R.S. la Messa e l’Eucarestia. La Realtà è Amica della Pace, l’Ideologia la Sua Nemica.

14 Maggio 2022 Pubblicato da

ostia

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un amico fedele del nostro sito offre alla vostra attenzione questa riflessione sulla messa, un testo scritto nell’anniversario dell’apparizione della Vergine a Fatima ai tre pastorelli. Buona lettura e meditazione.

§§§

 

LA REALTA’ E’ AMICA DELLA PACE E L’IDEOLOGIA LA SUA NEMICA

Quando il Signore Gesù istituì l’Eucaristia (e il Sacerdozio) il rito della Santa Messa non c’era.  Gli Apostoli stavano “mangiando la Pasqua” come Gesù desiderava ardentemente, secondo l’espressione del vangelo di San Luca.

Erano comunque dentro un precedente rituale (il memoriale della liberazione dalla schiavitù), mangiavano un sacrificio (l’Agnello immolato) e in quella sera appresero (anche se non lo compresero subito) che l’Agnello era Gesù: il pane e il vino della cena sono il suo vero corpo e il suo vero sangue offerti in sacrificio per la redenzione dell’umanità. Il giorno dopo, quello della crocifissione, avrebbe realizzato il sacramento (“fate questo in memoria di me”): la Presenza Reale nelle sacre specie consacrate del Cuore Eucaristico di Gesù.

Come nel rito pasquale ebraico c’è il memoriale del prodigioso intervento divino che libera dalla schiavitù, così per la Chiesa nell’Eucaristia abita il memoriale del sacrificio del Figlio incarnato per redimere l’umanità dal peccato.

C’era un rito ed era un sacrificio: le parole di Gesù che si pone come sacerdote e vittima (la parola latina hostia significa appunto vittima) richiamano l’attenzione sul suo essere l’Agnello Immolato e la proiettano su tutta la missione della Chiesa. Anche la lavanda dei piedi non è un “fare filantropico”, ma l’anticipazione del sacrificio che chiede di unirsi a Lui nel celebrarne il memoriale. L’Eucaristia è l’attualizzazione di un sacrificio e la nostra comunione è possibile proprio lì. Ogni pretesa di ridurre il tutto a una cena ci allontana dal vero e dalla volontà divina che ci raduna per celebrarne la liturgia.

La Madonna a Cana disse di Gesù: “fate tutto quello che vi dirà”. Lei l’ha fatto: il suo sì ad essere madre di Cristo la vede rimanere da corredentrice presso la croce del figlio.

L’ideologia è il rifiuto della realtà; una chiusura testarda alla verità per riformarla alterata, con un senso diverso.

La Santa Messa è un sacrificio (il Calvario) e non una cena più o meno festosa. Lo resta anche nella luce della Pasqua. Nella Messa si attua un’azione divina: l’azione salvifica di Gesù Cristo corrisponde al realismo della riparazione: Dio è stato offeso in modo inaudito dagli uomini e solo il Dio fatto uomo può riparare una simile offesa sostituendosi a noi come vittima sulla Croce. La Messa (il sacrificio dell’agnello di Dio) è la perpetuazione di questa riparazione che salva: Gesù Cristo continua ad offrirsi al Padre in sacrificio espiatorio e propiziatorio affinché abbiamo il perdono del Padre; l’offerta di questa azione di grazia continua lungo la storia su tutti gli altari dove viene celebrata.

Il Signore è lì: sta facendo ancora quel che ha già fatto (allora in modo cruento) sul Calvario, sacrificio di se stesso al Padre, quale sacerdote, vittima e altare! Sta redimendo l’umanità dal peccato e ci chiede comunione (farci vittime con lui) offrendoci in sacrificio di espiazione. La passione di Gesù non è durata solo il tempo dal Getsemani al Calvario. L’agonia in croce non è durata solo tre ore. Passione e agonia dureranno fino alla fine dei tempi e sono in corso! Ogni giorno, ovunque, si reiterano gravi peccati. Ogni uomo è la prima linea della battaglia di liberazione dal male!  Nella Messa l’azione di Cristo ribalta i rapporti di forza tra gli schiavi e il principe di questo mondo.

