Gaza. Diamo a Hitler Quel che è di Hitler, e a Netanhyau Quel che è di Netanhyau. Lazzaretti.

14 Marzo 2024 Pubblicato da 5 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il prof. Giovanni Lazzaretti offre alla vostra attenzione queste riflessioni – e un poderoso impianto storico – sulla tragedia che si sta svolgendo a Gaza. Buona lettura e condivisione.

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9 marzo 2024, Santa Francesca Romana

11 marzo 2024, San Costantino, re e martire

13 marzo 2024, beata Francesca Trehet, vergine e martire

Samizdat dal paesello

Il tacito ricatto d’Israele

«NOI, VOI», A ROMA

«In primavera ho accompagnato degli studenti più o meno sul vostro percorso: Teatro di Marcello, Portico d’Ottavia, Ghetto, Isola Tiberina, Trastevere. Alla Sinagoga ho taciuto perché deve parlare un addetto. Tutto bene finché raccontava le cose note. Poi però si è messo a parlare di cose ebraiche con un intercalare “Noi, voi. Noi, voi”. I ragazzi all’uscita erano piuttosto irritati.»

Sgombro il campo da ogni possibile dubbio. La signora che narra non è una filo-qualcosa o un’anti-qualcosaltro. È semplicemente una brava guida di Roma che ha registrato un fatto e lo racconta.

Niente di strano, del resto. È normale innervosirsi col “Noi, voi”. È possibile dire un “noi cristiani” se sei il prete che fa l’omelia a Messa. Ma se sei il Papa alla finestra per l’Angelus, parli e basta. In piazza c’è il cattolico fervente, l’agnostico aggregato a un pellegrinaggio, il turista asiatico che ha una vaga idea della Chiesa Cattolica e visita San Pietro come visiterebbe il Colosseo.

“Noi, loro” lo usava il presidente ucraino Poroshenko quando voleva descrivere come avrebbe trattato i cittadini del Donbass. “Noi, loro” lo usava il nostro Brunetta quando discriminava gli italiani in vaccinati e non vaccinati («Gli lasceremo comprare pane e formaggio»).

Immaginate uno studente che manifesti il suo sconcerto. «Basta con questo “noi, voi”! Lei racconti le sue cose e noi la ascoltiamo». No, non avrai nessuna reazione di quel genere, piccolo aspirante antisemita. Le irritazioni anti-ebraiche dovrai tenerle per te, non vanno manifestate.

SUL GIORNALE DIOCESANO

Piccolo episodio quello degli studenti a Roma, ne convengo. Tra l’altro è una narrazione, con tutti i rischi di percepire in modo enfatizzato da parte dell’ascoltatore (io). Passiamo a cose scritte.

Su “La Libertà”, giornale diocesano di Reggio Emilia, il 6 febbraio 2024 è apparso l’articolo di Matteo Daolio “Non stravolgiamo la storia”. Prende lo spunto dalle contromanifestazioni pro-Gaza o pro-Palestina avvenute in contemporanea con la Giornata della Memoria del 27 gennaio.

Invita a non fare pasticci storici tra lo sterminio nazista e la guerra di Gaza. Fondamentalmente l’articolo ha ragione, distinguere è sempre buona cosa. Date a Hitler quello che è di Hitler, date a Israele quello che è d’Israele.

Ma un passaggio è da rimarcare.

«Il “mai più” campeggiante in certe piazze o su certi social sovrascritto alle foto in bianco e nero dei deportati nei campi di concentramento accostato a quel “ma proprio più” scritto sopra le foto delle distruzioni a Gaza di questi giorni sa un po’ di rimprovero ad Israele».

Che delicatezza di espressione, «sa un po’ di rimprovero ad Israele».

Certo che sa di rimprovero. Il fatto di lasciare a Hitler quello che è di Hitler, non significa che devo omettere il “rimprovero” a Israele. E, se l’affare Dreyfus meritò il “J’accuse” di Émile Zola(1), possiamo dire che Israele merita qualcosa in più di un rimprovero. Merita un atto d’accusa, non delle espressioni garbate.

SU STUDI CATTOLICI

Oltre che a “La Libertà”, sono abbonato ad altri giornali, tra cui Studi Cattolici. La collocazione generale di Studi Cattolici su Ucraina e Gaza è messa in evidenza da subito, fin dall’editoriale. Di qualunque cosa si parli nell’articolo di prima pagina, appaiono in abbinata due riquadri «MEMENTO 24 febbraio 2022: la Russia invade l’Ucraina» «MEMENTO 7 ottobre 2023: Hamas fa strage di 1.400 israeliani».

