Da Omicida a Omicida, l’Insidioso Terreno della Guerra e del Perdono. Laporta.

3 Novembre 2023 Pubblicato da 1 Commento

Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, il generale Piero Laporta offre alla vostra attenzione queste riflessioni di carattere spirituale sulla temperie che stiamo vivendo. Buona lettura e meditazione.

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Con l’aiuto d’un amico sacerdote, mi inoltro sul terreno insidioso della guerra e del perdono, sul quale siamo obbligati a peregrinare in queste ore, anzi da sempre.

«Le notizie della guerra in Ucraina e Terra Santa mi fanno domandare come la Città di Dio si rapporti al potere mondiale. A causa del peccato originale, il decadere del Senso Religioso è inevitabile nell’uomo: poco a poco esso diventa superstizione. La stessa conoscenza del Vero inevitabilmente decade in “libido cognoscendi” o “cupiditas cognoscendi”, cioè, in presunzione.»

La valanga di “esperti” sugli schermi, a tener dietro agli eserciti, com’un tempo i convogli di prostitute, non aiuta a fare chiarezza. Tutto sommato quelle erano più utili di questi. La domanda da porsi non è infatti “chi ha torto, chi ragione?”, bensì “dov’è il Male?”. Quesito arduo perché il Male si dissimula nel Bene e non il contrario. Il Male alligna nel Potere, se ne nutre, ovunque sia collocato.

«Qual è l’attività che la Città di Dio ha in questo mondo, in rapporto alla stessa condizione mondana, cioè al potere? Dopo aver dopo aver parlato di Set, l’uomo che nella Genesi (Gen 4, 25-26) pone la sua speranza nell’invocare il nome del Signore, Sant’Agostino (De Civitate Dei contra paganos, XV, 21) ricomincia da Adamo e dice che fa questo riassunto, perché deve in qualche modo evidenziare le due Città. Una Città va da un omicida a un altro omicida. Questo è il giudizio sintetico che Sant’Agostino ha della storia umana: da un omicidio all’altro.»

Questo realismo, alla radice della Fede cattolica, è accantonato per parteggiare di volta in volta per la fazione più affine. Dimenticare di riconoscerne la paternità a sant’Agostino di Ippona, consente di slegare la storia della Chiesa dal suo duplice legame, terreno e divino, e dalla sua missione di recidere il primo a vantaggio del secondo. La condizione dell’uomo “omicida del fratello” non è definitiva nel solco della Fede e la Chiesa ha l’imperativo della verità per propiziare tale redenzione. In definitiva il Male diventa invincibile e si è obbligati a misurarsi “realisticamente” con esso. È davvero inevitabile?

«Norberto Bobbio, ricevendo il premio Hegel a Stoccarda, citò l’espressione “Geschicte Als Schlachtbank” del filosofo tedesco, per il quale “la storia umana è un grande banco da mattatoio”. Espressioni analoghe si trovano anche in Lombroso, Tolstoj e molti altri, ma tutti oggi dimenticano che la paternità di essa è da attribuire esclusivamente all’Ipponate».

Era l’insegnamento della Chiesa, quando la Chiesa insegnava. Oggi la Chiesa sembra inseguire gli eventi, adattandosi politicamente senza lasciare traccia del suo Credo. Occorre pure aggiungere che mai nella storia vi è stata una percezione così immediata e reale della violenza, conferendole un’immagine trionfante e invincibile.

«Il realismo di Sant’Agostino afferma che la storia umana va da omicida a omicida e parla di Lamech che alle sue due mogli ha confessato di essere un omicida. L’altra Città invece, è rappresentata da colui che ha posto la sua speranza nell’invocare il nome del Signore. Una Città va da omicida a omicida e l’altra Città che pone la sua speranza nel pregare. Anche qui è molto bello perché una Città non è il contrario della prima e non ha il problema di opporsi, ma solo di porsi. “Pour se poser, elle s’oppose”. Semplicemente, l’altra Città pone la sua speranza nel domandare. Poi c’è una delle frasi del De Civitate Dei che più confortano perché indicano proprio il cuore della vicenda cristiana in questo mondo: porre la speranza nell’invocare il nome del Signore, in questo mondo! È bellissimo questo, in questo mondo, “in hac mortalitate”, in questa condizione mortale, non è l’altro mondo, ma questo mondo.»

Non dobbiamo quindi farci sopraffare dalla violenza, rinunciando alla Speranza, virtù teologale alquanto trascurata negli ultimi anni.

