Eventi, Incontri, Appuntamenti. Emilia e Marche, nei Prossimi Giorni.

5 Aprile 2024 Pubblicato da Lascia il tuo commento

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, riceviamo e volentieri pubblichiamo questo elenco di incontri e iniziative inviatoci dal prof. Giovanni Lazzaretti. Buona lettura e condivisione.

§§§

 

[1] CORREGGIO (RE), VENERDI’ 5 APRILE 2024, 19.00, SANTA MESSA IN LATINO NEL PRIMO VENERDI’ DEL MESE
Comunicato PDF in allegato, anche per le Messe future

Messa in latino Correggio venerdì 5/04
1 messaggio
Gruppo stabile Rolando Rivi <summorumpontificum.correggio@gmail.com> 27 marzo 2024 alle ore

Si avvisa che il prossimo venerdì 5 aprile ore 19, primo venerdì del mese, verrà celebrata una S. Messa in
forma straordinaria a Correggio nella ricorrenza dell’Ottava di Pasqua.
La celebrazione, promossa dal nostro gruppo stabile e officiata dal nostro cappellano don Stefano Manfredini, si
terrà presso il santuario della B.V. della Rosa in Correggio, raggiungibile dal viottolo alberato all’altezza di Viale
Repubblica 1.
Si segnala inoltre che, come previsto nel nostro calendario, a partire da questo mese la S. Messa in latino verrà
celebrata alle 19 tutti i primi venerdì del mese.
e gli ultimi sabati del mese (messa festiva ore 18.30) di e aprile
Porgiamo fin da ora i nostri più sentiti auguri di una Santa Pasqua
il gruppo stabile beato Rolando Rivi

***

[2] CARPI (MO), VENERDI’ 5 APRILE 2024, 20.30, NERVUTI,TOSATTO,FUSILLO,DI SESSA, “L’IRONIA E’ UNA COSA SERIA”
Continuano gli incontri di “Carpi Consapevole”. Data la fama via Internet dei relatori, la prenotazione è obbligatoria.

3] REGGIO EMILIA, VENERDI’ 5 APRILE 2024, 20.30, RnS, ROVETO ARDENTE NEI PRIMI VENERDI’
Accoglienza, preghiera di lode, Santa Messa, Roveto di guarigione e liberazione, testimonianze, confessioni.

 

[4] REGGIO EMILIA, VENERDI’ 5 APRILE 2024, 21.00, EMMANUEL EXITU E ANNAMARIA MARZI, “DI COSA E’ FATTA LA SPERANZA”
Presentazione del romanzo su Cicely Saunders, inventrice degli Hospice, e delle cure palliative per gli incurabili.

 

[5] ASCOLI PICENO, SABATO 6 APRILE 2024, 18.00, ROBERTO DE MATTEI, “MERRY DEL VAL. IL CARDINALE CHE SERVI’ QUATTRO PAPI”
In dissenso personale con De Mattei, ma legato a Merry del Val e alle sue “Litanie dell’umiltà”. Presentazione del libro

[6] SAN GIOVANNI IN PERSICETO (BO), LUNEDI’ 8 APRILE 2024, 20.30, JENNIFER LAHL, “DETRANSIZIONE DI GENERE”
Sottotitolo “Nessuno nasce nel corpo sbagliato”. Presentazione di Francesco Perboni.

TESTI, NOTE & CONTRIBUTI

[1] QUATTRO COLLEGAMENTI VIDEO/AUDIO

* DON LUIGI MARIA EPICOCO – SETTIMANA SANTA
https://www.youtube.com/watch?v=HkT8oH0I8qA
* DON TONINO BELLO – COLLOCAZIONE PROVVISORIA
https://www.youtube.com/watch?v=zvtHVNHeDIE
* ANGELA PELLICCIARI – PIO IX A RADIO MARIA
https://angelapellicciari.com/audio/puntate/2024-03-18-31e6ecb3-b1df-464f-a0ea-24675d2a5eb9-la-chiesa-contro-la-gnosi-pio-ix-ii-parte#current
* ANGELA PELLICCIARI – SUL SIGNIFICATO DEL DIALOGO MASSONICO
https://www.youtube.com/watch?v=4HT2W6XrlFE

[2] RELAZIONE DEI TAPPI
Per chi raccoglie i tappi di plastica, allego il PDF su come sono utilizzati

[3] LETTERA DAL CAMERUN DI FRANCESCA PEZZOLO
Francesca Pezzolo è “quella delle ecografie” per la quale abbiamo raccolto un po’ di denaro lo scorso anno. Ecco un suo racconto dal Camerun nel PDF allegato.

