Piero Laporta: Israele, Palestina. Radici del Conflitto, Amici Sbagliati e Amici Veri.

18 Maggio 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il generale Piero Laporta ci offre questa documentatissima riflessione storica sul conflitto fra Israele e alcune realtà politiche e militari palestinesi. Lo ringraziamo per questo articolo veramente molto ricco, e vi auguriamo buona lettura. 

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Quando il conflitto fra palestinesi e israeliani rinfocola, stampa e opinione pubblica si polarizzano come due tifoserie calcistiche. Per esaminare l’ulteriore sviluppo della violenza in corso partiremo dalle radici storiche del problema e arriveremo infine ai giorni nostri. Separeremo i fatti dalle opinioni e, al termine, ognuno avrà modo di concludere.
1916, Palestina non esisteva
Autorevoli storici sostengono la preesistenza d’una nazione palestinese al primo dopoguerra, documentata, a sentir loro, dall’accordo segreto del 1916 tra francesi e inglesi (The Sykes–Picot Agreement) per la spartizione delle aree di influenza sull’Asia Minore. Anni addietro questa tesi fu udita anche durante una lezione di storia militare, nella Scuola di Guerra dell’Esercito. Tale falsità è offerta anche da molti docenti (sic) di storia. Tale asserita (e falsa) preesistenza d’una nazione palestinese al primo dopoguerra contribuisce a irrobustire la catena dell’odio.
François Marie Denis Georges Picot, diplomatico francese, era prozio di Valéry Giscard d’Estaing, presidente della Francia dal 1974 al 1981. Col pronipote condivise molte qualità: oltre all’intelligenza affilata, sicuramente un disinvolto pragmatismo sconfinante nel cinismo. Picot portò a casa un notevole bottino mediante l’accordo segreto sull’Asia Minore, stipulato col britannico Mark Sykes, dopo una trattativa prolungatasi fra novembre 1915 e marzo 1916.
Il colonnello Sykes godette l’incondizionata fiducia del suo governo per conto del quale spartì il Medio Oriente in due aree di influenza, assicurando alla Gran Bretagna comunicazioni sicure dal Mediterraneo alle Indie, controllando il territorio oggi corrispondente grosso modo a quello di Israele, Giordania e Iraq. La Francia ebbe Libano e Siria.
Sykes portò il risultato alla Conferenza di pace di Parigi, apertasi il 18 gennaio 1919, ma non ne vide la conclusione: lo fulminò la febbre spagnola un mese dopo. Giusta punizione per i confini tracciati con riga e compasso, i confini che oggi ci creano tanti problemi? Se l’avesse scampata forse la spartizione sarebbe stata meno brutale? Inutile congetturare. Importante è invece rilevare l’assenza di qualunque riferimento a “Palestina” nell’accordo franco-britannico.
Quel territorio era parte dell’impero ottomano come somma di più province: Sangiaccato[1] di Gerusalemme, Sangiaccato di Nablus, Sangiaccato di Gaza, Sangiaccato di Acri, con una parte del Vilayet di Siria e del Vilayet di Beirut. Pur tuttavia in quegli anni era cominciata la confusione che tuttora imperversa e ha fatto comodo a molti, specialmente quanti avevano da guadagnare sul mercato del petrolio grazie alle tensioni, generosamente procurate in quell’area, dai cartelli petroliferi, da mussulmani a spese dei palestinesi e da ebrei a spese di ebrei, da farabutti a spese di tutti i malcapitati; come vedremo accade tuttora.
Tesi: l’’accordo franco-inglese del 1916 non ha alcuna attinenza con la cosiddetta Palestina odierna. Gli ostinati fautori della genuflessione della storia alla politica obiettano tuttavia che la Palestina fu provincia dell’Impero romano quindi, preesistendo a Israele nato nel 1948, gli eredi hanno ben più solidi diritti degli ebrei per rivendicare quelle terre.
Un tal modo di ragionare nei cosiddetti storici conferma che essi manipolano il passato, come sosteneva Paul Valery, alla stregua dei cartomanti il futuro, con la differenza che i vaticini di questi possono essere verificati. Nel metodo, occorre ricordare che Palestina non poteva essere annoverata nel catalogo ottomano delle province: la Sacra Porta mai avrebbe ammesso l’aborrita radice ebraica di essa.
Nel merito, richiamando il lemma latino Palaestina, si evocano le popolazioni ebraiche di cui parla già Erodoto, tuttavia con accezione differente da quella poi intesa con l’imperatore Adriano, la cui “Syria Palaestina” comprendeva Iudaea, Samaria, Galilaea, Philistaea e Perea, un territorio molto vasto, un secolo dopo Cristo. Secondo questa interpretazione quindi gli ebrei potrebbero rivendicare un territorio ben più vasto dell’attuale Israele.
D’altronde, se Palestina deriva dalla regione imperiale romana, è a fortiori impossibile sostenerne la radice mussulmana. Se invece la si intende escrescenza del Frankstein diplomatico franco-britannico, l’identità nazionale palestinese è ancor meno definita rispetto a quella israeliana, giustappunto preesistente ab antiquo, mentre Maometto ci portò la sua festosa civiltà ben cinque secoli dopo Cristo. In quanto alle “terre espropriate ai palestinesi”, è un falso storico: la Sacra Porta applicò un regime poliziesco e fiscale di rara spietatezza, lasciando ai privati minime porzioni di terra, di pessima qualità agricola.
Jus soli a senso unico
Per inciso, è curioso ricordare che tanto la diaspora come il ritorno siano ascritti ai “colpevoli” ebrei e gli stessi odierni entusiasti sostenitori dello ius soli per i migranti negano analogo diritto agli ebrei che affluirono dagli inizi del secolo scorso.
Il lemma Palestina entra nella storia il 2 Novembre 1917, data infausta per una quantità di motivi. Siamo nel cuore della disfatta di Caporetto e, non bastasse, il ministro degli esteri inglese, Arthur Balfour, scrive a Lord Rothschild, numero uno della comunità ebraica, tanto quella inglese quanto quella mondiale.
