Natale: Novità, Necessità, Discrimine. Una riflessione.

26 Dicembre 2023 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito, Ruggero, mi ha inviato queste riflessioni sulle feste che stiamo vivendo, e che mi sembra opportuno portare alla vostra attenzione. Buona lettura e meditazione.

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Ciao a tutti
Abbiamo festeggiato ancora un altro santo Natale di nostro Signore Gesù.
E ancora la festa di Santo Stefano, che come Gesù perdonò chi lo stava uccidendo.
Stefano martire, per aver detto ai suoi accusatori che erano “gente testarda e pagana nel cuore e nelle orecchie, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la legge per mano degli angeli e non l’avete osservata“. 
 
L’Incarnazione di Gesù è pietra di inciampo. Non è che Gesù sia venuto a portare un certo volemose bene: no, crea divisione dal mondo. 
L’unità, la comunione che conta, è quella con Lui. La pace che dona Lui non è quella del mondo o con i criteri mondani.     
 
Allora il Natale non è una memoria, anche se molti stancamente lo vivono così, quasi indifferenti. 
L’Incarnazione, il mistero ineffabile del Verbo che si fa carne, ci riguarda oggi. 
Ci riguarda come NOVITA’, come NECESSITA’ e come DISCRIMINE nel modo di porvisi, decidendo da che parte stare.
 
Anche la misericordia di Dio, oggi tanto di moda da oscurarne la Giustizia e la Verità”, non va fraintesa: Santo Stefano perdona chi lo lapida e Saulo diventerà San Paolo, ma non perchè continua come prima, ma perchè sarà stato cambiato dall’incontro con la Verità-Cristo.   
 
Perciò l’Avvento non si è chiuso il 24 dicembre, ma si apre sull’Avvento definitivo del ritorno glorioso di Cristo, che ci sarà.
Non sappiamo quando, ma ci sarà. E ci riguarda.
Noi sappiamo con certezza che moriremo: non si sa quando, ma ci toccherà e sarà la nostra personale Parusia.  
Sappiamo con certezza che Cristo sta per tornare: non si sa quando e nemmeno se noi vedremo di persona questa Parusia.
In entrambi i casi possiamo (e sarebbe davvero bello volerlo) vivere preparando questi incontri.   
 
Intanto una preghiera bellissima nel Natale è questa:
“Concedi o Padre che la nuova nascita dell’Unigenito ci liberi dall’antica schiavitù che incatena il genere umano”.      
 
Gesù viene come luce nelle tenebre della condizione umana peccatrice. Lui non ci rifiuta, anche sapendo di essere rifiutato.
Tutta la storia umana è intessuta di peccato, ma Dio viene per liberarcene.
 
A chi Lo accoglie ha dato il potere di diventare figli di Dio!  
Non c’è nessun diritto… Nessun automatismo. Dio propone senza imporsi, lasciando libertà, come accade quando c’è vero amore. 
La carità è comunione e per mettersi realmente in comunione bisogna saperlo, volerlo e farlo insieme.
 
quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
Questo dovrebbe farci riflettere molto attentamente. 
Non è un’appartenenza di sangue, che nel mondo ancor oggi dà luogo ad esclusioni anche violente di chi non è “nel cerchio”. 
Non è una generazione meramente biologica, in un mondo che vorrebbe pilotare e manipolare persino il genoma, pretesa e capriccio.
Non viene da pulsioni carnali senza nemmeno una volontà umana, incapaci di farsi carico di chi generano, eliminandolo abortendo.  
Non viene da volontà di un uomo, che sta nel suo limitato orizzonte di decisioni sul come, dove, quando…
Così autocentrato su di sé da non preoccuparsi nemmeno di battezzare un figlio, lasciandolo privo di un Padre nel Cielo. 
Togliendo ogni orizzonte ultraterreno, mentre qui in terra molti genitori si mostrano insufficienti e deludenti per i loro figli.
 
