La Fede dell’Esodo di Benedetto XVI. Anima Mariana.

31 Dicembre 2023 Pubblicato da 5 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, un sacerdote americano amico del nostro sito offre alla vostra attenzione questo ricordo di Benedetto XVI e del suo insegnamento a un anno dalla sua morte. Buona lettura e condivisione.

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La fede dell’esodo di Benedetto XVI

Un’anima mariana

31 dicembre 2023

Circa sessant’anni fa Joseph Ratzinger prevedeva la necessità che la Chiesa facesse un esodo per incontrare il Signore. Il tema dell’esodo era sempre presente nella sua predicazione. Il 31 dicembre, mentre la Chiesa celebra il primo anniversario di Benedetto XVI in pellegrinaggio da questa vita all’altra, le sue parole profetiche offrono ispirazione e guida per il nostro cammino di fede in un momento in cui può sembrare sconcertante – per non dire altro – essere cattolico romano.

Predicando una serie di riflessioni sull’Avvento agli studenti universitari nella cattedrale di Műnster nel dicembre 1964, il giovane padre Ratzinger non esitò a sfidare loro – e noi – a capire che il vecchio modo di fare non funziona più per la Chiesa. Il singolo cristiano, così come la Chiesa nel suo insieme, diceva Ratzinger, non puo più presentarsi al mondo come se avessero tutte le risposte. Ci sono troppe contraddizioni e sofferenze nel mondo moderno perché qualcuno possa pretendere che la fede cristiana possa rispondere alle domande più profonde dell’uomo in un modo che semplicisticamente “spiega tutto”.

Piuttosto, ha detto Ratzinger, predicando tra le macerie letterali del Terzo Reich, il cristiano di oggi, se è onesto, si rende conto che lo stato di irredenzione non è semplicemente qualcosa che esisteva nelle epoche passate. Piuttosto, essere irredenti «è un fatto nella nostra vita e in mezzo alla Chiesa». Siamo come Giobbe con numerose domande e apparentemente pochissime risposte. «È proprio a Dio che possiamo e dobbiamo portare, in tutta onestà, tutto il peso della nostra vita. . . anche se, come Giobbe, non abbiamo alcuna risposta da dare a tutto questo, e l’unica cosa che resta è lasciare che sia Dio stesso a rispondere e a dirgli come ci troviamo qui nella nostra oscurità senza risposte”.

Di fronte a questa sensazione di non avere risposte, Ratzinger ha osservato che il cristiano oggi corre un rischio particolare: «Abbiamo paura che la nostra fede non possa reggere la luce piena e abbagliante dei fatti».

Ma una fede che vuole nascondere la testa sotto la sabbia e ignorare i problemi che ci circondano – sia nel mondo che nella Chiesa – in realtà non è affatto fede, ha detto Ratzinger. “Una fede che non rende conto della metà dei fatti o anche di più è in realtà, in sostanza, una sorta di rifiuto della fede”.

«Al contrario», proponeva Ratzinger, «credere veramente significa guardare in faccia tutta la realtà, senza paura e con il cuore aperto, anche se va contro l’immagine di fede che, per qualsiasi motivo, ci facciamo».

Quasi sessant’anni dopo, le parole di Joseph Ratzinger parlano in modo non meno potente e toccante dell’attuale situazione della Chiesa.

Tanti cattolici “progressisti” desiderano costruire una Chiesa separata dalla Parola di Dio, dall’obbedienza ai Comandamenti. I progressisti non potrebbero mai tollerare l’insistenza di Ratzinger/Papa Benedetto XVI sulla legge morale immutabile e sulla bellezza della liturgia perenne.

Eppure anche molti cattolici tradizionali hanno trovato e trovano tuttora la loro fede messa alla prova da Ratzinger/Papa Benedetto XVI, perché la sua leadership e visione non quadravano con l’immagine della Chiesa che si erano fatti: ha rifiutato di accettare l’idea di una Chiesa la cui essenza era la conservazione dello status quo. Ratzinger, invece, invita incessantemente i fedeli a intraprendere un pellegrinaggio – un esodo – il cui presupposto essenziale è la disponibilità a mettersi a disagio per andare incontro al Signore.

Ratzinger ha proseguito la sua riflessione con gli studenti riflettendo su cosa significhi concretamente l’Avvento del Signore che celebriamo in questi giorni santi del Natale:

«Dio non si trova se non andandogli incontro come Colui che viene, che aspetta il nostro momento di partenza e ci chiede di farlo. Non possiamo trovare Dio se non in questo esodo, nell’uscire dall’intimità della nostra situazione presente verso ciò che è nascosto: la luminosità di Dio che viene”.