In 67 parole Balfour assicura la nascita d’un focolare ebraico (“National Home”) in Palestina in caso di sconfitta dei Turchi. L’Inghilterra prometteva di adoperare “tutti i suoi mezzi” (“their best endeavours”) per far sì che questa National Home diventasse realtà.
Tutti i testi israeliani affermano che quella fu la culla di Israele. A ben vedere fu la culla del sionismo, sotto la guida dei Rothschild.
È comprensibile il sentimento degli ebrei che coltivavano il sogno della “Terra Promessa” e della fine della Diaspora. Molto meno comprensibile e scusabile è l’uso che da quel momento in avanti fu fatto della Palestina, una base degli interessi britannici e sionisti, incuranti che il morente impero ottomano lasciava dietro di sé una quantità di conflitti irrisolti, anzi acuiti quando si resero conto che erano utili a tenere artificiosamente alto il costo del barile.
La Dichiarazione di Balfour non avrebbe mutato nulla di concreto se non fosse intervenuto Stalin a fare arrivare in massa gli ebrei in Palestina. La culla di Israele è infatti nei kibbutz, comunista e socialista, evolutasi in capitalista ma con le radici avvelenate, come ricordava Solgenitsin.
Nel 1925 erano già 122.000 ebrei in Palestina; in seguito aumentarono a causa delle migrazioni dalla Germania. Le prime scaramucce s’accesero sin dal 1921. Gli inglesi furono indotti a proporre “due Stati” fin dal 1937. Fallirono perché i confini scontentavano tutti.
Nel 1936 nacque il quotidiano sionista Palestine Post, che divenne Jerusalem Post nel 1950.
Quanti tentano d’accreditare una radice mussulmana al lemma Palestina, proseguendo l’operazione mediatica di Yasser Arafat, dovrebbero rinunciare per non fare ulteriormente male agli incolpevoli mussulmani lasciati dall’Impero Mussulmano nelle fauci dei Rothschild.
Nel 1939 la popolazione mussulmana era ben oltre un milione; quella ebrea era già a quota 550mila con tendenza crescente. La Gran Bretagna si rese conto che il suo mandato a governare si faceva impossibile e chiese alla Società delle Nazioni di risolvere la questione.
La Società delle Nazioni, estintasi il 18 aprile 1946, malgrado i suoi catastrofici insuccessi, è a buon diritto progenitrice dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, la cui assemblea, a maggioranza dei due terzi[2], decise nel 1947 di istituire due Stati separati, Palestina e Israele, con Gerusalemme “città internazionale”. Il mandato inglese finiva nel 1948. Nessuno degli Stati mussulmani confinanti accettò la soluzione dell’Onu. Oggi taluni teorizzano la carenza di legittimità in quel voto delle NU. Comunque la si voglia vedere, il riconoscimento della Palestina era a portata di mano e fu buttato via. Gli avvenimenti successivi offrono un quadro incontrovertibile delle responsabilità.
La guerra dà diritto all’esistenza dello Stato di Israele
Gli eserciti di Egitto, Transgiordania, Siria, Libano, Arabia Saudita e Iraq assalirono Israele il giorno dopo la sua dichiarazione di indipendenza. Intendevano distruggere il nuovo Stato, il cui primo riconoscimento era già avvenuto da parte dell’Unione sovietica. Israele sconfisse gli assalitori. Il resto, più o meno noto, consegue da quei giorni.
Il generale De Gaulle apre il capitolo “Europa” delle sue memorie con una frase lapidaria: «Gli Stati nascono e muoiono con la guerra». Piaccia o meno, è una verità incontrovertibile. Chi ne dubiti lo chieda al Kosovo e ad altri di quelle parti. Se Israele fino al 1948 fu carente di fisionomia di Stato-nazione, l’assalto delle orde mussulmane, come avrebbe detto Talleyrand, più che un crimine fu un errore: regalò a Israele il diritto di esistere, condannando i cosiddetti palestinesi a vivere d’elemosina.
Gli Stati mussulmani lasciarono infatti in condizione precaria i disgraziati di cui s’erano autoproclamati difensori, facendone una clava politico militare, illudendosi di influire sul mondo col costo del barile, sensibile alle tensioni internazionali, ieri come oggi.
Divennero strumento del terrorismo ovvero miccia delle guerre che hanno marcato le crisi petrolifere e i conseguenti aggiustamenti al rialzo del barile. Mano a mano che il tempo trascorreva, la fisionomia palestinese sembrò definirsi più nettamente e più autonomamente che in passato; il brutto passato marcato prima dal padrone turco e poi da quello inglese. Quest’ultimo, cessato il suo mandato, aveva continuato a mestare da Londra, dove tuttora il mercato petrolifero ha un punto focale. A ben vedere, quello che è sembrata un’evoluzione politica sociale era solo l’esito d’un ulteriore cambio di padrone, che aveva interessato tutta l’area col ritiro della Gran Bretagna. Come si vede oggi con maggiore chiarezza, dopo le cosiddette “primavere”, l’Islam è la concubina clandestina dei Clinton, dei petrolieri Bush, dei mercenari della politica alla Obama, degli utili idioti alla Biden. Se gli amanti si tradiscono più o meno frequentemente senza nasconderlo, di certo non si curano più di tanto della cosiddetta Palestina, autocondannatasi all’irrilevanza.
Ebrei, amici sbagliati e amici veri
In questo ginepraio è entrato papa Bergoglio, sembrando equidistante con la pittoresca “iniziativa di preghiera” agli inizi di giugno 2014; una volgare finzione. Il riconoscimento era previsto e pianificato proprio per il 13 maggio dell’anno successivo. Così Bergoglio ha esaudito un desiderio del mercenario Obama, il riconoscimento che l’ospite della Casa Bianca avrebbe voluto realizzare sin dal suo primo mandato, senza tuttavia riuscirvi. Non poteva concludere il secondo mandato, ottenendo solo un progressivo avvicinamento di Israele alla Russia. Ha ordinato a Bergoglio di aiutarlo e lo ha ottenuto. In cambio di che cosa? Molti sono convinti che la risposta non sarà edificante per la Chiesa.
