DEOTTO, LA TRAGEDIA DI LECCE E LA NOSTRA QUOTIDIANA FOLLIA.

1 Ottobre 2020 Pubblicato da

 

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, l’amico e collega Paolo Deotto – che ringraziamo di cuore – ci ha mandato questa sua riflessione sulla tragedia di Lecce. E le sue considerazioni mi sembra che meritino una riflessione attenta e triste sulla follia assoluta dei tempi in cui viviamo. Buona – mesta – lettura. 

§§§

Caro Marco,

mi è capitato più di una volta di sentirmi dire che ho delle “fissazioni”, perché torno spesso su alcuni argomenti, che peraltro a me sembrano quelli essenziali. E proprio alla luce delle mie “fissazioni” vorrei condividere con te alcune riflessioni su quel terribile duplice omicidio che si è consumato a Lecce.

Il giovane assassino, reo confesso, ha dichiarato che le due vittime erano “troppo felici” e questo gli aveva fatto “montare la rabbia”. E alla rabbia è seguito lo scatenamento della crudeltà, preceduto però, a quanto pare, da una pianificazione abbastanza scrupolosa del crimine. L’avvocato che avrà l’arduo compito di difendere in giudizio questo assassino non potrà che aggrapparsi all’infermità mentale. “Solo chi non è sano di mente può compiere atti di questo genere”. E vedremo come andrà.

Ma, al di fuori di quelle che in fondo non sono che alchimie giuridiche, che del resto l’avvocato non potrà non fare, mi pare che si impongano alcune riflessioni.

Il giovane assassino è un pazzo? Resta il fatto che, almeno da quanto si legge, non aveva mai avuto precedenti di tipo psichiatrico. Un carattere introverso non è certo da solo in grado di definire la “pazzia”.

E tra l’altro in questo caso specifico, l’assassino aveva ben pianificato il suo crimine, arrivando a fare anche la mappa delle telecamere presenti nella zona in cui abitavano le povere vittime. E infatti, da quanto sentivo ieri alla radio, è stato solo l’errore nella valutazione del raggio di copertura di una telecamera a perderlo: è stato inquadrato e i Carabinieri lo hanno identificato.

Insomma, un ventunenne che non aveva mai fatto nulla di illegale decide di uccidere due persone. E studia bene il crimine, si fa anche la nota spese di quanto gli serve, compresi i detersivi per eliminare le tracce di sangue.

Tutto questo “per rabbia”.

Adesso è tranquillizzante per tutti, e non solo per l’avvocato difensore, dire “è roba da pazzi”. È tranquillizzante, perché ognuno dice in sé stesso “io non potrei mai fare una cosa così orrenda”.

Ma invece a me viene da pensare che questo assassino altri non è che un figlio dell’epoca di follia che viviamo, senza per questo, ci tengo a sottolinearlo, togliergli un briciolo di responsabilità.

Dal “mitico” sessantotto si sono radicate nella società (ex)civile alcune idee malate, che in cinquant’anni hanno continuato a germogliare e a crescere, fino a diventare “sentire comune”. Con i risultati che vediamo al giorno d’oggi.

La frenetica, infantile, pretesa di poter realizzare tutti i propri desideri, anche i peggiori, ha preso solide radici, anche perché, nella latitanza sciagurata della Chiesa (che un tempo era custode dell’ordine morale) è diventato impossibile definire cosa sia male e cosa sia bene. È una strada che si percorre e che via via porta a risultati sempre più spaventosi. Una volta era di sicuro “male” abortire, perché era la soppressione di un innocente. Ma in anni e anni di aborto libero, si è radicata la convinzione che abortire è un lecito diritto. Una volta era di sicuro “male” uccidere vecchi e malati, perché sono fastidiosi. Ma anche l’eutanasia pian piano è entrata nella testa della gente come cosa lecita. Anzi, addirittura “buona”, fatta per il bene della vittima. Una volta la sfera sessuale apparteneva alle cose privatissime, di cui semplicemente non si parlava coram populo. Adesso la sessualità è sbattuta in faccia in ogni momento e le perversioni rivendicano il diritto di essere considerate “normalità”. E infatti, sulla scia dell’esaltazione dell’omosessualità, stiamo arrivando allo sdoganamento della pedofilia.

Insomma, torniamo sempre lì, alle mie fissazioni. Ma una morale “in movimento” è una contraddizione in termini, perché quello che oggi è male può divenir lecito, e addirittura “bene” domani.

Se io oggi ho un desiderio e non riesco ad appagarlo, perché dovrei rassegnarmi? Potrei magari impegnarmi ad appagare in modo onesto il mio desiderio (sempre che il desiderio sia onesto).

