Matte Considerazioni sul Natale e l’Epifania. Il Matto.

3 Gennaio 2024 Pubblicato da 21 Commenti

(Bonanno Pisano, Cavalcata dei Magi, Cattedrale di Pisa)

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum curiae, il nostro Matto offre alla vostra attenzione quest considerazioni su Natale ed Epifania.

 

MATTE CONSIDERAZIONI SUL NATALE E L’EPIFANIA

Bonanno Pisano, Cavalcata dei Magi, Cattedrale di Pisa *

A parte il tema gigantesco delle traduzioni, visto che tradurre è un po’ tradire, e a parte lo sfrondamento dei plurimi Vangeli operato a suo tempo dagli addetti istituzionali ai lavori, sembra che il Cristo vero sia soltanto quello emergente dai soli Vangeli canonici, stabiliti appunto dai posteri istituzionali addetti ai lavori, che hanno operato la depurazione nei confronti di ciò che hanno ritenuto incompatibile con la Verità rivelata; la quale, occorre tenere presente, per il solo fatto di essere scritta già comporta i limiti della scrittura. Dio non scrive e lo Spirito non può essere costretto nelle parole: è l’uomo ispirato che mette in molteplici parole scritte LA Parola che è Una ed è Luce (l’ispirazione: argomento per niente scontato e scottante, anche e non soltanto per le traduzioni), e questo intervento mediatore umano non può non recare i limiti e le “tentazioni” del linguaggio umano, tanto in eccesso quanto in difetto di Ciò che è ispirato dall’Ispiratore.

L’ispirazione divina, necessariamente auto-certificata dall’istituzione, è pur sempre recepita da un essere umano che, proprio in quanto tale, mai può corrispondervi perfettamente. Il Perfetto ispira l’essere umano che ne prende e ne scrive quel che può, altrimenti eguaglierebbe il Perfetto, eventualità meno che improbabile.

Entrano qui in ballo i Vangeli apocrifi, ovvero (tenuti invano) nascosti e lontani dall’uso, poiché, a giudizio dei posteri isitituzionali addetti ai lavori, non ispirati. Sta di fatto, però, che la grotta, il bue e l’asinello a fianco della mangiatoia che scaldano Gesù con il loro respiro (laddove “liberté, egalité e fraternitè” tollerano il Presèpe con l’intento di spazzarlo via definitivamente) non compaiono nei Vangeli canonici bensì in quelli apocrifi.

Della grotta è scritto nello Pseudo Matteo 13 e 14:

«L’angelo […] comandò poi a Maria di discendere dall’animale (il giumento) e di entrare nella grotta sotto la caverna […] Tre giorni dopo la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, la beatissima Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla, depose il bambino in una mangiatoia, ove il bue e l’asino l’adorarono. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Isaia con le parole: “Il bue riconobbe il suo padrone, e l’asino la mangiatoia del suo signore”. Gi stessi animali, il bue e l’asino lo avevano in mezzo a loro e lo adoravano di continuo. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Abacuc, con le parole: “Ti farai conoscere in mezzo a due animali”».

Breve inciso al riguardo: chissà se il Cristiano riesce ad adorare il Bambino con la stessa, innocente intensità del bue e dell’asino, certamente ignoranti di somme teologiche, diritti canonici, munus e ministerium!

Riguardo alla visita dei Magi, il Vangelo di Matteo, il più antico dei quattro canonici e scritto in aramaico, è l’unico che ne riferisce, da ciò potendo porsi la domanda: come mai due sinottici su tre e Giovanni non parlano di tale visita? Eppure si tratta di un evento di decisiva importanza in ordine all’Epifania, quindi al riconoscimento del Verbo incarnato da parte dei rappresentanti della Tradizione d’Oriente, i quali «prostratisi, lo adorarono», consegnarono i loro doni e «fecero ritorno al loro paese» … da non-Cristiani, visto che non c’erano ancora i Sacramenti, a meno che, ma qui facciamo capolino nella gnosi (parola spaventosa per i duri e puri), bastarono loro gli atti di prostrazione e adorazione quale condizioni per ricevere una sorta di ottavo Sacramento (piano con le mani fra i capelli invocando “oddio, oddio!”). In altri termini essi furono Cristiani nel loro cuore in quanto riconobbero il Re dei re: «Là dove è il tuo tesoro (il tuo re), là sarà anche il tuo cuore», parole dalla profondità insondabile e di sicura efficacia trasfigurante per chi asceticamente le trasfonde nella propria carne e nel proprio sangue.