Che parole impegnative sono queste per la Chiesa in questo momento! Non può esserci un’accettazione compiacente dell’intimità nel modo in cui viviamo la nostra fede o nel modo in cui adoriamo. Dobbiamo piuttosto andare avanti – Ite, missa est – verso l’ignoto. Comprendere questo mistero è un compito imperativo per i credenti contemporanei mentre lottano con il caos che, almeno esteriormente, sembra aver travolto la Chiesa.

Ratzinger ha proposto un modello per la fede contemporanea: quei primi credenti più improbabili, i pastori di Betlemme, che fecero un loro esodo, correndo verso la mangiatoia per adorare il Bambino appena nato:

«Dio non può essere trovato – nemmeno nella Chiesa – se non salendo la montagna ed entrando nella nuvola dell’incognito di Dio, che in questo mondo è il Nascosto. Lo stesso mistero fu annunciato ai pastori di Betlemme, ai quali fu detto: «Questo sarà per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». I pastori dovranno credere alla presenza di Dio in questo nascondimento. Il loro “segno” esige che riconoscano che Dio non si trova nei sistemi comprensibili di questo mondo ma può essere trovato solo nei momenti in cui cresciamo oltre essi”.

Cosa significa questo “crescere oltre i sistemi di questo mondo”? Ratzinger ci offre molto su cui riflettere. Forse queste parole offrono una chiave per comprendere la sua misteriosa e sconcertante Declaratio dell’11 febbraio 2013, con la quale sembrava rassegnare le dimissioni dall’ufficio di papato. Anche questo fu un momento di esodo per Joseph Ratzinger, un atto che resta poco compreso dagli osservatori sia di destra che di sinistra, sia dentro che fuori la Chiesa.

In un’altra occasione, circa 40 anni dopo, Joseph Ratzinger, ora Santo Padre Papa Benedetto XVI, si riunì nuovamente con giovani studenti per riflettere sul significato della fede cristiana in un mondo pieno di contraddizioni. Questa volta si è trattato di Marienfeld, nei pressi di Colonia, in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù, nell’agosto 2005. Ancora una volta ha scelto di parlare del tema dell’esodo e del pellegrinaggio presente nel mistero del Natale, soffermandosi questa volta sulla fede dei Magi come si prostrarono in adorazione davanti a Cristo Bambino:

“Esteriormente, il loro viaggio era ormai finito. Avevano raggiunto il loro obiettivo. Ma a questo punto iniziò per loro un nuovo viaggio, un pellegrinaggio interiore che cambiò tutta la loro vita. La loro immagine mentale del re neonato che si aspettavano di trovare doveva essere molto diversa. Il nuovo re, al quale ora rendevano omaggio, era molto diverso da quello che si aspettavano. In questo modo hanno dovuto imparare che Dio non è come siamo soliti immaginarlo. Da qui è iniziato il loro viaggio interiore”.

Ancora una volta, come interpellano queste parole la Chiesa in questo momento! Molti di noi, se siamo onesti, hanno un’immagine mentale molto diversa di come dovrebbe essere la Chiesa, sia a livello locale che universale, e spesso ci troviamo piuttosto frustrati nei confronti della Chiesa così come è realmente in questo momento. La Chiesa non è come la immaginiamo… e lodiamo Dio per questo fatto! Perché il suo presente nascondimento ci chiama a un viaggio interiore, a cambiare il nostro pensiero sulla Chiesa, e questo cambiamento è proprio il punto in cui inizia la fede.

“Hanno dovuto cambiare le loro idee sul potere, su Dio e sull’uomo e, così facendo, hanno dovuto cambiare anche se stessi. Ora potevano vedere che la potenza di Dio non è come quella dei potenti di questo mondo. Le vie di Dio non sono come le immaginiamo o come vorremmo che fossero. Dio è diverso: questo è ciò che ora capiscono. E significa che loro stessi ora devono diventare diversi, devono imparare le vie di Dio”.

Per tutti noi, non importa dove ci troviamo lungo il cammino della fede nell’ultimo giorno del 2023 – siamo chiamati a diventare diversi. Essere consapevoli di questa chiamata è l’inizio di un esodo, che ciascuno di noi è chiamato a compiere sia individualmente che collettivamente.

Papa Benedetto ha concluso il suo intervento alla Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia invitando i credenti ad unirsi a lui in pellegrinaggio:

“Cristo è presente adesso come allora a Betlemme. Ci invita a quel pellegrinaggio interiore che si chiama adorazione. Partiamo per questo pellegrinaggio dello spirito e chiediamogli di essere la nostra guida. Amen.”

Questa è la fede dell’esodo che è essenziale per essere un cristiano cattolico alle soglie del 2024. Questa è la chiamata impegnativa e l’eredità che ci è stata lasciata dal nostro Santo Padre Benedetto XVI. Possano le sue parole e la sua preghiera continuare a guidare la Chiesa nel suo pellegrinaggio verso la casa del Padre. E possa ciascuno di noi essere reso, attraverso lo Spirito Santo, partecipe della fede nell’esodo di Joseph Ratzinger.