Il governo di Gerusalemme si disse “deluso”, con ciò confermando una tendenza secolare degli ebrei a illudersi, confidando negli amici sbagliati. Fra questi i tanti delle cooperative cattoliche romane, proprio gli amici di Bergoglio, quelli che hanno brigato per la sua elezione e che sono in affari miliardari coi palestinesi, dagli albori di Giulio Andreotti.
A proposito di amici degli ebrei, giovi ricordare che sia l’entrata in scena di Obama sia quella di Bergoglio fu salutata con grande favore da una parte rilevante del mondo ebraico.
La crescente ostilità verso Israele, nella Curia vaticana, tanto negata quanto concreta e operante, ha non pochi motivi di potenziarsi grazie al combinato disposto delle rispettive fabbriche di odio, in Israele e nella Cristianità, soprattutto ad opera di quanti siano privi d’una visione religiosa del rapporto fra cattolici ed ebrei.
San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI furono invece poderosamente convinti che il rapporto fra le due Fedi fosse provvidenziale. Il papa polacco il giorno dopo la sua elezione invitò a pranzo tutta la famiglia del suo amico d’infanzia, l’ebreo Jerzy Kluger[3], ponendo la questione del riconoscimento di Israele. Kluger portò il messaggio dell’amico pontefice alla Sinagoga, al grande Elio Toaff, avviandosi il lavorio che andò a buon fine dopo quindici anni, col riconoscimento fra Vaticano e Israele.
Quel pranzo fra i due amici di infanzia e la questione del riconoscimento non sfuggì alle orecchie attente nella Curia e fu una delle ragioni che armò una mano mussulmana per sparare al Papa il 13 maggio 1981, giorno della Madonna di Fatima. Dietro Ali Agca c’era l’Unione sovietica, non da sola tuttavia. Una potenza sparò e le rimanenti voltarono il capo dall’altra parte. È una storia molto complessa da meritare un racconto peculiare.
Basti dire che Bergoglio ha voluto che il riconoscimento della Palestina, il 13 maggio 2015, nell’anniversario dell’attentato al grande San Giovanni Paolo II oppure, come altri rimarca, nel giorno della Madonna di Fatima, la Santa Vergine che ci ha salvato dalla Terza guerra mondiale. Nel primo caso sarebbe uno schiaffo alla memoria del grande papa polacco, nel secondo un atto di fede. Un altro espediente del “maestro di ambiguità”. Occorrerà un altro miracolo dell’«angelo della pace», quello che face sciogliere l’Unione sovietica la notte del Santo Natale cattolico del 1991 senza una guerra nucleare come pure sarebbe stato legittimo attendersi.
Abu Mazen presiede una forza politica il cui scopo dichiarato è la distruzione di Israele. In altre parole, Bergoglio ha contribuito a dare vigore a un’entità nata per accendere e alimentare la fiamma della guerra.
Il riconoscimento di Bergoglio getta nella spazzatura l’obiettivo di san Giovanni Paolo II di arrivare al riconoscimento della Palestina attraverso un reciproco e pacificatorio riconoscimento fra Palestina e Israele. Il pontificato di Bergoglio ne è segnato.
Autolesionismo ebraico
Questo esito non è solo una responsabilità cattolica. Innanzi tutto occorre capire che grazie a una serie infinita di errori politici e di comunicazione degli ebrei, nell’immaginario collettivo c’è un “Davide palestinese” e un “Golia israeliano”. Quando gli ebrei lamentano l’ostilità della stampa, dovrebbero fare l’appello delle varie testate e degli ordini dei giornalisti per rendersi conto che gli ostili come Gad Lerner sono numerosi e connessi. D’altronde, se il progetto del papa polacco ebbe un senso, e lo aveva, non tutti gli ebrei hanno aiutato il suo disegno. Anzi, dal 1993 in avanti vi fu una mitragliata di sabotaggi ai buoni rapporti fra cristiani ed ebrei, partita sia dalle cerchie clintoniane, eredi delle visioni oscure di Saul Alinsky[4], sia dai kibbutz israeliani. L’uscita del film Passion[5] fu usata per attizzare l’odio degli ebrei, specialmente i laici, perché sottolineava la carnalità e la realtà storica di Cristo. Il pretesto del film si attagliava ai mestatori che lamentarono un rinfocolamento dell’accusa di deicidio. Chi guardi la pellicola senza pregiudizio si rende conto che semmai deicidi sono i soldati romani. D’altronde il “deicidio” fu una sciagurata questione apparsa nei testi cattolici fin dai tempi di Costantino. La riforma del messale operata da Giovanni XXIII, la politica lungimirante di apertura di Paolo VI [6] e, nei fatti, la sollecitudine verso gli ebrei da parte di PIO XI e PIO XII avevano cancellato la questione “deicidio”. Con l’irrompere sulla scena di Giovanni Paolo II, la fraternità fra cattolici ed ebrei sarebbe dovuta essere un fatto acquisito. Non fu così, perché il film Passion fu pretesto per demolire il lavoro pacificatorio di Giovanni Paolo II e la manovra culminò con l’affissione della targa infamante Pio XII al museo di Yad Vashem, a febbraio 2005, quando cioè Giovanni Paolo II non aveva più la forza di reagire. Il testo della targa è stato poi annacquato e questo la dice lunga sulla serietà dei suoi promotori occulti, fra i quali un ex gentiluomo di Sua Santità, cacciato per indegnità e sedicente amico degli ebrei. Un altro dei tanti. Basti dire che dopo tanto rumore calunnioso su S.S. Pio XII oggi i calunniatori tacciono davanti ai documenti.
La separazione fra mondo cattolico ed ebraico è proseguita, nel segno dell’autolesionismo ebraico, col sostegno più o meno convinto degli ebrei alle politiche contro la famiglia, partite dagli Usa per mano delle solite maleodoranti cerchie clintoniane. Così quanti in Vaticano odiano gli ebrei e quanti fingono di amarli hanno avuto buon gioco.
Palestina, il presente e il futuro
Interrogarsi troppo su che cosa accadrà può essere blasfemo, come ammonì Benedetto XVI, ricordando che “il futuro è nelle mani di Dio”. Gli esiti di questo riconoscimento tuttavia incuriosiscono quanti si chiedono se i catastrofismi e gli ottimismi di qua e di là del Tevere siano giustificati.