Della grotta è scritto anche nel Protovangelo di Giacomo 18: «(Giuseppe) trovò quivi una grotta», cui segue lo stupenda scena contemplativa illustrata da Giuseppe, nella quale si può riconoscere chiunque si fermi ad ammirare, che significa guardare con meraviglia (AH!), il Presepe:

«Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai nell’aria e vidi l’aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l’alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto. Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull’acqua, ma non bevevano. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso».

Ecco: tutto l’umano si ferma! Tutto l’umano è trasceso nel contemplativo AH! L’essenziale, estatico AH! Riguardo al numero dei Magi, il Vangelo di Matteo non ne dice il numero né i nomi, ciò che invece risulta dal Vangelo dell’Infanzia Armeno:

«ecco che i Magi d’oriente, i quali erano partiti dal loro paese mettendosi in marcia con un folto seguito, arrivarono nella città di Gerusalemme dopo nove mesi. Questi re dei Magi erano tre fratelli: il primo era Melkon, re dei Persiani, il secondo Gaspar, re degli Indi, e il terzo Balthasar, re degli Arabi».

Ora, chi fu il primo che rese canonici di fatto (inserendoli nel Presepe) tali particolari dei racconti apocrifi, evidentemente ritenendoli anch’essi ispirati? O è da supporre un ibrido canonico-apocrifo, ossia tra racconti ispirati e non ispirati?

Forse che la questione canonici/apocrifi resta aperta, ma si vuol far finta di no?

* * *

A proposito di Gaspar, approfitto di quest’occasione per citare un particolarità davvero interessante che traggo da I RE MAGI di Mario Bussagli – Maria Grazia Chiappori:

«I nomi dei Magi, secondo la nostra tradizione, poiché ve ne sono molte altre, compaiono per la prima volta, nei testi occidentali di cui disponiamo, fra il 500 e il 600 d.C. Gli Excepta Latina Barbari, un opera di autore ignoto che sfrutta fonti greche in parte perdute, enumera infatti Gaspar, Melchior (Melqôn nei testi orientali) e Balthasar. E i tre nomi hanno ciascuno un proprio significato, visto che Balthasar è interpretato come «il protetto del Signore», Melchior è «il re della Luce» e Gaspar, che è il più giovane, è anche, come vedremo più avanti, «colui che ha conquistato il Farr» […]

[…] Sul piano propriamente storico una paziente ricostruzione ci permette di sapere chi era Gaspar o Gaspare, personaggio regale veramente esistito, d’importanza storica non trascurabile, legato al cristianesimo per due fatti diversi, ma in certo senso complementari: l’episodio dei Magi e il viaggio in India dell’Apostolo Tommaso che fu, secondo la tradizione, alla sua corte.

In realtà Gaspare si chiamava Vindapharnā, cioè “conquistatore” del “pharn” ossia del Farr […] Ora, se traduciamo Vindapharnā in armeno, la forma che ne risulta è che è attestata in vari testi è Gathaspar (= conquistatore del “Par”, ossia – in persiano – il Farr».

Quindi Gaspar/Vindapharna è “colui che ha conquistato il Farr”, ovvero:

«ɸAPPO, vale a dire Farr o Farrah (in antico iranico x^arenah) che è, in defnitiva, una “forza splendore”, come la definisce Gnoli, intuizione astratta e quasi inafferrabile.

Farr è un astratto principio universale, avvicinabile alla forza che sottende l’Universo e gli dà forma e vita, ed è considerato di natura ignea per quanto risieda anche nelle acque; tuttavia è ben diverso dal semplice fuoco. Esso è personificato, nelLe monete kushāna, come un dio: ɸAPPO (Farro). Questi porta in mano una fiamma e sprigiona dalle spalle delle fiamme che sono il suo segno caratteristico: quasi la sua essenza resa manifesta. Inoltre, egli comprende in sé l’energia psichica , lo “spirito sottile” se vogliamo evitare il termine indiano prana di cui spesso si abusa, o quello di “aura” che è – se mai – un semplice effetto della presenza di un’energia radiante che – quando è di altissima intensità – è espressa dal nimbo».

Insomma, non è che i Magi fossero proprio degli sprovveduti! Dietro la canonica laconicità (voluta?) con cui vengono descritti nel Vangelo di Matteo c’è parecchio altro. Basti considerare che: «il loro nome si connette alla radice

<mag , indicante dono, potere (da cui il latino magnus), ma nella religione di Zoroastro, che i Magi professavano, indica anche il potere che nasce dalla separazione dello spirituale dal corporeo “portandolo in diretto contatto con le energie divine; sicché il Mago è colui che partecipa del “Mag”, acquisendo un potere per mezzo del quale può ottenere una illuminazione, una conoscenza fuori dell’ordinario” (Cattabiani); insomma una visione che travalica i limiti corporali e sensibili».

Edmondo Vittoria, simmetriainstitute.com

Concludo con un matto, scandalizzante sospetto.