Già, ma qui torniamo nel caos. Perché cosa è onesto e cosa non lo è? E chi lo stabilisce?

E arriviamo al problema fondamentale. La società (ex)civile, che con gioconda gaiezza ha voluto fare a meno del Padreterno, si scopre malata, confusa, smarrita. Perché c’è un’altra cosina da sottolineare: l’uomo non nasce “buono”. Infatti, ha bisogno del Battesimo per liberarsi dal primo peso, quello del peccato originale. E ha bisogno tutta la vita dei Sacramenti, per non essere sopraffatto dal male. Ma al giorno d’oggi è vietato parlare di peccato e redenzione. Siamo tutti buoni, buonissimi (a parte Salvini, beninteso) e Dio è un dispensatore di misericordia a prezzi di realizzo…

Se l’uomo era la creatura bella, buona e gioconda che in molti si immaginano, che bisogno c’era dell’arrivo del Redentore?

E torniamo a Lecce, dove un giovane vede una coppia felice, e nella sua testa “monta la rabbia”. Lui non ha quello che loro hanno. Ma purtroppo non dice a sé stesso che se vivrà da persona onesta, potrà anche lui raggiungere quel po’ di felicità che possiamo avere su questa Terra.

Già, ma come fa a dirlo a sé stesso? Cosa vuol dire ormai essere una persona “onesta”? Vuol dire non essere omofobo? Fare la raccolta differenziata? Portare la mascherina anche sotto la doccia?

Un giovane smarrito immerso in una società smarrita, così smarrita da crearsi, avendo voluto eliminare il Buon Dio, tante ritualità pagane a titolo di consolazione. Una delle cose più ridicole nei trascorsi mesi di isolamento per la vera o presunta epidemia, è accaduta quando un giorno fu lanciato il consiglio (o l’ordine) di cantare a mezzogiorno “Bella ciao”. Il cavolo a merenda. L’idolo del momento a cui aggrapparsi, avendo dimenticato che la nostra salvezza esiste già da duemila anni.

Torniamo a Lecce. Quel giovane è “arrabbiato”. Così arrabbiato che decide di distruggere le cause della sua “rabbia”, i due fidanzati. Già, perché tra l’altro nessuno gli ha insegnato che bisogna imparare a dominare i propri impulsi. Vecchie norme di sapere fascista. Se hai un desiderio, soddisfallo… del resto, che vale la vita? Come ci diceva Madre Teresa di Calcutta, se una legge permette alla madre di uccidere il proprio figlio, perché io non posso uccidere te?

E quindi chiudo con una delle mie fissazioni. Anzi, direi che è la fissazione unica e costante. È perfettamente inutile adesso strizzarsi il cervello per capire i “perché” del crimine di Lecce. Il perché è sempre quello: se non si recupera la morale cristiana, che aveva costruito una società sana e moralmente solida, che aveva costruito la civiltà, si andrà sempre di più verso la rovina. Direi che decenni di “morale laica” stanno a dimostrarlo.

§§§




STILUM CURIAE HA UN CANALE SU TELEGRAM

 @marcotosatti

(su TELEGRAM c’è anche un gruppo Stilum Curiae…)

E ANCHE SU VK.COM

stilumcuriae

SU FACEBOOK C’È LA PAGINA

stilumcuriae




SE PENSATE CHE

 STILUM CURIAE SIA UTILE

SE PENSATE CHE

SENZA STILUM CURIAE 

 L’INFORMAZIONE NON SAREBBE LA STESSA

 AIUTATE STILUM CURIAE!

ANDATE ALLA HOME PAGE

SOTTO LA BIOGRAFIA

OPPURE CLICKATE QUI 




Questo blog è il seguito naturale di San Pietro e Dintorni, presente su “La Stampa” fino a quando non fu troppo molesto.  Per chi fosse interessato al lavoro già svolto, ecco il link a San Pietro e Dintorni.

Se volete ricevere i nuovi articoli del blog, scrivete la vostra mail nella finestra a fianco.

L’articolo vi ha interessato? Condividetelo, se volete, sui social network, usando gli strumenti qui sotto.

Se invece volete aiutare sacerdoti “scomodi” in difficoltà, qui trovate il sito della Società di San Martino di Tours e di San Pio di Pietrelcina

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , ,

Categoria:

23 commenti

  • Giovanna ha detto:

    Scusate, il correttore automatico ha colpito ancora. “Rivestono di un’alea”

  • Giovanna ha detto:

    Scusate, il correttore automatico ha colpito ancora. “Rivestono di un’alea”di punizione che non gli appartiene.