Carissimi amici,
sono ormai tre settimane che siamo tornati in
Cameroun.. Sono già stati giorni intensi di lavoro, di
emozioni, di incontri ed infuocati di un calore che
mai la polverosa fine della stagione delle piogge ha
conosciuto così intenso.. un calore che mette
davvero a dura prova la resistenza del corpo..
Sono ormai tre settimane che siamo tornati ad
immergerci nel sapore dell’Africa..
E’ il sapore intenso di un ritorno a casa, là dove
tanti ci aspettano, a partire da una gioiosa
comunità di suore..
E’ il sapore frizzante della vitalità di questa
comunità, che ogni volta cambia sempre un po’
lasciandoci il rammarico di cari volti che sono andati
altrove e la ricchezza dell’incontro con altri: altri
nomi, altre suore, altre nazionalità che in un attimo
diventano nuove e care amiche da custodire nel
cuore.. c’è il sapore amaro, questa volta, di un
posto vuoto che fa male, quello di suor Maria
Grazia, che purtroppo non c’è più: pesa l’assenza
del suo sguardo così azzurro e così sorridente, della
sua amicizia a noi così cara, della sua piccola ed
energica figura sempre in movimento, sempre a
rincorrere qualcosa.. e c’è il sapore agrodolce di
una nuova consuetudine, quella di andarla a
salutare ogni mattina accanto alla cappella
dell’ospedale, dove ora riposa, grande assenza, ma
anche grande presenza che continua ad aleggiare
su questo ospedale.. e c’è il sapore commuovente
dell’impegno di tutte le altre suore, per portare
avanti l’ospedale nonostante tutto, nonostante si
fosse impreparati a tutto questo..
C’è il gioioso sapore della novità che porta Virginia,
cara amica e infermiera, che tanto sognava di
condividere un pezzetto del nostro cammino, la
forza del suo entusiasmo e del suo sguardo che
scopre cose nuove, il calore del prenderla insieme
per mano per fare assaggiare anche a lei tutti
questi sapori, il malinconico sapore nel vederla
ripartire dopo le prime due settimane, perché le sue
ferie erano limitate, ma è stato bello averla con
noi..
C’è poi il sapore variegato del lavoro che riprende
in ospedale, che ha il gusto della fatica e del sudore
di una giornata trascorsa in sala operatoria ad
assistere cesarei, fatto della tensione di una
rianimazione con cui alla fine, nella calura
soffocante di queste giornate, con grande sforzo si
riesce a strappare quel primo, flebile vagito, della
tristezza di un bimbo nato già morto a cui nulla

