GUIDO FERRO CANALE: COME (NON) RISCONTRARE UN’ERESIA..

2 Ottobre 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Carissimi Stilumcuriali, il dibattito sul Concilio, rinfocolato dalle prese di posizione dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, non conosce soste. Siamo felici di ospitare questo intervento del prof. Guido Ferro Canale, che aggiunge nuova legna al fuoco del dibattito. Buona lettura. 

Come (non) riscontrare un’eresia

Mons. Viganò, che ha meritoriamente voluto riaprire il dibattito sul Concilio, è tornato in argomento con qualche novità. Oltre a riproporre la tesi secondo cui i testi conciliari sarebbero volutamente equivoci, infatti, egli è giunto ora a sostenere che, almeno in alcuni casi, non vi sia affatto equivoco, ma errore sicuro, cui non può essere permesso di ammantarsi dell’autorità magisteriale.

Purtroppo, però, l’Arcivescovo adduce un solo esempio… E temo che non lo abbia scelto tra i migliori. Conviene citare il suo pensiero per esteso:

La proposizione della Lumen Gentium «Ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale» (LG, 16) non può avere alcuna interpretazione cattolica: anzitutto perché il dio di Maometto non è uno e trino, e in secondo luogo perché l’Islam condanna come blasfema l’Incarnazione della Seconda Persona della Santissima Trinità in Nostro Signore Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo. Affermare che «il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani» contraddice palesemente la dottrina cattolica, che professa la Chiesa Cattolica, a titolo esclusivo, unica arca di salvezza. La salvezza eventualmente conseguita dagli eretici, e a maggior ragione dai pagani, proviene sempre e solo dall’inesauribile tesoro della Redenzione di Nostro Signore custodito dalla Chiesa, mentre l’appartenenza a qualsiasi altra religione è un impedimento al perseguimento della beatitudine eterna. Chi si salva, si salva per implicito desiderio almeno implicito di appartenere alla Chiesa, e nonostante la sua adesione ad una falsa religione: mai in virtù di questa. Poiché quel che essa ha di buono non le appartiene, ma è usurpato; e quello che ha di erroneo è ciò che la rende intrinsecamente falsa, dal momento che la commistione di errori e verità trae più facilmente in inganno i suoi adepti.

Premetto che condivido in toto le sue considerazioni dottrinali,[1] ma assolutamente nulla dell’esegesi testuale. Pur con tutta la stima che nutro nei suoi confronti, infatti, mi è impossibile non notare come egli faccia dire al testo ciò che esso non dice affatto, ossia che l’Islam sarebbe un mezzo positivo di salvezza. L’errore essenziale di merito sta nell’aver confuso “disegno di salvezza” – nell’originale latino “propositum salutis” la volontà salvifica universale di Dio, che è un dogma di fede – e mezzo di salvezza; invece, l’errore di metodo mi sembra, con tutto il rispetto, veramente madornale… sarebbe bastato, dopotutto, citare il testo completo di LG 16!

Infine, quanto a quelli che non hanno ancora ricevuto il Vangelo, anch’essi in vari modi sono ordinati al popolo di Dio [32]. In primo luogo quel popolo al quale furono dati i testamenti e le promesse e dal quale Cristo è nato secondo la carne (cfr. Rm 9,4-5), popolo molto amato in ragione della elezione, a causa dei padri, perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili (cfr. Rm 11,28-29). Ma il disegno di salvezza abbraccia anche coloro che riconoscono il Creatore, e tra questi in particolare i musulmani, i quali, professando di avere la fede di Abramo, adorano con noi un Dio unico, misericordioso che giudicherà gli uomini nel giorno finale. Dio non e neppure lontano dagli altri che cercano il Dio ignoto nelle ombre e sotto le immagini, poiché egli dà a tutti la vita e il respiro e ogni cosa (cfr At 1,7,25-26), e come Salvatore vuole che tutti gli uomini si salvino (cfr. 1 Tm 2,4). Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll’aiuto della grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna [33]. Né la divina Provvidenza nega gli aiuti necessari alla salvezza a coloro che non sono ancora arrivati alla chiara cognizione e riconoscimento di Dio, ma si sforzano, non senza la grazia divina, di condurre una vita retta. Poiché tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro è ritenuto dalla Chiesa come una preparazione ad accogliere il Vangelo [34] e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita. Ma molto spesso gli uomini, ingannati dal maligno, hanno errato nei loro ragionamenti e hanno scambiato la verità divina con la menzogna, servendo la creatura piuttosto che il Creatore (cfr. Rm 1,21 e 25), oppure, vivendo e morendo senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale. Perciò la Chiesa per promuovere la gloria di Dio e densità salute di tutti costoro, memore del comando del Signore che dice: « Predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16,15), mette ogni cura nell’incoraggiare e sostenere le missioni.

