La Scomparsa di Vitus Huonder, Emerito di Coira, Fedele a Benedetto XVI. Il Ricordo di Mons. Marian Eleganti.

4 Aprile 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo ricordo del vescovo emerito di Coira, Vitus Huonder, scritto da mons. Marian Eleganti, che ringraziamo di cuore. Mons. Vitus Huonder è deceduto ieri. Buona lettura e condivisione.

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Necrologio del vescovo Vitus Huonder

Il vescovo Vitus è morto come ha vissuto: come uomo di fede. Non c’è dubbio che amasse molto Gesù Cristo e che si sentisse innanzitutto impegnato con Lui come piccolo servitore fedele. Abbandonato alla volontà di Dio e in piena pace, l’ho trovato ancora domenica. Anche se la sua voce era debole, si è subito unito alle preghiere che ho recitato in modo molto raccolto. Ho potuto salutarlo con un abbraccio sulla via del ritorno da Ulm, e di questo gli sono molto grato.
Il vescovo Vitus era amato e apprezzato da molte persone. Per loro è stato un faro di luce che non ha vacillato nel mare dei tempi. Questo non deve essere ignorato quando si ricorda la stampa agitata e negativa e le continue polemiche che hanno accompagnato il suo mandato di vescovo di Coira. Come suo vescovo ausiliare, ho potuto viverlo da vicino, soprattutto durante le riunioni, le liturgie e le prediche, nelle conversazioni individuali, nelle telefonate e nelle situazioni di crisi e, dopo il suo ritiro, negli incontri veramente amichevoli. Ci incontravamo sempre in un ristorante, mangiavamo insieme e io lo “aggiornavo” in queste occasioni. Viveva una vita molto appartata a Wangs e i social media non erano il suo forte. Ma rimaneva interessato. Bisognava comunicare con lui usando strumenti di tipo conservatore.

Quello che molti forse non sanno: Il vescovo Vitus era un ottimo confessore, (in tedesco Beichtvater, n.d.r) con un’enfasi sulla seconda metà della parola: padre (vater, n.d.r.). Era un ascoltatore molto paziente che non ti interrompeva mai. I suoi consigli su questo piano spirituale-sacramentale erano davvero saggi, comprensivi e assolutamente non severi, ma saggi e gentili, no: illuminati.

Nella sua predicazione, il vescovo Vito era un affidabile servitore della verità (religiosa). Molti credenti lo apprezzavano e lo ammiravano. Accettava volentieri colpi, calunnie e umiliazioni. Non ero d’accordo con lui in tutte le cose e situazioni, soprattutto quando ero responsabile del seminario di Coira. Ma anche in queste situazioni ho potuto conoscere molto bene alcuni lati della sua personalità. A posteriori, posso testimoniare che non ho mai sentito da lui la minima parola arrabbiata o denigratoria nei confronti di qualcuno, soprattutto nei confronti dei suoi strenui oppositori. Semplicemente, non parlava mai male degli altri, indipendentemente dal loro atteggiamento nei suoi confronti. A tavola sapeva essere spiritoso e molto ironico, cosa che a volte mi sorprendeva.

Non l’avrei creduto capace di farlo. Ma era così. Il vescovo Vitus non permetteva a tutti di avvicinarsi a lui. Era sempre cordiale nei suoi rapporti. Nelle riunioni era anche in grado di esprimere il suo punto di vista con forza e decisione (di “dettare il tono”, per così dire), ma senza mai fare la voce grossa. A differenza del mio temperamento, era sempre moderato, cioè autocontrollato. Sapeva ascoltare a lungo. Era possibile esporre le proprie argomentazioni davanti a lui, per minuti e minuti. Lui li ascoltava, ma poi magari faceva il contrario di quello che uno avrebbe voluto. Conservava la sua massima indipendenza di giudizio e di azione e quindi non sempre lasciava che la gente guardasse le sue carte, secondo la mia impressione.

Il vescovo Vitus era ben istruito. Conosceva le Scritture e la fede della Chiesa. Le sue prediche erano comprensibili, ben strutturate e profonde. Il vescovo Vitus era sempre ben preparato. A differenza di me, non era mai prolisso nelle sue dichiarazioni durante le riunioni. Anche in situazioni estremamente tese (ad esempio nella Conferenza episcopale) esprimeva la sua opinione con dichiarazioni brevi e pacate. Rispondeva alle domande in modo altrettanto breve. L’argomento era chiuso da parte sua e si passava al punto successivo dell’ordine del giorno.

Penso che il vescovo Vito abbia avuto solo pochi confidenti, qualcuno che considerava veramente suo amico o a cui era disposto a rivelare di più della sua vita interiore. Era un uomo molto fedele nella preghiera. Rosario e breviario, Santa Messa: Non c’era mai la minima mancanza o negligenza. Aveva disciplina e lavorava davvero molto duramente e instancabilmente. Era nelle parrocchie ogni fine settimana. Provocava i suoi avversari più con le sue posizioni teologiche e politico-ecclesiali che con la sua personalità, il suo carattere e la sua natura. Fino alla fine, quest’ultima aveva qualcosa di infantile e di pio nel senso migliore del termine. Per questo motivo i fedeli lo apprezzavano nei loro incontri personali.
A questo punto, non cercherò di classificare o valutare la sua opera in termini di politica ecclesiastica. Né voglio essere il giudice di questo.

Sono sempre rimasto impressionato dal modo in cui perdonava tutti, per quanto posso giudicare o ne sono stato testimone. Non era vendicativo. Andava semplicemente per la sua strada e si atteneva alla sua linea. Non si arrabbiava con le persone, soprattutto con i suoi strenui oppositori. Da questo punto di vista, era un agnello. L’ho percepito come tale anche quando stava morendo: Gentile, devoto e interiorizzato.

Che riposi in pace ed entri nella gioia del suo Signore! Si è sempre fidato del Suo giudizio. Il giudizio degli altri non era importante per lui. Lo ringrazio dal profondo del cuore per tutte le cose buone che mi ha dato.

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