 

Il testo degli sermoni di Joseph Ratzinger del dicembre 1964 agli studenti nella cattedrale di Műnster si trovano nel libro “What It Means To Be A Christian” (Ignatius Press, 2006).

Il testo del discorso di Papa Benedetto XVI del 20 agosto 2005 ai giovani riuniti per la Veglia a Marienfeld, Colonia, Germania si trova qui.

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5 commenti

  • Milly ha detto:

    Grazie per questo bellissimo contributo!

  • R.S. ha detto:

    Quanta sapienza!

    Le contraddizioni che portiamo nel corpo ecclesiale e personale dimostrano che non possediamo tutte le risposte… perciò non ha senso proporsi come chi le insegna sapendo tutto.
    Che questo sia un aperitivo, un antipasto del relativismo?
    Assolutamente no! Siamo ancora parzialmente irredenti noi, ma la redenzione c’è stata ed è efficace.

    La fede poggia su dei FATTI, è “sostanza” che permea la speranza proiettata nell’escatologia, dove resterà solo la carità della piena visione e comunione con Dio.
    La fede e la speranza non sono solo in balia della saldezza delle mie convinzioni, nel soggettivo delle idee.
    La SOSTANZA fonda ciò che si spera, desiderandolo. E questo desiderio fondato in ciò che è sostanza dà senso a una vita che, nel mezzo del guado, risente dell’oscurità che il vacillare della grazia sperimenta nei giorni.

    Questa fede guarda in faccia la realtà, comprendendo che è solo in Dio che sarà possibile dissipare le tenebre.

    Ovviamente senza alcun cedimento all’abbandono della legge naturale, dei comandamenti, dei doveri morali del buon cristiano. Rigidi? No: veri!

    Dio lo incontro personalmente e veramente, è Persona, ama, non è un insieme di codici, norme e strutture: ma per affidarmi a queste promesse, che si compiranno pienamente solo in Cielo, devo fare del mio cuore il Suo regno in terra e sperare nell’Avvento definitivo.

    Siamo noi a doverci riconoscere in mezzo al guado.
    Come il popolo che stette quarant’anni nel deserto, tra miracoli e peccati gravissimi, la Legge e il vitello d’oro la manna e i serpenti velenosi, dopo l’apertura del Mar Rosso e prima di entrare nella Terra Promessa.
    Quarant’anni tra l’esordio di Giovanni il Battista, l’ultimo profeta e la distruzione del tempio nel 70 d.C.
    Anche la Chiesa sta tra la resurrezione, ascensione, pentecoste e il compimento dei tempi che costituirà il termine dell’Avvento globale dell’umanità.
    Quaranta giorni ci furono tra il Natale e la presentazione al tempio di Gesù.
    Quaranta giorni nel deserto anche per Gesù all’inizio della vita pubblica.
    Quaranta giorni tra la Sua resurrezione l’ascensione.
    C’è un “tempo di mezzo”, tempo di prova.

    Quanta sapienza e quanta Presenza, fondamentale SOSTANZA di un credere che non è fatto di idee, ma di luce, vita e verità NON NOSTRE.

    Auguriamoci, come Chiesa, un 2024 che torni a respirare l’aria di queste altezze: dopo tanta palude e tanta nebbia piena delle sottilissime polveri dell’inganno sarebbe un vero toccasana per spiriti spesso confusi.

  • Milly ha detto:

    Grazie 1000 per questo splendido sunto del pensiero del nostro amato Papa Benedetto XVI!

  • Orso Garibozzi ha detto:

