Favola Breve per Musi Lunghi. Cosa Fa davvero Bergoglio, e perchè. Mastro Titta.
27 Gennaio 2025
19 CommentiMarco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, il nostro Mastro Titta, a cui va un grande grazie, offre alla vostra attenzione queste riflessioni su Jorge Mario Bergoglio. Buona lettura e condivisione.
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MASTRO TITTA: FAVOLA BREVE PER MUSI LUNGHI. COSA FA DAVVERO BERGOGLIO – E PERCHÉ
Il siparietto di Bergoglio tondo come Obelix che accantona il discorso di nove pagine perché lo stomaco gli brontola, umilia pubblicamente Paolo Ruffini e gigioneggia col pubblico di prefiche ridanciane, mi suggerisce qualche divagazione sul tema “comunicazione” tanto caro a Sua Enormità. La mesta piéce comica segue – o precede di poco – il tweet sui comunicatori che debbono comunicare speranza, e magari promuovere l’auto-agiografia del papa dall’omonimo titolo. In attesa di ricevere il libro in omaggio con un etto di cinghiale salmistrato alla Coop, proviamo ad osservare l’episodio col giusto distacco inserendolo in un quadro più ampio.
La povertà di mezzi intellettuali e spirituali del baldo porteño ha fatto sì che fin dal primo giorno egli abbia puntato tutto non sulla comunicazione ma sulla narrazione, il famigerato story-telling (nel tweet, Bergoglio parla di hopetelling: dove osano le aquile), vale a dire un onestissimo contar balle. Il passaggio dalla comunicazione alla narrazione è un fatto relativamente recente e merita un sunto per i più distratti: mentre nella comunicazione il tema di fondo è descrivere l’oggetto esistente, la narrazione fabbrica il soggetto inesistente.
In termini meno alati: la comunicazione si preoccupava di far sapere agli ignoranti quanto fossero buone le fettuccine alle rigaglie di pollo di mia nonna. La narrazione ignora completamente le fettuccine – per quanto buone, sono un piatto di pasta – e si concentra su quel tesoro di mia nonna. La vecchia è schiantata di ictus nel 1993 e non credo abbia mai cucinato un piatto di fettuccine in vita sua, ma chi vuoi che si prenda la briga di indagare? L’importante è beatificare la nonna, non le fettuccine. Fatto ciò, che la pasta di nonna sia edibile o meno è del tutto irrilevante: il popolo bue manderà giù tutto senza fiatare, pagando qualsiasi prezzo in ossequio alla vanità del narratore.
Alcuni punti centrali del siparietto, e al tempo stesso marginali, che inquadrano ancora meglio il tema: Bergoglio ignora completamente quanto sono lunghi i suoi sproloqui prima di salire sul palco dell’Aula Nervi, oppure ignora il contenuto stesso degli sproloqui perché non sono farina del suo sacco? Abbiamo un papa, o presunto tale, che legge il gobbo come una signorina buonasera? Il paragone non è a capocchia: il nostro si è prodotto nel lancio dell’intervista che Fazziofabbio ha fatto ieri sera a Edith Brück sul Nove: ai primi cento telespettatori un set di lamette da vene e una marmellata di arance e sottilette da consumare su ostie imburrate attendendo la fine. Uno spettacolo sconsolante. Queste sarebbero le domande da farsi.
Ma appunto è Bergoglio o chi per lui il centro del cosmo e della storia. Tempo fa mi capitava di incrociare in metropolitana diverse modelline per la Milano Fashion Week. Ciò che mi colpiva era l’assoluta assenza di fascino e bellezza: visi e corpi talmente neutri da giustificare in pieno il termine francese che le indica, mannequin. Bergoglio è questo: una colossale tabula rasa, una sindrome da foglio bianco, un vuoto a rendere. È l’archetipo dell’ego transumano caro al papa del globalismo Klaus Schwab: il nulla da decorare con questa o con quella fisima. Lo scopo non è comunicare il papa, ciò che dice, ciò che fa, ma narrare Bergoglio.
Il papa ha un languorino? Muoia Sansone con tutti i Filistei, il protocollo, il Giubileo, ogni cosa. Questo è il secondo aspetto triviale del siparietto: nove pagine sono molte, specie se dense di aria fritta come le encicliche e le esortazioni apostoliche alle quali il nostro ci ha abituato, rimane il fatto che se una figura di quello spessore ha delle cose da dire, le dovrebbe dire anche sotto le bombe. È, o dovrebbe essere, roba sua. Ma Bergoglio è più interessato ai bomboloni, a giudicare dalla stazza (e dalla míse) da scaldabagno.
