento e prendere in considerazione, con la stessa precisione il contesto storico/ ecclesiale in cui tutto ciò è avvenuto.

  • Enrico Nippo ha detto:

    Adesso sì che la faccenda è chiara! 😨😱🥴

    • don z ha detto:

      Amico Nippo, qui di chiaro c’è solo che alla mangiatoia di Bergoglio ci mangiano davvero in tanti 🙂

    • Gianfranco ha detto:

      BRAVO, BRAVISSIMO!!!
      E’ proprio un commento appropriato.
      Una risata li seppellirà, questi ridicoli cavillatori.