Apologo estivo, di ulivi ed EURSS. Benedetta De Vito
15 Luglio 2023
8 CommentiMarco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, la nostra Benedetta De Vito ci regala questo apologo estivo e ben rappresentativo della situazione in cui il nostro povero, sciagurato Paese si dibatte. Buona lettura e condivisione.
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In un angolo di campagna, tra olivastri, lentischi, mirti e corbezzoli, si era fatto largo un timido ulivello che, con il passare degli anni, da steccolino implume, era divenuto di tronco tenace e argenteo, i rami forti sembravano implorare amore al sole e le foglioline verdi tenue gli crescevano addosso come collane di perle. In estate, tondette e allegre, spuntavano le olive, che venivano raccolte in autunno dai contadini intorno. Diventavano fior di olio a far la tavola semplice degna di un re.
Sotto questo ulivo benedetto, al mattino presto, si fermavano una mamma e il suo bambino, perché era quella la direzione giusta per giungere al paese dove lo scolaro apprendeva gli abbicci. Poco più tardi, ecco il pastore con le sue greggi fermarsi, grato, sotto la rotonda ombra. A manate sul tronco il pastore ringraziava il fusto che tanto riposo donava a lui e alla sua mandria. Poco più tardi un pittore lì nella frescura trovava ispirazione al suo pennello e più avanti, nella ora di canicola, due giovani innamorati, lì sotto si scambiavano baci e amore eterno. Meriggiava e il nostro ulivo sentiva salir dai sassi le note di allegre canzoni. Era una cantante di opera che in quella solitudine accompagnava in alto il suo cuore, con le belle note in chiaroscuro che salivano, un ramo via l’altro e raggiungere il Signore. A sera, sotto le fronde, pregava in silenzio un santo sacerdote che si ritirava solo al lume delle stelle per tornar felice alla sua chiesa campestre.
Di fronte a tanta grazia, invidiosi, tutti gli alberi intorno si misero a tramare. Per prima cosa si riunirono in associazione e si chiamarono Euralbi e dichiararono, a gran voce, esser loro i signori e padroni del campo e che anche l’ulivo avrebbe dovuto seguire le regole loro. Prima di tutto, le mamme non andavano più di moda e quindi non si potevano ospitar sotto le fronde. A scuola, poi, il bambino doveva poter scegliere se essere maschio o femmina, per bacco! Le pecore, neanche a dirlo, riempivano l’aria di cioddue e quindi bisognava accopparle. Pittori di paesaggi, per carità, bisognava adeguarsi ai tempi, casomai squarciare una tela, metter sotto vetro la popò, flagellar di vernice un infante. Quella sì era arte!
L’amore a due, tra ragazza e ragazzo, era superato dai tempi e quindi vietato prestar le fronde agli innamorati. Solo se erano ellegittippivattelapesca si poteva accettare. E fu fissato un cartellone a hoc per tener desta la memoria. Quanto alla musica lirica, solo la trippetrappe era consentita. Non si sognasse quindi più di ospitare sotto i suoi rami quella donna perduta! Per il prete, poi, manco a dirlo, occorreva che ci si aprisse all’ecumenismo. Quindi sì al prete, ma per una mezz’ora e non di più e poi islamici e induisti e anche i raeliani… Con tutte quelle regole pazze, al nostro bell’ulivo iniziarono a venire le ragnatele e poi, pian pianino, tutt’intorno, spuntarono dagli abissi del male certe liane spinose, con le foglie a odiosa forma di falso cuore, che, serpentine si levavano al cielo, e biforcandosi da un ramo all’altro, e lo strangolavano. Le foglioline divennero gialle e le olivelle marce. Nessuno più osava avvicinarsi a quello sfacelo e tutti soddisfatti, figli degli angeli caduti, gli altri alberi si complimentavano tra loro per il buon esito delle loro iniziative.
Inutile, credo, spiegare che, in questo breve apologo, l’ulivo benedetto è il nostro stupendo Paese e gli alberi riuniti nello spietato conciliabolo l’europa. Già, l’europa (con la minuscola che si merita), quella che, secondo Romano Prodi (che ci ha fatto pagare 100 euro per entrarvi) doveva portare una epopea di grandezza nuova in Italia, che era, meschina tanto arretrata (maddeche!) rispetto alle altre “grandi” (maddeche!) nazioni sorelle. Abbiamo seguito il prode pifferaio (in diavoliano ovviamente il significato opposto) e ci ritroveremo come il mio bell’ulivo se non ci sveglieremo, convertendoci tutti quanti, dicendo no al mondo al contrario che viene dalla Ue e tornando subito al Signore.
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Tag: apologo, de vito, europa unita, euros
Categoria: Generale
Mario, Enrico, di grazia, dal vostro trono di verità, aiutateci voi!
CHE DISASTRO.
BEN DETTO! Solo loro sono in stato di grazia a causa della rugiada dello Spirito Santo.
La rugiada? Beh… una grazia in mezzo a questa calura…
Che sia solo invidia?
Sempre con stile divertente la Benedetta trova il modo di centrare il problema.
Forse alle allegorie magari è bene aggiungere qualche indicazione più concreta.
https://twitter.com/i/status/1679848974369300480
Qui un breve filmato che indica certe particolari inclinazioni. Ve lo ricordate il dalai lama e le sue strane attenzioni verso un bambino? Ora hunter ed il suddetto lama vogliono aprire un forum sulle religioni.
Qui, invece, una descrizione semplice ed accurata ( basta attivare il traduttore automatico ) di quello che ha in mente il wef.
Certo è riferito ad un’altra nazione ma da noi esistono solo intellettuali ” copia ed incolla” quindi leggere un punto di vista direttamente alla fonte può chiarire le idee.
https://rwmalonemd.substack.com/p/population-control-and-the-american?utm_source=post-email-title&publication_id=583200&post_id=134946788&isFreemail=true&utm_medium=email
Perfettamente d’accordo Benedetta , è proprio la nostra conversione la chiave di lettura per uscire dal baratro!
Perfetto… la vostra (soprattutto) è attesa con ansia…
Auguri.
😄
Sintesi eccellente… :—-))