Solo la Luce di Cristo Illumina. Tutto il Resto è Cecità. R.S.

27 Novembre 2023 Pubblicato da 21 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un amico fedele della nostra navicella ondeggiante come la zattera di Odisseo in acque tempestose, R.S., offre alla vostra attenzione e meditazione queste riflessioni sulla nostra fede. Buona lettura e condivisione.

§§§

Ogni essere umano aspira sempre a qualcosa di bello e di meglio.
Su che cosa fonda le sue aspettativa? In estrema sintesi, su quel che crede.
Che cosa posso credere: idee o cose.
Se credo a Dio, mi fiderò di una religione.
Se credo che sia un’ideologia, mi fiderò di quell’impianto teorico.
Se credo che sia una persona o un’organizzazione, mi fiderò di quel che dice.
Se credo che lo strumento sia il denaro mi fiderò di ciò che me ne procura.
Se credo che lo strumento sia la salute, mi fiderò dei medici.
Etc etc. Niente di nuovo sotto il sole: è sempre stato così.
Che cosa dice di diverso il cristianesimo? Quale è la fede del cristiano? 

La luce della fede in Cristo apre lo sguardo su una realtà invisibile agli occhi materiali.

La fede in Lui è una luce che permette di vedere l’invisibile, ma che è già accanto a me e in me.
E’ una luce che va alimentata, perchè può spegnersi: il mondo non la dà e non l’apprezza.
Importantissimo: una volta compiuto ogni desiderio questa fede cesserà.
Quindi TUTTE le altre credenze sono una forma più o meno grave di cecità.
Nella finitezza umana è possibile solo una visione più o meno confusa, un riflesso, come allo specchio.
La nostra vita è un togliere ciò che impedisce (penitenza) e un comprendere e compiere la volontà di Dio.
La perfetta visione riguarda un’ulteriorità e l’ultimo nemico ad essere vinto sarà la morte.
Il nostro cuore è senza pace fino a che non riposa nell’incontro a tu per tu con Dio.
E’ quello il il fine: quella è la beatitudine eterna, all’infinito, senza più ostacoli.
Il cristianesimo, la rivelazione di Cristo, è la fede in questo.
Questa fede non poggia su idee personali, ma su Cristo: ed è una fede che dà prova affidabile di sè.
Questa fede è sostanza delle “cose che non si vedono”. Non si basa su idee mie o di altri come me.
La speranza cristiana nasce dalla fede in Cristo: spero ciò che non vedo e confido di poterlo vedere.
Dato che non posso giungere lì solo con le mie forze, confido in chi può condurmici: Gesù e la grazia.
Questa speranza non è ancora individuale o collettivamente intesa nelle misure umane: è anch’essa divina.
Se non fosse così, sarebbe l’ennesima speranza che delude, o che -se si compie- è effimera.
Raggiunta la piena visione anche la speranza, come la fede, cesserà.
La carità è ciò che resta. E’ l’unione con Dio. Possibile anche in questa vita, definitiva poi, per chi l’avrà.
La carità è qualcosa di così grande, che solo chi non è cristiano può ridurla al fare di uomini.
Uomini che non saprebbero che farsene di Cristo e della vita eterna con Lui.
Perciò il mondo è sempre più infernale, in mano al suo principe, abilissimo nel confondere le carte.
Avvento è arrivo di chi sta per tornare, secondo la sua stessa promessa.
La carità è l’unione con Dio, in Cristo, per Cristo e con Cristo.
La carità è l’approdo ultimo dell’azione dello Spirito Santo in noi.
Non è l’unione con chiunque, per ottenere la quale -se se serve nascondere Cristo- di Cristo potrei anche vergognarmene.
Beato chi non si scandalizza di me, dice Gesù: dei modi e dei tempi, che sfuggono ad ogni nostro schema.
Perchè nessun uomo può servirsi di Cristo, rinchiudendolo in una propria pretesa.
Gesù lo deve seguire e servire, avendo il coraggio e la disponibilità di perdere la propria vita.
E’ l’unico modo che abbiamo di salvarla, moltiplicando il gaudio.

