La Religione? Serve Specialmente agli Atei…Aurelio Porfiri.

27 Marzo 2024 Pubblicato da

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato dal maestro Aurelio Porfiri sul suo Canale “Traditio”, che vi invitiamo a visitare. Buona lettura e condivisione.

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Traditio, per conoscere tutto su tradizione e tradizionalismo.


Tra il secolo precedente e l’attuale ci è stato dato di assistere ad alcuni movimenti di opposizione al fenomeno religioso molto importanti.

Questi movimenti hanno costituito una sfida imponente al fenomeno religioso, sfida che è tuttora in corso. Bisogna ben comprendere queste idee e soprattutto capire che il loro rapporto con la religione è molto più stretto di quello che potrebbero pensare.

Direi che per il diciannovesimo e gran parte del ventesimo secolo il fenomeno dominante è stato quello dell’ ateismo. Non possono essere dimenticati in questo senso gli illuminanti studi di padre Cornelio Fabro, stimmatino.

L’ateo è colui che risponde in modo negativo alla domanda sull’esistenza di Dio. Il fatto che egli abbia sentito la necessità di rispondere ci fa presente che non ha voluto eludere questa domanda esistenziale fondamentale anche per chi sceglie di non credere. E gli atei intelligenti sanno bene come la religione svolga un ruolo importante nelle società, non fosse altro che per la promozione di certi valori che sono a fondamento del vivere comune. Non potrà essere conteso il fatto che valori radicati nella legge divina hanno certamente un peso diverso rispetto a quelli, pure utili, promosso da questo o quello stato. I valori non sono leggi, ma formano quell’humus atteaverso il quale leggi giuste possono essere emanate.

Purtroppo da molti decenni si sta imponendo un fenomeno che è certamente molto più grave di quello dell’ateismo e dalle conseguenze molto più devastanti, il fenomeno dell’’indifferentismo religioso. Per queste persone non c’è una risposta in quanto la domanda non si pone, essendo il problema religioso irrilevante, cosa che i buoni atei di una volta contesterebbero proprio perché hanno dedicato tanto del loro tempo a combatterlo. Il poeta francese Pierre Reverdy diceva: “Ci sono talora atei di un’asprezza feroce i quali, tutto sommato, si interessano di Dio più di certi credenti frivoli e leggeri”.

Un credente può provare a convincere l’ateo che la sua risposta è sbagliata, ma poco può fare verso l’indifferente che spesso pensa il problema stesso essere irrilevante. Certo non dobbiamo ridurre la religione ad un ruolo puramente sociale ma non possiamo negare che quando essa manca si avverte che sia chi crede che chi non crede hanno una vita di qualità molto più scadente.

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Photo by Davide Cantelli on Unsplash

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3 commenti

  • Katechon ha detto:

    Molti atei sono semplicemente posseduti da un’autoinflitta condizione di cecità. Sono inconvertibili, perché mentono se stessi.

  • stilumcuriale emerito ha detto:

    Albert Einstein ( penso che persino i ciabattini sappiano chi era) soleva dire : –quando si osserva l’ordine esistente nella natura non si può non riconoscere l’esistenza di una intelligenza superiore che la domina– Non credeva in un Dio personale, ma almeno in qualcosa di superiore e di intelligente sì.
    Ma nella realtà odierna ci sono ancora molti che sostengono che l’Universo e, al suo interno, la vita dell’uomo sono dovuti al caso. Ma il caso è solo il rifugio della nostra ignoranza. Quando non sappiamo trovare una spiegazione di un fatto, diciamo che è frutto del caso.
    In quanto alla diffusione dell’ateismo, non pretendo di fare teorie, ma mi sembra che basti pensare ad una distribuzione gaussiana che ha per estremi la totale negazione di Dio e la fede acritica nella sua esistenza, per capire che ci possa benissimo stare una maggioranza di indifferenti.

    • Balqis ha detto:

      Gentile “diversamente giovane” Stilumcuriale Emerito, approfittando per augurarle una serena Pasqua, le invio un link che avevo trovato tempo fa, che certamente le interesserà.
      http://www.albertostrumia.it/
      Ma forse lo conosce già.
      Giacché ci sono, approfitto di questo angolino tranquillo anche per augurare buona Pasqua all’immensamente paziente (novello Giobbe!) gestore di questo blog, che non ho ancora ringraziato per l’ospitalità.