Bergoglio è, come già detto, minimamente interessato alla Chiesa, al Cattolicesimo, al papato stesso, all’uopo ridotto ad amplificatore del suo ego distorto e malleabile. Addirittura sfrutta il Giubileo della Comunicazione (dove chiede la liberazione dei giornalisti detenuti in giro per il mondo, garanti secondo lui della nostra libertà: dite la verità, non ve ne eravate accorti sulla pandemia, sulla guerra in Ucraina e sul genocidio di Gaza) per umiliare i suoi stessi servitori come il povero Ruffini. E qui sta il punto: a Bergoglio non interessa nulla della comunicazione – tanto è vero che incespica e straparla a tutta randa – perché ha puntato tutto sulla narrazione. Di sé.
Questo il papa ridens lo ha sempre fatto con rigore esemplare. Le ciliegine sulla torta – che avrà già spazzolato – sono l’autoagiografia e queste intemerate contro la comunicazione vaticana. Il modo untuoso, dolciastro e claudicante con cui affronta questioni gravissime cozza col linguaggio e la prossemica che usa verso se stesso: di terrificante chiarezza. Gli va riconosciuta, credo, la peculiare abilità nel suscitare nell’altro il riflesso di sé che desidera ammirare: odiato dai cattolici autentici, seguito dai cattolici ovini, amato da tutti gli altri. Nel complesso, ignorato come il tappetino dell’auto.
Bergoglio è il nuovo Prometeo che invece del fuoco porta agli uomini orsetti gommosi. È Ulisse davanti a Polifemo che gli domanda chi sia, e ingannandolo risponde: “Io sono il papa”. Cioè Nessuno.
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Tag: bergoglio, bruck, fazio, titta
Categoria: Generale
Grande mastro Titta!!!! Come diceva l indimenticato Dan Peterson ” per me…. Numero uno!!!” 👍👍👍
Anche perché sotto la forma sarcastica dice la verità.😭
“…nella comunicazione il tema di fondo è descrivere l’oggetto esistente, la narrazione fabbrica il soggetto inesistente.”
Interessantissima osservazione. A cui aggiungo che Bergoglio e i suoi compari, esimi teologi, parlano appunto di “narrazione evangelica”, intendendo dire che gli evangelisti (o ancora meglio le rispettive “comunità”) si sono inventati tutto o quasi di Gesù Cristo. È la concezione marxista della religione, “oppio dei popoli”, che Bergoglione conosce bene e applica a danno degli allocchi e allocche che popolano le sagrestie e i conventi.
Bravo Mastro Titta, il suo operato fu interrotto purtroppo secoli addietro, se ne avverte una grande nostalgia. Dal 1870 non ruzzolano più teste “gloriose” da cui emendare la società.
Per non peccare di “fariseismo” ( spesso e volentieri tirato per la giacchetta), la questione si potrebbe sintetizzare ancora meglio dicendo che l’Usurpazione del Trono Pietrino, attuata da parte di chi non ne aveva alcun Diritto e che, auto-rivestitosi della Carica, sta sfidando, ogni giorno, il Padre Eterno, nell’insana convinzione e presunzione di demolire la Santa Chiesa Cattolica, rispecchia e riflette l’usurpazione attuata da un’intera “generazione”, di cui oggi ognuno è facente parte, e che per tanti versi… e tanti peccati… si è ribellata fino al punto di volersi sostituire al proprio Creatore, di cui oggi a stento se ne riconosce la Voce e se ne percepisce la “mancanza”, nonostante, ogni giorno, ognuno si scopra sempre più nudo e si senta sempre più solo!
buon giorno.Su Bergoglio .Mi sforzo di non giudicare.Lui come chiunque.Tuttavia è lampante la crisi magisteriale,teologica,di guida della Chiesa.A guidare la Chiesa vi sono tanti Vescovi/cardinali .Anch’essi ,insieme a Bergoglio,mi lasciano allibito,amareggiato,perplesso,rattristato.Vedo una grande decadenza della guida,della spiritualità,del messaggio di Fede,di Speranza ,di umiltà.E’ tutto il gruppo umano agente in Vaticano ad essere distruttore della tradizione,di princìpi,di valori grandi che hanno la radice nel Vangelo ed in Cristo.
Sembra che al posto della Fede Cattolica si portino avanti ideologie atee,tristemente e poveramente antropologiche.