§§§      

Aiutate Stilum Curiae

IBAN

IT79N0200805319000400690898

BIC/SWIFT

UNCRITM1E35

§§§

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , , ,

Categoria:

21 commenti

  • Adriana 1 ha detto:

    Mi sembra, “indegnamente”, che in questa sede l’epiteto “gnostico” venga usato a spaglio per screditare qualunque pensiero
    che dia fastidio e a cui non si sappia come controbattere…
    in altre sedi si usa il termine: “fascista”.

    • R.S. ha detto:

      Consiglio la lettura di la metamorfosi della gnosi. Capolavoro assoluto di Samek Lodovici.

      Niente spaglio.
      Però c’è la possibilità d’abitare a Pergamo, di sopra o di sotto.

      All’angelo della Chiesa di Pèrgamo scrivi:

      Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli:
      So che abiti dove satana ha il suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di satana.

      Ma ho da rimproverarti alcune cose: hai presso di te seguaci della dottrina di Balaàm, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d’Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla fornicazione.

      Così pure hai di quelli che seguono la dottrina dei Nicolaìti.
      Ravvediti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca.

      Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese:

      Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all’infuori di chi la riceve.

      • Adriana 1 ha detto:

        Lodovici… ho letto che a Torino fu collaboratore del prof. Mathieu, che fu mio professore di filosofia all’Università per due anni…Well, ma Lodovici stesso riconosce la diversità degli antichi Gnostici da quelli moderni e tecnologici.
        In ogni modo la mia osservazione precedente concerneva
        l’uso approssimativo e scorretto dell’aggettivo “gnostico”,
        per i motivi sopra da me citati. Inoltre, perdoni, ma non afferro il senso del passo da lei estrapolato, posto così, mi pare ricavato da un racconto di fantasy.

        • R.S. ha detto:

          So che l’acume c’è, maggiore al mio, ma noto che manca la voglia: inutile perder tempo a tentare migliori spiegazioni.

  • R.S. ha detto:

    La Grazia misura il peso del ricevere, perché il nostro prendere non ci confonda e poter rimanere servi inutili senza vanto alcuno della nostra parte.

    Il miracolo è utile alla fede non perché obblighi a credere ma perché dimostra la priorità e la gratuità di Dio nel superare (e scandalizzare) le nostre misure: beato chi non si scandalizza e chi non ne fa fenomeno da baraccone. Che cosa dovrebbe dire chi vive di sola Eucaristia per anni e quasi sempre è stigmatizzato? Che la dieta che segue apre ferite come effetto collaterale?

    La gnosi, in estrema sintesi, è un ridurre tutto a (mio) pensiero e (mia) idea, quando invece la fede è corpo, carne, gioia, sudore, dolore e sangue. L’ascesi non è solo ideale, ma faticosa quanto lo è una salita. Il primato della ragione (umana) e del ruolo del proprio assenso rischia di oscurare la luce che investe chi apre gli occhi: nella fede è la pratica a fare testo, cioè non tanto il fatto che so qualcosa, o che lo capisco, ma che poi mi dispongo a compierlo. La grazia c’è, c’è prima. Dopo (dopo) ci sono io. Restando alle idee è facilissimo ragionare come il mondo (scandalizzandosi di Dio). A certe tentazioni si deve dire no e basta; invece chi gigioneggia finisce sempre col giustificare anche l’ingiustificabile (la gnosi scade nella tolleranza che pencola tra Cristo e Beliar volendo servire due padroni).

    In San Giuseppe, uomo giusto per antonomasia, non c’è gnosi, ma volontà di accettare la gratuità di un figlio che farà chiacchierere sul suo conto. La grazia investe Giuseppe facendolo padre putativo di Gesù, ma Giuseppe vince e sopporta lo scandalo dei benpensanti.

    Preghiera di San Giovanni Crisostomo: Signore non merito che tu entri da me, ma ti accosto con audacia: tu ordina che io ti apra, entra e illumina il mio pensiero infangato.

