Il Potere e la Vera Umiltà. Che Riguarda la Persona Privata, non il Suo Ruolo.

2 Giugno 2021 Pubblicato da

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il maestro Aurelio Porfiri ci offre questa rfilessione sul potere e l’umiltà reale, non quella ostentata e strumentale; una riflessione che fa seguito idealmente all’articolo precedente, sul complesso antiromano di un certo ambiente culturale dell’Europa del Nord. Buona lettura. 

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Il potere e la vera umiltà

A volte ci capita di sentire che alcuni potenti fanno mostra di umiltà rinunciando ad un certo apparato cerimoniale nell’esercizio del loro ufficio. Questo colpisce alcuni e ci sembra una cosa molto opportuna, ma in realtà non lo è. Voglio spiegarmi con un esempio. Ricordo di aver assistito ad un video in cui si vedeva la cerimonia per l’incoronazione dell’attuale regina di Inghilterra, Elisabetta. La processione era veramente sfarzosa, con tutti i membri della corte regale vestiti in alta uniforme e con una musica di altissima qualità. Questo era veramente edificante, perché dava il senso della regalità.

Non interessa se Elisabetta possa essere poi stata degna o meno di quel ruolo (per me lo è stata) o se la sua famiglia possa aver dato o meno scandalo (no comment…) perché la cerimonia non celebra la persona, ma l’ufficio. Cioè, la persona può essere più o meno indegna, ma la cerimonia riguarda l’ufficio (regale) non la persona che lo rappresenta. Quindi atti di umiltà nella pubblica funzione non sono appropriati in quanto vanno a diminuire quella potestà propria ad un ufficio che la persona rappresenta temporaneamente e non esaurisce.

Lo studioso Romano Amerio diceva nel suo Iota Unum: “Perciò non deve parere singolare che l’autorità medesima sia un servizio. E quando il Papa ricorda il titolo di servus servorum Dei assunto da san Gregorio Magno per designare le Somme Chiavi, si ha da badare che la formula servus servorum non porta un genitivo oggettivo, quasi si intendesse che il Pontefice è colui che serve i servi di Dio, sibbene un genitivo ebraico che conferisce senso superlativo, come in secula seculorum, virgo virginum, caeli caelorum e via dicendo. La formula significa dunque che il Papa è il più servo dei servi di Dio, è il servo di Dio per eccellenza, non già il servo di quelli che son servi di Dio. Se così fosse la formula insinuerebbe un servizio dell’uomo e non di Dio e, per di più, il solo Papa non sarebbe servo di Dio, e tutti gli altri sì”.

Poi aggiungeva di seguito: “D’altronde il vocabolo medesimo di autorità (da augere, aumentare) indica che nell’autorità vi è un elemento che accresce la forza della persona, che ne è rivestita, oltre il valore della persona, così da richiamare a una relazione trascendente, che fu sempre riconosciuta nella filosofia cattolica”. Quindi, specialmente quando l’autorità ha una derivazione sacrale, come quella regale o papale, essa si manifesta con un proprio apparato cerimoniale, civile o liturgico.

Qui l’umiltà sarebbe certamente fuori posto, in quanto essa riguarda la persona privata, non la funzione pubblica. La persona privata ha il suo rapporto con Dio e decide in che modo viverlo (e qui l’umiltà del resto aiuta), la persona in una funzione pubblica deve salvaguardare anche la percezione che si ha del suo ufficio. Mi viene da pensare che il plurale maiestatis che fino a pochi decenni fa i Papi usavano nei loro discorsi voleva dare conto che a parlare non era una persona privata, ma un ufficio.

Del resto tutto questo è presente anche a livello popolare, quando si parla di genitori indegni si sente comunque esclamare “è pure sempre la madre, è pur sempre il padre”, anche a questo livello istintivamente si separa la persona dal suo ufficio. Quando le persone vanno a san Pietro non vanno per vedere Jorge Mario Bergoglio, Achille Ratti o Joseph Ratzinger, vanno per vedere il Papa. L’apparato cerimoniale, anche liturgico, richiama l’importanza della funzione e non riguarda la persona privata, che può esercitare la sua umiltà in quello che lo tocca personalmente ma non in quello che lo interpella pubblicamente.