Stimo imolto l’insegnamento di alcuni Vescovi veramente “Cattolici”,eroici nelle loro testimonianze:Burke,Muller,Sarah,Athanasius Schneider e pochi altri.Sono i difensori della speranza nella Chiesa.
L’umiltà e la castità sono valori rari e difficili da vivere.Prego tanto perchè il Signore Dio governi la Sua Vigna….e mi faccia comprendere che forse sbaglio nelle mie aspettative….
Cero che il farisaismo è duro a morire!
Un articolo stupendo. E’ un piacere leggere, una volta tanto, la franchezza scevra da chiaroscuri verbali, dal falso rispetto nei confronti di chi rispetto non ha (soprattutto per i suoi correligionari).
Mastro Titta è sempre acuto, irriverente, sincero. Un grande e caustico polemista. Un piacere da leggere!!
Come si permette a prendere in giro il Papa.
francesco
Non c’è bisogno di prenderlo in giro…il signor Bergoglio si (s)qualifica da solo ogni volta che (s)parla…
La pazienza tiene su tutto.
Sostiene, regge.
Non si vede, stando sotto.
La pazienza delle anime claustrali.
Quella delle anime purganti.
Chi è in purgatorio è certo del paradiso.
La grazia di Dio non è una Sua qualità, ma Lui.
La Grazia è gioia, charis, carità.
Vivendo la Grazia, ricevendola, siamo nella gioia.
Perché non c’è nulla da sostenere?
No, perché possiamo patire, pazienti.
Il paziente è gioioso per la forza che Dio da’.
Ma il paziente non è appariscente.
Tiene su tutto.
Sta alla radice, nelle fondamenta.
Con gioia.
Chi sta sopra, chi appare, può non essere gioioso.
Può parlare di felicità, ma pieno di tristezza.
Il triste non riceve la Grazia, perché la disprezza.
La Grazia è data, ma non tutti hanno la gioia.
Serve pazienza, la virtù dei forti.
Affacciati sul paradiso, portando il peso. Contenti.
Chi gliela dà questa fede e speranza, incarnando la charis? Chi ne assapora la pienezza?
La grazia della Verità.
Resterà solo la charis. Ma c’è già. Sotto sotto…
Velata, non ha apparenza di bellezza.
Ma come è bella!!!
Pazienza.
L’analisi di Mastro Titta è perfetta, perché perfettamente calzante all’uomo-Bergoglio, che si prefigge di “inquadrare”! Poiché, nel drammatico contesto, il “di bianco vestito” non può che essere “valutato” e descritto come uomo e per l’uomo che è rimasto… un peccatore incallito, mai stato legittimo Papa ( ma che si ostina a fingerlo) e che mai ha Incarnato il Vicario di Cristo, sulla Terra!!! E proprio dalla sua, ad oggi, impenitente miseria ed ostinazione, si scopre, ogni giorno, la sua nudità, ed emerge, con estrema chiarezza, il signor “Nessuno” che superbamente ostenta ed incarna!
Caro Direttore non gli è consentito parlare così del Papa, lasciarlo prendere in giro in questo modo. È un peccato grave.
O no?
Grazie
Francesco
ma e’ Bergoglio stesso che non si prende sul serio!
Pur di apparire, fa di tutto…
Gentile Paoletta,
comunque è peccato grave.
saluti
francesco
PS. A meno che non è il papa legittimo, questo è un altro discorso
Dante Alighieri che non era certo un miscredente, ha messo due Papi all’ Inferno.
Forse è per paura di finirci dritto anch’egli che Bergoglio auspica che sia vuoto .
Ma non è che dietro ai suoi commenti si nasconde… Francesco!?
Mi permetto di dissentire sull’affermazione circa il papa regnante “odiato dai cattolici autentici”. L’odio certo non è un sentimento cristiano, inoltre ritengo sia inutile o addirittura dannoso per chi lo pratica perchè richiede un consumo di energie che probabilmente potrebbero essere meglio impiegate. Detto ciò provo un certo disagio verso i molti che scelgono sic et simpliciter, l’obbedienza all’attuale vicario piuttosto che a colui che egli rappresenta in terra. Ciò è un segno dei tempi, anzi è un segno della crisi dei nostri tempi, che nasce anche dall’aver inserito le categorie della modernità all’interno della Chiesa.
io non lo odio, mi sta semplicemente sulle scatole (per non essere volgare).
Anche a me da’ un senso di fastidio quando lo vedo, e non mi interessa ascoltarlo, dopo l’ uscita dell’ atto d’amore non mi interessa niente di ciò che dice, perché può essere solo deleterio. Il mio obiettivo è solo il Signore.