Se la fede in Cristo apre la porta (stretta) della via verso il Cielo, se la speranza accompagna le fatiche di ogni giorno è perchè c’è una carità-comunione che si forma grazie all’accoglienza dell’Incarnazione che dà il potere di diventare figli di Dio. 
Questo è molto di più delle promesse di qualsiasi umanesimo, inconcepibile per le misure e le risorse umane
 
Cristo non è una riparazione di qualche guasto, riparazione che qualcuno potrebbe ritenere inefficace, visto quel che accade. 
Nasce da donna, sotto la legge, ma supera tutto nella carità che Egli ha per l’uomo, amandoci per primo anche se non lo meritiamo.
 
Quindi il Natale non dovrebbe commuoverci solo per quel bambino che è nato da Maria, deposto in una mangiatoia, al freddo. 
Dobbiamo commuoverci per la carità di Dio nel fare comunione con noi, dentro la decisione di LIBERARCI DAL MALE.
E lo fa nella nostra tenebra, oggi più scura che mai, anche nelle chiese. Lo fa malgrado l’ipocrisia, l’ostilità e l’indifferenza. 
Nel contesto in cui serpeggia il peccato in modo multiforme l’umanità è disumana e qualcuno la vorrebbe transumana.
Allora del Natale (e dell’Avvento definitivo di Cristo) ne abbiamo assoluto bisogno noi!  
 
Gesù viene e non smette mai di amare. Attende amore, così che la carità sia comunione. 
Potremo farla ignorandone il sacramento? Come potremo diventare allora figli di Dio?
Il Natale ci deve commuovere dello struggersi di Dio per ogni uomo travolto nella sua disumanità peccatrice, disorientata dal Vero.
Ci deve commuovere un Dio che si fa piccolo e si fa uomo, per farci, come Lui è, figli di Dio Padre.
Ci deve commuovere che ci dia ancora tempo, con pazienza, perchè decidiamo di prepararci ad un vero incontro, definitivo, con Lui.
Ruggero

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2 commenti

  • stilumcuriale emerito quello vero ha detto:

    Con molta amarezza, guardando vari servizi televisivi sul Natale nel mondo, sono arrivato alla conclusione che forse è giusto non dire più “Sante feste di Natale di Nostro Signore”, ma dire “Feste di mezzo inverno” con tanti brindisi, tanto commercio, tanto turismo, e tanto sci.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Sempre opportuno davvero! Apprezzo e ringrazio.

    A proposito di “misericordia di Dio”: oggi non se ne parla affatto “come Dio comanda”, piuttosto ben sappiamo che si è diffuso certo malsano misericordismo; ottavo, satanico sacramento a supporto dell’eresia utilitaristica di benthamiana memoria e indicativo del riduzionismo anti-metafisico oggi particolarmente in voga.
    Mancando il senso del peccato, poi, si sfocia in quell’egualitarismo che è eresia nichilista…
    Papa BXVI ci aveva ben avvisati!

    Venendo meno la fede come “ecclesia”, ogni eresia si ridesta, d’altronde. Perchè stupire?

    E don Dolindo Ruotolo così si espresse:

    “Un sacerdote non può farsi sopraffare dallo spirito del mondo, ogni dedizione al mondo lo rende idolatra delle creature ed infedele alla missione ricevuta da Dio. Se il sacerdote indulge al male stesso e lascia correre ogni disordine senza protestare, è reo innanzi a Dio di tutti i peccati che quel popolo commette”.

    Cari Sacerdoti, leggete la vita di questo vostro confratello, meditate le sue opere con lumi di grazia!

    Mai come in questi ultimi dieci anni si assiste ad un reiterato snaturamento degli attributi divini ad opera della Simia Dei: l’obiettivo non è solo perdere quante più anime possibili ma quanti più sacerdoti…le anime più odiate e ostacolate da Satana!