Chi segue i miei articoli sa già cosa penso di quei due MEMENTO. In particolare penso che le vicende non siano iniziate il 24 febbraio 2022 e il 7 ottobre 2023. E penso che l’arte mediatica occidentalista sia sopraffina nel creare “il mostro che attacca” e togliersi fuori da ogni responsabilità.

Prendete ad esempio la strage di 1.400 israeliani il 7 ottobre 2023. Per un Palestinese è difficile dimenticare che con l’operazione “Margine di protezione” (o “Scogliera Solida”) del 2014 Israele uccise 1.617 civili di Gaza nell’indifferenza generale.

Ma devo apprezzare Studi Cattolici perché, dopo essersi “collocato” fin dall’editoriale, pubblica un articolo come quello di Roberto Rapaccini (febbraio 2024, titolo un po’ anonimo “Hamas contro Israele; a che punto siamo”) che spiega diverse cose sulla dinamica Israele – Palestina, sulla “vittoria maledetta” della guerra dei 6 giorni nel 1967, e sulla nuova “vittoria maledetta” che Netanyahu si appresta ad ottenere (per ora siamo a 31.000 morti e 72.000 feriti).

Rapaccini ricorda tra l’altro che a Israele non dispiaceva Hamas. La vittoria elettorale dei fondamentalisti di Hamas sui laici di Fatah nelle elezioni del 2006, e la successiva eliminazione fisica di Fatah nella battaglia di Gaza del 2007, faceva comodo.

«In precedenza, fino al 6 ottobre 2023, Israele aveva di fatto accettato senza riserve il controllo da parte di Hamas della Striscia di Gaza per uno specifico obiettivo: considerate le divisioni e gli antagonismi all’interno del fronte palestinese, supportare Hamas equivaleva a favorire la delegittimazione dell’Autorità Nazionale Palestinese».

Niente di nuovo sotto il sole: all’occidente non piacciono i leader arabi laici, preferiscono avere di fronte degli integralisti perché sia più “naturale” martellarli avendo i media a favore. Il destino di Fatah a Gaza è lo stesso destino di Gheddafi, Saddam, e Assad (che ancora resiste).

NIENTE RIMPROVERI PER ISRAELE. MA UN SEMPLICE ATTO D’ACCUSA

Israele ha fatto ciò che ha fatto Hitler? Non pare proprio. Ha creato un suo unicum che nessuna fantasia avrebbe potuto immaginare. Narrare la storia del sionismo per sommi capi equivale a formulare un atto d’accusa.