Stando a quanto osservato, i Magi, come indicano chiaramente i loro nomi: Balthasar, «il protetto del Signore»; Melchior, «il re della Luce» e Gaspar, «colui che ha conquistato il Farr», già conoscevano il Verbo nella Sua ineffabile metafisicità ed ineffabilità, e si mettono in viaggio per prostrarsi ed adorarlo nella Sua umanità.

Nei Magi, quindi, la conoscenza del cuore non viene suscitata bensì confermata dalla conoscenza sensibile: essi conoscono ciò che vedranno.

«Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo».

Guidati dalla Stella, la cui evidente funzione è quella di coniugare il Metafisico col Sensibile, dunque di confermare la verità del Sensibile, essi si prostrano e adorano nella Carne il Signore che già è nato nella grotta del loro cuore in quanto «Protezione, Luce e Farr». Ed anche la Stella essi l’hanno dapprima vista sorgere nel loro cuore, giacché nessun segno esteriore può essere riconosciuto come simbolo e perciò come ago della bussola per orientarsi (da ORIOR: sorgere), se dapprima non sorge nell’interiore.

Il «sole che sorge dall’alto»: l’«alto» è la grotta del cuore.

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21 commenti

  • Adriana 1 ha detto:

    Signora dei popoli,
    TRA me e lei: assolutamente nulla…manco ci conosciamo!
    SU quanto da lei imposto come verità assoluta in nome di una Autorità suprema che l’ha incaricata di farsi sua portavoce: tutto.

    • il Matto ha detto:

      Con un termine oggi di moda, “sommessamente” mi associo, e colgo l’occasione per notare (dopo alcune osservazioni della SIGNORA) che forse Dio non ha cominciato ad esistere 2023 anni fa, etc. etc. etc.

  • Adelý ha detto:

    Io sono cattolicissima, non gnoatica e antibergy+superanti CVII.
    IL Cristo o lo ami o lo analizzi.

  • La Signora di tutti i popoli ha detto:

    Dopo tanti anni questo articolo mi apre un ricordo fino ad oggi accantonato ma già amato per la sua bellezza: quella “sospensione temporale” che bene ha fatto il Matto a citare e riportare, e che in qualche modo mi fa ancora amare quei tanti libri “apocrifi” acquistati dalle Paoline per “una cifra”… allora importante.
    Vorrei suggerire in cambio della bellezza del protovangelo di Giacomo la dolcezza della descrizione della Nascita donataci dalla Valtorta nel suo Evangelo…

    Non voglio mettermi a discutere sulla ragionevolezza dell’argomento se e perchè alcuni Vangeli e altri “apocrifi” riportino alcune informazioni e manchino di altre… sono elugubrazioni mentali che i matti usano per portare il loro scompiglio mentale in questioni e cose sulle quali fede e verità di fede non devono essere attaccate per amor di Cristo e mai affrontate per amor di polemica. Quindi non discuterò per motivi di fede personale, giustificandomi che “con i matti non si discute”.
    Tuttavia rammento che nella Parola, compresi i 4 Vangeli, in nuce esiste sempre ogni informazione di Fede, palese o meno, anche se questa dovesse afferire ad una Verità sinottica o dichiarata in tempi successivi o in luoghi extrasinottici… ne è esempio la consapevolezza umana sulla ‘Immacolata Concezione’ o quella che sarà dichiarara in futuro: la ‘Maria Corredentrice’.
    Tutto ciò che troviamo nella Scrittura vetero/neotestamentaria e se necessario anche evidenziato nell’apocrifo, deve essere interpretato e diviene Verità di Fede solo grazie al Magistero della Chiesa che prende dallo Spirito concesso col Munus petrino e se necessario in comunione di questo col munus trasmesso dagli Apostoli ai vescovi di ogni tempo, senza soluzione di continuità.
    Molto interessante, e ringrazio per questo il Matto, la ricerca etimologico-storica sui Magi che affascina e spinge ad approfondire l’argomento.
    Una cosa su cui non trovo corrispondenza logica è la base interpretativa che egli ritiene tramandata delle radici dei nomi dei Magi, o comunque i richiami a religioni, o leggende, o allusioni fondanti i loro casati regali.
    Qui l’insano amico un po’ mischia i nomi propri e ritira fuori una teoria applicandola ai “Magi”, anzi alla radice della parola Magi che conterrebbe il seme “il dono” della conoscenza fuori dell’ordinario: cioè che già essi “conoscevano” (e cioè “amavano”, in quanto il vero dono è l’amore) ciò che avrebbero cercato, ciò che poi “vedranno” in fasce successivamente a Betlemme, Colui che sarà visto da loro in quella località. Si afferma quindi che esista un momento temporale ‘invertito’ fra conoscenza e visione, anche se non credo possa cozzare con la dottrina cristiana, affermando che si può anche partire dalla “conoscenza pregressa” profetica (oltre che già profetizzata) di Cristo prima della Sua manifestazione alle creature umane.
    In altre parole Maria SS. avrebbe dovuto conoscere la Seconda Persona  prima del concepimento non in quanto sua propria generazione ma preesistente, eterna, increata divinità e l’intero popolo ebraico così dovrebbe conoscere e amare il Messia aldilà della sua venuta.
    Non vedo in verità il motivo di un tale “allargamento cognitivo” sulla persona di ns Signore Gesù mentre a me sembra che la conoscenza venga ordinariamente da solo da chi si fa conoscere in qualche modo, nella innata ricerca umana di Dio, anche dopo un concepimento.
    Dio da, a chi non può vedere altrimenti, occhi di sapienza che permettono ai Magi di scrutare negli astri, nella Cometa, dai presagi e di capire e credere nel Bambino (che vedranno) per la loro umiltà e coscienza retta per poi ‘conoscerlo’ davvero, in ciò -anzi in Chi- la loro fede sperava.