    “Il diavolo fa di tutto per avere la meglio sulle anime consacrate a Dio, perchè sa che in questo modo le anime dei fedeli, lasciate senza guida, cadranno più facilmente nelle sue mani. Ciò che offende soprattutto il Cuore Immacolato di Maria e il Cuore di Gesù è la caduta delle anime dei religiosi e dei sacerdoti. Il diavolo sa che per ogni religioso o sacerdote che rinnega la sua eccelsa vocazione, molte anime sono trascinate all’Inferno”, puntualizzò Suor LUCIA di Fatima.

    E così ci si introduce all’argomento accennato da RUGGERO e che riprendo per brevi cenni con entusiasmo: la Venuta di Cristo.

    In realtà si dovrebbe parlare delle Tre Venute: la prima, nella Carne, in povertà e totale abbassamento; l’ultima, nella Potenza e nella Gloria. Ma l’intermedia?

    Ascoltiamo le parole di San Bernardo, tratte da un suo antico sermone:

    “Conosciamo una triplice venuta del Signore. Il primo infatti e l’ultimo avvento sono manifesti, non così quello di mezzo.
    Nel primo Cristo fu veduto sulla terra e visse in mezzo agli uomini, e allora, come egli stesso dice, lo videro e lo odiarono. Nell’ultimo ogni uomo vedrà la salvezza del nostro Dio, e volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.
    L’AVVENTO CHE STA IN MEZZO E’ OCCULTO, E I SOLI ELETTI LO VEDONO IN SE’ E SI SALVANO LE LORO ANIME. ….
    Questo avvento di mezzo è in certo qual modo una via per cui dal primo si giunge all’ultimo: nel primo Cristo è stato nostra redenzione, nell’ultimo apparirà come vita nostra, in questo di mezzo, perché dormiamo tra gli altri due, è nostro riposo e nostra consolazione”. …

    L’intermedia è, nella potenza dello Spirito, nel vaso d’argilla che sono, nella cisterna screpolata che sono, nella fragilità della mia natura incrinata dal peccato originale e attuale ma redenta dal sacrificio dell’Unigenito, non senza la mia collaborazione!
    L’intermedia, allora, è da noi che dipende; o, meglio, è l’esito di questa venuta a dipendere da noi…e le parole di questa preghiera di Sant’Ambrogio possano aiutarci ad accogliere tale grazia, affinchè sia di salvezza e non di condanna:

    “Non ho sperato nei profeti, non ho sperato nella legge, ma ho sperato nella tua parola, cioè nella tua venuta, ho sperato che tu venga ad accogliere i peccatori, a perdonare le colpe, a sollevare sulla tua croce, come il buon pastore sulle sue spalle, la pecorella sfinita”.

    Da ultimo, una piccola considerazione su questa affermazione: “Lui non ci rifiuta, anche sapendo di essere rifiutato”.
    Fatto salvo il senso generale, che è condivisibile eccome, si deve anche dire che se “Lo rinneghiamo, anch’Egli ci rinnegherà” e che “sto per vomitarti dalla mia bocca” è una possibilità concreta per tutti…a maggior ragione se tiepidi.

    Il dogma dell’Inferno è un dogma, appunto (vedere etimo della parola), ed una realtà assai concreta, soprattutto per chi non ci crede e conseguentemente non sviluppa un appropriato senso del pericolo, sempre frutto di grazia, d’altronde…

    “Perché a chi ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha”…

    L’Incarnazione parla in modo mirabile di umiltà, di abbassamento (pensiamo al Battesimo…al fiume Giordano, in ebraico “il Discendente”, dalla radice yarad, scendere…); ci racconta l’exinanivit di Dio che toccherà il suo punto massimo sulla Croce.

    La Verità è sempre debole, massimamente debole e, spesso, senza parole (inutili orpelli per chi ha il dono di intus legere – ecco l’intelligenza, vera, unica vera, data a chi ama Dio e di Lui vive!) perchè in attesa della rivincita nella Parusia.

    Allora, Maranathà, Signore Gesù!

    Ciao Ruggero! Grazie! E ancora, sante feste!

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