  • C’è nel nostro sottofondo mentale l’idea che il ghetto sia una violenza cristiana sugli ebrei. Lo è stato solo parzialmente, il ghetto era una “costrizione gradita”.
  • Quando arriva l’emancipazione in diversi Stati, succede che una parte di ebrei scala i vertici della società liberale-illuminista-massonica diventando sostanzialmente atei, una parte sposa donne/uomini cristiani perdendo la matrice ebraica fin dalla generazione successiva, una parte emigra, una parte resta nel ghetto in modo naturale, una parte si mette a fare l’ideologo.
  • Di fronte all’identità parzialmente perduta e/o traballante si comincia a vagheggiare un ghetto nuovo, il ritorno alla “costrizione gradita”. La constatazione poi che l’antisemitismo è ben vivo anche nella società liberale-illuminista-massonica (vedi l’affare Dreyfus) e l’evento dei pogrom antiebraici a est definisce le caratteristiche del ghetto: luogo dell’identità, luogo in cui l’antisemitismo è assente, luogo della sicurezza.
  • Il sionismo nasce nel 1897 a opera di Herzl e Nordau, e propone inizialmente una soluzione ragionevole: la creazione di uno stato ebraico sulla scia degli “stati” creati dal colonialismo britannico. Come è nata la Rhodesia, così può nascere sui Monti Mau in Kenya (molte piogge, temperature moderate, terreni fertili) uno Stato simile alla Rhodesia, su base ebraica, legato alla corona britannica.
  • Nel 1903 al Congresso Ebraico Herzl porta la proposta di creare lo Stato d’Israele in Uganda (è Kenya, in realtà; ma è nota come “opzione Uganda”); 295 voti a favore e 175 contro; nonostante il voto, “vince” la minoranza: la proposta è accantonata.
  • Al settimo congresso sionista del 1905 ogni alternativa alla Palestina viene scartata. Siamo già al “sionismo ideologico”. Portare l’Europa (liberale-illuminista-massonica) fino alle rive dell’Eufrate.
  • La “Dichiarazione Balfour” del 1917 promette un “focolare ebraico” in Palestina. In quel momento in Palestina ci sono 574.000 arabi, 74.000 cristiani e 56.000 ebrei (in gran parte di recente immigrazione).
  • Dal 1920 inizia il mandato britannico in Palestina. In questo momento ci sono in Palestina 730.000 arabi e 60.000 ebrei. Dal 1930 i britannici tentano di frenare l’immigrazione ebraica, disconoscendo di fatto la Dichiarazione Balfour.
  • L’immigrazione ebraica durante il mandato britannico 1920-1948 passerà da 60.000 a 716.700 (cifre del primo censimento d’Israele). Scoppiano due rivolte arabe anti-ebraiche nel 1929 e nel 1936.
  • In tutta la fase del mandato britannico gli ebrei si organizzano come “coloni armati” in formazioni paramilitari e/o terroristiche, o semplicemente come kibbutz in armi.
  • L’olocausto crea uno scudo insormontabile. Il mondo sente di doversi in qualche modo “scusare” con gli ebrei. È il “tacito ricatto” che consente agli ebrei di ottenere l’impensabile: gli immigrati ebrei che hanno comperato ampie fette di terra grazie ai finanziatori che hanno alle spalle, vengono designati a diventare i governanti di quella terra; e gli abitanti esistenti dovranno essere sudditi.
  • Viene disegnata un ripartizione della Palestina tra ebrei e arabi; la ripartizione favorisce gli ebrei in modo marcato, l’annuncio di guerra da parte degli Stati arabi è contestuale, e per Israele è la manna.
  • Con la guerra del 1948 Israele si allarga e lo Stato Palestinese svanisce, occupato da Israele stesso, dalla Giordania e dall’Egitto.
  • La guerra dei 6 giorni del 1967 è la “vittoria maledetta” citata prima da Rapaccini, che riprende il titolo di un libro di Ahron Bregman.
  • Maledetta perché, una volta conquistata Cisgiordania, Gaza, alture del Golan e Sinai (che poi sarà restituito all’Egitto) Israele non può farle diventare parte integrante dello Stato: gli arabi diventerebbero la maggioranza.
  • È necessario mantenere quelle terre in situazione di occupazione militare, senza integrarle. Una situazione che richiederebbe un equilibrio sopraffino, che Israele non ha. Anche perché le occupazioni militari o sono fasi provvisorie, o si trasformano in Stato di polizia.
  • Colonizzazioni, vessazioni, introduzione di passaporti interni. La popolazione palestinese “esplode”: inizia nel 1987 la prima Intifada.
  • Le trattative di pace tra Peres e Arafat, poi tra Barak e Arafat, definiscono linee di principio, ma non riescono mai a sciogliere tutti i nodi (status di Gerusalemme, prigionieri politici, gestione dell’acqua, confini certi).
  • Bastano invece atti provocatori (Sharon che passeggia sulla spianata delle moschee) per far detonare la seconda Intifada nel 2000. Le torri gemelle del 2001 e la “lotta al terrorismo globale” deviano l’attenzione su altro, e Israele ha mano libera.
  • Da allora si succedono le guerre periodiche su Gaza, 7 in questo millennio, prima di quella attuale. La sproporzione di morti tra Israeliani e Palestinesi è abnorme(2). Avviene anche la farsa del ritiro da Gaza nel 2005, sostituito da un blocco di terra, di mare e di cielo. Fuori da Gaza si consolida il sistema dei muri di separazione, dei posti di blocco, dei permessi per i movimenti interni.
  • L’Autorità Nazionale Palestinese, formalmente votata per la prima volta nel 1996, non ha mai preso il controllo vero del territorio, dovendo sempre convivere con una occupazione palese o latente, e con l’aberrazione di dover gestire due pezzi di Stato di cui uno (Gaza) trasformato in un ghetto.
  • Ciò che sta facendo adesso Israele non può essere detta la “soluzione finale” perché avrebbe un suono hitleriano, ma è la “soluzione conclusiva” nell’ottica di Netanyahu e dei suoi alleati ultraortodossi. «Verso la vittoria assoluta», come dice Netanyahu.

Ecco gli esiti finali della nuova “vittoria maledetta” di Israele. Gli immigrati che comprarono la terra vanno a sterminare gli abitanti che stavano sulla terra. Convinti poi di una loro “superiorità morale”, fanno riecheggiare ancora la vecchia ideologia di Nordau, Zabotinskij & soci di portare i confini dell’Europa “liberale” fino all’Eufrate (quante volte abbiamo sentito la frase «Israele, unico baluardo democratico in Medio Oriente»?).

