Censura di Big Tech, i Padroni dei Social. La Vera Sorpresa è Sorprendersi…

15 Gennaio 2021 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, come ormai sapete a scadenza quindicinale Radio Roma Libera ospita una mia riflessione. Che in questa occasione è dedicata alla censura che Big Tech, le grandi multinazionali e sovranazionali dell’informazione e non solo, esercitano su tutto ciò che va contro il pensiero dominante: dalla politica all’etica alla religione alla famiglia. Buona lettura.

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Censura dei Padroni dei social. La vera sorpresa è sorprendersi

L’unica cosa che sorprende in molti commenti, qualcuno anche di anime belle e immacolati pensatori della sinistra nostrana e non, è la sorpresa. Ma davvero Big Tech, Facebook, Twitter, Youtube, Apple e così via sono dei censori, esercitano, a dispetto del ruolo sociale che ricoprono, e dei privilegi legali e finanziari – non vogliono essere editori – la censura e tappano la bocca a quelli che vogliono loro, a chi dissente, a chi osa avanzare dubbi o perplessità sui dogmi arbitrariamente stabiliti dal verbo politicamene corretto? Signora mia, chi l’avrebbe mai detto!

Ma se sono anni che questo accade! Certo, il caso Trump è così clamoroso che persino i tartufi nostrani e  non, privi in genere di occhi e orecchie, hanno dovuto prenderne atto. Ma la censura da anni si esercita senza che nessuno dei difensori delle libertà democratiche alzi un sopracciglio. Anzi…

Chi vi parla ne è un testimone – e una vittima – diretta. Nel 2016 gestivo un blog su La Stampa, intitolato San Pietro e Dintorni. E avevo scritto un post che cominciava così: “Il Grande Fratello profetizzato da George Orwell è già qui, e si chiama Facebook. Ieri qualcuno ha segnalato è imposto l’oscuramento sul popolarissimo social del simbolo del “Popolo della Famiglia”, l’organizzazione politica creata da Mario Adinolfi, bestia nera, vittima e il bersaglio dei gruppi di pressione e degli attivisti LGBT, omosessuali”.

Lo squadrismo sui social degli estremisti LGBT è sempre ben presente, fortissimo e assolutamente impunito. Nel caso in questione era stato individuato come omofobo Il simbolo del Popolo della Famiglia, a causa della scritta: “No gender nelle scuole”. Ci scriveva Mario Adinolfi, a cui avevamo chiesto lumi: “Non posso usare neanche Messenger. e gli Lgbt hanno segnalato in massa il simbolo del Pdf, tra l’altro bloccando per sempre la mia possibilità di usarlo come foto profilo. Dovessi ripubblicarlo, mi sarebbe bloccato il profilo per sempre”.

Ma volete sapere il seguito di questa storia? Che La Stampa, cioè il giornale in cui ho lavorato per decenni, talvolta pubblicando articoli poco graditi alla gestione e alla proprietà, ma senza essere mai censurato, ha rimosso il post dal sito. Evidenti segni precursori di servilismo verso il regime che da allora è diventato regola vigente. (E se volete anche il seguito del seguito, un altro post, in cui si registrava la protesta di Adinolfi in seguito ad articoli di siti omosessualisti in cui si evocava il termine “morte” per lui e Brandi, è stato egualmente cancellato dal sito de La Stampa).

Una ben triste primogenitura, quella che rivendico, e che è stata purtroppo anche di recente seguita da ben altre censure: nei confronti di LifeSiteNews, Youtube ha proibito per una settimana le pubblicazioni; la stessa cosa è accaduta, in Italia, a un sito molto interessante, La Fabbrica della Comunicazione di Beatrice Silenzi, e last but not least anche Adoracìon y Liberacìon un sito in spagnolo seguitissimo è stato vittima delle stesse prevaricazioni, tanto che ha deciso di aprire una sua piattaforma.

Non c’è da stupirsi, allora. E probabilmente ci sono molti altri casi simili, di cui non siamo a conoscenza. Ma non si tratta solo di un fatto politico: sono quelli che difendono la vita, il bersaglio preferito. Non vi dice niente il fatto che Biden e la Harris appoggino l’idea dell’aborto fino al nono mese, se non addirittura l’aborto post-natale? Erode, ancora una volta è al potere.

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11 commenti

  • Dario Allegri ha detto:

    Dopo una decina di censure mi sono tolto da facebook

  • : ha detto:

    In aggiunta a quelle “mani” strette al collo dello “Zio Sam”, nonché al resto del mondo (ma solo quello “Occidentale” e Africa), dovremmo metterci anche Wikipedia, che sotto un certo aspetto è anch’essa un “social” molto riservato e discriminatorio. E’ molto velenosa perché sotto l’aspetto dell’autodefinitasi “enciclopedia” – e quindi con l’aura della “scientificità obiettiva” non è altro che un organo del “politicamente corretto”.

