La Guerra per il Nagorno Karabach. Libro di Emanuele Aliprandi.

11 Novembre 2023 Pubblicato da 4 Commenti

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae offriamo alla vostra attenzione questo libro di Emanuele Aliprandi, che ci porta a una tragedia recente e troppo ignorata, il conflitto fra armeni e azeri nell’Artsakh/Nagorno Karabach. Riportiamo qualche brano della prefazione all’opera, che si intitola “La guerra per il Nagorno Karabach”, per i tipi dell’editore Borselli. Buona lettura e diffusione. La prefazione è di Alberto Rosselli. 

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…Ben venga dunque quest’ultima fatica dello storico Emanuele Aliprandi, uno dei più attenti e capaci analisti di questo scacchiere: un’opera, come le sue precedenti, che ha il merito di chiarire senza divagazioni eccessive, ma con puntualità, il drammatico conflitto tra Armenia e Azerbaijan, racchiuso nell’anfora di una più ampia Storia, quella di un’area ai margini dell’impero della conoscenza greco-romana. Infatti, per noi europei occidentali tentare, una volta tanto, di ragionare su questo tema profondamente divisivo ed in realtà tragicamente attuale, è un po’ come avventurarsi in un contesto che affonda le sue radici in un passato remotissimo.

….Ci sarebbe tanto da dire sull’enclave cristiana armena, dall’antichissima, gloriosa e per molti versi sventurata storia; non soltanto per ciò che accade ai suoi confini disconosciuti dal fiero e bellicoso popolo musulmano di Azer- baijan, ma per ciò che l’Armenia, culla antica di cristianità relitta, rappresenta, o almeno dovrebbe rappresentare. L’Armenia è un’entità statuale ormai ge- ograficamente ridotta rispetto al tempo remoto dei suoi fasti. Di essa oggi non rimane che una piccola repubblica conficcata in un montuoso ed aspro scacchiere, geopoliticamente scomodo se non ostile e claustrofobico: a nord la Georgia, a sud – seppur per un pezzetto – l’Iran, ad oriente l’Azerbaijan e ad occidente la Turchia. Quest’ultima è storicamente avversa – per utilizzare un eufemismo – al popolo armeno che vanta discendenze bibliche, a partire da Iafet, figlio di Noè.

…Parafrasando lo storico francese Henri-Irénée Marrou, chi non presta at- tenzione alle sofferenze dell’altro lontano da noi non concede mai la giusta attenzione a sé stesso, con l’aggravante di peccare (almeno per chi crede). Noi occidentali mondani e scristianizzati siamo, infatti, troppo presi da altre di- strazioni viciniori: il conflitto russo-ucraino, i torbidi sudanesi, libici, tunisini, sub-equatoriali africani, i fenomeni migratori, le incombenze economiche e via discorrendo. Emergenze, queste, in effetti reali, che ci rubano però troppa attenzione in quanto irritano maggiormente la nostra ormai delicata cute di predicatori acritici di Pace.

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