Israeliani e Palestinesi non conoscono il diritto naturale, non conoscono il concetto di guerra giusta, possono andare avanti solo fino allo sterminio. La soluzione dei “due Stati” pacificamente affiancati è un’utopia, dopo oltre 100 anni di violenza.

L’unica soluzione che immagino è una Palestina unica, con presenza ebraica, islamica e cristiana. Un moderno Stato “tollerante”, dove non dovrebbe esistere il «Noi, voi», ma dove una Costituzione condivisa dovrebbe tutelare tutti. Un sogno che solo la preghiera può realizzare.

Da notare una cosa di passaggio: ciò che Israele sta facendo a Gaza non è concettualmente diverso da ciò che l’Ucraina stava facendo nel Donbass. Storicamente differenti le due vicende, ma concettualmente simili: il diverso deve sparire.

IL TACITO RICATTO

Come funziona il tacito ricatto per cui Israele uccide 30.000 civili e non può nemmeno essere rimproverato?

Funziona più o meno così.

  • In Israele ci sono i nazionalisti ebrei più “determinati”.
  • Come spiegò il sionista Zabotinskij, «nella politica ebraica mondiale il cresus assimilato non è un fattore potente, malgrado egli possieda dell’influenza politica e finanziaria. Invece il nazionalista ebreo è una potenza, sia egli pure uno straniero sconosciuto».
  • Quindi il “cresus”, il riccone che si è assimilato negli USA, è sempre “comandato” dal nazionalista ebreo.
  • Aggiungendo che la politica in USA vive di soldi, è facile quindi notare che il nazionalista comanda il cresus, e il cresus finanzia il politico USA. Il fatto che ci siano 12 ebrei nel governo Biden(3)non deve stupire.
  • Il cresus poi comanda anche i media. Cosa è, ad esempio, l’agenzia Reuters che fornisce notizie a mezzo mondo? Beh, intanto non è più la Reuters, ma si è fusa ed è diventata la “Thomson Reuters”. Presidente è David Thomson, canadese e “pari”(4)d’Inghilterra. Ma la proprietà è al 55% di Blackston Group. Presidente di Blackston Group è Stephen Allen Schwarzman, di famiglia ebrea, ça va sans dire.
  • L’olocausto fa da lasciapassare per tutto. Nessuno Stato potrebbe erigere i muri che erige Israele, installare il suo sistema di posti di blocco e di passaporti interni, uccidere 30.000 civili (oltre a 70.000 feriti), distruggere città intere, avendo sostanzialmente i media “non ostili”.
  • Israele è protetto dai cresus, da una politica USA che non può fare a meno dei cresus, dai media che dipendono dai cresus. In questo clima ognuno sa che con Israele bisogna essere “garbati”.

QUALCHE CHICCA FINALE

Amichai Eliyahu, il ministro della cultura israeliano che ha invocato la bomba atomica su Gaza, non è nuovo a uscite fuori dalle righe e provocazioni. Oggi ha detto: «Una bomba atomica su Gaza sarebbe una delle possibilità, anche se ne andasse della vita dei 240 ostaggi israeliani perché le guerre hanno un loro prezzo». «Le parole di Eliyahu sono oltraggiose e fuori dalla realtà – ha replicato Netanyahu. – Le nostre forze operano sulla base del diritto internazionale, per non colpire innocenti». Eliahu ha allora osservato: «Era solo una metafora». Eppure più di una volta ha manifestato l’intenzione di volere cancellare la Palestina. (Il Messaggero, 5 novembre 2023).

Non si sa se è più “comica” la frase di Eliyahu o la risposta di Netanyahu che dice di operare sulla base del diritto internazionale, per non colpire innocenti. Eliyahu è del 1979: da quando ha l’uso di ragione ha vissuto solo la fase delle guerre sporche interne al territorio israelo-palestinese. Da quel marasma nasce il nazionalismo più becero e intriso d’odio.

Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha annunciato l’imposizione di un “assedio totale” alla Striscia di Gaza, nel terzo giorno dell’offensiva lanciata contro Israele dal movimento islamico Hamas. – «Stiamo imponendo un assedio completo a Gaza», ha detto Gallant in un video diffuso dai suoi servizi. «Niente elettricità, niente acqua, niente gas, stiamo combattendo contro animali e dobbiamo agire di conseguenza», ha aggiunto. (Tg La7, 9 ottobre 2023)

Gallant è del 1958, me lo aspettavo più saggio. I Palestinesi sono animali, ossia sono sub-umani. La frase ha un suono hitleriano? Dimenticatelo. Gallant non è un nazista, è semplicemente un Israeliano.

