Müller su Eucarestia e Divorziati Risposati: Va contro la Dottrina Cattolica.

13 Ottobre 2023 Pubblicato da 9 Commenti

Marco Tosatti

Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato sul suo blog da Sandro Magister, che ringraziamo di cuore, e che contiene la forte critica del card. Müller al nuovo Prefetto della Congregazione per la Fede, Fernandez, e indirettamente al Pontefice regnante in tema di eucaristia ai divorziati risposati. Buona lettura e condivisione.

§§§

 

Nella lettera aperta all’amico cardinale Dominik Duka pubblicata oggi in esclusiva da Settimo Cielo, il cardinale Gerhard Ludwig Müller critica a fondo la risposta data il 25 settembre scorso dal cardinale Victor Manuel Fernández, nuovo prefetto del dicastero per la dottrina della fede, a una serie di domande dello stesso Duka riguardanti la comunione eucaristica ai divorziati risposati.

Duka, arcivescovo emerito di Praga, ha inoltrato tali domande lo scorso luglio, a nome della conferenza episcopale ceca, al dicastero presieduto dal cardinale Fernández, il quale ha avuto proprio nel cardinale Müller il suo penultimo predecessore, congedato ruvidamente nel 2017 da papa Francesco, di cui Fernández è invece stretto sodale.

Ma prima di leggere la lettera di Müller, è utile ripercorrere i precedenti del clamoroso scontro.

Lo scorso 4 ottobre, nel discorso d’apertura del Sinodo sulla sinodalità, Francesco ha polemizzato con “la pressione dell’opinione pubblica” che “quando c’è stato il Sinodo sulla famiglia” voleva far credere “che fosse per dare la comunione ai divorziati”.

Ma ha omesso di ricordare che proprio lui, il papa, nel febbraio del 2014, pochi mesi prima dell’apertura di quel Sinodo, aveva convocato un concistoro di due giorni a porte chiuse tra tutti i cardinali, obbligandoli a discutere una lezione introduttiva del cardinale Walter Kasper di pieno sostegno della comunione ai divorziati risposati.

E tale fu l’irritazione di Francesco per il rifiuto di tanti cardinali, anche di spicco, ad aderire a quella tesi, che alla vigilia del Sinodo sulla famiglia diede questa consegna al segretario speciale dell’assise, l’arcivescovo di Chieti Bruno Forte, stando a quanto poi riferito pubblicamente dallo stesso Forte il 2 maggio 2016:

“Se parliamo esplicitamente di comunione ai divorziati risposati, questi [cioè i cardinali e vescovi contrari – ndr] non sai che casino ci combinano! Allora non parliamone in modo diretto, tu fai in modo che ci siano le premesse, poi le conclusioni le trarrò io”.

Inutile aggiungere che per aver svelato questo retroscena Forte, fino ad allora tra i prediletti del papa, cadde in disgrazia e sparì dalle cronache.

Ma accadde proprio quanto detto da lui. Terminate le due sessioni del Sinodo sulla famiglia senza che si trovasse un accordo sulla questione, Francesco trasse le sue conclusioni infilando in un paio di minuscole note a piè di pagina della sua esortazione postsinodale “Amoris laetitia” un allusivo lasciapassare alla comunione ai divorziati risposati. E interrogato dai giornalisti sull’aereo di ritorno da Lesbo, il 16 aprile 2016, non temette di dire: “Non ricordo quella nota”.

E fu l’ora dei “dubia”. Nel settembre del 2016 quattro cardinali di primo piano chiesero al papa di dare delle risposte finalmente chiare alle loro domande su quella e su altre questioni. Ma Francesco rifiutò di rispondere e impose il silenzio anche alla congregazione per la dottrina della fede, che all’epoca aveva Müller come prefetto. In novembre i quattro cardinali decisero quindi di rendere pubblici i “dubia”. Di nuovo senza ottenere una risposta, né tanto meno un’udienza col papa.

Il quale però, nel frattempo, aveva provveduto a sistemare il tutto a modo suo.

Nella babele delle interpretazioni di “Amoris laetitia”, infatti, anche i vescovi della regione di Buenos Aires avevano detta la loro, a favore della comunione ai divorziati risposati, in una lettera del 5 settembre 2016 ai loro sacerdoti, alla quale Francesco aveva risposto entusiasticamente lo stesso giorno con una sua lettera di approvazione:

“El escrito es muy bueno y explícita cabalmente el sentido del capítulo VIII de ‘Amoris laetitia’. No hay otras interpretaciones. Y estoy seguro de que hará mucho bien”.

“Il testo è molto buono e spiega esaurientemente il senso del capitolo VIII di ‘Amoris laetitia’. Non ci sono altre interpretazioni. E sono sicuro che farà molto bene”.