Il dato di fatto è l’impossibilità di tornare indietro. Ne consegue una via obbligata a proseguire verso il completo riconoscimento. Tempi e modi faranno la differenza. Un autorevole ebreo romano sostiene che questo riconoscimento metterà in chiaro una volta per tutte che Abu Mazen, “che ha fatto l’accordo coi Crociati”, è il vero nemico di Hamas, non Israele. D’altronde lo stesso personaggio ricorda che uno Stato palestinese effettivo significherà affrancare le casse di Israele da una quantità di oneri. Finora, ricorda, si è reclamata “libertà per il popolo palestinese“. Non appena la Palestina sarà uno Stato a tutti gli effetti sarà chiaro chi sono i veri oppressori. Acuti ragionamenti privi d’alcuno sbocco politico. In un territorio esteso quanto le Puglie e il Molise, vi sono nove milioni di abitanti e una bomba demografica.
La crescita esponenziale della popolazione palestinese comporta la crescente tensione fra le due parti. Il riconoscimento né migliora né peggiora questa situazione. La bomba demografica avanza comunque e funziona solo se i palestinesi sono tenuti nel sottosviluppo dai loro “fratelli mussulmani”. Tutt’al più vi saranno altre guerre, come quella in corso, ma non è un pensiero che ossessiona gli ebrei, abituati al fucile a portata di mano.
La Palestina, con o senza la dignità di Stato, rimane ai margini del mondo moderno, è indietro di almeno trent’anni ed è difficile che riesca a risollevarsi nonostante le enormi ricchezze a portata di mano e quelle giuntele sotto forma di aiuti. I capi politici palestinesi muoiono miliardari, il popolo muore nel fango e nel fuoco. Il riconoscimento acuisce questa contraddizione piuttosto che sanarla. A questo si aggiunga che gli Stati Uniti di Biden non sono in grado di esercitare alcuna politica di equilibrio nell’area.
Allo stato dei fatti, l’interesse di Israele è andare verso uno Stato palestinese facendo una “politica dei due forni” con gli USA e con la Russia, senza dimenticare che il fornaio più affidabile oggi è a Mosca, almeno finché a Washington non rinsaviranno dalle ubriacature radicali.
La Palestina ormai gode del riconoscimento globale. Questo non le ha impedito di illudersi di risolvere i suoi problemi con lanci massicci di razzi per saturare la capacità antimissile degli israeliani.
L’ultima frontiera della sciagura dei palestinesi è il loro asservimento alle politiche interne di Israele. Scrisse il quotidiano HaAretz, per la penna di Uri Misgav: «L’escalation a Gerusalemme è iniziata e diretta dall’alto e ha lo scopo di impedire la formazione del governo alternativo a Netaniahu – governo che necessita del sostegno dei parlamentari arabi. Gli esecutori sono Itamar Ben-Gvir e Amir Ohana attraverso la “milizia della guardia reale” (il distretto di Gerusalemme di polizia). Domani lo sforzo raggiungerà il suo apice. Lo sforzo per accendere il barile esplosivo del Medio Oriente.  Ciò avverrà nella provocatoria e inutile “parata dei vessilli” del Jerusalem Day [il cui itinerario passa per il quartiere arabo della città vecchia]. I battaglioni giovanili del sionismo religioso sono già in preparazione. Ricordo che il primo ministro ad interim ha minacciato in passato: “Che il paese bruci”. Ecco: adesso lo stanno bruciando. Nessuna riunione del Consiglio di Sicurezza, nessun controllo parlamentare. Potremmo essere coinvolti in una guerra religiosa regionale e sprofondare in fiumi di sangue solo perché l’imputato e la sua famiglia si rifiutano di evacuare il bunker di Balfour.»
La guerra aiuta Israele e affonda la Palestina. Bergoglio blatera di bambini morti e di distruzioni dopo aver caldeggiato l’elezione del guerrafondaio Joe Biden. Oggi lo scricchiolio più preoccupante arriva proprio dagli Sati Uniti, spaccati verticalmente e orizzontalmente. Se gli USA collassano il Vicino Oriente esploderebbe come una immensa incontrollabile bomba.
E il ruolo della Chiesa cattolica? Il Vaticano e le cerchie petrol finanziarie vengono fuori molto male da questa storia sempre più scura, con la responsabilità caotica e incontrovertibile di Bergoglio.
A giugno 2014 Bergoglio promosse l’incontro del presidente israeliano, Shimon Peres con quello palestinese, Abu Mazen, alla presenza di Bartolomeo, patriarca di Costantinopoli, per una comune preghiera per la pace in Medio Oriente nel giorno di Pentecoste. Mentre i negoziati israelo-palestinesi stagnavano, Bergoglio dichiarò di puntare sulla forza della preghiera per affratellare le fedi e rilanciare il processo di pace. L’incontro avvenne nei Giardini Vaticani, all’aperto, un luogo politicamente neutro.
Tutto sarebbe andato come doveva se non si fossero verificati due fatti interconnessi. Dopo neppure dieci giorni dalla preghiera in Vaticano Hamas rapì e, dopo tre settimane, sgozzò tre ragazzi israeliani, poco più che adolescenti: Eyal Yifrah, Gil-Ad Shayer e Naftali Yaakov Frenkel.
Alle ritorsioni di Israele contro le basi di Hamas, seguirono ripetuti lanci di missili contro le città israeliane, con le consuete condanne da parte dell’Onu, della Francia e degli Usa. condanne contro Hamas? Contro Israele. Come reagì il Vaticano? Riconoscendo di lì a poco lo Stato di Palestina.
In quella temperie il prezzo del barile da 50 dollari salì a 60 per poche settimane, per poi ridiscendere. Goldman&Sachs, la banca di riferimento del Vaticano, da quando Bergoglio è al potere, aveva fatto sforzi inutili per scatenare una crisi. Oggi il barile è a 65 dollari, tornerà giù in attesa che il mondo si liberi degli idrocarburi. In quel momento né la Palestina né Israele saranno altrettanto ingombranti e forse sarà meglio. Nel frattempo Bergoglio ha benedetto Rothschild, Mastercard, Merck, Rockefeller e British Petroleum per riformare il capitalismo e renderlo più inclusivo. A Gaza ne hanno un esempio operante. Altro che grande reset: aspettiamo la fine di questo caos infernale.