A livello interpretativo, uno dei problemi principali dei testi del Concilio è la loro densità, lo sforzo di concentrare, all’interno di ciascun punto, una gran quantità di spunti, temi e argomenti. Appunto per questo, però, diventa importante individuare i punti cardine del ragionamento; l’impresa sarebbe molto più facile se ci trovassimo di fronte ad un Concilio dogmatico, dove questi punti sono già elencati nei canoni, mentre qui si tratta di seguire il discorso da un numero all’altro, all’interno dello stesso capitolo. Un po’ più laborioso, forse, ma non un cimento impossibile!

Il titolo del Cap. II della Lumen Gentium ce ne dà il tema: “Il popolo di Dio”; il n. 9 ce ne offre la definizione, o piuttosto la descrizione di come, dall’antico Israele, si sia passati al nuovo, cioè alla Chiesa (quella cattolica, come ha specificato subito prima il n. 8); i nn. 10 e 11 ci parlano della natura sacerdotale di questo popolo e dei Sacramenti, che ne sono la principale manifestazione; il n. 12, forse il più disorganico, aggiunge la missione profetica, l’indefettibilità nella fede e la presenza dei doni liberi di Dio, i “carismi”, accanto alla struttura gerarchica e sacramentato. Finalmente il n. 13 enuncia, in esordio, che “Tutti gli uomini sono chiamati a formare il popolo di Dio. Perciò questo popolo, pur restando uno e unico, si deve estendere a tutto il mondo e a tutti i secoli, affinché si adempia l’intenzione della volontà di Dio, il quale in principio creò la natura umana una e volle infine radunare insieme i suoi figli dispersi (cfr. Gv 11,52). A questo scopo Dio mandò il Figlio suo, al quale conferì il dominio di tutte le cose (cfr. Eb 1,2), perché fosse maestro, re e sacerdote di tutti, capo del nuovo e universale popolo dei figli di Dio.”. Spiega che pertanto questo popolo è diverso dagli altri, li trascende, li può abbracciare senza assorbirli. E conclude: “Tutti gli uomini sono quindi chiamati a questa cattolica unità del popolo di Dio, che prefigura e promuove la pace universale; a questa unità in vario modo appartengono o sono ordinati sia i fedeli cattolici, sia gli altri credenti in Cristo, sia infine tutti gli uomini senza eccezione, che la grazia di Dio chiama alla salvezza.”.

I numeri successivi sviluppano i singoli punti: il 14 riguarda i fedeli cattolici, cui ricorda severamente la necessità della Chiesa per la salvezza; il 15 ai cristiani acattolici, descrivendo per sommi capi i molteplici elementi di unità che ancora sussistono e l’impulso soprannaturale ad operare “affinché tutti, nel modo da Cristo stabilito, pacificamente si uniscano in un solo gregge sotto un solo Pastore”. Infine, il n. 16, che è il nostro, passa ai non cristiani e anche per loro individua qualcosa che hanno in comune con il Popolo di Dio. Non certo allo scopo di dire che si salvano grazie al fatto di non farNe parte, ma per affermare – come fa S. Tommaso nel testo richiamato alla nota 18 – che già adesso Cristo è il capo di tutti gli uomini, sebbene non di tutti nello stesso modo, ed esercita un influsso attuale che salva i pagani anche senza l’opera visibile della Chiesa o dei Sacramenti, quando tali mezzi non siano trascurati per colpa. L’ultimo periodo e il n. 17, che conclude il capitolo, completano il discorso parlando del mandato missionario del Popolo di Dio.

Mi sembra che questo basterebbe, ad un esame obiettivo, per concludere che l’interpretazione proposta da Mons. Viganò, ben lungi dall’essere la sola possibile, manca di una base testuale solida.