L’ideologia è nemica della realtà. Anche l’ideologia liturgica, se dal realismo oggettivo si naufraga nel soggettivismo. Succede quando viene messo al centro l’uomo (la comunità, noi, il nostro fare) invece di lasciarci il Cuore Eucaristico di Cristo, la realtà della redenzione, la corredenzione di Maria sotto la croce. La Messa finisce per incentrarsi sull’uomo che prega e non su Dio che salva. Così l’azione di Cristo che salva dall’abisso si trasforma in un incontro personale dell’uomo che cerca Dio. È un inganno pericoloso: la Messa così diventa un’azione puramente religiosa che nasce da una fede individuale e non è più principalmente l’azione di Dio che fa esistere il mondo.

San Padre Pio diceva: “Il mondo può stare anche senza il sole, ma non senza la Santa Messa”. Invece una Messa ridotta a preghiera dell’uomo può benissimo diventare facoltativa (purtroppo lo è già diventata per molti: un fatto spiritualista e soggettivo, invece di essere spirituale ed oggettivo). Una Messa così mutilata può diventare una delle tante preghiere inventate dall’uomo che cerca Dio, quando e se ci sentiamo di esserci: ma la Santa Messa di Cristo che sostiene il mondo, facoltativa non lo sarà mai perché l’uomo -che non si è fatto da sé e che non si può salvare con le sue forze dalla morte- vi compie l’omaggio pubblico a Dio, rendendogli un culto.  Solo così l’uomo è “giusto”.

Errare è umano, ma perseverare è diabolico. La Santa Messa va liberata dall’errore di significato, così che Gesù, realmente presente, possa essere adorato. Mangiandolo, certo; ma non come un qualsiasi alimento. Con agape fraterna, è vero; ma dentro un sacrificio e il dono di sé, fino alla croce. Sapendo che Cristo è risorto, è così; ma con tutti i segni dei chiodi che ne hanno trapassato la carne.

Ogni cincischiare per guardare altrove o voler salvare capra e cavoli è triste. E pure nervoso, come purtroppo accade a chi deve forzare le cose, perché da sole non possono stare e andare dove vorrebbe spostarle chi le mette fuori posto o ritoccarle. Anche “pro multis” in effetti non è lo stesso che “per tutti”.  Equipararli non è una banale “licenza poetica”.

La Santa Messa è un sacri-ficio offerto da un sacer-dozio. Un “fare-sacro” che offre la propria vita.

Il memoriale dell’ultima cena non è finalizzato al mangiare insieme -chi c’è, c’è- ma a nutrire la fede che Gesù ha fissato fino alla fine dei tempi in quegli alimenti transustanziati dalla consacrazione ad opera del sacerdote sull’altare del sacrificio (che quindi va molto al di là dello stare a mensa): il pane è veramente il corpo e il vino è davvero il sangue del Signore che si offre come Agnello immolato.

La comunione nella fede si realizza nel portare la croce dietro a Gesù, fin sul Calvario. Siamo presenti in quanto battezzati e da battezzati siamo chiamati, così come siamo, ad essere santificati diventando più credenti.

Che cosa è successo il venerdì santo al momento della morte di croce del Verbo di Dio?

□ Il cielo che, da mezzogiorno alle tre del pomeriggio era buio, torna luminoso.

□ Dal costato aperto di Cristo morto sgorgano sangue ed acqua.

□ Molti presenti si battono il petto.

□ Il centurione si converte.

□ Il pesante velo del tempio misteriosamente si lacera dall’alto al basso.

□ I sepolcri si aprono e molti corpi di santi morti escono dai sepolcri; dopo la resurrezione di Gesù entreranno nella città apparendo a molti.

Se vivessimo la liturgia in questa consapevolezza e con fede viva, ne gusteremmo le emozioni forti, i fenomeni impressionanti, l’intervento divino, i significati immanenti e trascendenti, le conseguenze efficaci per noi, la chiamata per tutti, la risposta che fa la differenza.

Avremmo davanti i cori degli angeli che inneggiano al Tre Volte Santo e canteremmo con loro. Ci inginocchieremmo timorati di Dio di fronte alla portata, alla potenza e alla penitenza che ci sollecitano e ci coinvolgono, senza sentire il peso di un precetto o di un dovere, nella relazione tra la creatura e il Creatore che la ama e la salva.

ostia

La Santa Messa è una grande azione, un fiume di grazie che scorre per irrigare tutto l’esistente. L’eterno Dio è sull’altare in carne e sangue. Gli angeli si prostrano, i demoni tremano. Siamo al cospetto di ciò che Gesù Cristo, sommo ed eterno sacerdote, ha compiuto e sta compiendo ora e per sempre in cielo nella Santissima Trinità. E’ il sacrificio della nuova ed eterna alleanza tra l’umanità e Dio; la suprema glorificazione ed adorazione di Dio Uno e Trino. E’ l’unico sacrificio di redenzione del genere umano e di santificazione del creato. Ci fa partecipi del sacrificio di croce sul Calvario e all’azione di culto celeste di Cristo, l’Agnello immolato, al cospetto dei cieli aperti.