Gen. Piero Laporta

www.pierolaporta.it

[1] Vilâyet, Sangiaccato: sono le due circoscrizioni amministrative dell’Impero ottomano, in ordine di importanza, che precedono la Cazà.
[2] A favore votarono 33 nazioni: Australia, Belgio, Bolivia, Brasile, Bielorussia, Canada, Costa Rica, Cecoslovacchia, Danimarca, Repubblica Domenicana, Ecuador, Francia, Guatemala, Haiti, Islanda, Liberia, Lussemburgo, Olanda, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Panama, Paraguay, Perù, Filippine, Polonia, Svezia, Sud Africa, Ucraina, Usa, Urss, Uruguay, Venezuela); contro 13 (Afghanistan, Cuba, Egitto, Grecia, India, Iran, Iraq, Libano, Pakistan, Arabia Saudita, Siria, Turchia, Yemen); vi furono 10 astenuti (Argentina, Cile, Cina, Colombia, El Salvador, Etiopia, Honduras, Messico, Regno Unito, Jugoslavia. Assente la Thailandia.
[3] Nostra intervista
[4] Ebreo fra i meno noti ma più influenti, (Chicago, 30 gennaio 1909 – Carmel, 12 giugno 1972), attivista politico, autore di Rules for Radicals, la Bibbia del mondo anticattolico e delle politiche LGBT contro la famiglia. Le cerchie di Clinton e Obama vi si ispirano da sempre.
[5] Film del 2004 scritto e diretto da Mel Gibson, interamente girato in Italia. Uscì nelle sale degli USA il 25 febbraio 2004 (Mercoledì delle Ceneri) col divieto ai minori di 17 anni non accompagnati da un adulto. In Italia uscì il 7 aprile 2004 (Mercoledì Santo) senza alcuna censura.
[6] Autore della lettera agli ebrei “Nostra Aetate” di cui a ottobre del 2015 è ricorso il cinquantenario

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34 commenti

  • Luca Antonio ha detto:

    Stiimatissimo Generale , premetto che l’argomento Palestina ha smesso da tanti anni di interessarmi, il piu’ forte in questo mondo vince sempre, ma qui non posso fare a meno di notare diverse carenze che mi sento di rilevare e lo faro’ in modo sintetico, perche’ cosi’ Le daro’ modo di rispondere in modo rapido.
    Il suo articolo non menzione – faccio solo una scelta sintetica non certo esaustiva :
    – omicidio Lord Moyn ;
    – omicidio Conte Bernadotte;
    – attentato Hotel King David;
    – 73-74 risoluzioni Onu ad adempiere ad Israele non rispettate ;
    – Due libri “La 13 tribu’ ” di Kostner – il regno Kazaro – e “L’invenzione del popolo ebraico ” di Slomo Sand, che illustrano come quello del “popolo ebraico” non sia un “ritorno ” ma, eventualmente , una migrazione;
    – studi genetici , per chi ancora si ostinasse a parlare di antisemitismo per le critiche alle politiche Israeliane, che provano che i veri semiti, anche gli arabi sono semiti come pronipoti di Sem, sono, sempre eventualmente , i palestinesi che non si sono mai mischiati con altre etnie.
    Saltando altri numerosi passaggi arrivo all’oggi in cui e’ impossibile non rilevare l’innesco, anzi gli inneschi dell’attuale situazione : gli espropri di case palestinesi e nuove costruzuini israeliane in zone palestinesi e le “attenzioni” sempre piu’ pressanti riguardanti la spianata del Tempio, e quest’ultimo
    porta ad un nuovo scenario, la questione non e’ piu’ palestinese ma araba, con gli arabi israeliani che si ribellano al loro governo e innescano un’inizio di guerra civile.
    Grazie per i suoi articoli sempre stimolanti e ben scritti.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Mi perdoni, ma se lei è convinto che l’antisemitismo non c’è, come pensa possa convincerla del contrario?
      In quanto alle NU, le risoluzioni sono politiche non sono tavole della legge né tanto meno dogmi di fede. Chi ha più polvere spara.
      Sono d’accordo con lei su un punto, se l’ho ben compresa, stiamo perdendo tempo dietro due irrilevanze bellicose, Israele e Palestina. Il mondo può fare a meno di entrambe. Il che non equivale a dire che il monda possa fare a meno di ebrei e mussulmani; le civiltà di entrambi incidono.

      • Luca Antonio ha detto:

        Generale, la ringrazio della risposta e mi scuso, ma, evidentemente, non sono stato chiaro ;
        mai detto che l’antisemitismo non esiste, ma visto che Lei mi sollecita la problematica, credo, nel caso di specie, che l’argomento sia utilizzato per rendere impossibile qualsiasi critica politica ad Israele.
        E’ vero, i palestinesi, anzi gli arabi, hanno perso le guerre , mosse da loro, ma dai gia’ contestati confini ( contestati dall’Onu, che se e’ valida per permettere, con una sola risoluzione di distruggere paesi come l’Iraq – per armi di distruzione di massa inventate- o la Libia – con una no fly zone estesa in modo impropio – , dovrebbe essere valida almeno per qualcuna delle oltre 70 emananate nei confronti di Israele ) , da allora si e’ continuato con una poltica di espansione territoriale che non ha mai avuto tregua.
        E tutto questo – a mia percezione , e qui Le chiedo un parere – con disappunto di una buona parte dell’opinione ebraica, sia progressista , cui fanno riferimento gli Obama e i Biden , sia religiosa, vedi Neturei Karta.
        I primi , i progressisti , perche’ si trovano storicamente a loro agio nel melting pot di una societa’ globalizzata e secolarizzata ,
        i secondi perche’ credono che solo Dio possa restituire la terra promessa agli ebrei – con annesso il rinnovo del sacrificio perenne sopra la roccia di Abramo – ,
        e che ogni forzatura umana sia blasfema.
        Gli arabi israeliani protestano, questa volta, non tanto per sostenere la causa palestinese, ma perche’ temono per l’ inviolabilita’ della moschea che sorge proprio sulla roccia di Abramo
        Siamo qui di fronte ad un coacervo di forze preternaturali, metastoriche , escatologiche e politiche, impossibili da prevedere e gestire, ma questo, pur essendo argomento interessantissimo, e’ troppo vasto e profondo per essere qui affrontato, e
        che mi taccio.
        Vive cordialita’.