Restava da sapere quale autorità avesse per la Chiesa mondiale una lettera privata di Jorge Mario Bergoglio al segretario dei vescovi della regione di Buenos Aires.

E a questo provvide la ristampa di entrambe le lettere, il 7 ottobre, sugli “Acta Apostolicae Sedis”, cioè sull’organo ufficiale della Santa Sede, accompagnate da un “rescriptum” che le promuoveva a “magisterium authenticum”.

È a questo “rescriptum” che il cardinale Fernández, nel rispondere lo scorso 25 settembre ai dubbi di Duka, si è appeso per avvalorare l’autorità magisteriale dell’approvazione data da papa Francesco alla comunione ai divorziati risposati. Con tutto un corredo di ulteriori indicazioni riguardanti la sua messa in pratica.

Scontrandosi però ora con il totale disaccordo del cardinale Müller, suo predecessore alla testa dello stesso dicastero.

Che in questa lettera all’amico cardinale Duka smonta punto per punto gli argomenti di Fernández, ai quali perfino l’approvazione del papa è espressa malamente – fa notare Müller –, apposta com’è “con una semplice firma datata a piè di pagina” invece che con le formule canoniche di rito.

Firma

*

Eminenza, caro fratello Dominik Duka,

ho letto con grande attenzione la risposta del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF) ai tuoi “dubia” sull’esortazione apostolica post-sinodale “Amoris Laetitia” (“Risposta a una serie di domande”, in seguito “Risposta”) e vorrei condividere con te la mia valutazione.

Uno dei “dubia” che hai presentato al DDF riguarda l’interpretazione di “Amoris Laetitia” contenuta in una lettera dei vescovi della regione di Buenos Aires del 5 settembre 2016, che permette l’accesso ai sacramenti ai divorziati che vivono in una seconda unione civile, anche se continuano a comportarsi come marito e moglie senza volontà di cambiare vita. Secondo la “Risposta” questo testo di Buenos Aires appartiene al magistero pontificio ordinario, essendo stato accettato dal Papa stesso. Francesco ha infatti affermato che l’interpretazione offerta dai vescovi di Buenos Aires è l’unica interpretazione possibile di “Amoris Laetitia”. La “Risposta” ne trae la conseguenza che si deve prestare l’assenso religioso dell’intelligenza e della volontà a questo documento di Buenos Aires, come succede per altri testi del magistero ordinario del Papa (cfr. “Lumen Gentium” 25,1).

Al riguardo è innanzitutto necessario chiarire…

 

Questo è il collegamento alla lettera integrale

§§§

Aiutate Stilum Curiae

IBAN

IT79N0200805319000400690898

BIC/SWIFT

UNCRITM1E35

§§§

Condividi i miei articoli:

Libri Marco Tosatti

Tag: , , , ,

Categoria:

9 commenti

  • Ildebrando di Soana ha detto:

    Il modernista Mueller è riuscito a scrivere una lettera peggiore di quella del modernista Tucho. Sembra che non l’abbia nemmeno letta bene. Mah……….

  • Adriana 1 ha detto:

    Bene…ho letto tutta la missiva di Monsignor Muller, ricca di distinguo e di correzioni.
    Allora mi chiedo dove fosse stato ,Mons. Muller, al tempo del CVII, se ne avesse letto i contenuti, se avesse mai ascoltato, prima d’ora, le parole pronunciate da Bergoglio fin dal giorno della sua elezione.
    Mi limito a far riferimento a quanto scrisse ” Avvenire ” in data 20/07/2015. Fin da principio il ” motto ” di Bergoglio
    fu: ” Vescovi e popolo “.” Per lui il popolo è “sacerdotale-
    profetico e regale” . Vi si aggiunge : ” come nel Catechismo 783-86, secondo quanto è stato recepito dal rinnovamento conciliare che, nella trattazione sulla Chiesa, la descrive proprio attraverso questa categoria
    [ con un richiamo al secondo capitolo di Lumen gentium
    8-12 ]…[ perciò ] il popolo è il protagonista della sua storia e della sua evangelizzazione e, quindi, portatore della benedizione divina. La gerarchia deve porsi al servizio del popolo e discernere dove Dio lo sta chiamando, per accompagnarlo. ”
    Naturalmente, ( almeno a parole ) questa è una Chiesa già totalmente
    ” democratica ” dove , a guidarla può starci un Pastore, ma anche due o tre…Aveva dunque ragione Ratzinger a paragonare il capovolgimento del CVII a quello della Rivoluzione Francese, come pure c’è motivo di speranza per i Sinodali Sinodisti di “progredire” verso una ecclesiale Rivoluzione Bolscevica. Ora, semplicemente, il tanto vituperato Vescovo Bergoglio vuole oltrepassare la riva delle parole e approdare a quella dei fatti: non è egli il moderno Pontiere di una “chiesainuscita” dai Sacri Penetrali? L’avete voluto, votato e servito con il medesimo cupo e silenzioso ossequio che S.Ignazio raccomandava ai suoi Gesuiti, e ora vi mettete a criticarlo ? Ingrati ritardatari!

