L’Avvento, un Invito alle Nozze. R.S. (Seconda Parte).

23 Novembre 2023 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, si avvicina il tempo di Avvento, e un amico fedele del nostro sito, R.S., che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione la seconda parte delle riflessioni su questo momento particolare. La prima parte la trovate a questo collegamento. Buona lettura, e meditazione.

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L’AVVENTO: UN INVITO A NOZZE (II parte)

Giovanni attesta che “in principio era il logos” ed ecco che il logos di Dio (Ap 19,13) arriva all’appuntamento con gli angeli a cavallo, vestito da sposo, segnato dal rosso del sangue che gli è costato la cerimonia. Ci invita a far festa con lui: sono le sue nozze e noi la sposa.

 

Dopo il matrimonio un funerale: il funerale della morte e del suo mandante.

 

Ognuno va dove gli spetta. Muoiono solo quelli che non si sposano. Le nostre opere scelgono il Re della nostra vita.

 

L’avvento è il tempo in cui si compie la storia: avvento non significa “attesa”, ma traduce parusia, l’arrivo di una presenza già avviata.

 

Dio è già presente, ma Lo vedono in pochi, alla luce della fede.

 

Mediante questa fede, che attende con speranza, la carità può risplendere nella tenebra del mondo. Anche le luminarie accese in questo assaggio di inverno esprimono la consolazione della conoscenza di Cristo luce del mondo, come è da quella notte a Betlemme che segnò l’inizio della redenzione dell’umanità nel perdono divino.

 

Ma è anche un monito: la lampada può spegnersi e va alimentata.

 

Scambieremo doni non per consumismo o filantropia, ma per celebrare il dono che Dio ha fatto all’umanità prendendo carne.

 

Eppure nel tempo d’avvento non si sta solo per guardare indietro, ma verso Colui che sta per venire.

 

Tutto la storia è saldamente nelle mani di Dio.

 

Permette anche fatti dolorosi, ma abbiamo la certezza che sta per giungere il giorno della vittoria del Bene e ogni cosa Gli sarà soggetta.

 

Insieme allo Sposo arriverà l’assoluta chiarezza per chi è pronto all’invito a nozze.

 

Nel vangelo sta scritto: “beato chi non si scandalizza per causa mia”, perché può esserci anche una chiarezza che risolve ogni mistero, ma che percepiamo scandalosa.

 

Beato quindi chi non chiede certezze definitive.

 

Beato chi si fida in questo buio, credendo e amando.

 

Non si può vedere Dio come si fa con una grossa insegna luminosa, esteriormente. Lo possiamo vedere solo facendo spazio nel cuore, purificando quegli occhi lì, interiori, sulla Sua lunghezza d’onda.

 

L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea che ha nome Nazaret, a una vergine fidanzata a un uomo di nome Giuseppe, della casa di David, e il nome della vergine era Maria. Entrato da lei, disse: “Salve piena di grazia…!”.

 

Ecco il momento clou in cui ha inizio la presenza fisica di Dio tra gli uomini, il primo avvento, nel silenzio, fuori dai riflettori. Poi è cresciuto, prima in Maria, poi nella Sacra Famiglia, accanto a Giuseppe, nel nascondimento della normalità familiare per trent’anni. Infine la redenzione, croce, resurrezione ed ascensione. Ancora da perdente agli occhi del mondo, in un mistero di verità accolto da tutti.

 

Tutto era iniziato una quindicina d’anni prima dell’annuncio a Nazaret, con l’Immacolata Concezione di Maria. Lì Dio nel silenzio e nel nascondimento, ha modificato l’umana natura, rendendola adatta all’Incarnazione.

 

Il diavolo non se n’è accorto. Il mondo non se ne accorge.

Il mistero dell’annunciazione è un mistero di grazia: la pura gratuità è espressa dalla nascita verginale.

 

L’uomo giusto (Giuseppe) accoglie il dono nella sua gratuità e non si scandalizza.