servono le manovre di rianimazione per cui con
dolore si deve decidere di smettere e arrendersi,
della gioia esplosiva con cui alla fine quel parto che
sembrava dovesse essere gemellare e per cui si era
di nuovo pronti a tutto, in realtà porta alla luce un
unico bimbo grosso e vigoroso che urla alla vita con
tutta la forza che ha, facendo esplodere tutti i
presenti in sala operatoria in un urlo liberatorio di
esultanza e in un applauso di felicità, mentre la
mamma, commossa, chiede di poter vedere la
propria creatura..
C’è il sapore buono di una Pediatria che di giorno in
giorno torna a riempirsi e il sapore dolce di vedere
Fadimatou, bimba di 6 anni e 5 chili di peso,
ricoverata in malnutrizione con la scabbia ed una
grave anemia e con due grandi occhi così tristi che
lanciano la loro accusa al mondo, che giorno per
giorno si trasforma sotto i nostri occhi e che ora
passeggia per il reparto con le guance più tonde
mentre sorride e cerca un palloncino con cui
giocare..
C’è il sapore amico della campagna per la
tubercolosi che abbiamo lanciato la volta scorsa e
che è immediatamente ripresa con il nostro arrivo,
ormai qualcosa che appartiene alla presa di
coscienza del personale dell’ospedale e pian piano
della popolazione, a cui si accompagna lo sconforto
per una situazione epidemiologica che appare
sempre più preoccupante.. Spesso Mauro mi
chiama nella stanza dell’ecografia per mostrarmi
quello che lascia interdetto anche lui.. bambini, ma
ora anche tanti adulti, con quadri sempre più
eclatanti.. c’è il sapore del sollievo nel poter loro
fare una diagnosi sulla loro malattia e poterli
curare, c’è la preoccupazione sulla portata reale di
questo enorme problema.. Ma intanto la cultura
della campagna si diffonde e la panchina tra il mio
“boureau” e l’ecografia torna a popolarsi di famiglie
in attesa con i loro tanti figli.
C’è il sapore rilassante della lunga strada che porta
dall’ospedale alla missione, circa 6 km, che è bello,
ogni tanto, percorrere a piedi tornando a casa,
luogo di silenzi fatti di savana alternati a fermento
di incontri.. è un tempo per lasciar correre i pensieri
in quegli spazi sconfinati, mentre incrociarsi sul
cammino è sempre una festa, come è festa in tutta
l’Africa che ho conosciuto farsi un saluto; ed è
poesia la voce cristallina dei bimbi che da lontana
richiama:“nassara!”, “bianco”, giocando ad attirare
l’attenzione ed esultando per un saluto ricambiato!
E c’è il sapore nuovo di un bel miracolo, che in
questi giorni sta illuminando l’ospedale di Gala

