Haaretz: quando la Shoah non Basterà più a Nascondere la Realtà di Isr@ele. Matteo Castagna.

27 Maggio 2024 Pubblicato da 2 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, Matteo Castagna, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione questo articolo, tratto da un commento pubblicato da Haaretz, che speriamo venga letto con meditazione da tutti, in particolare – se esistono – i lettori di Stilum Curiae di religione ebraica. Buona lettura e condivisione.

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di Matteo Castagna
Hagal el-Ad sul maggior quotidiano israeliano, Haaretz, del 15 Maggio scorso, ha scritto un articolo che titola: “Cosa accadrà quando l’Olocausto non impedirà più al mondo di vedere Israele così com’è?”
“Per chiunque avesse voglia di vedere la verità, essa era già più che evidente nel 1955: ‘Trattano gli arabi, quelli rimasti, in un modo che, da solo, basterebbe a mettere il mondo intero contro Israele’, scriveva Hannah Arendt”. […] “Ciò che la Arendt vide a Gerusalemme all’epoca, non fu sufficiente a suscitare la contrarietà del mondo nei confronti di Israele”  perché erano trascorsi solo dieci anni dalla Shoah.
Haaretz prosegue, con una certa onestà intellettuale: “sono trascorsi quasi 70 anni da allora. Nel frattempo, Israele è diventato dipendente sia dal suo regime, connotato secondo un modello di supremazia ebraica nei confronti dei palestinesi, sia dalla sua capacità di sfruttare la memoria dell’Olocausto in modo da evitare che i crimini che commette contro di essi suscitino la contrarietà del mondo”.
“Il primo ministro Benjamin Netanyahu non si sta inventando niente: né i crimini, né la strumentalizzazione dell’Olocausto in modo tale da mettere a tacere la coscienza del mondo”. Tale deriva, secondo El-Ad (e la Arendt), era già presente. Ma, sotto la guida ultradecennale di Netanyahu, Israele “ha compiuto un altro, decisivo, passo verso un futuro nel quale il popolo palestinese sarà cancellato dal proscenio della storia”. E’, peraltro, la stessa cosa che ha detto, recentemente, l’Ayatollah Ali Khamenei nei confronti di Israele.
Tale fine è stata “dichiarata pubblicamente sia dalla “Legge Fondamentale su Israele come Stato-Nazione del popolo ebraico” del 2018, che dalle linee guida dell’ultimo governo Netanyahu, dove si legge: ‘Il popolo ebraico ha un diritto esclusivo e inalienabile su tutte le parti della Terra d’Israele’”.
“Poi è arrivata la guerra di Gaza con la distruzione di proporzioni bibliche inflitta alla Striscia e le decine di migliaia di palestinesi uccisi. Si è sparso tanto sangue e causato tanta distruzione, che la la Corte internazionale di giustizia dell’Aia ha iniziato a riflettere seriamente sulla possibilità che si tratti di un genocidio”.
Invece di attivare un ripensamento, continua il cronista di Haaretz, Israele ha implementato la sua Hasbara (propaganda aggressiva), accusando tutti i suoi critici di anti-semitismo.
La Corte penale internazionale dell’Aia non ha personale proprio per rendere esecutivi i mandati di arresto emessi. Inoltre, gli Stati Uniti porranno il veto a tutte le iniziative che l’Onu potrebbe prendere per portare a termine quanto richiesto della Corte (emanazione delle Nazioni Unite). E’ da escludere che ci sia uno Stato che prenderà l’iniziativa, assumendosene tutte le responsabilità.
Haaretz conclude: “Ci stiamo avvicinando al momento, e forse è già arrivato, in cui la memoria dell’Olocausto non impedirà più al mondo di vedere Israele così com’è. Il momento in cui i crimini storici commessi contro il nostro popolo cesseranno di fungere da Iron Dome, la protezione che finora ha impedito che fossimo chiamati a rispondere dei crimini che stiamo perpetrando nel presente contro la nazione con la quale condividiamo la patria storica. Anche se quel momento finora è stato ritardato, è tempo che giunga”.

Yossi Verter, sempre su Haaretz, criticava le scelte politiche di Bibi e commentava la possibilità di un intervento della Corte: “la ‘vittoria totale’ si è trasformata in totale disfatta diplomatica e internazionale. Nessuno è responsabile di ciò se non il governo con la sua condotta sciocca e criminale”.

El-Ad termina l’articolo su Haaretz: “[…] Forse faremmo meglio ad assumere un atteggiamento diverso nei confronti dei palestinesi, iniziando a vederli come esseri umani, uguali a noi. Questa sarebbe certamente una lezione di gran lunga migliore da trarre dalla Shoah. Arendt sarebbe, probabilmente, d’accordo”.

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