        • PIERO LAPORTA ha detto:

          Prometto che tornerò sull’argomento. Per ora si contenti, la prego cortesemente, di frasi perentorie.
          Il mondo può fare tranquillamente a meno di Israele e Palestina. Anzi, starebbe meglio. Ormai l’esistenza di ambedue si giustifica con la guerra. La guerra è iniziata nel 1948. La responsabilità di essa è dei mussulmani. Israele ha delle responsabilità, limitate e successive. La coalizione maomettana rifiutò la risoluzione ONU che imponeva la convivenza. Perché oggi Israele dovrebbe accettare altre risoluzioni ONU che le impongono di rinunciare alle vittorie belliche? A vantaggio di un’entità che vuole la distruzione di Israele?
          Israele può prendersi tutto perché ha vinto. Vae victis. Altrimenti rivendichiamo le proprietà degli istriani, cacciati dai titini, o no?
          La guerra, non mi stancherò di ripeterlo, è una rapina; se la vittima designata resiste, è rapina a mano armata. Nel ’48 l’uno volle rapinare l’altro. È riuscito solo a Israele. Può dispiacere ma è così.

          • Luca Antonio ha detto:

            ….ben detto Generale, la legge del piu’ forte….in questo mondo… sono stato ufficiale militare anche io, so quello che intende.
            Grazie per la cortesia che mi ha dedicato, aspetto suoi successivi, sempre interessanti articoli, nel frattempo mi sovvengono, a proposito della legge del piu’ forte le signorili parole , di altri tempi, del Generale Rommel in risposta al figilo Manfred che lamentava l’inettitudine militare degli italiani : …vedi figlio mio, un popolo non puo’ essere giudicato solo sulla sua capacita’ di fare la guerra, altrimenti non esisterebbe la Civilta’.”
            Occorre, come mi diceva mio padre, che chi ha piu’ giudizio lo odopri, non si puo’ considerare tutto quello che ci infastidisce Amelek.
            Cordiali saluti e grazie.

          • : ha detto:

            Veramente di Rommel si conosce anche un’altra dichiarazione quando, essendo stato Comandante dell’Afrikakorps a cui erano aggregate unità italiane di combattimento, ebbe a dire: «Il soldato tedesco ha stupito il mondo; il bersagliere italiano ha stupito il soldato tedesco».
            E a proposito di giudizi sui combattenti italiani da parte dei Generali tedeschi (probabilmente i più competenti in materia in quella sciagurata guerra), è da ricordare quello del «Generale Guderian, Capo dello Stato Maggiore germanico alla fine della guerra: “Le brigate italiane di fanteria alpina sono le sole formazioni di fanteria al mondo che veramente entusiasmino un militare”» (Eugenio Corti, Il cavallo rosso, Edizioni Ares, XXVIII edizione, Milano 2011, p. 448).

            Per non tacere dell’ “ultima carica di Cavalleria” ad Isbuscenskij (Russia) contro reparti dell’Esercito russo tra lo stupore degli ufficiali tedeschi presenti che non avevano creduto alla riuscita dell’impresa e poi si complimentarono per il successo raggiunto (32 morti e 52 feriti tra gl’Italiani; 150 morti e circa 600 prigionieri russi).

            Tutto questo significa che, secondo le esperienze che i Comandanti Tedeschi avevano dei diversi Corpi di soldati italiani, non hanno affatto disprezzato il loro valore, contro tutte le astiose falsificazioni dei nemici dell’Italia risultanti sia dalla vasta letteratura di origine inglese e americana sulla Guerra, sia da personaggi indegni di essere chiamati Italiani, come per esempio i creatori di film denigratori dedicati al tema: basti ricordare “Tutti a casa”, con Alberto Sordi (bel film, come film…). Se disfunzioni ci furono, sbandamenti ed anche abbandono della lotta ciò fu dovuto a vari fattori: impreparazione, equipaggiamento e vestiario personale scadente o inadeguato, armamento nettamente inferiore a quello nemico e di scarsa qualità (contro i fucili mitragliatori russi gran parte dei soldati italiani erano armati con fucili precedenti alla Prima Guerra Mondiale: il fucile “modello ’91”), a volte comandanti impreparati (ma anche qui spesso si è esagerato nei giudizi contrari, perché molti furono gli ufficiali con grandi capacità di comando e di sacrificio) e non ultimo (anche se non decisivo), la forte sensazione di non combattere una guerra giusta. Che infatti giusta non fu.

            Ma si tratta di altre generazioni… Oggigiorno gli ufficiali dell’Esercito Italiano, altro che cariche di Cavalleria, addestrano le reclute sulle marziali note di Jerusalema.

      • cattolico ha detto:

        Generale, ne la storia ne l’archeologia parlano di civiltà ebraica. per approfondire questo tema le consiglio di leggere: the invention of the jewish people e the invention of the land of israel di shlomo sand , professore di storia all’università di tel aviv ed anche the bible unearthed di israel finkelstein e neil asher silberman.la palestina come provincia romana fu istituita nel 6 dc e comprendeva l’idumea,la giudea e la samaria. il censimento di quirinio del 7 dc riguardava queste tre provincie. mi piacerebbe sapere dove erodoto parla degli ebrei.cordialmente

        • PIERO LAPORTA ha detto:

          Caro CATTOLICO,
          lei mi consiglia “The invention of the jewish people e the invention of the land of israel di shlomo sand”?
          Vede la domanda di cui molti ebrei – e lei stesso – temono la risposta è: c’era un ebreo prima di Cristo? La civiltà ebraica e quella cattolica sono così intimamente unite e in continuità che proprio i più ortodossi fra gli ebrei hanno avviato – nel silenzio dei secolarizzati – una revisione del processo a Gesù.
          https://bit.ly/3flpnKp
          Insomma il processo lo fece il romano Ponzio Pilato davanti a quale popolo? Le stupidaggini di Sand le ho lette e mi pento del tempo buttato via, dietro a uno degno del nostro Al Barbero.
          Suggerimento per suggerimento, le porgo almeno il terzo volume
          https://www.pierolaporta.it/unebreomarginale/
          dei cinque definitivi pubblicati da Queriniana.
          Se proprio non ce la fa dia un assaggio alla Treccani

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      E aggiungo: le case non sono palestinesi. Hanno perso tutto con le guerre che hanno voluto. Le hanno volute loro. Hanno perso tutto così come gli istriani, incolpevoli, per la guerra voluta dagli italiani. I sentimentalismi non servono anzi sono ingannevoli.