Sarebbe tutto più semplice se chi lo deve insegnare e testimoniare lo vivesse credibilmente… Non si tratta di trucchi scenici o di gioia carpita da capacità istrioniche per rendere vivace la tavolata alla quale gli invitati occasionali potrebbero annoiarsi.

Gesù vuole che la nostra gioia sia piena. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace, ma non come la dà il mondo”.

Basta e avanza la PRESENZA DI DIO che si prolunga nel Tabernacolo, dove Gesù attende una visita devota e non l’indifferenza quasi inconsapevole di Lui lì. Tolta di mezzo l’ideologia godremmo i benefici della grazia e della misericordia di Dio con Cristo, il Re dell’Universo e con Maria, la Regina della pace.
R. S.

§§§

ostia




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16 commenti

  • MARIO ha detto:

    Dal Catechismo della Chiesa Cattolica_Il sacramento dell’Eucarestia:
    https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p2s2c1a3_it.htm

  • Mimma ha detto:

    Grazie infinite a questo amico di Stilum Curiae!
    Solo la Verità della Divina Presenza nell ‘Ostia e la certezza assoluta di trovarmi sul Calvario, davanti al Signore Crocifisso per i miei peccati, e davanti alla Madre e in compagnia di stuoli invisibili di Angeli e di Santi mi fa accettare la pochezza del rito rinnovato etutti gli altri inevitabili inconvenienti della Messa.
    È necessario ora più che mai che i credenti cattolici diano ragione della loro speranza, confessando senza timidezze stolte la loro fede, precisando i dogmi e favorendo la diffusione del catechismo.
    L’ignoranza è la causa prima dell’apostasia di molti.
    Conosco tante persone battezzate transitate ai Testimoni di Geova e agli Evangelici per somma ignoranza dei principi minimi del cattolicesimo.
    Causa seconda é lo scandalo del clero.
    Vero è che il Padreterno, attraverso Caterina da Siena, minaccia castighi severi a chi giudica i suoi ” Cristi ” , vale a dire i sacerdoti, ma è altrettanto vero che là dove il pastore lascia incustodito il gregge, entrano i lupi.
    So di alcuni che chiedono di ” sbattezzarsi ” , come se il carattere impresso dal Sacramento fosse un disegnino cancellabile …
    In virtù della Comunione dei Santi che si realizza nel Corpo Mistico di Cristo, ci verrà chiesto conto anche di questi fratelli confusi e ribelli, i queste membra che si autorecidono, esattamente come il nostro corpo ci chiede conto di ogni minimo urto che causi dolore.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Parliamoci chiaro.
    Il termine “Eucaristia” per designare la liturgia eucaristica compare verso il 110 d.C. con Ignazio di Antiochia e verso il 150 con Giustino. Prima si chiamava “frazione del pane” e “cena del Signore”.
    “Transustanziazione” quando compare come dogma? E ad opera di chi? Ammetto la mia ignoranza: io non lo so, anche se è dall’età di 7-8 anni che ricevo con devozioni la Santa Comunione.

    • R.S. ha detto:

      Gentile S.E., il problema non è il termine, nè quando esso sia stato introdotto. Volevo solo dire che si tratta di un sacrificio, nient’altro. Il sacrificio di un sommo sacerdote “secondo l’ordine di Melchisedek”, come scrive Enrico Nippo. Cioè secondo un seminario sconosciuto e non come Ente Ecclesiastico riconosciuto. Non c’era un Vescovo a presiederlo. Non sono gli uomini a dargli senso.
      Anzi: gli uomini, appropriandosene, glielo tolgono.
      Il dogma viene stabilito a suo tempo: vale per ogni dogma. La Madonna è assunta in cielo dal 1950? E’ l’Immacolata dal 1854? No: lo è da quando è successo.
      L’Eucaristia è un sacrificio e Gesù è voluto rimanervi con proprio Cuore Eucaristico, fin da quando quello starvi è stato stabilito dalla sua consacrazione anticipatrice della croce. Il rito viene dalla memoria e si fa memoriale.
      I termini della questione sono tutti dentro la Rivelazione, non dentro la certificazione.
      La sua devozione viene anche da un’istruzione che il suo cuore ha accolto e condiviso, facendone esperienza vissuta. L’istruzione viene da una tradizione, che ha preso avvio dalla vicenda umana del Verbo di Dio e si è continuata nella Chiesa. Non c’entrano nè il Sola Scriptura, nè il libero esame, nè la mensa… Non c’entrano tanto i nomi dati alle cose: c’entra Dio e contano le cose che ha compiuto, consegnandocele.