  • Adriana 1 ha detto:

    Nippo,
    “indegnamente” mi permetto di suggerire che il problema misterioso della Grazia fu già il cavallo di battaglia di Calvino…e rimane un mistero, altrimenti diviene una vincita all’Enalotto la cui riuscita dipenderebbe unicamente dalla scelta aprioristica di un dio molto capriccioso, o , più semplicemente, dalla presunzione umana.

    • Enrico Nippo ha detto:

      Bel suggerimento.

      C’ è un detto che non si sa se sia di Platone o di Filone d’Alessandria o di chissà chi, ma non importa dato che conta ciò che è detto e non chi l’ha detto:

      “Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile, sempre”.

      E se teniamo presente che di questa battaglia non sa nulla nemmeno la persona che la sta combattendo, la faccenda diventa ancor più imperscrutabile.

      Capito? Nessuno sa un fico secco dell’anima altrui (manco di quella di Bergoglio!) ma spesso ci si abbandona a giudizi temerari.

  • Mimma ha detto:

    Sempre in bilico tra gnosticismo e cattolicesimo Lei, Nippo !
    L’equilibrista rischia sempre di cadere, però.
    Se poi si muove in alto, e senza rete, si può spezzare il collo…
    Dio non voglia!
    Dio non voglia!
    Confessione, Eucaristia, Santa Messa, Santo Rosario.
    La rete ha queste maglie, mio buon amico e gliela raccomando.

    • Enrico Nippo ha detto:

      Molto lieto di tornare allo scambio con lei, gentilissima Mimma!

      Le sarei grato, però, se volesse indicarmi dove risiede in ciò che ho scritto il mio “gnosticismo”.

      Tutt’altra cosa “l’equilibrista”! Ma certo! Che sarebbe la vita senza il sentirsi vivi al 100%? Senza il senso dell’avventura?

      Un noioso percorso, come si dice oggi, “in sicurezza”, senza rischiare nulla, con i cartelli indicatori al punto giusto e grossi così, in modo da coprire la vissuale di quello che c’è intorno e che è tanto, tantissimo, me-ra-vi-glio-so? Che noia! No, grazie.

      So che un discorso del genere le apparirà da matti.
      Ma per me è così. Io sono il Matto!

      Voglia gradire un omaggio floreale 🌺

      P.S. Ci sarà un motivo perché ai fiori coltivati preferisco quelli di campo.

  • Carlo Tommasi ha detto:

    Bellissime riflessioni
    perché piene di Verità.

    CRISTO GESÙ
    è la Luce venuta nel mondo,
    che il mondo non accoglie
    e non può ricevere
    perché non La vede
    e non La conosce
    a causa dei suoi peccati.

    𝑺𝒆 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒔𝒔𝒆, 𝒊𝒍 𝒑𝒆𝒄𝒄𝒂𝒕𝒐 𝒅𝒊𝒔𝒕𝒓𝒖𝒈𝒈𝒆𝒓𝒆𝒃𝒃𝒆 𝑫𝑰𝑶!
    https://www.carlotommasi.it/2018/02/il-peccato-e-il-male-di-dio.html?m=0

  • Enrico Nippo ha detto:

    Senza alcuna intenzione polemica. Solo osservazioni suscitate da quanto scritto nell’articolo.

    “Vedere l’invisibile, ma che è già accanto a me e in me”: l’invisibile lo si può soltanto credere, non vedere. Credere non è vedere. Si crede perché non si vede. E pure qui entra in ballo la grazia per credere che si ha o non si ha.

    “Questa fede non poggia su idee personali, ma su Cristo”: anche Cristo è un’idea personale, cioè della singola persona, e c’è, di nuovo, chi può assumerlo per grazia e chi questa grazia non ce l’ha.

    • R.S. ha detto:

      Anch’io rispondo, senza polemica alcuna.

      Che credere non sia vedere con gli occhi materiali è un’ovvietà.
      Eppure credere cristianamente non è nemmeno una banale convinzione personale, che riporta l’oggetto del credere (Dio) essenzialmente al soggetto.
      In realtà nel cristianesimo è il soggetto che crede a salvarsi e trasformarsi nell’oggetto della fede.