  • Luciano Motz ha detto:

    Non dispongo di documenti né di notizie riservate, ma solo di quanto il mio povero cervello riesce a intuire. Innanzi tutto sono addolorato per la sofferenza delle popolazioni, israeliana e palestinese, coinvolte senza essere in alcun modo responsabili della situazione.
    A mio avviso, la rottura della tregua armata tra Israele e Hamas è provocata dall’Iran. L’Amministrazione Trump aveva denunciato l’accordo sul nucleare iraniano e reimposto l’embargo. L’Amministrazione Biden è immediatamente rientrata nell’accordo e ciò è stato visto come volontà degli USA di allentare la sua azione di protezione d’Israele. Da qui la volontà iraniana di mettere alla prova gli USA, rilanciando l’attacco contro Israele. Hamas è sì sunnita, ma dipende economicamente e militarmente dall’Iran sciita. I missili che Hamas sta lanciando a iosa provengono dall’Iran, il benessere dei suoi caporioni deriva dai finanziamenti iraniani. Hamas non ha alcun interesse per il bene della popolazione di Gaza, il suo solo scopo, oltre al mantenimento del potere, è la distruzione di Israele. L’idea della distruzione di Israele viene continuamente inculcata nella popolazione araba, assieme al fanatismo islamico. La popolazione di Gaza é pertanto allineata con l’ideologia di Hamas e quei pochi che cercano di allontanarsene vengono silenziati.
    Hamas ha preventivato la dura reazione israeliana, ma anche questo gioca a suo favore e va incontro ai piani dell’Iran, perché porta alla saturazione della difesa antimissile d’Israele e le uccisioni di civili e bambini, le distruzioni, la mancanza di elettricità e di acqua non fanno altro che accrescere l’odio verso gli ebrei. Per la ricostruzione di Gaza, poi, non ci sono problemi, ci penseranno quei co….ni di occidentali con i loro aiuti.
    L’attuale crisi, insomma, dimostra che il re (gli USA) è nudo, che l’Iran torna a essere un soggetto inescludibile dello scacchiere, comporta il rafforzamento politico di Hamas, crea l’instabilità interna di Israele con i conflitti tra residenti ebrei e palestinesi.
    Ecco risultati delle elezioni truccate americane e della vittoria tanto celebrata degli utili idioti , come scrive il generale La Porta, alla Biden.

  • Greg ha detto:

    Se i lettori di stilum curiae vogliono conoscere la posizione di Israele nei confronti della situazione attuale basta che leggano la rassegna stampa di informazionecorretta.com.
    Questa rassegna stampa ha ormai compiuto 20 anni. Seguendola da tempo mi sono accorto che sia il termine Palestina sia il termine Terra Santa sono sgraditi agli Israeliani. Filologicamente parlando , la Palestina non esiste perché quel termine non ha mai indicato Israele. Si può, al massimo ricondurre il termine palestinesi ai Filistei che però ebrei non erano.
    Nell’utilizzo del termine TERRA SANTA vedono invece la volontà della gerarchia cattolica di negare l’esistenza dello stato di Israele.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Informazione (s)corretta è una delle più insulse e svianti fonti su Israele. E’ in prima fila fra i calunniatori di S.S. Pio XII ed è fonte incessante di faziose falsità.
      Palestina è termine, come ho documentato, inventato da Balfour e Rothschild.
      Arafat ha gabbato l’uno e l’altro portandoglielo via. Affari loro.

  • Adriana 1 ha detto:

    Gentile Tosatti,
    posto qua per avvisarla che i miei commenti sugli articoli successivi vengono immediatamente cancellati.

  • Cesaremaria Glori ha detto:

    Signor Generale,
    apprezzo sempre i suoi interventi, ricchi di notizie che solo fonti bene informate sanno dare. Oggi però a preoccupare non è quello che succede nel vicino Oriente ma negli USA, ove manca una vera figura di capo. Il Pentagono sembra tacere in attesa che si svelino meglio le prospettive di per sé più che mai complesse. Il silenzio dei generali americani è preoccupante quasi temessero una spaccatura pericolosa per la tenuta della compattezza statale. Temo che la polveriera americana sia più pericolosa di quella palestinese/israeliana. Quel che avviene a Gerusalemme è uno starnuto a confronto di quello che potrebbe avvenire in una guerra civile americana.

  • Antonio Cafazzo ha detto:

    Altre notizie di oggi. Chiedo scusa al gen. La Porta se gli rubo un po’ la scena. Ma siamo alla soglia della sopportazione…
    Il mondo brucia, la chiese chiudono, le anime vanno all’inferno con sacrilegi …
    • “- La Spagna schiera l’esercito al confine con il Marocco di fronte a un’ondata infinita di migranti.
    – Migliaia di migranti, molti dei quali minori, arrivano a nuoto. 10.000 migranti senza meta entrano a Ceuta. I migranti continuano a riversarsi inzuppati sulla spiaggia e in Marocco fanno la fila per andarsene. “Questa è una follia”.”
    (https://www.elmundo.es/index.html)

    • “Barcellona studia la chiusura di tre quarti delle sue parrocchie (160 delle attuali 208)”
    (https://infovaticana.com/2021/05/17/barcelona-estudia-cerrar-tres-cuartas-partes-de-sus-parroquias/)

    • “(Aciprensa/InfoVaticana) – Diversi protestanti hanno ricevuto la Santa Comunione a Francoforte sabato 16 maggio, nell’ambito del terzo incontro ecumenico, un fatto che aggiunto alla predicazione di omelie da parte di 12 donne in diverse parti del paese aumenta la polemica sollevata dalla recente benedizione di coppie omosessuali da parte di preti o agenti pastorali cattolici.”
    (https://infovaticana.com/2021/05/18/protestantes-comulgan-en-misas-catolicas-en-alemania/)
    ———
    …. e il Regnante nella sua confortevole reggia di Santa Marta “è preoccupato” dei rigurgiti di “tradizionalismo” che ossessionano la sua mente:
    • “Il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica – ha rivelato che papa Francesco “… è preoccupato che nella formazione dei sacerdoti vengono riprese posizioni tradizionaliste.”
    (https://www.vidanuevadigital.com/2021/05/17/braz-de-aviz-el-papa-esta-preocupado-porque-se-estan-retomando-posiciones-tradicionalistas-al-formar-

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      lasciamoli fare

    • Virro ha detto:

      dobbiamo applaudire Bergoglio?
      i suoi disastri rimarranno impresse nella memoria di tutti i popoli.
      La falsità come può guidare alla verità?

