Caro Don Moderatore di Genova, Torni a Fare il Pastore di Anime! Benedetta De Vito.
22 Luglio 2025
12 CommentiMarco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Benedetta De Vito, a cui va il nostro grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni su quanto accade nella Chiesa di Genova. Buona lettura e meditazione.
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Ho letto due lettere di sacerdoti, provenienti dalla Diocesi di Genova. Uno, anonimo, lamenta a ragione il nuovo corso sinodale del Vescovo, il secondo, in risposta, si autodefinisce un parroco-moderatore (la nuova figura inventata dal Vescovo di Genova) e racconta delle sue notti insonni, delle chiese vuote e altre cose, difendendo il nuovo corso “inclusivo”, con i laici a dire la loro e tutti felici e contenti (s’intende quattro gatti) a decidere l’orario della Santa Messa e tutto quanto.
La mia solidarietà di semplice fedele, una piccina cattolica, innamorata del Signore, piena, va al primo sacerdote che non si firma e al secondo, il parroco moderatore, mando un pro memoria che comincia qui sotto.
Dal mio nulla a un uomo di Dio, con rispetto e tanta fede.
Caro don, lei, da uomo di Dio, è chiamato a condurre il gregge, cioè a essere pastore delle anime per portarle al Signore. E’ Gesù stesso che lo ha stabilito. Lo stesso vale per il nuovo corso sinodale inventato da Bergoglio e che contraddice quanto ha detto il nostro adorato Salvatore: “Tu sei Pietro e su questa pietra fonderò la mia Chiesa”.
La Chiesa è una istituzione divina ed è una monarchia assoluta perché il nostro “Fondatore” è il Re dei Re.
La democratizzazione della Chiesa, come una sorta di rivoluzione francese (che si basa, a parte la ghigliottina, sull’uccisione del più piccolo dei figli di Maria Antonietta di Francia, unico erede sopravvissuto, murato vivo – leggete bene – e ucciso a dieci anni, cioè su un infanticidio…) fa semplicemente ridere i polli, anzi è una tragedia: diraderà le presenze in Chiesa, ucciderà la Chiesa visibile, intossicherà la fede.
I fedeli e i non credenti, che purtuttavia hanno nel cuore il sigillo del Padre, hanno fame e sete di Lui, bramano la Via, la Verità e la Vita (che è il Signore), non le chiacchiere!
Di queste ne han piene le orecchie nel mondo del blablabla in cui siamo orrendamente immersi.
Smetta di fare il moderatore e torni a fare il parroco, il pastore delle anime!
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Tag: bdv, de vito, genova, moderatore, sacerdoti
Categoria: Generale
Condivido tutto. Non ci stanno più né con la fede né con la ragione. Preghiamo.
Parole sante, Benedetta. Spero che qualcuno le recapiti al moderatore…magari, a Dio piacendo, ritrova il vero significato della Sua vocazione.
Ho trovato la lettera fel moderatore genovese, piena di buone intenzioni infarcite di ideologia e luoghi comuni. Più che fare il pastore di anime, poiché il verbo “fare” era sparso ovunque nella lettera, il moderatore zeneise dovrebbe tornare a ESSERE pastore di anime.
Concordo pienamente con Benedetta De Vito. Il “moderatore” (che cosa vuol dire questa espressione assai usata dagli eretici valdesi?) ha, tra l’altro, espresso il suo appoggio alle politiche verdi, wokiste e genderiste della Curia. La mia solidarietà incondizionata al bravo sacerdote costretto all’anonimato dalle feroci politiche, e censure, progressiste di quella Curia che fu del grande cardinal Siri.
Gentile Signora Benedetta,
La ringrazio per la sua fede, per il suo zelo e per il desiderio di vedere una Chiesa fedele a Cristo. In questo desiderio ci troviamo uniti, e come pastore non posso che benedire questa passione spirituale. Ma permetta che io le rivolga qualche fraterna considerazione.
Lei esprime piena solidarietà a un sacerdote che non si firma e allo stesso tempo rimprovera — con parole severe — un altro sacerdote che, con coraggio, si espone con il suo nome, si assume le responsabilità delle proprie scelte, riconosce i propri limiti e si rende disponibile a dialogare. Vede la contraddizione?
Lei loda l’anonimato come forma di verità, ma attacca la franchezza di chi mette il volto accanto alle parole. Lei difende il diritto alla denuncia, ma non riconosce il valore evangelico dell’ascolto reciproco, della correzione fraterna, del confronto sincero. Eppure, proprio questo è parte della sinodalità: camminare insieme, da battezzati, nella verità e nella carità.
Lei dice che la Chiesa è “una monarchia assoluta”. È vero, nella misura in cui Cristo ne è il Re, il Pastore Supremo, il Capo invisibile. Ma Cristo stesso ha voluto che la sua Chiesa fosse visibile, gerarchica, e insieme comunione. Non lo dice un “teologo progressista”, ma il Concilio Vaticano II, nella Lumen gentium, che definisce la Chiesa come popolo di Dio in cammino, dove esiste una distinzione reale, ma non una separazione, tra gerarchia e fedeli.
Lei critica il “nuovo corso sinodale” e lo paragona a una rivoluzione. Ma non è stata la Chiesa a inventare la sinodalità: essa nasce dalla Scrittura e dalla Tradizione. Già negli Atti degli Apostoli troviamo il “concilio di Gerusalemme” (At 15), in cui gli apostoli si riuniscono per discernere insieme, ascoltando non solo Pietro, ma anche Paolo, Barnaba, Giacomo e tutta la comunità. Questo non è relativismo, è obbedienza allo Spirito Santo. Lei potrebbe avere ragione solo se il sinodo diventasse un parlamento democratico, ma credo che con questo Papa non sarà così. C’è lo Spirito Santo.