Visto però che egli insiste altresì sull’elemento intenzionale, sulla volontà dei novatori di trarre in inganno, giudico opportuno aggiungere che il periodo sui musulmani è stato completamente riscritto nell’ultima redazione del testo… e che all’equivoco, semmai, si prestava il precedente, secondo cui “Alla rivelazione fatta ai Padri non sono del tutto estranei neppure i figli di Ismaele, che, riconoscendo Abramo come padre, credono altresì nel Dio di Abramo”.[2]Basta confrontare le due stesure per capire che si è proprio voluto evitare di dire che il dio dei musulmani è lo stesso Dio di Abramo!

E infatti la modifica risale ad un consistente gruppo di membri del Concilio (“circa 230, che vivono soprattutto in oriente”), preoccupati tra l’altro di ribadire che “obiettivamente i musulmani non possiedono pura la rivelazione fatta ai Padri”. Avrebbero però voluto aggiungere che essi credono anche che Dio abbia parlato per mezzo dei profeti; ma qui si è opposta la Commissione, osservando che “facilmente, attraverso quest’ultimo inciso, si capirebbe che Dio ha parlato per mezzo di Maometto”.[3]

Insomma, l’equivoco teorizzato da Mons. Viganò – o qualcosa di molto simile – è stato previsto già durante l’iter della Costituzione sulla Chiesa… ma, anziché coltivarlo, lo si è voluto attentamente evitare!

Con successo, almeno a mio parere.

Semmai, più che su singoli punti dei diversi documenti, converrebbe soffermarsi su un problema a monte: come mai il Concilio avrebbe voluto essere dogmatico e definitorio, ma non lo è stato?

Quando, durante il primo periodo, si è deciso di rielaborare tutti gli schemi, l’indicazione espressa era proprio nel senso di abbreviare, sintetizzare… e redigere canoni dottrinali![4]

Come mai questo non è stato fatto? Chi ha deciso altrimenti?

Di tante “Storie del Concilio” che sono state scritte, nemmeno una, a quanto ne so, si pone il problema, non parliamo poi di fornire una risposta.

Io non ho modo di cercarla per conto mio, anche perché non saprei da che parte cominciare; ma chi volesse dare un fondamento storico solido alla tesi delle manovre dei novatori e del Concilio manipolato ha qui una pista da esplorare e un lavoro tracciato.

Genova, li 28 settembre 2020

Guido Ferro Canale

 


[1] Anche se nutro qualche perplessità circa il “desiderio implicito”, perché, se il ragionamento è “Se conoscessero la Chiesa, vorrebbero farne parte”, mi sembra piuttosto una finzione – in senso giuridico – un attribuire loro un desiderio che di fatto, benché senza colpa, non provano. Il punto, però, non è rilevante ai nostri fini.

[2]Nec revelationi Patribus factae omnino extranei sunt filii Ismael, qui, Abraham patrem agnoscentes, in Deum quoque Abrahae credunt”. F. Gil Hellin, Concilii Vaticani II Synopsis in ordinem redigens schemata cum relationibus necnon Patrum orationes atque animadversiones. Constitutio dogmatica de Ecclesia Christi Lumen Gentium, Città del Vaticano 1995, pag. 133

[3] Ivi, pagg. 132-3.

[4] Purtroppo, nel momento in cui scrivo non ho sottomano i relativi documenti, che sono però stati pubblicati in appendice a B. Lai, Il Papa non eletto. Giuseppe Siri, Cardinale di Santa Romana Chiesa, Roma-Bari 1993, grazie a cui ne ho scoperto l’esistenza, e immagino che si trovino anche nel volume degli Acta Synodalia che comprende gli atti del Consiglio per gli Affari Straordinari, ma non ho avuto modo di consultarlo.

§§§




STILUM CURIAE HA UN CANALE SU TELEGRAM

 @marcotosatti

(su TELEGRAM c’è anche un gruppo Stilum Curiae…)

E ANCHE SU VK.COM

stilumcuriae

SU FACEBOOK C’È LA PAGINA

stilumcuriae




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

 L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

ANDATE ALLA HOME PAGE

SOTTO LA BIOGRAFIA

OPPURE CLICKATE QUI 




Questo blog è il seguito naturale di San Pietro e Dintorni, presente su “La Stampa” fino a quando non fu troppo molesto.  Per chi fosse interessato al lavoro già svolto, ecco il link a San Pietro e Dintorni.

