Perché i Vangeli sono affidabili. Dalla tradizione orale allo scritto.

15 Giugno 2023 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito, G.Z. offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulle indagini relative alla formazione dei Vangeli. Buona lettura e diffusione.

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“A partire dal secolo dei Lumi, molto si è indagato sulla formazione dei Vangeli , sulla data della loro redazione, sul perché alcuni siano stati accolti e ‘riconosciuti autentici’ dalla Chiesa ( i Vangeli canonici secondo Matteo, Marco Luca e Giovanni) ed altri invece rigettati ( quelli detti “apocrifi” – molto numerosi – classificabili in modo diverso a seconda della loro origine – vedi wikipedia ) , sulla possibilità di arrivare a una ‘edizione critica’ originaria che tenga conto delle numerose varianti che si riscontrano nei codici che ci sono pervenuti, in quale misura i fatti raccontati – in particolare i miracoli – siano realmente accaduti e non siano invece costruzioni letterarie fatte a scopo “edificante” e in quale misura quanto i detti di Gesù riportati siano stati da Lui effettivamente pronunciati e non rappresentino invece solo il pensiero degli autori. Credo che i lavori pubblicati sull’argomento siano dell’ordine delle decine di migliaia.
Molti si sono avventurati nel cercare gli “ipsissima verba” di Gesù – parole dette “proprio così” da Lui , distinguendole da elaborazioni successive dei discepoli e nel ipotizzare una formazione degli scritti che dia conto delle loro convergenze e divergenze.
Negli ultimi tempi sono stati prodotti studi molto interessanti che forniscono una nuova prospettiva. Essi partono dalla analisi di quello che era l’ambiente culturale e religioso del tempo e dei luoghi nel quale Gesù di Nazaret ha operato.
Si tratta di un ambiente mesopotamico di lingua aramaica e di cultura orale molto diverso da ambienti ellenistici di cultura scritta. In questo ambiente la base della educazione di tutti i bambini era costituita dallo lo studio della Torah (quello che noi chiamiamo Pentateuco – cioè i primi cinque libri della Bibbia ) che veniva integralmente imparata “a memoria” ( nello stesso modo nel quale ancora oggi nelle “madrasse” islamiche si insegna il Corano – in lingua originale – ai giovani mussulmani ) e la trasmissione degli insegnamenti dai maestri (i rabbi) ai discepoli avveniva in modi strutturati mediante la loro memorizzazione. Numerosissimi elementi all’interno dei Vangeli come ci sono pervenuti confermano che anche Gesù – indicato con l’appellativo di “rabbi” [che non è un titolo ‘onorifico’ ma corrisponde a un riconoscimento ufficiale della capacità di insegnare ( chi non avesse avuto questo “titolo” non avrebbe potuto predicare/insegnare all’interno del Tempio ) ]– abbia operato nello stesso modo.
In ambienti di cultura orale – come attestato dagli studi anche contemporanei su quei pochi luoghi nei quali la trasmissione orale è ancora prevalente rispetto a quella scritta – la esatta ripetizione delle recitazioni è particolarmente curata. Si deve dunque dedurre che già quando ancora Gesù era in vita, la predicazione degli Apostoli e dei discepoli da Lui inviati, riportasse fedelmente le sue parole e le sue azioni. Tutte – parola più parola meno – ipsissima verba!
Esiste dunque un primo nucleo di tradizioni che rimonta addirittura a Gesù vivente, espresse in lingua aramaica . L’aramaico era la lingua corrente che Gesù come tutti impiegava.(L’Ebraico era riservato invece solo all’uso liturgico)
A questo primo nucleo sono stati poi aggiunti gli elementi relativi alle fasi iniziali – l’infanzia — e finali della vita di Gesù – la sua Passione e la sua Resurrezione – raccolti dalle testimonianze di coloro che li avevano vissuti in prima persona e che ne potevano garantire la autenticità.
La trasmissione orale avveniva in un primo tempo esclusivamente in lingua aramaica e raggruppata secondo criteri tematici ( “Collier” dell’Infanzia, dei miracoli, delle parabole, della Passione, della Resurrezione).

Solo successivamente – in particolare quando il cristianesimo si è espanso verso Occidente – queste tradizioni orali sono state tradotte, messe per iscritto, e ordinate mescolando i vari “collier” ( i quali peraltro possono essere ancora identificati ) secondo criteri diversi a seconda delle esigenze delle particolari comunità alle quali l’insegnamento di queste tradizioni era diretto.
Accanto ai testi scritti in greco esiste una versione dei Vangeli scritta in aramaico – la peshitta – utilizzata per la liturgia dalle Chiese Apostoliche Orientali . Lo studio di questa versione aramaica – più vicina all’originale orale in quanto non tradotta – permette di risolvere alcuni problemi di significato di alcuni passi che restano oscuri nei testi in greco ( scritti per giunta in una lingua che non corrisponde alla lingua letteraria dell’epoca).
Un libro fondamentale per saperne di più è “Les Evangiles de l’oral à l’ecrit “ di Pierre Perrier , uno studioso che ha dedicato quarant’anni della sua vita ad approfondire questo argomento e che raccomando a coloro che sono interessati all’argomento ( e sanno leggere in francese).

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