Hamas il 7 ottobre ha compiuto un efferato attacco terroristico a Israele, provocando 1.200 morti e mettendo in scena una violentissima serie di atti, dai rapimenti agli stupri. La Golan ha, parlando alla Knesset, il Parlamento israeliano, preso questi efferati crimini come giustificazione per rivendicare la rappresaglia: «Sono personalmente orgogliosa delle macerie di Gaza e che ogni bambino palestinese, anche tra 80 anni, saprà raccontare ai suoi nipoti cosa hanno fatto gli ebrei», ha detto sottolineando la sua posizione iper-nazionalista nel corso del dibattito per l’espulsione, poi respinta, del deputato comunista Ofer Cassif. Quest’ultimo denunciava possibili crimini di guerra nella risposta ad Hamas da parte di Israele. (insideover, 22 febbraio 2024)

May Golan è una “ragazzina” di 37 anni. Sembra quasi che abbia introiettato l’essenza del film “Bastardi senza gloria”(5) dove appunto il gruppo di soldati ebrei americani desiderava che la loro violenza fosse ricordata con particolare terrore.

Il bambino palestinese racconterà, forse, tra 80 anni ai suoi nipoti. Racconterà esattamente ciò che desidera la Golan, ossia narrerà quanto sono stati crudeli gli ebrei.

E così fra 80 anni qualcuno rinnoverà il suo stupore: «Ma come! Ci sono ancora degli antisemiti?»

Non c’è da stupirsi, purtroppo.

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In uno Stato governato dagli Eliyahu, dai Gallant, dalle Golan, siano sempre benedetti gli operatori di pace, unica speranza che rimane in Palestina.

Giovanni Lazzaretti

giovanni.maria.lazzaretti@gmail.com

 

NOTE

  • J’Accuse…! (Io accuso…!) è il titolo dell’editoriale scritto dal giornalista e scrittore francese Émile Zola in forma di lettera aperta al presidente della Repubblica francese Félix Faure. Pubblicato il 13 gennaio 1898 dal giornale socialista L’Aurore con lo scopo di denunciare pubblicamente i persecutori di Alfred Dreyfus, le irregolarità e le illegalità commesse nel corso del processo che lo vide condannato per alto tradimento, al centro di uno dei più famosi affaires della storia francese. In questa eloquente filippica egli denuncia i nemici “della verità e della giustizia”. La locuzione «j’accuse» è entrata nell’uso corrente della lingua italiana, come sostantivo, per riferirsi a un’azione di denuncia pubblica nei confronti di un sopruso o di un’ingiustizia. (Wikipedia)
  • Nelle 7 guerre di Gaza precedenti all’attuale si contano 4.701 palestinesi morti a fronte di 117 israeliani, rapporto 40 a 1, con una punta di 108 a 1 nell’operazione “Piombo fuso” (27 dicembre 2008 – 18 gennaio 2009).
  • La tabella dei dodici componenti ebrei del governo USA la scrissi nel Samizdat n.24 “Il nazismo non è più il male assoluto”, 1 aprile 2004. Non la riverifico, potrebbe aver subito delle varianti.
  • Cioè ha un titolo nobiliare legato alla Corona britannica.
  • Inglourious Basterds, sceneggiatura e regia di Quentin Tarantino, 2009.

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5 commenti

  • non sei antisionista, sei antigiudaico ha detto:

    “Quando arriva l’emancipazione in diversi Stati, succede che una parte di ebrei scala i vertici della società liberale-illuminista-massonica diventando sostanzialmente atei, una parte sposa donne/uomini cristiani perdendo la matrice ebraica fin dalla generazione successiva, una parte emigra, una parte resta nel ghetto in modo naturale, una parte si mette a fare l’ideologo……….

    non ci sono solo Marx e Freud e Blinken e Kissinger, che evidentemente tormentano i tuoi sonni, ma anche Sabin Einstein Rotkho e Leonard Bernstein: fra i giudei, oltre agli ideologi e ai ministri degli esteri, ci sono i medici, i fisici, i pittori e i musicisti;
    io vorrei più marrani mentre tu ne sei infastidito, come da tradizione cattolica

  • Rettifica ha detto:

    Era una signora: giusto l’apostrofo.

  • cattolico ha detto:

    andrebbe ricordato che per la bibbia, gli arabi sono discendenti di abram e quindi sono semiti anch’essi.

  • Un antiqualcosa è maschile ha detto:

    E se è maschile l’apostrofo è uno scivolone ortografico imbarazzante

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