  • Giovanna ha detto:

    Buongiorno a tutti. Bellissime ed interessanti riflessioni. Ho notato che molti nei loro interventi tirano in ballo “la società malata” nella quale viviamo. E come non essere d’accordo, lo sottoscrivo. Attenzione però, perché dando la responsabilità unicamente alla “società”, di cui noi tutti facciamo parte, assolviamo la società primaria con la quale viene a contatto l’essere umano, cioè LA FAMIGLIA! I valori o i disvalori, la morale o l’immoralità, la durezza nei rapporti con le figure di riferimento importanti, seppur ammantate di buone intenzioni, fanno la differenza tra un bambino che diventerà un adulto equilibrato ed uno che costruirà dentro di sé un individuo parallelo a quello che è veramente. Per quanto riguarda la religione o il credere o meno, la religione cattolica è l’unica a riconoscere al l’individuo la LIBERTÀ di scegliere o meno, di essere o non essere. Forse alcuni la impongono di pur contro la volontà dei figli e la rivestono di un’altra di punizione che non gli appartiene. Bisogna essere cauti e prudenti anche negli insegnamenti importanti. Buona giornata a tutti.

  • Carmelina Gueli ha detto:

    Tutte li commenti che precedono questo che sto scrivendo parlano della necessità di ritornare alla morale cristiana.Nessuno però rileva che della morale cristiana quella situazione non aveva niente. I due fidanzati convivevano, e hanno dato in affitto una stanza nel loro appartamento ad un estraneo. La convivenza è al di fuori della morale cristiana, mettersi un estraneo in casa non è proprio previdente. Di questo non si parla in nessun commento.

    • Valeria Fusetti ha detto:

      Gentile signora il fatto che i due giovani convivessero cosa cambia per quello che riguarda l’atto criminale dell’assassino e delle sue motivazioni ? Anche se fosse stato gravemente scandalizzato per lo stile di vita dei due giovani non avrebbe avuto il diritto di ammazzarli. Ma per sua ammissione non era scandalizzato, era invidioso. Ci pensi bene: invidioso. Una di quelle persone che si sentono sminuite per tutto ciò che gli altri hanno, e lui no. Che ciò che un altro ha lo porta via a lui ! Che invece ha lo stesso diritto ! E per terminare la invito a riflettere sul fatto che oltre al divieto di fornicare esiste pure quello di uccidere, mentre non esiste quello di affittare una camera, attività antica quanto le case.

  • Lily ha detto:

    Su Rai 1 , ieri si parlava di questo fatto orrendo. Ebbene, il titolo definiva continuamente l’ assassino ex chierichetto. In questo modo l’ associazione di idee è assicurata.

    • Raffaella ha detto:

      Verissimo, spesso in casi di cronaca nera viene sottolineato come il responsabile abbia frequentato l’oratorio per anni.
      Certamente frequentare un ambiente religioso non rende automaticamente santi però dovremmo chiederci cosa imparano i ragazzi negli oratori.

  • Maria Michela Petti ha detto:

    Questo efferato delitto e il comportamento tenuto – come documentato – dal reo confesso porterebbero alla discolpa della rinuncia ad allevare la serpe in seno, avendo egli goduto dell’accoglienza da parte delle vittime nel proprio domicilio. Troppo spesso la generosità e la disponibilità vengono ripagate, nel migliore dei casi, con l’ingratitudine. Tanto più nella crisi valoriale che caratterizza la società in cui ci troviamo a vivere; considerato che già Cicerone avvertiva: «Nulla perturba tanto la vita umana quanto l’ignoranza del bene e del male».
    Ignoranza che pesa sulla pretesa diffusa di avere tutto e subito. Schopenhauer, osservando la tendenza generale dei mediocri ad allearsi e a congiurare per soffocare ogni manifestazione di “eccellenza”, è stato lapidario: «La vista di qualità preminenti di solito provoca la rabbia di chi non vale niente».
    È questo l’handicap che impedisce di accettare il consiglio di Tiziano Terzani per sedare proprio la rabbia: «Guarda un filo d’erba al vento e sentiti come lui».

  • GIORGIO VIGNI ha detto:

    Ennesimo omaggio e conferma a quel “cattivo arnese” di S.Agostino:
    A forza di vedere tutto si finisce per sopportare tutto.
    A forza di sopportare tutto si finisce per tollerare tutto.
    A forza di tollerare tutto si finisce per accettare tutto.
    A forza di accettare tutto si finisce per approvare tutto.

