Le male radici nei giardini e nel mondo. Benedetta De Vito.

23 Agosto 2023 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, la nostra Benedetta De vito offre alla vostra attenzione, nel suo delicato stile pastello, alcune riflessioni molto dure sulle radici delle male piante…e non solo quelle del suo giardino.

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Nel silenzio dorato della mia radurina, che si è aperta al sole, abbandonando (con mio sudore tanto) le ombre tenebrose degli anni di incuria e di abbandono, è giunto il tempo allegro di zappettare la terra succosa, profumata, color caffè, celata sotto una coltre di foglie secche e poi anche di estirpare le radici delle malepiante di spine che avvolgevano in alto, come orride parrucche, le cime degli alberi e che in basso, fin nel profondo saettavano i loro duri stecchi gialli e neri per ancorarsi al suolo. Sì, è tempo, per me, di vedere i frutti di tanta fatica, mentre sulla credenza un sacchettino di semini di rughetta attende il suo turno di abitar la radurina e, tutti smaniosi, quei fratellini, paiono chiamarmi da lontano: “Quando, quando ci pianterai?”

Pazienza, pazienza e arriverà il vostro turno, rispondo dal mio cuoresardo e continuo il mio lavoro, vestita da montagna lì dove sulla sponda, nella risacca pigra del dopopranzo, indossano il bikini, planano sui surf a motorino, inseguono il vento con il laser. Il caldo, però, non lo sento perché nella mia radurina, nel mio segreto, il sole e le ombre giocano ad acchiapparella e qui e lì riesco a ritagliare sempre un angolino di frescura.

Ma presto andiamo al sodo e venite con me alla scoperta delle male-radici che somigliano tanto al male che abita la terra. Dovete sapere, dunque, che queste bruttone, al culmine loro, non hanno quei peduncolini che fanno forza tutti assieme  da immerger nella terra per serrar stretta la morsa della vita.

Nossignore: esse sono come la ultima falange di un dito mignolo, rotondo e senza dentini. E allora, ditemi voi, come fanno ad aggrapparsi così tenacemente alla vita, mozzandole il respiro, strangolando le piante belle e uccidendole alla fine?

E vi rispondo io che le ho seguite passo passo, zappettando tutto intorno ed osservando e capendo come snidarle una per una. Dovete sapere dunque che queste male-radici si muovono con furbizia negli eterni termini dei parassiti. Per radicarsi a terra hanno due modi soli: o si annidano dietro un sasso oppure si rigirano intorno alla radice di una buona pianta, ottenendo così il duplice vantaggio di trovar casa sottoterra e allo stesso tempo di avvoltolare in una spira mortifera la buona radice. Una volta capito il giocarello malefico, non faccio altro che togliere il sasso oppure scavare attorno alla radice buona, sfilando la assassina e il gioco è fatto. Le male radici, una volta snidate, si sfilano via come le maglie dei collant e tutte intere inutilmente dure, finiscono nel foco.

E ora che il giardino mi ha svelato un suo nuovo segreto, prendiamolo in abbraccio come esempio per il male sopra la terra e diciamo che esso – che gioia scoprirlo! – non ha radici e che solo si regge dietro a qualche cuore indurito (i sassi) o a qualche cuore buono inconsapevole (la radice buona) e altro non gli serve per tessere la sua tela di inganni. Ma basta capire il suo intrigo e vluppete viene via come  le male-radici e via nel fuoco eterno.

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