Gala: una mattina, arrivando in Pediatria, mi
accorgo che la porta della stanza dedicata ai
prematuri è aperta e percepisco del fermento
all’interno; immediatamente vengo trascinata
davanti all’incubatrice e mi viene indicata una
neonata, bella, pure grossina.. non capisco perché
sia lì dentro.. e poi cerco meglio con lo sguardo e
capisco: non è un telino che le copre il pancino, ma
una grossa garza.. le sta proteggendo l’intestino,
che per una malformazione dovuta alla parete
addominale che non si è chiusa, si trova tutto
all’esterno.. può succedere, è il cosiddetto
onfalocele.. andrebbe operato immediatamente, ma
qui cosa si può fare? Sono consapevole che se non
si farà niente, la bimba non avrà nessuna possibilità
di sopravvivenza.. ma chi può darle una chance con
l’intervento chirurgico qui? Non abbiamo né
chirurghi pediatrici esperti di malformazioni né
anestesisti pediatrici, né tantomeno una
rianimazione..
L’unica possibilità che ho è quella di confrontarmi
con il nostro chirurgo, il dottor Lamere, un omone
grande e grosso che incute anche un certo timore
per la sua mole, ma con cui ho imparato che si può
creare una costruttiva collaborazione.. Lo vado a
cercare e lo trascino di fronte all’incubatrice.. con le
sue manone prende quel corpicino e lo adagia sul
letto della mamma, poi con estrema delicatezza
esamina la malformazione, parlottando tra sé e sé.
Accanto a lui c’è Rosine, l’infermiera anestesista
che abitualmente lo assiste.. Si confronta alcuni
istanti con lei, poi finalmente solleva da dietro gli
occhiali il suo sguardo placido verso di me e
sentenzia: “Sì, lo posso fare!”.
Accolgo con piacevole incredulità la notizia, conosco
il dr Lamere, so che è un bravo chirurgo e che non
si lancia in interventi che non sono alla sua portata.
Ora però si apre un nuovo capitolo irto da
affrontare: occorre parlare con la famiglia ed
ottenere il consenso all’intervento, faccenda non
scontata.. La mamma capisce, accetta, ma occorre
che il parere definitivo venga dato dal papà, che
non è qui e va rintracciato.. la corsa verso la sala
operatoria, così, incontra una brusca frenata, come
purtroppo troppo spesso accade in un mondo dove
non è il medico a valutare l’urgenza e la necessità
di un intervento per salvare la vita, ma è il parere
della famiglia che determina ogni sorte.. E così
purtroppo passa del tempo prezioso, preziosissimo,
perché la piccola è sempre più esposta ad infezioni
e complicazioni..
Siamo altrettanto consapevoli che sono altissime le
possibilità che non superi l’intervento, così piccola e
in un ambiente così poco a misura di neonato come
questo, ma sappiamo anche che se esiste per lei
una possibilità di farcela, questa c’è solo
nell’intervento, senza ha il destino segnato.. La
giornata purtroppo passa senza che si abbia notizia
del papà, mentre la piccola inizia a presentare un
po’ di febbre, tra l’angoscia generale.. il mattino
dopo, arrivando in ospedale il mio pensiero è subito
lì, da lei.. sta ancora aspettando. Il papà è
d’accordo, ma non ha i soldi per pagare
l’intervento, sta provando a vendere la sua moto
per racimolare i franchi necessari.. Questa notizia
mi stringe il cuore più che mai.. corro ad informare
suor Christine, che ora dirige l’ospedale al posto di
suor Maria Grazia, in pena come me per questa
piccina, e dallo sguardo che scambia con me
capisco che siamo assolutamente in sintonia: non si
può chiedere ad un papà di vendere i suoi beni e
quindi andare in rovina per pagare un intervento
che ha scarsissime probabilità di riuscita.
Quel lumicino di possibilità di sopravvivenza deve
essere dato alla sua bimba, ma non ad un prezzo
così alto: c’è la cassa di solidarietà, alimentata dalle
offerte di tanti, proprio per questo. Saremo noi a
prenderci il carico economico dell’intervento. Suor
Christine si mobilita perché venga immediatamente
contattato il papà, prima che riesca a vendere la
sua moto, e si presenti piuttosto per firmare il
consenso all’intervento.. e così verso fine mattina,
accompagnata da un gran carico di preghiere, la
piccina viene portata in sala operatoria.. l’ospedale
resta con il fiato sospeso.. poi incontro suor Lucie,
anche lei infermiera anestesista, che esce dal
blocco operatorio.. esitante le chiedo se abbia
notizie: mi mostra alcune foto dell’intervento, la
parete ricucita alla perfezione, dice che il dottor
Lamere ha fatto un bel lavoro, ma ora, come
prevedibile la bimba fa fatica a respirare, deve
adattarsi e quel nuovo spazio riempito nel suo
pancino..
Restiamo in attesa, mentre il lavoro ci distrae per
qualche tempo.. finché non mi viene annunciato
che la piccola è tornata in stanza.. in punta di piedi
vado a vederla, con il timore di disturbare qualcosa
di estremamente fragile, mentre mi trovo al
cospetto di qualcosa di estremamente forte: lei è lì,
ancora sotto effetto di anestesia, che riposa, il
respiro si è fatto regolare, sembra un neonato
come tanti.. so che il percorso sarà ancora lungo,
che ora potrebbero presentarsi mille complicazioni,
ma mi sembra un miracolo già il fatto che sia uscita