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9 commenti

  • anonimo ha detto:

    La Mano Invisibile. Il destino dei Frati Coltelli
    da “Papale Papale”
    di Antonio Margheriti Mastino
    — estratto —

    Il precipitare è spaventoso e inarrestabile, sembra non finire mai e in genere dura anni. Sino al limite estremo.
    Poi dopo tanto strazio, tanto penare, qualcosa l’arresta d’improvviso, si resta come sospesi nell’aria. Sono attimi di meraviglia. E di pace finalmente. Viene la conta di chi è, nonostante tutto, rimasto fedele accettando la crocifissione per innocenza, inchinandosi alla maestà della preghiera, accogliendo la virtù della pazienza cristiana, bevendo fino in fondo al calice dell’amarezza nella solitudine desolata del Getzemani, mentre chi aveva tradito se n’era andato, chi era rimasto stava per rinnegare, chi non avrebbe rinnegato comunque si sarebbe nascosto e lì per lì s’era addormentato lasciando il Maestro solo, a pregare per sé e per tutti, a ingoiare il suo destino atroce, a versare lacrime, sudare sangue. Nello sconforto e nell’angoscia della catastrofe imminente che lo fa raggelare.
    Ma quale è stata la fine di Lucifero, colui che si era ribellato per orgoglio?
    Quale era stata la fine di Giuda che per venalità e ambizione aveva tradito?
    E infine: incontro a quale sorte sta andando il Maestro? Incontro alla morte e alla morte di croce, certo. Ma anche incontro alla resurrezione, alla trasfigurazione, all’ascesa tra la gloria degli angeli verso il trono di Dio, finalmente assumendo egli stesso la sua divinità piena. Se il chicco di grano non muore… come darà pane?
    Ecco, così. Dopo il precipitare giù lungo baratri di sventura una Mano Invisibile, che atterra e suscita, che affanna e che consola, appare al 90° minuto e arresta d’improvviso questo precipitare dopo che è giunto al parossismo estremo, a un centimetro dallo schianto. Pace. Silenzio. Calma. Meraviglia. Siamo vivi! Cosa succede?
    Un attimo dopo la Mano invisibile comincia a contare ad uno ad uno gli astanti e chiama ciascuno col nome che gli spetta. Fraticelli, fatevi avanti, dice la mano arrotando il ditino.
    Tu sei Pietro? Qual è stata la sua sorte? Così è per te!
    Tu sei Giovanni? Quale fu la sua sorte? Sarà così anche per te!
    Tu sei Lucifero? Conosci la sua sorte? E’ la tua! Precipita giù, maledetto!
    E tu, tu? Come ti chiami tu? Il nome di un monaco santissimo quello che hai! Non sei degno del suo nome! Tu hai tradito, venduto, ucciso il tuo stesso Maestro, tuo Padre e i tuoi fratelli, mentre ti facevi beffe di loro, ti sei irto con la menzogna e l’inganno a loro giudice e carnefice, tu che in ogni centimetro della tua carne porti il marchio della dissoluzione e di Sodoma e Gomorra. Il tuo nome è Giuda, l’Iscariota! Sai quale fu la sua sorte? Seguila! E che dalle tue viscere penzolanti fuoriescano i demoni che come vermi l’infestano e dal tuo retto goccioli via il seme di Satana che hai accolto. Che tu sia dannato per sempre!
    E in quell’ennesimo istante tutti i traditori, i carnefici, i calunniatori saranno scaraventati negli abissi dalla Mano Invisibile che li ghermirà in un sol mazzo. La stessa Mano Invisibile, poi, stringerà delicatamente nel suo pugno coloro che erano rimasti sospesi a testa in giù a un passo dall’abisso, ne capovolgerà la sorte e li lancerà verso il cielo dicendo: «La notte è finita, è già l’alba. La vostra umiltà vi ha salvati, benedetti da Dio! Crescete e moltiplicatevi!»
    Intanto però, adesso, non è ancora il momento della Mano Invisibile, ancora tutto deve essere compiuto e consumato, i corrotti devono manifestare sino in fondo l’abominio che hanno dentro, i buoni devono patirne sino in fondo: il martirio non è finito, l’abisso è ancora a diversi palmi, il precipitare appare irrefrenabile, vorticoso, spaventoso, senza speranza. Non è giunto il momento di grazia. Ancora Lucifero ha le mani sciolte e questo è il suo gioco e il suo momento: può ancora farlo, per indurre in tentazione e alla dannazione quanti più (frati e accoliti) possibili. Dio dal suo tribunale osserva la scena, vede il cuore di ciascuno, giudica in silenzio.

    • Massimiliano ha detto:

      Grande Mastino! A proposito qualcuno conosce il motivo per il quale è sparito improvvisamente?