«In questo mondo in cui una Città vive, all’interno dell’altra Città, perché i cittadini delle due Città sono mischiati insieme, in questo mondo, in questa vita che va verso la morte (gli “anni infausti e brevi” di Leopardi). In questo mondo è l’occupazione totalizzante e suprema della Città di Dio l’invocare, il porre la speranza nel domandare, nella preghiera, per usare il termine più semplice. Sant’Agostino non dice neanche che è una Città che prega – questo è molto bello – ma solo dice che pone la propria speranza nella preghiera. Non dice che spera, ma che pone la propria speranza nel domandare e sperare. Dopo, dirà che questa è la dinamica della speranza. Non dice “ha sperato”, non dice “ha pregato, ha domandato”, ma che ha posto la sua speranza, ha sperato nel domandare, ha posto la sua speranza nel domandare, nell’invocare il nome di Dio.»

La Chiesa dovrebbe quindi reimparare a porsi al di sopra dei conflitti umani e indicare agli uomini la strada per la riconciliazione.

«In questa situazione mondana, il “negotium” (l’attività totalizzante e propria, non dice l’unica, il “totum” indica l’orizzonte dell’attività) supremo e proprio della città di Dio è porre la speranza nell’invocare il nome del Signore a differenza della Città dell’uomo. È solo da una prospettiva così che può nascere un giudizio realistico sulla condizione politica internazionale e sulla guerra, altrimenti non sarebbe realistico. Basterebbe aver letto con attenzione la Quadragesimo Anno di Pio XI per accorgersi che già allora, 15 maggio 1931, la politica in qualche modo era solo strumento formale di poteri reali, non sarebbe realistico non tener presente quello che Pio XI ha detto in modo che nessuno poi ha ripetuto così chiaramente, tranne Paolo VI, che cita proprio questo brano nella Populorum Progressio.»

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1 commento

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    “A causa del peccato originale, il decadere del Senso Religioso è inevitabile nell’uomo: poco a poco esso diventa superstizione”.

    Vero, ma solo per l’uomo vecchio, di mondo, istituzionale, formale!
    Chi vive in Cristo vivo e partecipa della Sua vita di grazia non “decade” ma “ascende”…

    “…il Male si dissimula nel Bene e non il contrario. Il Male alligna nel Potere, se ne nutre, ovunque sia collocato”.

    Vero, ma il bene, il grano e il sale della terra non son per se stessi e non son posti in “luoghi” separati ma voluti e mandati per vincere il male, come è chiamata a fare la luce sulle tenebre.
    Da che mondo è mondo, il grano sta col loglio e il loglio sta in mezzo al grano.

    Nonostante Babilonia, la Città di Dio – ovverossia il Regno – è già fra noi, in ogni uomo di buona volontà che si sforza di amare Dio con tutta l’anima, il corpo e la mente e il prossimo come se stesso.

    E, allora, “dove è il male”? Il male è in ognuno!
    Si tratta di scegliere se vivere secondo i dettami della carne o i dettami dello spirito ed è proprio in base a questa scelta che vedremo emergere la città terrena o la città spirituale. Entrambe in noi!

    Certo è, e si evince chiaramente nel progredire di tra le righe dell’articolo, che se la Chiesa odierna rinuncia alla Croce di Cristo, alla penitenza e alla preghiera, al munus docendi, ad evangelizzare, a formare le coscienze e ad indicare che la via per la Città di Dio è l’Incarnazione del Verbo, sintetizzando l’Hipponensis, la Città del Diavolo non farà che espandersi e coinvolgere l’umanità negli atti che le sono propri: distruzione, violenza, guerre, apostasia, idolatria, blasfemie e chi più ne ha più ne metta. E non dimentichiamo che la Città del Diavolo è deicida prima ancora che omicida!

    Le due Città sono aggrovigliate l’una all’altra, legate inestricabilmente fino alla fine come grano e zizzania, ma Cristo ci ha ben indicato e donato la soluzione per fermare la decadenza, la corruzione, la morte che il peccato originale ha portato con sé: Egli stesso è la Via, la Verità, la Vita e l’unica Porta per la salvezza!
    La Speranza donata a tutta l’umanità, allora, è solo Cristo.
    Tutto sarà ridotto a nulla… schieramenti umani, fazioni, partiti, poteri politici ed economici…tutto sarà spazzato dalla Signoria e dalla Regalità di Cristo, Salvatore e Re dell’Universo. Basterà che Egli soffi…

    Excita, Domine, potentiam tuam et veni!

    Un saluto e un grazie al sempre carissimo Generale.

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