viva dalla sala operatoria… incredula e piena di
speranza, mi precipito a cercare gli artefici di
questo meraviglioso lavoro. Incontro prima Rosine,
mi felicito con lei, per aver saputo trattare una
bimba così piccola, e poi trovo il dr Lamere..
Lo abbraccerei dalla felicità, ma la sua enorme
mole incute sempre su di me un timore
riverenziale, per cui mi limito a stringergli la mano
con calore e gratitudine: mi guarda un po’ stupito
di una riconoscenza tra colleghi che forse qui non è usuale, ma intuisco che ne è contento.. Mentre le
stringo, mi sembra incredibile come quelle manone
siano riuscite a fare un lavoro così delicato in uno
spazio così piccolo.. beh, oggi dr Lamere veste
proprio i panni del gigante gentile!
Con il fiato sospeso seguiamo l’evoluzione della
situazione.. la piccina si sveglia, piange per il
dolore, come è normale purtroppo che sia, ma
cerca anche il latte: inizia a succhiare con voracità
tra le braccia della mamma e ben presto anche il
suo intestino ci dà il segnale che tutto inizia a
funzionare come deve! E’incredulità e gioia,
osservare quel corpicino così piccolo e così forte! Il
giorno dopo, mentre facciamo il giro, il papà viene
a cercare Didi, l’infermiera di turno, si vuole
informare sul costo dell’intervento per cercare di
racimolare il denaro.. ancora non ha capito.. D
idi allora gli spiega per l’ennesima volta che sono i
dottori “bianchi” tramite la solidarietà dei loro amici
in Italia che si prendono carico dell’intervento..
L’uomo mi guarda prima incredulo, poi apre i suoi
lineamenti un in sorriso che fa luce: “Merci!”,
continua a ripetere ridendo.. e poi conclude
dicendo che tale è la sua gioia che per ringraziarmi
mi porterà in dono un gallo!
Questa volto rido io, sorpresa e felice: questa
proprio non me l’aspettavo! E mentre la piccola,
che un nome non lo ha ancora, come si usa
generalmente in Africa, ci sorprende di giorno in
giorno con la sua tenacia davvero miracolosa,
lunedì vengo convocata alla portineria per ritirare
“le coque”, il nostro gallo, uno dei regali più
commuoventi che abbia mai ricevuto, anche se,
ahimè, temo che il suo destino sia segnato e presto
finirà nella pentola delle suore..
Questo è tutto il sapore che mastico in questo
ennesimo ritorno a “casa”, e che stasera si mescola
al sapore reale dei bignè ancora caldi: è iniziato il
tempo del Ramadan e a Ngaoundal verso il
tramonto nel centro del paese (qui detto “centre
ville”, ma mi fa un po’ sorridere chiamare “città”
questo sconclusionato agglomerato di capanne..)
viene allestito un allegro e colorato mercatino di
viveri, una specie di cibo da asporto per festeggiare
l’interruzione del digiuno..
Frutta, verdura, pesce affumicato e carne grigliata,
ma soprattutto frittelle di ogni tipo, tra cui gli assai
tradizionali bignè, che si trovano un po’ in tutta
l’Africa, anche se ogni paese ha la sua variante:
sono semplici frittelle di pane, dal gusto un po’
dolciastro.. diverse donne, con movimenti abili e
sapienti, producono e friggono queste palline di
pasta.
Stasera l’ultima donna della fila mi fa un cenno, mi
chiama: qualche giorno prima le avevo promesso,
dopo aver acquistato qualche frittella da una sua
“collega”, che la volta successiva avrei acquistato
da lei. Si ricorda della promessa, come me lo
ricordo io, e tanta è la sua riconoscenza, e forse il
suo orgoglio nel vendere ai bianchi, che mi regala
qualche pallina in più rispetto a quella che le
chiedo. Soddisfatta, reggo il mio sacchettino di
frittelle fumanti e mi dirigo verso Mauro.. insieme ci
avviamo proseguendo la nostra passeggiata per il
paese, mentre a turno peschiamo i bignè,
trattenendoli con la punta delle dita e soffiando
rapidamente prima di morderli, per non ustionarci..
non sarà il cibo più sano dell’Africa, ma ha un
sapore unico, che per noi ormai è tradizione ed ha
anche il significato di una piccola coccola di gola
che ci concediamo.. in fondo è come se fossimo
andati a prenderci un gelato!
Continuiamo così, un bignè per uno, mentre
accanto a noi sulla strada sfrecciano i mototaxi con
i loro carichi improbabili di persone e di cose, più
avanti il solito gruppo di uomini è indaffarato a
riparare la carcassa di una macchina
apparentemente senza speranze, il nostro amico
anziano ci sorride come ogni sera dietro alla sua
bancarella da cui vende di tutto un po’, i bambini
sfilano accanto a noi con i loro vassoi in equilibrio
sulla testa colmi di manghi, frittelle, banane e
pesci, in cerca di acquirenti, le persone sedute a
chiacchierare sotto alle tettoie di lamiera ci
rivolgono cenni di saluti..
Tutto è avvolto dalla luce dorata della sera mista al
gran polverone rosso della fine della stagione
secca, una terra troppo assetata che aspetta con
trepidazione il ritorno della pioggia che sta
tardando in un’atmosfera sospesa che sa di
semplicità e profonda serenità nonostante tutto:
non posso fare almeno di pensare a quanto siamo
privilegiati a trovarci in questo piccolo angolo di
mondo così lontano da tutto e poter vivere tutto
questo..
Un abbraccio!
Francesca

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