      Ancora una volta desidero ringraziare il Generale LaPorta per la sua testimonianza alla verità dei fatti.
      Il Signore La benedica.

  • Marco Matteucci ha detto:

    IL MIO AVVERTIMENTO RESTA L’ULTIMA PORTA APERTA DELLA MIA MISERICORDIA
    Ultimo messaggio di Gesù Misericordioso a Enoch

    “…vi verrà mostrato tutto il danno che il peccato può causare; vi risveglierà e vi purificherà, in modo che quando tornerete siate consapevoli che l’unica via da percorrere è la via che conduce alla salvezza dell’anima vostra.‎”…

    Se vuoi leggere tutto:
    https://reginadelcielo.com/2021/05/18/il-mio-avvertimento-resta-lultima-porta-aperta-della-mia-misericordia/

  • Milli ha detto:

    Grazie gen. La Porta , per queste delucidazioni, ci ha portato in un mondo complesso , quasi inestricabile per un comune cittadino.
    Quando sono partiti i primi missili da Hamas, mi sono chiesta lo scopo di tutto questo, cosa si voleva ottenere? L’unica certezza era la reazione israeliana e la morte di tanti civili, soprattutto palestinesi.

    Che ruolo hanno in tutto questo , in positivo e negativo, gli Accordi di Abramo?

    • Cris ha detto:

      I primi missili sono partiti dopo i violenti scontri ad Al-Aqsa.. I palestinesi sono sempre piu irrilevanti in politica estera, e ormai vengono sfrattati continuamente dalle loro case senza che nessuno nemmeno lo riporti. In questi giorni arabi ed israeliani si ammazzano per strada nelle città a popolazione mista, la situazione in Israele è infuocata anche all’interno. Hamas ha iniziato a lanciar razzi dopo questa serie di escalation, e ora arrivano razzi anche dal Libano.

      Comunque anche io mi accodo a chiedere dove si inserisce la mediazione di Trump tra Israele e petromonarchie del golfo.

      Mia personale interpretazione: tutto era stato fatto contro l’Iran e l’asse Sciita. Hamas pero’ è Sunnita, e malgrado il loro nemico sia comune, non è mai stato cosi amico di Hezbollah. Questo barrage di razzi segnala forse che anche Hamas si sta spostando verso l’asse Sciita che ha già salvato la Siria e lo Yemen, visto che non puo’ piu contare sui Sauditi?

    • Anonimo verace ha detto:

      La domanda che ci si dovrebbe porre riguarda la tempistica del lancio dei missili. Ovvero è stato scelto un momento particolare, quando Biden aveva completato il suo insediamento alla Casa Bianca e a Gerusalemme, capitale di Israele, si stava cercando di insediare un governo senza Nethaniau. Per i numeri dei seggi del Parlamento recentemente eletto questo nuovo governo avrebbe dovuto avere la fiducia del partito arabo.
      Per quanto riguarda le vittime civili della guerra in corso , bisogna aggiungere a quanto già detto che i furbi palestinesi installano le batterie di lancio dei razzi vicino a scuole o a ospedali, nella speranza che Israele non bombardasse, proprio per non provocare vittime civili.

      • Accordi di Abramo ha detto:

        La stabilità della pace in Mediooriente durante la presidenza Trump si basava sul disimpegno nei confronti dei patti stipulati da Obama con l’Iran. E sulle conseguenti sanzioni .
        Quello che gli israeliani sanno è che la volontà dell’Iran è la distruzione di Israele. Ma anche l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi vedono l’Iran come un paese nemico.
        Sotto l’ala protettrice degli USA di Trump sono nati gli accordi di Abramo , ovvero una certa pace tra quegli stati un tempo tutti contro Israele. Accordi commerciali, linee aeree turismo…tutto quello che una situazione di pace può offrire.

    • PIERO LAPORTA ha detto:

      Accordi di Abramo? In queste condizioni sono alquanto precari e dubito che Biden se ne dolga.

      • Milli ha detto:

        Sembra che Mummy Joe si stia alquanto impegnando a smantellare tutto ciò che ha costruito Trump.

  • Anonimo verace ha detto:

    Ottimo lavoro, generale.
    Mancano però alcuni punti.
    Molto prima dei fatti odierni, ovvero pochi anni dopo che Komeini fosse ritornato in Persia dall’esilio parigino , dopo la caduta di Reza Palhevi ovvero nella prima metà degli anni 80, i rapporti tra gli Ayatollah e lo Stato della città del Vaticano erano piuttosto stretti. L’acquisto dei beni , indispensabili per la sopravvivenza dell’Iran passavano attraverso l’ambasciata dell’Iran presso il Vaticano. Ma potrei essere male informato.
    Passiamo alla gestione dei palestinesi da parte del loro capo, Arafat. Nipote di quella figura di spicco che era in rapporti con Hitler. La politica di Arafat mantenne i cosiddetti palestinesi in uno stato di odio verso gli ebrei e impedì loro di integrarsi nei paesi in cui erano arrivati al momento della guerra, la prima degli stati arabi contro Israele, nella seconda metà degli anni 40.
    Gli aiuti del mondo intero ai palestinesi rimasero ben nascosti nelle tasche di Arafat.
    Ma , in Israele abbiamo anche dei cristiani ortodossi autoctoni che hanno come capo il. Patriarca ortodosso di Gerusalemme, Patriarca che celebra la Pasqua di Resurrezione alla data di sempre, secondo i canoni dei primi sette concilii ecumenici. Narrano le cronache che il Sabato santo ortodosso avvenga ogni anno il miracolo del fuoco sacro che anche quest’anno si è rinnovato il primo di Maggio. Ovvero, nella stato di Israele vengono celebrate 2 Pasque cristiane. Una da monsignor Pizzaballa, l’altra dal Patriarca ortodosso Teofilo. Entrambe celebrate al santo Sepolcro, ma in due date diverse. Bergoglio sta operando per la riunificazione delle Pasque. Chiaro ?

  • Gian ha detto:

    Grazie generale Laporta, un altro squarcio di chiarezza nel bailamme dei media mainstream corrotti e asserviti, il cui principale obiettivo è quello di occultare, ingannare e sollevare polveroni. Dio gliene renda merito.