  • Antonio Cafazzo ha detto:

    In linea di principio c’è la “fissità” del ruolo e l’intercambiabilità dei “funzionari”.
    Con Bergoglio c’è anche la “fissità” dell’incaricato nella funzione.
    “In un’intervista all’Heraldo, il giornalista [Darío Menor] ha raccontato un aneddoto dell’incontro con il Santo Padre: “Ci ha ricevuto nel suo appartamento di Casa Santa Marta, la residenza vaticana dove vive. Bergoglio è stato molto grato e felice di partecipare ai vari eventi dell’Anno Ignaziano, anche se ha detto scherzando che in un atto che avrà luogo nel marzo 2022 non sarà più presente lui, ma Giovanni XXIV”.
    A quanto pare, non è la prima volta che fa una battuta simile. ‘Secretum Meum Mihi’ ci riporta un articolo de ‘La Croix’ in cui si racconta come Francesco, invitato da un capo di stato nel suo paese qualche settimana fa, abbia risposto sorridendo: “Perché no, ma se accetto, non so chi andrà: Francesco o Giovanni XXIV?”.
    https://infovaticana.com/2021/06/02/francisco-o-juan-xxiv/

  • Adriana 1 ha detto:

    Ma quando l’autorità viene rappresentata da mezze figure,
    da “influencer” scrupolosamente dediti alla apparenza mediatica,( chi non ricorda- tra gli altri episodi- il famoso bacio dei piedi agli ospiti Sud-Sudanesi?), le cose non possono andare altro che male.
    Del medesimo Maestro Porfiri segnalo anche l’articolo riguardante il tendenzioso trattamento della musica sacra e dei testi musicali in latino dovuto a un diffuso atteggiamento clericale e deliziosamente “all’avanguardia”, per es., rispetto all’Università di Princeton dove il latino e il greco sono state “solo” recentemente proibite perchè considerate lingue “suprematiste”.
    Bando alle nostalgie e largo agli umilissimi bonghi liberi dall’intrigo delle parole!
    https://www.aldomariavalli.it/2021/06/02/la-liturgia-e-il-concilio-fra-verita-e-menzogna/?fbclid

  • Marco Matteucci ha detto:

    NOSTRA SIGNORA DI ANGUERA – REGINA DELLA PACE
    Messaggio 5.132 | Martedì 1° Giugno 2021

    “Cari figli, ravvedetevi e tornate a Colui che è il vostro unico e vero Salvatore. Verrà il giorno in cui molti dovranno pentirsi di una vita trascorsa senza Dio …e sarà tardi! Non rimandate a domani quello che dovete fare.

    Siate premurosi nelle cose di Dio.

    Allontanatevi dal mondo e servite fedelmente il Signore. Verranno giorni difficili per gli uomini e le donne di fede. Ciò che è falso sarà abbracciato e molti dei Miei poveri figli si allontaneranno dalla verità. Ascoltatemi. Non c’è mezza verità in Dio. Inginocchiatevi in preghiera e la Vittoria di Dio verrà per voi.”

    Avanti sul cammino che vi ho indicato!

    Se vuoi leggere tutto:
    https://reginadelcielo.com/2021/06/02/nostra-signora-di-anguera-regina-della-pace-238/

  • IMMATURO IRRESPONSABILE ha detto:

    Giustissimo, infatti nelle Messe VO ( ma anche in quelle NO ” ad orientem”) la personalità del celebrante vienne maggiormente assorbita dal ruolo esercitato; e in generale la talare mette (metteva, metterebbe) in primo piano il “servizio” e l’ “appartenenza” , ambedue specialissimi, e “reverendi”, a scapito di quell’ ego, che spesso, invece, viene esibito dalla falsa modestia di abbigliamenti e atteggiamenti profani.
    Oggi nella Chiesa visibile, le categorie imperanti sono quelle politiche (oltre a quelle psicologiche ), e così si spiega l’ aspetto demagogico con cui Essa si presenta al mondo.

  • Enrico Nippo ha detto:

    👏👏👏👏👏

    Mi permetto di aggiungere, a proposito di augere-aumentare che esso si estende dalla persona investita di autorità a coloro sui quali essa si esercita. L’autorità è anche ciò che fa augere-aumentare coloro che vi sono sottoposti.

    Ovvero, il Papa e il Re fanno aumentare-crescere il popolo nelle virtù dell’anima e del corpo per l’edificazione di una società autenticamente civile e prospera.