      Cristo per lei è un’idea e questo riporta tutto a soggettività.
      In pratica “un dio” (qualunque “dio”) esiste se lo penso io, altrimenti non esiste.
      Tra i cristiani questo era tipicamente luterano, oggi è diventato anche modernisticamente cattolico.
      E’ come la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia: per fede Gesù è lì, transustanziato. Ma in una fede che si convince delle proprie idee è solo un trans-significato.

      La differenza è tra la sostanza che c’è sotto la fede cristiana genuina e l’idea sotto la fede adulterata.

      Se Gesù fosse un’idea, il cristianesimo sarebbe una credenza come tutte le altre, tutte rispettabili, tutte in grado di ispirare sentimenti nobili e cultura, ma non vere nell’essenza e nella possibilità dell’unione finale.

      Nella fede cristiana la presenza di Dio in noi è già tale, ma siamo noi a non percepirla o a farlo tra alti e bassi.
      Arrivare a un morire a se stessi tale da vivere di Lui è un dono della grazia, cioè un’apertura esperienziale, vitale, alla sostanza divina fino ad un’unione (per i mistici sovrannaturale in terra) che si compirà nella vita eterna, ma già orientando questa vita a quel traguardo, sperandolo raggiungibile sapendolo dono e non semplicemente prodotto da un nostro sforzo.

      Il fatto sostanziale del cristianesimo fa capolino nei miracoli, è presente nei sacramenti ed è esperienza dei santi. Poi ci sono gli scettici, i filosofi e i pensatori delfatto religioso, con le loro rispettabili convinzioni, che tali resterebbero se non fossero anticipate e confermate dalla sostanza che sta sotto e si è rivelata massimamente in Cristo ad illuminare i molti segni disseminati nell’antico testamento che ne prefigurava l’avvento. L’avvento imminente sarà il secondo.

      Questa è la fede che sa la sostanza e ne spera la visione che compie i tempi: a quel punto fede e speranza cesseranno e resterà l’esperienza viva della carità.
      Per chi ha creduto Cristo, per chi spera Cristo, per chi ama al modo di Cristo, secondo la volontà del Padre, nello stesso Spirito. Tutti gli altri fuori? Non è detto, ma non per il soggettivo di chi si convince d’altro, ma per l’oggettiva misericordia di Dio, Uno e Trino.

      • Enrico Nippo ha detto:

        Sempre cordialmente, una precisazione.

        Ho scritto: Cristo è un’idea personale, cioè della singola persona, e c’è chi può assumerlo per grazia e chi questa grazia non ce l’ha”.

        Ora, è sempre un soggetto che si pone davanti ad un oggetto. E se la verità dell’oggetto non è “creata” dalla fede del soggetto, è pur sempre quest’ultimo che assume o non assume l’oggetto come vero o meno.

        Infatti, lei scrive: “è il soggetto che crede a salvarsi e trasformarsi nell’oggetto della fede”.

        Perciò il processo di salvazione e trasformazione ha inizio dal soggetto che ha la grazia di credere nell’oggetto che non vede e a cui crede per mezzo di un Racconto (il Vangelo).

        Il Cristo in cui si ha la grazia di credere (chi ce l’ha) è prima di tutto quello raccontato. Senza Vangelo nessun Cristo. Il passo iniziale è sempre quello di un soggetto che crede, per grazia, al Racconto. In ciò, in luteranesimo non entra.

        • R.S. ha detto:

          Dio si è incarnato in una vergine.
          Dio si è fatto uomo per spiegare Dio agli uomini.
          C’è una ricezione necessaria, ma è impossibile agli uomini e possibile a Dio.
          E’ Dio che prende l’iniziativa e rende possibile il tutto.
          Poi c’è chi dice: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum.

          Il cristianesimo è l’unica religione vera per il semplice fatto che è Dio ad essersi incarnato per redimerci.
          L’ha fatto in un modo umanamente scandaloso, prima nascendo da una vergine e poi consegnandosi ai poteri terreni (civili e religiosi) facendosi crocifiggere e risorgendo da morte. Ha fatto ciò che era stato preparato, profetato e attestato dalle scritture del popolo prescelto. Poi l’ha confermato di miracoli, di segni della propria divinità. “Senza i miracoli non sarei cristiano”, disse S. Agostino.