Se volete ricevere i nuovi articoli del blog, scrivete la vostra mail nella finestra a fianco.

L’articolo vi ha interessato? Condividetelo, se volete, sui social network, usando gli strumenti qui sotto.

Se invece volete aiutare sacerdoti “scomodi” in difficoltà, qui trovate il sito della Società di San Martino di Tours e di San Pio di Pietrelcina

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

13 commenti

  • Antonio Cafazzo ha detto:

    Oggi 02 ottobre 2020 in Italia mi pare che nella Messa si leggerà il Vangelo di San Matteo (18,1-5.10).
    In Spagna – invece – nella Messa sarà letto il Vangelo di San Luca (10, 13-16) (perché questa diversità se la Chiesa è UNIVERSALE ? Boh!) che recita come ben sanno i “praticanti”:
    “En aquel tiempo, dijo Jesús: «¡Ay de ti, Corozaín; ay de ti, Betsaida! Si en Tiro y en Sidón se hubieran hecho los milagros que en vosotras, hace tiempo que se habrían convertido, vestidas de sayal y sentadas en la ceniza. Por eso el juicio les será más llevadero a Tiro y a Sidón que a vosotras. Y tú, Cafarnaún, ¿piensas escalar el cielo? Bajarás al infierno…”

    L’ultima frase: “¿piensas escalar el cielo? Bajarás al infierno.” (“pensi scalare il cielo? Scenderai nell’inferno…”) cosa insegna e a chi? Roma leonina come Cafarnaun?

  • Lorenzo Della Corte ha detto:

    “Tutti gli uomini sono chiamati a formare il popolo di Dio” , e per questo Cristo si è fatto uomo per portare la buona novella,, e la Chiesa ha la missione di far conoscere il Vangelo a tutto codesto popolo in formazione.
    Quanto al Dio degli ebrei e dei mussulmani, è lo stesso Dio e non c’entra che questi ultimi non sappiano riconoscere la natura trinitaria di Dio. Del resto il contemporaneo di Maometto San Giovanni Damasceno, padre della Chiesa, riconosceva nell’islam una eresie cristiana, che al pari degli ariani, non riconosceva la divinità di Cristo.

  • Luisa ha detto:

    … L’ultima spia d’amore nel punto della morte.
    La nostra bontà, il nostro amore è tanto, che tentiamo tutte le vie, usiamo tutti i mezzi per strapparlo dal peccato, per metterlo in salvo e, se non Ci riusciamo in vita, facciamo l’ultima sorpresa d’amore nel punto della morte.
    Or tu devi sapere che in quel punto è l’ultima spia d’amore che facciamo alla creatura e la corrediamo di grazie, di luce, di bontà; Ci mettiamo tali tenerezze d’amore, da ammollire e vincere i cuori più duri, e quando la creatura si trova tra la vita e la morte, tra il tempo che finisce e sta per incominciare l’Eternità, quasi nell’atto che l’anima sta per uscire dal corpo, Io, il tuo Gesù, mi faccio vedere con una amabilità che rapisce, con una dolcezza che incatena e raddolcisce le amarezze della vita, specie di quel punto estremo; poi il mio sguardo… la guardo, ma con tanto amore da strapparle un atto di dolore, un atto d’amore, una adesione alla mia Volontà.
    Ora in quel punto di disinganno, nel vedere, nel toccare con mano quanto le [creature] abbiamo amate ed amiamo, sentono tale dolore che si pentono di non averCi amato, e riconoscono la nostra Volontà come principio e compimento della loro vita e come soddisfazione accettano la morte per compiere un atto di nostra Volontà. Perché, tu devi sapere che se la creatura non facesse neppure un atto di Volontà di Dio, le porte del Cielo non vengono aperte, né viene riconosciuto come erede della Patria Celeste, né gli Angeli e Santi la possono ammettere fra loro, né lei vorrebbe entrarci, perché conoscerebbe che non gl’appartiene.
    Perciò senza la nostra Volontà non vi è, né santità vera, né salvezza. E quanti ne vengono salvati in virtù di questa nostra spia tutta d’amore, – meno che i più perversi ed ostinati, – sebbene gli converrà fare la lunga tappa del Purgatorio. Perciò il punto della morte è la nostra pesca giornaliera, il ritrovamento dell’uomo smarrito.»
    22 Marzo 1938 FIAT! – Libro di Cielo – Vol. 35 Tomo 12

  • Boanerghes ha detto:

    A mio avviso, sarebbe ora di sconfessare ed accantonare il cosiddetto spirito del concilio.
    Quello che conta è ciò che è stato messo per iscritto, non ciò che è in effetti aria fritta.
    Cui uno può fare dire ed intendere ciò che vuole.