    ( scusate continuo)
    Quel che si nota , a mio modestissimo parere, è una certa mancanza di fede profonda nel 1964. Non dice ” Gesù Cristo è la vera risposta apparentemente paradossale a tutte le miserie e povertà del mondo perché la prima, unica cosa veramente malata è il nostro cuore che rifiuta Dio, nient’altro. Tutto, tutto ,tutto viene di conseguenza . Crediamo veramente in Gesù, non teniamo niente per noi, diamoGli tutto tutto tutto, non neghiamoGli nulla. Nulla è perso in Gesù , tutto è guadagnato, anzi tutto viene moltiplicato in una strabordante abbondanza perché Lui Gesù Cristo è il Signore.” E da lì partire con il piede giusto.
    Piuttosto dice , ed è una tappa della Fede anche quella, che tutti i problemi del mondo interrogano i cristiani. E spesso li lasciano senza parole. E un po’ l’avvio della Gaudium e spes, appunto l ultima fatica conciliare che oggi appare così ” sfuocata , stonata ed un po’ trionfalistica”. Ma già lì appare , almeno in Ratzinger , almeno da come la vedo io, una specie di afonia, il mancare la parola , il dover cercare una risposta altrove in culture problematiche come il marxismo, la psicanali , la sociologia, l antropologia e avanti così( ne conoscere sicuramente più di me). Il lavoro e la risposta appunto quella mediazione culturale ed intellettuale che poi spesso a fallito perché intrapresa con poca umiltà, poca prudenza , ma forse con solo tanta ingenuità, per cui alla fine si è passati armi e bagagli alla “concorrenza
    ” pur restando nominalmente etichettati come cattolici osservanti (e forse paradossalmente non credenti).
    BXVI sarà Santo. E divenuto santo Paolo VI nonostante il rito che approvato e tante carenze personali e caratteriali, forse è diventato santo nella volontà di Dio per le sue sofferenze personale e per l enciclica Humane vitae , quando operando da veramente da successore di Pietro , si è opposto ai teologi che erano pronti a tutto, contraccezione, permissivismo e poi aborto ed infine eugenetica. E divenuto Santo GPII nonostante anche lui aveva le sue mancanze e non piccole, sebbene fosse sempre eroico nella fedeltà a Gesù Cristo. Ed anche Giovanni XXIII è divenuto Santo anche lui , forse per il concilio oppure nonostante il concilio. Oppure nonostante altre cose che chi è “dentro” sa, e che forse per noialtri per proteggere la nostra Fede è meglio che non sappiamo ( lo dico non perché conosco qualcosa, ma semplicemente immagino come potrebbe essere “profondo il mare”). Mentre un eroico PioXII non è ancora Santo. Gesù nel Suo Cuore conosce tutte queste cose.
    Benedetto XVI sarà Santo nonostante tutto quando Dio vorrà. Ma prendere come lezione le analisi di un giovane Ratzinger senza pesarle in modo prudente mi pare azzardato.
    Grazie per il suo contributo. Le auguro un buon 2024 nella Grazia di Gesù Cristo.

  • Orso Garibozzi ha detto:

    1964. Mentre precisa Ratzinger è anche consultore del card. Frings (scusate se magari riporto male) vescovo di Colonia. Ed il vescovo , e forse anche lui, si trovano sul ” fronte opposto” rispetto agli Ottaviani ed agli altri curiali, ma anche vescovi diocesani , che si oppongono ai documenti soprattutto alcuni , che oggi ci appaiono problematici. ( Per molti questi non sono problematici affatto oppure per altri il problema nasce dalla interpretazione distorta o apertamente ingannevole data agli stessi). Negli anni 2000 Ratzinger diventa Papà dopo essere stato per quasi 25 prefetto dell’ ex sant uffizio ( a me piace chiamarlo così e non offendo nessuno) dove ha visto e parlato con tanti teologi ” imparati” più giovani o talvolta più vecchi che spingono in una direzione specifica , invocando i documenti del concilio dove lui ha partecipato e alla cui stesura ( dei documenti ) ha attivamente collaborato.
    Nel primo decennio degli anni 2000 Ratzinger, come Papa, scrive il documento che liberalizza relativamente la messa in latino, in una direzione opposta a quella della messa in volgare di San Paolo VI , il quale chiedeva espressamente che il nuovo rito fosse esercitato da tutti, implicitamente impedendo il ” doppio rito” una volta che le conf. Episcopali avessero approvato i nuovi messali. Tanto che per officiare era necessario un indulto speciale . Che poi i gesti della “nuova messa” molto molto più che i testi erano particolarmente incisivi ( o distruttivi che dir si voglia). Si noti che taluni articoli hanno fatto notare come nulla era stato detto nel concilio rispetto al cambio dei gesti, degli altari etc in modo specifico ed in qualche modo, per modo di dire, vincolante. ( Dico tutto ciò a memoria e non sono uno studioso serio , sono ” imparato anche io e voglio solo dare un contributo).
    Cerco di andare al punto. Tra il Ratzinger del1964 e papà Benedetto XVI mi pare ci sia una evoluzione un approfondimento una chiarificazione.
    Papa Benedetto oggi direbbe “Cristo ieri oggi e sempre” riprendendo l anno giubilare del 2000. Ratzinger del 1964 aveva paura di dirlo o pensava che forse Gesù ci lasciava la nostra libertà di trovare una strada o forse pensava che dovevano essere i teologi a trovare la strada ispirati nel Vangelo. Negli anni 80 GPII era un papa accusato di integralismo da teologi ed intellettuali perché evitava la mediazione culturale ( in realtà la faceva su un piano diverso ben più profondo) . GPII aveva vissuto cento volte e cento vite quelle degli intellettuali ed aveva vissuto tra la gente povera ed impoverita, oppressa e calunniata solo per voler restare se stessa. Forse Ratzinger ha pian piano maturato un approfondimento della propria fede prima e poi insieme a GPII

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