Arte sacra ed intelligenza artificiale (AI). Aurelio Porfiri.

12 Settembre 2023 Pubblicato da 3 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il maestro Aurelio Porfiri offre alla vostra attenzione queste riflessioni su l’arte sacra e l’intelligenza artificiale. Buona lettura e condivisione.

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Arte sacra ed intelligenza artificiale (AI)

Viviamo in un tempo in cui imperversa l’uso dell’intelligenza artificiale (AI). Essa viene suggerita come panacea per risolvere ogni problema immaginabile, mentre per altri è un pericolo che ci porterà alla rovina. Dov’è la verità? Io credo che bisogna ben riflettere sulla questione prima di allarmarsi e vorrei prendere l’esempio dell’arte sacra, inclusa la musica sacra.

Con l’AI sarà possibile dipingere quadri meravigliosi e comporre musica sacra armoniosissima? Questo non deve farci paura, perché la macchina può fare tutte queste cose, ma non deve. In effetti, quello che è importante in un’opera d’arte non è tanto il prodotto finito ma è la motivazione che ha scatenato quel processo creativo, direi che è proprio il limite che spinge l’artista oltre il limite. Proprio questa lotta titanica fra la volontà guidata dal pensiero e la forma da valore all’opera d’arte. Ecco perché ci emozioniamo davanti ad un originale di un grande pittore e ci emozioniamo meno davanti alla riproduzione, per quanto fedele, di quel quadro. Perché nell’originale ci sembra di toccare direttamente quel tormento che ha spinto l’artista a immolarsi nell’estasi dell’atto creativo. La macchina può fare prodotti meravigliosi, ma non deve farli, non è impastata di umanità e fango, non deve superarsi per sentirsi viva.

Ogni opera d’arte, comprese quelle che hanno a che fare con il sacro, è un atto supremo del pensiero che si immerge in Dio. Il grande critico d’arte inglese John Ruskin, osserva: “Un’opera finita di un grande artista è migliore del suo schizzo solo se le fonti di piacere appartenenti al colore e alla realizzazione – preziose in sé stesse – sono impiegate in modo tale da aumentare l’imponenza del pensiero. Ma se un atomo di pensiero è svanito, tutti i colori, tutte le rifiniture, tutte le esecuzioni, tutti gli ornamenti saranno pagati a troppo caro prezzo. Nient’altro che il pensiero può pagare per il pensiero, e nell’istante in cui la crescente raffinatezza o finitura del quadro comincia a essere pagata dalla perdita della più debole ombra di un’idea, in quell’istante ogni raffinatezza o finitura è un’escrescenza e una deformità” (A finished work of a great artist is only better than its sketch, if the sources of pleasure belonging to color and realization — valuable in themselves, — are so employed as to increase the impressiveness of the thought. But if one atom of thought has vanished, all color, all finish, all execution, all ornament, are too dearly bought. Nothing but thought can pay for thought, and the instant that the increasing refinement or finish of the picture begins to be paid for by the loss of the faintest shadow of an idea, that instant all refinement or finish is an excrescence, and a deformity). È il pensiero che deve splendere dietro ogni opera d’arte ed esso non è umano se non è investito del senso del limite e dal peccato, la nostra felix culpa, che ci abbassa per innalzarci.

Nella sua Lettera agli artisti, Giovanni Paolo II osservava: “egli [l’artista] sa di essersi affacciato per un attimo su quell’abisso di luce che ha in Dio la sua sorgente originaria. C’è forse da stupirsi se lo spirito ne resta come sopraffatto al punto da non sapersi esprimere che con balbettamenti? Nessuno più del vero artista è pronto a riconoscere il suo limite ed a far proprie le parole dell’apostolo Paolo, secondo il quale Dio « non dimora in templi costruiti dalle mani dell’uomo », così che « non dobbiamo pensare che la Divinità sia simile all’oro, all’argento e alla pietra, che porti l’impronta dell’arte e dell’immaginazione umana » (At 17,24.29). Se già l’intima realtà delle cose sta sempre « al di là » delle capacità di penetrazione umana, quanto più Dio nelle profondità del suo insondabile mistero!”. Ecco, una macchina non sarà mai in grado di ergersi su questo abisso di luce, cosa che ogni uomo e donna può sperare di provare.

Certamente ci sono implicazioni etiche importanti per quello che riguarda l’AI, anzi direi tremende, per un certo punto di vista. Pensiamo a quanti lavori possono essere persi a causa dell’uso di questi strumenti. Ma per l’arte sacra, per la musica sacra, si può stare tranquilli. L’AI non potrà sostituire coloro che già sono stati estromessi dalle cantorie delle chiese, una intelligenza fin troppo umana ha già fatto questo con i risultati terrificanti che sono purtroppo nei nostri occhi e nelle nostre orecchie.

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3 commenti

  • Massimo trevia ha detto:

    Hanno gia’provato col computer credo scrivere la decima di Beethoven …….

  • unaopinione ha detto:

    Beh … vedendo questo video che è tutto un programma:
    https://twitter.com/TedLogan1010/status/1664830419777232903
    la domanda che mi viene non è tanto se l´umano, anche in presenza di una IA che forse lo supera nei risultati creativi nel campo delle arti figurative, musicali, ecc., continuerà a produrre “opere d´arte” con delle motivazioni trascendentali che le supportano (e che quindi mostrano un collegamento, non raggiungibile per l´IA, con il divino) ma soprattutto se in futuro gli umani proprio scompariranno del tutto cosí decretando una totale scomparsa di ció che puó essere definita “opera d´arte umana”.
    Io sí che mi allarmo.

  • Cristina ha detto:

    Grazie per queste sublimi riflessioni che ci elevano dall’inferno di squallore e di orrore che il nemico di DIO e i suoi servi hanno costruito.”Tutto quello che esiste di grande e di bello,da qualunque parte provenga,viene da DIO”(San Domenico).”L’uomo è la gloria di DIO”(Sant’Ireneo).

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