  • giovanni ha detto:

    la finta democrazia che affligge il mondo peggiorera’, ma questo e’ facile prevederlo. Purtroppo ci si deve preparare
    a quello che in gergo militare viene definito rastrellamento. Esso viene effettuato dopo la conquista della posizione attaccata per eliminare le ultime sacche di resistenza. Se e’ una citta, quanto sopra, viene portato a termine casa per casa .

  • stefano raimondo ha detto:

    “L’occidente, che si vanta di non conoscere la censura, separa puntigliosamente le idee alla moda da quelle che non lo sono. E per quanto queste non siano espressamente vietate, esse non possono esser dette né dalla stampa né nell’insegnamento universitario.” (Solgenitsin, 1978)

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    “Felix culpa” quella della Stampa se ha indirettamente spinto l’amico Tosatti a creare questo blog.
    Da parte mia voglio aggiungere una considerazione su un’altra censura ben più grave oggi esistente perché non si limita ai social, ma a tutte le forme di comunicazione verbale scritta e orale : la censura da parte della Chiesa nei confronti dei sacri testi. Interi brani biblici, storici scritti e commenti dei Padri e dei Dottori della Chiesa letteralmente cancellati dalla memoria, dalle catechesi, dalle omelie, dai giornali e giornaletti diocesani e parrocchiali perché non consoni alla diacronica lettura che Bergoglio e i suoi epigoni e giannizzeri fanno delle Sacre Scritture. Parole come Rivelazione, Redenzione, Remunerazione, Salvezza, Giustizia, Castigo, Alleanza, Maestà, Onnipotenza di Dio, letteralmente scomparse. E in aggiunta consideriamo le distorsioni di concetti ormai radicati , brani ritagliati ad arte per far dire ai Vangeli cose che non dicono, o non far dire quello che in realtà dicono. Anche su tutto questo la nostra protesta non deve mancare di farsi quotidianamente sentire.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Ci sono casi in cui la sorpresa manifestata è il gesto manifesto dell’incapacità di volare – non solo “alto” – degli struzzi.
    La costrizione fa rima con persuasione, ma ne è la negazione, con la sola rima a cementare questo rapporto di non-forza. Di certo la censura non spaventa e non piega gli spiriti autenticamente liberi, che si convincono soltanto per la forza della bontà delle idee.

  • Enrico Nippo ha detto:

    “Alzare il sopracciglio”?

    Bisognerebbe alzare le mani ma le “libertà democratiche” non lo permettono, anzi lo aborrono.
    Una fregatura colossale.

    Come dire: mettetevi proni e zitti!

    “Noi non abbiamo esempi, nei nostri annali, di una repubblica realmente democratica che abbia resistito più di qualche anno senza decomporsi e scomparire nella sconfitta o nella tirannia; giacché le nostre folle hanno, in politica, il naso del cane, che ama solo i cattivi odori. Esse non scelgono che i meno buoni, e il loro fiuto in questo è quasi infallibile”.
    Maurice Maeterlinck

  • Zuzz ha detto:

    La mi scusi , illustrissimo. Perché non ricorda anche le incursioni degli hackers qui, mi sembra nella primavera 2019 ?
    Se glielo ricordo è perché ho l’impressione che i nostri Nemici siano di nuovo all’opera.
    Penso di fare una denuncia alla polizia postale.

  • : ha detto:

    Il fatto è che tutti gli organi rappresentati mentre strozzano lo Zio Sam nella vignetta (ma non si limitano a lui) sono solo strumenti; potentissimi, ma strumenti. Se non lo fossero si farebbero concorrenza fra di loro, uno avrebbe interesse a “blandire” quella parte di utenza che viene “ostracizzata” dall’altro; o si spartirebbero le “quote di mercato”: le Mercedes fa le macchine per i danarosi, le Fiat le Panda per i poveracci. Invece no: fanno tutti le Mercedes per i danarosi (= quelli che si sottomettono al lavaggio del cervello), e per i poveracci (= quelli che si sforzano di dimostrare che gli asini non volano): vadano a piedi, niente Panda, cioè una minima possibilità di esprimere il proprio pensiero.

    Lo stesso vale per le emittenti televisive e per i quotidiani seppur con qualche eccezione, ma a rischio – per quest’ultimi – di passare sotto la censura (ma in questo caso si parla di “doveroso intervento”) dell’Ordine dei giornalisti, come qualche volta è successo.

    Nella stessa RAI un tempo il primo canale diceva cose opposte a quelle che diceva il terzo: ora sono praticamente programmi fotocopia in riferimento all’indirizzo “politico” (in senso lato); evidentemente si passano le “veline” imposte dall’alto che a loro volta le ricevono dall’esterno. Non solo la RAI, ma tutte le emittenti, perfino quelle a carattere locale.

    E allora il problema non sono i singoli organi d’informazione, “social” ecc. Bisogna risalire al Grande Vecchio, (singolo o plurimo che sia), al “Centro di Comando”. E qui la cosa si fa difficile, credo impossibile, anche se si conoscono alcuni nomi che ne costituiscono lo “Stato Maggiore”