    G.Vigni

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    E’ difficile tentare di entrare nella logica dei fatti di Lecce ma a me pare di vedervi una certa analogia con l’uccisione di Abele da parte di Caino. L’invidia non repressa e lasciata crescere fino al punto di diventare una sofferenza insopportabile. L’individuare nell’invidiato la causa di tale sofferenza e nella sua soppressione fisica l’unica via possibile per uscirne ne è la conseguenza.
    L’invidia, credo utile ricordarlo, è un vizio capitale, cioè un vizio primario da cui ne discendono altri come vizi secondari:per esempio l’aggressività incontrollata fino a sfociare nel delitto.
    L’articolo mette in evidenza che l’uccisore ha pianificato con cura meticolosa il duplice omicidio.
    L’errore di base è però a monte ed è proprio un errore di pianificazione. Se l’obiettivo fosse stato correttamente individuato dal ragazzo nella soppressione della sua sofferenza, la prima fase della pianificazione avrebbe dovuto consistere nella ricerca di tutte le alternative possibili e nella scelta di quella meno pesante, costosa e foriera di conseguenze estremamente negative, prima di tutto, per se stesso. Cosa che, a quanto pare, il povero ragazzo non ha saputo fare.
    Quanti sbagli non facciamo anche noi in questo modo ? Fortunatamente, però, per cose assai meno gravi.

  • More Ferarum ha detto:

    Complimenti a Paolo Deotto.

    Sono completamente d’accordo con la sua disanima.

    Cercherò altri suoi scritti…

  • Raffaella ha detto:

    Una delle principali storture della Chiesa bergogliana è proprio l’aver esaltato la misericordia e il perdonismo oscurando l’azione del Male che esiste, non è una figura simbolica e continua ad affascinare uomini in tutte le epoche della Storia.
    Ci sono persone dedite al male,punto!! Godono a fare il male .
    Tutti pazzi, poveretti? Non credo.NSGC non ha versato tutto il suo sangue per una psicopatologia.
    Riguardo alla pianificazione di un crimine non è difficile da imparare, basta guardare qualche serie televisiva. Lì ti insegnano tutto!!!

    • Alessandro2 ha detto:

      Esattamente così, Raffaella: il male esiste ed è azione di una persona, il Maligno, l’assassino fin da principio, che travia le menti e si nutre di questo. Vedasi anche l’inquietante suicidio del bambino undicenne spinto dall'”uomo col cappuccio”, in realtà un personaggio immaginario che in tutto il mondo istiga al suicidio le persone più pure, e cioè proprio i bambini. E cos’è questo mostro virtuale, inafferrabile, se non una delle opere di satana? Insieme ai vari Caino, non solo questo di Lecce, ma tutti quelli in camice bianco che ammazzano i bambini nella pancia della loro mamma, alle mamme stesse traviate, ecc…

  • Fax ha detto:

    Davvero stimolante. Mi sia permessa una glossa. Deotto conclude: “Il perché è sempre quello: se non si recupera la morale cristiana, che aveva costruito una società sana e mortalmente solida, che aveva costruito la civiltà, si andrà sempre di più verso la rovina. Direi che decenni di “morale laica” stanno a dimostrarlo”.
    In realtà occorre recuperare la Fede cristiana capillarmente diffusa nel popolo e che in tal modo informa anche la mentalità dei non credenti (vedi Croce). E’ quella che genera la morale. Perché la morale senza fede è moralismo: un edificio privo di fondamenta, destinato, com’è accaduto, a crollare.

    • paolo deotto ha detto:

      Caro Fax, la ringrazio della precisazione e concordo in pieno con lei. In effetti ho rischiato di essere impreciso. La morale deriva dalla Fede cristiana e se quest’ultima è viva e diffusa, anche i non credenti ne vengono sanamente influenzati. Ricordo che quando ero giovane (anni fa, ahimè…) alla domenica si faticava a trovar posto in chiesa. La Fede permeava tutta la vita civile, sicchè anche gli “atei” tenevano un comportamento moralmente sano. Sembra di parlare di millenni fa. E invece sono decenni. Ergo, preghiamo il Signore che ci doni molti santi sacerdoti.

  • Paolo Meyer ha detto:

    Scusate se correggo il refuso: “moralmente solida”, non “mortalmente solida”… eh… gli scherzi tipici dei correttori automatici dei nostri word processor… pure loro ormai sono atei.