E ancora: lei biasima un parroco per aver ascoltato i suoi fedeli nella scelta degli orari delle Messe. Ma mi permetta di dirle, con franchezza: non è proprio questo, il dovere di un pastore? Non è forse bene che un parroco — pur esercitando l’autorità — sia attento alle esigenze reali della sua comunità? O dovrebbe forse imporsi con arbitrio e disprezzo delle persone che il Signore gli ha affidato?
Infine, lei rimprovera il sacerdote per il suo impegno verso i poveri, per la carità concreta, per il suo servizio umile, per le sue notti insonni, come se tutto questo fosse “fumo” e non Vangelo. Ma il Vangelo è proprio questo: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero forestiero e mi avete accolto” (Mt 25,35). Gesù stesso ha parlato più di una volta di accoglienza, misericordia, giustizia, attenzione ai piccoli. Certo bisogna operare con intelligenza. Non è sinistra ideologia: è Parola di Dio.
Cara Signora, anche lei è parte della Chiesa. Anche lei è chiamata alla testimonianza, alla santità, alla verità. Ma questo non le dà il diritto di delegittimare un sacerdote che sta facendo del suo meglio per servire Cristo e il suo gregge. Esprimere un pensiero sì; giudicare dall’esterno e con sarcasmo, no. Ma voglio pensare che inconsapevolmente stia esercitando il suo ruolo nella sinodalita’che lei non digerisce.
Dice bene lei: i fedeli hanno fame della Verità. Ma la Verità si trasmette non con le invettive, ma con l’umiltà, con l’amore, con la disponibilità ad ascoltare anche chi la pensa diversamente.
Il sacerdote che lei accusa non è un funzionario del potere. È un uomo che soffre, che prega, che serve. Forse non sarà perfetto — nessuno lo è — ma ha messo la faccia, il cuore e la vita. Ed è questo che la Chiesa chiede ai suoi pastori.
Io, come lui, sono uno di questi. E resto, con umiltà, al mio posto, accanto al popolo che Dio mi ha affidato. Anche accanto a lei.
Con rispetto e con fraternità,
un prete, non perfetto, ma innamorato del Vangelo.
Le conseguenze del “colpo di stato” fatto da Bergoglio alla Chiesa Cattolica, ancora non sono né definibili né contenibili, dobbiamo aspettare che qualche Santo predicatore ci ricordi che Gesù Cristo è il Dio Salvatore e non un buon vicino di casa.
Sinceramente ho una certa stanchezza di sentire che la Parola del Signore Dio viene presentata e predicata come se il popolo di Dio avesse bisogno di uno psicoterapeuta e non di conversione.
Ho letto su Valli la risposta genovese, Frasetta, punto. Frasetta, punto. Frasetta, punto. Apodiittica, piena di IO. Almeno per lo stile, non può piacere né a Benedetta, né a me.
Gentile Benedetta, ormai, a parer mio , dai preti, non c’è più molto da sperare. Pensi che nella maledetta RSA in cui, mio malgrado, sono costretto a soggiornare, l’assistenza spirituale si risolve in una Messa settimanale celebrata il sabato MATTINA per una ventina di persone (su 120 “ospiti”) senza foglietto delle letture, che sarebbe indispensabile data la sordità diffusa fra gli anziani, da un sacerdote che arriva di corsa all’ultimo momento e al termine, letteralmente, fugge. Così è se vi pare e anche se non vi pare. 😒
Beato te, Stilum, che dalla RSA riesci a mandarci i tuoi cari messaggi. Tra cinque minuti, andrò a visitare un ospite RSA, in condizioni ben diverse dalle tue, e meno male che la RSA esiste, altrimenti…
Bravissima!Non è più tempo,se mai c’è stato,di stare zitti di fronte alla diabolica stupidità imperante!
buongiorno. Concordo con Benedetta De Vito .
A stabilire la struttura gerarchica centralizzata della Chiesa fu la Riforma Gregoriana (XIIsec) onde evitare proprio il tentativo di influenza dei poteri laici.
Il Vaticano II ha aperto al dialogo ….e si son visti i risultati
Benedetto XVI , Joseph Ratzinger, si oppose alla cosiddetta democratizzazione della Chiesa. Perchè la Chiesa è una Istituzione Divina e la sua Autorità è trasmessa attraverso la Successione Apostolica , Pertanto è inammissibile assoggettare ad una sospettabile forma di democrazia la guida della stessa.
Papa Ratzinger considerava pericolosa , o peggio, la democratizzazione fatta con persone impreparate e con metodi cosiddetti democratici.
A parer mio la grande particolarità della Chiesa come organizzazione sociale consisteva nella convivenza efficacemente gestita di due principii tra loro contrastanti:
– l’unità di comando
– la delega.
L’unità di comando era rappresentata dall’autorità assoluta del Santo Padre mentre la delega era costituita dal fatto inequivocabile che nella chiesa militante ogni giorno si verificavano milioni di eventi che il Santo Padre non poteva nè conoscere nè controllare.
Il tutto ha funzionato per 2 millenni e poi all’improvviso non ha funzionato più. Colpa di Papa Giovanni e del Concilio Vaticano II ? Facile affermarlo, impossibile dimostrarlo.