    • Don Pietro Paolo ha detto:

      Sono pianamente d’accordo con lei, Boanerghes.
      Che Dio voglia la salvezza di tutti già lo scriveva S. Paolo (cfr 1 Tm 2,4), e che possono salvarsi anche i non battezzati (ignari di Cristo e non colpevoli) non è una novità del Concilio, anche Dante lo attesta:
      “A questo regno
      non salì mai chi non credette ‘n Cristo,
      né pria né poi ch’el si chiavasse al legno.
      Ma vedi: molti gridan “Cristo, Cristo!”,
      che saranno in giudicio assai men prope
      a lui, che tal che non conosce Cristo; 108
      e tai Cristian dannerà l’Etïòpe,
      quando si partiranno i due collegi,
      l’uno in etterno ricco e l’altro inòpe”
      (L’aquila (l’insegna romana) riprende la sua posizione e torna simile al simbolo dell’Impero romano, quindi ricomincia a parlare e dichiara che nessuno è mai asceso al Paradiso senza aver creduto in Cristo venturo o venuto. Molti sulla Terra hanno sempre il nome di Cristo sulle labbra, e tuttavia il Giorno del Giudizio saranno a Lui molto meno vicini di quegli uomini che non l’hanno mai conosciuto e sono morti senza battesimo; e un Etiope, morto senza la fede, potrà condannare quei falsi cristiani nel momento in cui il giudizio divino separerà in eterno le anime fra eletti, destinati alla salvezza, e reprobi, destinati alla dannazione).

      • Don Pietro Paolo ha detto:

        Forse anche Dante era un modernista?

      • Enrico Nippo ha detto:

        Ognuno può fare dire ed intendere ciò che vuole a prescindere dallo spirito del concilio. Una prova evidente di ciò è questo blog (che ovviamente non è il solo).

        Confusione … confusione … confusione … ognuno dice la sua … l’oggettività è una chimera …

        • Boanerghes ha detto:

          Mai letto letto interventi così ” relativi” come i suoi.
          Perché non continua ad approfondire il concetto di verità?
          Magari arriverà a conoscere il Signore, via verità e vita

          • Enrico Nippo ha detto:

            “Approfondire il concetto di verità”?

            Quando mai l’approfondimento di un concetto ha condotto alla verità del suo significato?

            La verità non è un concetto, è …LA verità.

  • Enrico Nippo ha detto:

    “Aggiungere nuova legna al fuoco del dibattito”

    Immagine suggestiva.

    Ma oltre al fuoco e alla legna non dovrebbe esserci anche un terzo elemento, ovvero il da cuocere? E in che consisterebbe?

    Uno potrebbe dire: la legna e il fuoco possono servire anche soltanto per riscaldarsi, ma resta la domanda: a che serve questo riscaldarsi?

    O forse il fuoco del dibattito resta fine a se stesso?

    (Questo è tutt’altro che è un intervento sarcastico!)

  • IMMATURO IRRESPONSABILE ha detto:

    Nonostante l’ autorevolissima paternità della stessa, credo sia opportuno sostituire la formula 《ermeneutica della continuità contro ermeneutica della discontinuità》, con 《interpretazione giusta (concorde con la Tradizione) contro le interpretazioni errate (in contraddizione con la Tradizone)》.
    Mettersi come obiettivo, oggi, il ripudio del CVII, significa suicidarsi prima di combattere.
    Chiediamo piuttosto a esegeti di solido spessore (con Ferro Canale direi che si comincia bene) una forte difesa (nella dogmatica, nella filosofia morale, nel diritto) della interpretazione autentica del Magistero contro il neo-modernismo (il conciliarismo prima di tutto). anche per disvelare, finalmente, come truffaldina l’ invenzione dello “spirito del concilio” giustificatrice della demolizione della dottrina.

  • Nicola Buono ha detto:

    Fuori Tema. Dalla Nuova Bussola Quotidiana di oggi.

    https://www.lanuovabq.it/it/rapporto-lislam-ha-occupato-lo-stato-francese