 

San Giuseppe è l’emblema di chi vive il possibile scandalo di Gesù fin da prima di nascere, ma ne supera la tentazione (prova) e lo crescerà da vero padre: ecco che cosa significa ricevere la grazia e saperci stare da protagonista rimanendo un servo inutile!

 

Una avventura così grande e eccezionale richiede piccolezza: rovescia i superbi dai troni e innalza gli umili.

 

Vale anche per gli angeli che cantano la gloria di Dio nei cieli e la pace in terra agli uomini che si uniscono a questa volontà: accettano che Dio si faccia uomo, un bambino, mentre altre creature di natura angelica si sono ribellate, scandalizzandosene.

 

L’avvento è il tempo della gioia, che è uno stato d’animo tipicamente nuziale.

 

La lieta novella che scalda i cuori è questa: Gesù sta per arrivare!

 

Il mondo ottenebrato (e la Chiesa ottenebrata insieme al mondo) non ha alcuna aspettativa in questa buona notizia (vangelo) di Cristo che viene.

 

Non è una gioia banale e può essere di scandalo.

 

Chiede occhi luminosi e lampade accese.

 

Sempre scandalosamente prevede la possibilità di lampade spente, di penuria d’olio, provocando un durissimo “non vi conosco” che lascia fuori dalla festa.

 

Lo stesso scandalo di chi entra al banchetto ma non veste l’abito adatto, non avendo lavato le vesti nel sangue dell’Agnello, come spiega un’altra delle beatitudini che leggiamo in Apocalisse. Si gioisce solo nel Signore: al di fuori o contro di Lui ci saranno soltanto gioie effimere che scemano presto nella tristezza e nella delusione.

 

Gesù versa l’olio della consolazione e bagna con il vino della speranza: senza di Lui tutto questo non c’è.

 

Per le nozze dell’Agnello bisogna vivere l’imminenza dell’immanenza e l’invisibile della trascendenza.

 

L’avvento di Betlemme (che aveva avuto inizio a Nazaret) dà carne al Verbo che dà l’appuntamento per l’avvento nuziale prossimo venturo.

 

La valle di lacrime non è priva di gioie e speranze e ogni pena riceve la carezza della pietà celeste, già gravida della divina misericordia che salva gli umili e i penitenti.

 

La grazia dice la gloria del ricevere, perché il nostro prendere non ci confonda e rimanere servi inutili senza vanto.

 

L’avvento, il Natale e le nozze dell’Agnello non dovrebbero limitarsi al romantico sentimentalismo dei dolciumi e dei centri commerciali, scadendo nell’ennesimo carnevale di led, luci psichedeliche, pupazzi, renne, ciccioni rossi e mercatini.

 

Cioccolatini, fiocchi e musichette stridono scandalosamente con la strage degli innocenti che non ha ancora avuto fine… per questo per molti il Natale non celebra Gesù bambino, ma qualsiasi altra dimensione tranne quella così disturbante tra aborti, pedofilia ed eccidi vari di cui per una ragione o per l’altra ci si sente d’accordo e nel diritto.

 

Sta arrivando lo Sposo e le possibilità sono solo due: unirmi alla Sua gioia oppure no.

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2 commenti

  • Orso Garibozzi ha detto:

    Grazie per la bella meditazione

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Ho molto apprezzato e non intendo assolutamente commentare nulla di nulla: posso solo gioire e ringraziare che una voce “spirituale” e apertamente cattolica si levi di tra le fila di stilumarticolisti. Tra l’altro con uno stile tra la giaculatoria e l’aforisma che trovo piacevolissimo, oltre che efficace.

    A corredo mi permetto di riportare una frase di un altro abituale commentatore, MISERERE MEI, che mi ha lasciato molto:

    “In croce era velata la divinità. Nell’ostia lo è l’umanità”.

    Siam sempre lì…solo gli occhi “innocenti” vedono mentre quelli maliziosi – resi scaltramente tali dal Serpente Antico – restano autoabbacinati.

    La saluto, carissimo R.S.!

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