  • Adriana 1 ha detto:

    Un anno fa a Torino venne accoppato il giovane Stefano Leo da un altro giovane perchè mostrava un’espressione felice …
    Esempi di invidia allo stato ” brado “, di un desiderio tutto contingente di venire riconosciuti magari solo dai like di sconosciuti : ( gli “Influencer” insegnano .)
    Ma gli esempi di deregulation non si fermano qui .
    2001 ( nella ” evoluta” Germania) Arnim Meiwes evirò e uccise Bernard Jurgen Brandes che desiderava esser evirato e mangiato , come accadde …non erano analfabeti ma ingegneri .La rivelazione ,forse, più sconvolgente dell’assassino fu che in Germania migliaia di persone desideravano fare i cannibali o subire il cannibalismo ,inoltre ,- aveva aggiunto,- ” tale pratica diventerà molto utile per ovviare alla fame nel mondo .” “Il futuro cibo del mondo ” è stato più di recente publicizzato apertamente anche in una trasmissione televisiva dal prof. Magnus Soderlund , docente alla School of Economics di Stoccolma ( esempio di civilizzazione progressista svedese ).

    A proposito del sito cannibale tedesco , ne esiste
    ancora una abbondante porzione :” Available livestock”,
    dove si offrono ” mucche/donne” addestrate e ” disumanizzate” per ogni tipo di pratica .
    Si pensa a quando il Mondo aveva un senso…non globalista ma semplicemente cristiano .

  • Enrico Nippo ha detto:

    Potrebbe sembrare un fuori tema, ma, a ben vedere, non lo è affatto, e può fornire un piccolo lume in merito alla questione posta dal signor Deotto.

    Anche un maestro zen può parlare della Chiesa e può dire qualcosa di importante e più che attuale per un Cattolico, sempre che quest’ultimo non sia farisaicamente convinto che siccome è Cattolico, debitamente battezzato e cresimato, ha già messo a posto i suoi bagagli e può procedere tranquillamente per il suo viaggio con la certezza che il suo treno non deraglierà e lo porterà a destinazione.

    «Il carattere umano di Shakyamuni Buddha è stato formato a partire dalla potenza cosmica. Non si ritiene che l’essere umano sia totalmente sottomesso a un potere determinante in modo assoluto. Al contrario esso ha la possibilità di svegliare in sé la libertà assoluta aprendosi in pieno alla energia cosmica. Invece in Europa, con l’avvento del Rinascimento e con il rigoglio di nuove idee che a quell’epoca fioriscono, la sacrosanta autorità della Chiesa risplendette mentre essa esercitava il suo potere tenendo gli animi nel timore del castigo divino. Molte furono le lotte e le persecuzioni, ma esse non riuscirono a frenare l’evoluzione di un movimento d’insieme in cui trasparivano il bisogno di verità razionale e il gusto dell’arte; questo umanesimo, che non si stabilì senza brancolamenti e senza divergenze, si caricò di erudizione e si costituì in scienze speciali, primi annunci del razionalismo del Seicento. La Chiesa a mano a mano si indeboliva e non poteva più lottare contro l’autorità della ragione, di cui essa aveva nondimeno cercato di limitare il campo.
    Alla fine del Seicento e per tutto il secolo successivo la sovranità universale della ragione smantellerà il principio della fede, che a quel tempo era la chiave di volta dell’ordine stabilito. Dio dovette morire, sacrificato alla disalienazione e alla salvezza dell’uomo. Allora i filosofi si sono impossessati della fede, dandosi da fare per riconciliarla con la ragione, all’interno di un sistema a loro congeniale. Rimettendo in discussione i testi religiosi si provocò lo spiegamento dei sistemi metafisici, che però non riuscirono a supplire alla solidità di una dottrina religiosa universale a causa delle loro divergenze di fondo. L’umanesimo polivalente del XX secolo è l’esito di questa esplosione e di una simile fioritura: nel corso dei secoli la ragione si è messa progressivamente al servizio di una felicità umana più materiale che spirituale, affrettando il processo si decadenza della civiltà. Il potere cosmico (lo Spirito Santo dei cristiani) e l’uomo furono perciò incompatibili nella ricerca della felicità»

    Taisen Deshimaru Roshi – 1978

  • Terminologia ha detto:

    Non parlerei di morale cristiana : se vogliamo mettere un fondamento solido, potremmo pensare ai dieci comandamenti che valgono, oltre che per i cristiani tutti, cioè di tutte le varie confessioni, anche per gli ebrei.
    Così, per la vita civile, si potrebbe avere un fondamento certo e sicuro.
    In fin dei conti, Cristo ha ribadito che Lui non era venuto per modificare la legge, ma per portarla a compimento.

    • Alessandro2 ha detto:

      Io invece parlerei proprio di morale cristiana, poiché è in Cristo che si compie e ricapitola la storia della salvezza. Se no siamo fermi al taglione, che infatti l’ebraismo (e l’Islam) continuano a praticare abbondantemente.