      • Enrico Nippo ha detto:

        “Cioè secondo un seminario sconosciuto e non come Ente Ecclesiastico riconosciuto. Non c’era un Vescovo a presiederlo. Non sono gli uomini a dargli senso”.

        Acutissima osservazione!

  • Angelo ha detto:

    Grazie. Ne avevo bisogno. Quando la Domenica assisto alla Santa Messa mi sorge il sospetto che molti sacerdoti non credano affatto alla transustanziazione. La loro è una sacra rappresentazione, uno spettacolo: pronunciano con solennità le tremende parole della consacrazione, poi non si inginocchiano davanti al loro Dio; fanno un gran salamelecco sui dischetti bianchi di pane azimo e sul calice con il vino, quasi ad annusarli (… anche il Sommo Pontefice …). “Hanno male alle ginocchia”, poverini. Se è una finzione, non credo proprio che le particole che poi distribuiscono ai fedeli “che ignorano”, siano “consacrate”.

    • OCCHI APERTI! ha detto:

      Se è una finzione, non credo proprio che le particole che poi distribuiscono ai fedeli “che ignorano”, siano “consacrate”.

      Caro ANGELO, se fosse vera la sua affermazione, non ci sarebbe peccato. Ma la sua affermazione – che ho trovato già abbozzata, qua e là, da altri commentatori – non tiene conto che la transustanziazione non dipende dalla santità del sacerdote, purchè ministro legittimo e nel rispetto della formula…
      Rileggendo quindi il suo commento e rammentandone alcuni recenti di altri amici stilumcuriali, ripensavo al Dialogo, di santa Caterina da Siena.
      Nel capitolo “Il Corpo Mistico della Santa Chiesa” si legge: “Ma per il fatto che nei miei ministri non riverivano me (a parlare è il Padreterno), gli uomini han tolto loro ogni riverenza perseguitandoli e motivando la persecuzione col pretesto che vedevano in loro molti peccati e difetti: dei quali più avanti ti parlerò. Se in verità avessero coltivato in sè questo rispetto verso i miei ministri per amor mio, per nessuna colpa mai avrebbero mancato loro di rispetto, PERCHE’ LA VIRTU’ DEL SACRAMENTO NON DIMINUISCE A CAUSA DI ALCUN DIFETTO, come ti ho già detto. Dunque non deve diminuire neppure la riverenza loro dovuta; se il rispetto vien meno, l’offesa è fatta a me.”

      Non amo scrivere papiri ma vorrei aggiungere che pochi anni orsono mons. Athanasius Schneider intervenne sulla Dichiarazione di Abu Dhabi/Fratelli tutti, inducendo in me una nuova “conversione”. Il suo atteggiamento deciso, schietto, sicuro e per nulla timido ma anche assolutamente mite, umile e caritatevole nei confronti di Francesco mi fece pensare a come Davide si comportò con Saul…Lo rammentate? Fu per me lezione memorabile, devo dire.
      Un vescovo da tener sempre d’occhio perchè parla poco e non ama protagonismi ma quando parla, segna nel profondo…

      • Angelo ha detto:

        Grazie. Ah, Santa Caterina da Siena! … Sarebbe ora che rileggessi quanto insegnano i Dottori della Chiesa!

        • OCCHI APERTI! ha detto:

          Grazie a lei, ANGELO. Il Dialogo tra il Padre Eterno e la Santa è imperdibile. Il capitolo che le citavo imprescindibile, oggi, data l’apostasia nella Chiesa.

          Se non ci abbeveriamo a fonti di acqua pura, o restiamo lentamente avvelenati (e contenti sob!) o moriamo di sete…

      • stilumcuriale emerito ha detto:

        “a parlare è il Padreterno” … questo per me è linguaggio da bettola ottocentesca, non da esperto nella Parola di Dio.
        La Bibbia quando parla di Dio usa soltanto i termini “Dio” e “Signore”. E Dio si autonomina come “IO SONO”. Padreterno nella Bibbia non c’è.