          Il racconto (il vangelo) non crea l’evento, ma lo riferisce.

          Il risultato della conoscenza di Dio che non proviene da Gesù Cristo è quello di comunicare senza mediatore con quel Dio che senza mediatore si vorrebbe conosciuto. Solo quelli che hanno conosciuto Dio per mezzo del divino mediatore conoscono la propria miseria.
          Gli altri, farisaicamente, possono vantare un orgoglio esclusivista.

          La conoscenza di Dio senza la conoscenza della propria miseria genera l’orgoglio. La conoscenza della propria miseria senza la conoscenza di Dio genera la disperazione. La conoscenza di Gesù Cristo sta tra una e l’altra, poiché in essa troviamo Dio e la nostra miseria (Pascal)

          Cristo è realmente presente: ci sono mistici che hanno vissuto per anni nutrendosi di sola Eucaristia, contro ogni logica materialistica. Agli occhi è un pezzo di pane, una goccia di vino. Quanta umiltà e quanta piccolezza in un segno semplice. Ma reale, oggettivo, capace di convincere, sfida alla scienza. Come la Sindone.

          Altrimenti ci sono le idee. Le nostre.
          Come chi predica misericordia ed agisce vendetta.
          Soggettivamente è giusto, ma la Presenza Reale non c’è, nè è creduta. La Chiesa è fatta istituzione, tutta tesa al mondo, anche nel dire di fare il bene (a favor di telecamera). Non così insegna il Mediatore. La Verità rende liberi e smaschera i falsari.

          • Enrico Nippo ha detto:

            Voglia scusarmi se insisto. Poi non la tedierò più.

            Questo suo intervento, così mi sembra, evita l’argomento “grazia” riguardo alla Fede, più precisamente grazia concessa o non concessa da Dio al soggetto. E qui potrebbe chiudersi la faccenda.

            Lei appartiene senza dubbio a coloro che hanno ricevuto la grazia per credere, ed infatti si esprime di conseguenza in maniera ineccepibile.

            Il suo esprimersi mostra la sua incondizionata fede – per grazia ricevuta – al Racconto, supportata dal credito a ciò che scrivono (raccontano) anche Pascal e Agostino, permettendomi qui una perplessità di fronte al “senza i miracoli non sarei cristiano”, di quest’ultimo, che fa pensare alla contraddizione di una fede che necessita di dimostrazioni. E ciò quando il Racconto dice: “ beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”.

            Con ciò voglio dire che la Fede – per grazia ricevuta – è fede in un Racconto, ovvero in una tradizione scritta (tradotta) e poi commentata in altri racconti, scritti od orali che siano.

            L’oggettività-verità del racconto è per lei scontata perché – per grazia ricevuta – vi aderisce con fede. Quindi è lei in quanto soggetto che invera in sé il Racconto.

            Ma non per tutti è così. Non tutti ricevono la grazia della Fede, e questo, a mio parere, è un mistero impenetrabile che dovrebbe preservare dall’eccessivo stigmatizzare gli “infedeli”.

            D’altra parte, chi può conoscere la storia di ogni anima? Chi può dire se il peggior infedele potrà un giorno ricevere la grazia della fede? Chi conosce in tutto e per tutto il beneplacito di Dio?

            La ringrazio per la pazienza.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Ma i cristiani, soprattutto cattolici, credono che Cristo è vivo? Sanno che ascolta? Sanno che parla? Sanno che osserva, cammina, tocca, guida, corregge, insegna, ridesta, ha fame e ha sete, guarisce, guarda negli occhi, soffre, soffia, continua a operare miracoli, a intagliare santi, a salvare… e sanno che…giudica?

    Cristo è vivo!

    In che modo Lo incontriamo? Come avviene l’incontro?

    Ecco la genesi del Cattolicesimo, della nostra Fede. Che è vera solo se è reale; è concreta solo se l’incontro è avvenuto e in esso si vive e si muore.

