Lo stupore della sirena. Benedetta De Vito.

22 Giugno 2023 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, la nostra Benedetta De Vito offre alla vostra attenzione questo delicato racconto marino…buona lettura e condivisione.

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Me ne stavo, sola soletta, in spiaggia, una mattina nell’ora sacra che vede il sole, solenne come l’Eucarestia Santa, spuntar nel cielo, rinato e rotondo,  e sorridere nei raggi d’oro al mare che gli rimanda, moltiplicando lo splendore nel manto acqueo (che si trasforma in oro puro), quando vidi, così mi parve, una donna distesa, ferma sulla battigia lì dove mare e terra si baciano, ed era piangente.

Oh poverina, mi dissi e saltai su dal mio scoglio per andare a darle conforto e, fatti venti passi, mi accorsi che non era una donna, nossignore, ma era… una sirena. Le squame argentee della sua trionfale coda rimandavano nell’acqua d’oro un riverbero perlaceo e io, incantata, le guardai i lunghi capelli color d’ambra, le collane di conchiglie, il piccolo scialle di perle marine che le copriva i seni.

Quando mi vide, alzò lo sguardo dolcemente e mi chiese, in greco antico, se conoscevo un tale della baia (che infatti conoscevo). Sì certo, le risposi (ora sapevo perché, durante l’intero anno avevo dovuto riprendere il greco antico, rispolverando quanto mi avevano insegnato le professoresse Nardoni e Cannovale, per insegnarlo a un caro ragazzo liceale che è anche mio figlioccio e chiudo la parentesi tonda) mentre m’accorsi che intorno a lei guizzavano tanti pesciolini d’argento. “Ci amiamo!”, disse lei e piangeva tanto. “Oh allora perché piangi? Non rispose, ma mi chiese se poteva farmi delle domande e se, in verità suprema, le avrei risposto. Certo, le risposi, nel Signore che ha creato cielo, mare e terra, è la mia vita e la mia via e quindi che chiedesse pure quel che desiderava.

Sollevò di nuovo lo sguardo mentre con una mano giocava con i pesciolini, che le facevano intorno il girotondo. “Dimmi – disse e parlava con grande lentezza, sapendo che avrei avuto le mie difficoltà a capirla – è vero che le vostre donne uccidono, strappandoli dal grembo, i loro piccolini?”. Dovetti annuire e le dissi che tale omicidio viene chiamato “diritto”. “Oh – si stupì lei – e solo il “diritto” della madre viene considerato? E dei piccini, nulla?”. Fu il mio turno di tacere.

Riprese: “Ho visto in una barca due tritoni-terrestri che si davano dei baci e facevano cose che mi hanno costretta a tuffarmi negli abissi…”. Ci guardammo, occhi negli occhi. Risposi: “Lo chiamano amore”. Poi aggiunse: “Ho visto una sirena terrestre trasformata in tritone  terrestre e un tritone  terrestre in una sirena terrestre!”.

Fu scossa da un brivido, come colpita da una freccia al cuore, e si girò di colpo, senza dir nulla, tuffandosi nel mare. Tornò subito dopo e non piangeva più. “Ho visto tante sirene-terrestri, piene di macchie sulla pelle, che malattia è, come si chiama?”. Ah, noooo, risposi sono tatuaggi: li chiamano bellezza. Sgranò gli occhi, sistemandosi la deliziosa pettorina di perle che splendeva sul suo petto.

Abbassò lo sguardo. E continuò: “Dunque nel mondo terrestre,  il bene è male e il male è bene”. Un mondo capovolto. Aggiunse un sospiro e “allora avevo capito bene…”. E mi pregò di farle da messaggera con l’innamorato. Piangeva di nuovo. Era lì lì pronta a tuffarsi nelle onde che, con il fiato d’Eolo, increspavano la tavola del mare, quando le chiesi: “Dimmi, come ti chiami?”. Si girò e i capelli le fecero ruota intorno: “Ligea!”, rispose e via nelle onde.

Ligea, pensai, e mi tornò alla mente un altro che di lei si era innamorato e grazie a lei aveva imparato tanto bene il greco antico da diventar presto professore di lingua e letteratura greca all’Università e il primo d’Italia: il professor Rosario La Ciura… Il nuovo innamorato, invece, lo incontrai una sera in spiaggia con le cuffiette, dimentico credo dell’innamorata. Mi parlò a voce molto alta perché aveva chissà quale musica nei timpani. Tutto contento, poi, mi mostrò il nuovo tatuaggio nero sulla spalla destra, che era invero una sirena: Ligea.

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