    • OCCHI APERTI! ha detto:

      ANGELO, ho trovato descritto, sempre nel capitolo che le citavo – esattamente verso la fine del paragrafo 128 – il problema da lei sollevato nel suo commento: quello di una possibile “finzione” dei sacerdoti durante la consacrazione.
      Il Padreterno stesso mette in guardia la Santa che chiede:

      Tanto su cui riflettere. Una buona prosecuzione!

    • OCCHI APERTI! ha detto:

      ANGELO, ho trovato descritto, sempre nel capitolo che le citavo – esattamente verso la fine del paragrafo 128 – il problema da lei sollevato nel suo commento: quello di una possibile “finzione” dei sacerdoti durante la consacrazione.
      Il Padreterno stesso mette in guardia la Santa che chiede: Cosa dovrebbe fare il popolo, in tal caso, per non cadere nell’idolatria? Deve pregare con una condizione:
      “Se questo ministro HA DETTO QUEL CHE DEVE DIRE, io credo che tu sei veramente Cristo, Figlio di Dio vero e vivo, dato a me in cibo dal fuoco della tua carità inestimabile, e in memoria della tua dolcissima passione e del grande beneficio del sangue, che hai sparso con tanto fuoco d’amore per lavare le nostre iniquità”. Così pregando, la cecità di quegli non procurerà loro tenebre facendoli adorare una cosa per un’altra; se c’è colpa, essa è solo del miserabile ministro; ma essi, senza quella condizione, formalmente compirebbero un atto di idolatria che comunque non si deve fare.

      Tanto su cui riflettere. Una buona prosecuzione!

      Acc…i “caporali”…li ho tolti!

  • Enrico Nippo ha detto:

    Plaudo.

    Mi permetto di aggiungere che il Sacrificio della Messa è istituito da Cristo secondo l’Ordine di Melchisedek, che è senza padre e ne madre, e a cui Abramo paga la decima riconoscendone la superiorità. Quindi si tratta di un Sacrificio che poco o nulla ha in comune col rito pasquale ebraico.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    Dopo l’ultimo articolo di Boccacci/Russo sulla comunione (che pochi si siano sentiti invogliati al dibattito mi fa pensare…), ecco un altro ottimo pezzo di R.S. a chieder conto delle ragioni della nostra fede.
    Mi sembra sia stato introdotto un problema non da poco: lo spettro dell’ideologia…
    Il rimando al fariseismo,poi, mi pare inevitabile e francamente mi piacerebbe leggere qualche articolo stilumcuriale in proposito, senza correre il rischio di esaurire il tema.
    Sembra infatti che ai cattolici basti il Rito per ritenersi tali, quando invece è lo Spirito che dà la vita. Lo scopo della perpetuazione del Sacrificio Incruento di Nostro Signore è “assimilarci”. Diventare figli nel Figlio. Altrimenti siamo creature di Dio…
    Nel Vangelo di San Giovanni, al capitolo 3, si legge:”In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito.”
    Riflettere su questo e credere sul serio dovrebbe impedire ogni “automatismo” di sorta…

    Aggiungo che la signora MIMMA, in qualche suo commento recente, paventava i tratti dell’Anticristo nella piega degli eventi. Sono argomenti che si legano in effetti…
    Argomenti, come già dicevo, inesauribili.

    Un sentito grazie a R.S. che, mi pare, “parli” poco e prediliga il dietro le quinte ma che, forse proprio per questo, sa cucinare piatti semplici ma sostanziosi e saporiti. Spero di potermi sedere più spesso alla sua tavola. E continuare ad apprezzare.

  • Catholicus ha detto:

    Ottimo articolo, da incorniciare; si associa bene al pensiero del prof. Luciano Pranzetti, un cattolico doc, tutto d’un pezzo, alieno da ogni innovazione conciliarista, che spesso esprime il suo pensiero cattolico su Una Vox. Questi i due ultimi articoli “a tema” di Santa Messa sacrificio della Croce e non memeoriale dell’Ultima Cena, o addirittura “alleluja delle lampadine” : http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4521_Pranzetti_Santa_Messa_momento_di_bon_ton.html http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV4456_Pranzetti_Abusi_liturgici_e_deragliamenti_teologici_Terza.html