    La saluto, carissimo R.S.!

    PS: Oggi si festeggia la Madonna della Medaglia Miracolosa…tra le 17 e le 17.30 ricordo a tutti gli stilumcuriali di buona volontà – con ritardo! – la supplica!

    • Enrico Nippo ha detto:

      Carissimo Occhi Aperti,

      lei scrive “… credono che Cristo è vivo?”, e questo è corretto poiché in Cristo vivo o si crede (per grazia ricevuta) o non si crede (per grazia non ricevuta).

      Ma poi scrive: “Sanno che ascolta? Sanno che parla? Sanno che osserva etc. etc, sanno che giudica”.

      Ecco, a mio parere, quel “sanno” non è appropriato è andrebbe sostituito con “credono” (sempre se hanno ricevuto la grazia).

      Non è per fare il pignolo, ma altro è credere e altro è sapere. E se volessimo insistere, altro è sapere e altro è essere (ciò che si sa).

      Un cordiale saluto. 😀

      • OCCHI APERTI! ha detto:

        La sua pignoleria mi è preziosa e mi dà motivi per ringraziarla, Nippo carissimo.

        Ma, per stavolta, passo. Passo perchè mi attrae grandemente il discorso – immenso – di “grazia ricevuta/grazia non ricevuta”, che potrebbe indurre taluni a pensare che Dio schifi o avvantaggi, in modo affatto amorevole.

        Invece, Dio non esclude nessuno dalla Grazia: si è incarnato, ha patito, è morto ed è risorto per sottrarre TUTTI alle conseguenze del Peccato, che ha origo angelica! come intuì quel leone di Leon Bloy…

        Ora, parlare di “grazia non ricevuta” a me pare profondamente errato e fuorviante: si parli piuttosto di grazia rifiutata, di grazia non accolta, di grazia snobbata e, incredibilmente, di grazia automatica data per scontata…

        Il presupposto di un incontro è l’accoglienza.
        Io busso alla sua porta, lei mi apre – oppure no! – e mi fa accomodare al suo tavolo e, magari sorseggiando uno dei suoi famosi thè giapponesi, ci apriamo alla conoscenza l’uno dell’altro. Non diversamente avviene nella vita di grazia.

        Cristo, poi, ci ha esortati a passare per la porta stretta e ci ha messi in guardia, “perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione”…
        Occorre coltivare il senso del pericolo, allora! Che non è vivere di paure ma mantenersi in una vigilanza sana, sobria, sviluppando un’esperienza nel tempo così profonda, da poterla poi mettere a frutto per i fratelli. Perchè chi si salva, “salva”! E’ fuor di dubbio.

        Infine: sapere e non capire è il dramma dei nostri giorni.

        Con grande affetto in Cristo.☺️👋

        PS: Bellissimo il confronto che ne viene tra lei e R.S.!

        • Enrico Nippo ha detto:

          Gentilissimo,

          mi permetta di notare che lei, a proposito della grazia, la mette un po’ troppo facile. L’esempio della porta non è calzante: c’è chi bussa, c’è chi apre e … fine dei giochi.

          Per quel che mi riguarda, l’impulso a rispondere alla grazia è già una grazia e l’essere umano non ci mette niente, ma proprio niente di suo. In un tempo ormai lontano, in cui ero più socievole, ho incontrato decine di persone che mi invidiavano per la mia fede e mi confessavano che loro non sapevano davvero come fare per aprire la porta, per la semplice ragione che non sentivano nessuno che bussava.

          Come ho scritto anche all’amico R.S., l’argomento “grazia” è un mistero umanamente impenetrabile, ragion per cui opto per l’astenermi dal suggerire come stanno o dovrebbero stare le cose, visto che solo Dio sa.

          Mi ha preso alla sprovvista, ho finito il thè giapponese! 😅

          • OCCHI APERTI! ha detto:

            “Solo Dio sa”: da quando Cristo si è incarnato le cose stanno un pò diversamente…😉

            Per il thè grazie lo stesso…busserò a un’altra porta…😂

            👋

Lascia un commento