    • il Matto ha detto:

      Gentile SIGNORA,

      la ringrazio del contributo davvero speciale.

      Infatti, da una parte mi approva per averle suscitato un piacevole ricordo e per la ricerca etimologia sui Magi, e dall’altra mi da dello “scompigliatore mentale” a mezzo “elucubrazioni da matto” e dell’ “insano amico”.

      Beh, così vanno le cose fra noi umani 😍

      Sereno 2024

  • CAGI41 ha detto:

    Eecco il solito Matto di mentalità gnostica, perso nel mondo delle sue conoscenze. Il cristianesimo è più profondo, più semplice e più coinvolgente, sull’esempio e dietro l’insegnamento di Gesù, che non era certamente uno gnostico!

    • il Matto ha detto:

      Caro CAG/41,

      Gesù non era uno gnostico e nemmeno un credente perché era (è) … Gesù, e perciò non Gli possono essere attribuite categorie umane. Di più, a parer mio, in più di 2000 anni Egli stato conosciuto appena all’1%, il rimanente 99% restando nell’insondabilità del Mistero divino, che, sempre a parer mio, lascia ampio spazio alla (libera) riflessione.

      Mi sembra inoltre che lei non abbia colto, o non abbia voluto o potuto cogliere, il senso del mio (libero) pormi di fronte al Sacro. Lei parla di “semplicità” del Cristianesimo a uno che propone l’AH! davanti al Presepe? Cosa di più semplice e infantile dello stupore di fronte alla Santa Grotta?

      Di poi, non venga a parlare a me di “semplicità” dal momento che, come avrà notato, sono un cultore dell’apofasi, cioè della negazione di tutto ciò che complica la relazione immediata dell’Anima.

      Con un cordiale saluto e augurio di un sereno 2024.

  • Adriana 1 ha detto:

    Caro Enrico,
    forse anche Leone III Magno soffriva di un po’ di Gnosticismo 🤗a proposito dei Magi:
    https://www.dist.org/leone-magno-quarto-discorso-epifania/
    Ma per qual motivo consideri quello di Matteo il primo degli Evangeli?

    • il Matto ha detto:

      Sul Vangelo di Matteo ho riportato un’informazione di vecchia data di cui non ricordo la fonte. Mi sembra che secondo altre fonti il vangelo più antico sia quello di Marco. Ma, a parte il fatto che non sono ferrato in materia, ritengo che in merito al contenuto del mio articolo, sapere quale sia il Vangelo più antico sia irrilevante.
      Ciao.

    • Adriana 1 ha detto:

      P.S. Grazie della formella di Bonanno, capolavoro di sintesi e di eleganza.

      • il Matto ha detto:

        Era in “ballottaggio” con il Trittico di Hieronymus Bosch 😊

      • il Matto ha detto:

        Scrive Maria Grazia Chiappori:

        “La pittura di Hieronymus Bosh, rimane, tutt’ora, uno die fenomeni più enigmatici e complessi della storia dell’arte. Irto di allusioni, di doppi sensi, i continuo e talvolta oscuri riferimenti alle Sacre Scritture, il linguaggio figurativo di Bosh è volutamente rivolto ad iniziati, a spirito eletti. Partecipe della tormentata e contraddittoria religiosità del suo tempo – divisa tra esaltazione mistica e materialismo aberrante – Bosh, appartenente alla Confraternita di Nostra Signora di ‘s Hertogenbosh, organismo laico votato al culto della Madonna, al quale non fu ignota l’eresia adamita né estraneo l’interesse per l’alchimia”.

        Interessante, no?

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