    • luca antonio ha detto:

      Esatto Adriana, pensavano forse che B. fosse stato messo lì per cianciare e basta ?, pensavano che fosse come loro che si limitano a dubitare…dubitare … dubitare…?, l’argentino non sa nulla di Cristianesimo – qui sta la sua forza – ed è pratico e tosto, alle chiacchiere fa seguire i fatti.
      Muller e i “dubitosi” mi ricordano, ma senza coraggio e senza onore, la cavalleria polacca contro i panzer tedeschi nella carica di Krojanty, B. ci passa sopra senza neanche vederli.
      Interessante invece, nella lettera di Muller, la notazione che “… decisione finale deve essere presa in coscienza da ogni fedele …”; un’idea con sviluppi davvero interessanti che aprono la via al confessionale con l’eco – io…io.. ti assolvo…ti assolvo ..ecc – direttamente in casa dei fedeli; passo successivo, obbligato anche dalla scomparsa dei preti, la celebrazione eucaristica in cucina, o in altra stanza – non formalizziamoci – ad opera degli stessi “fedeli”.
      Buona Domenica.

      • Adriana 1 ha detto:

        Luca Antonio,
        buona domenica a te… Hai ragione: anche io ho notato quel passo che, in fondo, non fa che dare ragione a Bergoglio, specie per quanto riguarda la “vecchia” Confessione. Da tutto questo pasticciato woke cattolico temo che rimarrà soltanto l’obbligo, per i presbiteri, di andare a confessarsi da esponenti volonterosi del “popolo sacerdotale”, (sempre che vogliano tenersi calda la “paghetta” per il “diritto di cittadinanza ecclesiastica”)….fin che la dura e fino a quando il Tonacato Comitato del Progresso Rivoluzionario non avrà adottato, con entusiasmo tutto spirituale, i sistemi molto più “efficaci” della Intelligenza Artificiale.

  • OCCHI APERTI! ha detto:

    In questi giorni le prime letture della Santa Messa sono particolarmente forti e calzanti al nostro oggi. La seconda lettura dell’Ufficio odierno va a completare il quadro.

    Davvero ottima la sua iniziativa di trascriverla, seppur parzialmente, per portarla all’attenzione di tutti!

    PS: Non solo “segue una prodigiosa riflessione sul valore dell’embrione nell’esprimere la realtà personale” ma vi è anche in nuce un pensiero decisamente stroncante dell’ideologia gender (“se coll’andare del tempo la specie umana si cambiasse talmente…”).

  • miserere mei ha detto:

    Chissà se oggi i “padri sinodali” hanno letto l’ufficio delle letture…

    Sentite com’è attuale san Vincenzo di Lérins, sacerdote
    (Cap. 23; PL 50, 667-668)

    Qualcuno forse potrà domandarsi: non vi sarà mai alcun progresso della religione nella Chiesa di Cristo?

    Vi sarà certamente e anche molto grande. Chi infatti può esser talmente nemico degli uomini e ostile a Dio da volerlo impedire?

    Bisognerà tuttavia stare bene attenti che si tratti di un vero progresso della fede e non di un cambiamento.

    Il vero progresso avviene mediante lo sviluppo interno.

    Il cambiamento invece si ha quando una dottrina si trasforma in un’altra.

    È necessario dunque che, con il progredire dei tempi, crescano e progrediscano quanto più possibile la comprensione, la scienza e la sapienza così dei singoli come di tutti, tanto di uno solo, quanto di tutta la Chiesa.

    Devono però rimanere sempre uguali il genere della dottrina, la dottrina stessa, il suo significato e il suo contenuto.

    La religione delle anime segue la stessa legge che regola la vita dei corpi. Questi infatti, pur crescendo e sviluppandosi con l’andare degli anni, rimangono i medesimi di prima.

    Vi è certamente molta differenza tra il fiore della giovinezza e la messe dalla vecchiaia, ma sono gli stessi adolescenti di una volta quelli che diventano vecchi.
    Si cambia quindi l’età e la condizione, ma resta sempre il solo medesimo individuo. Unica e identica resta la natura, unica e identica la persona.

    Segue una prodigiosa riflessione sul valore dell’embrione nell’esprimere la realtà personale (altro che “grumo di cellule”). E poi conclude così:

    Anche il dogma della religione cristiana deve seguire queste leggi. Progredisce, consolidandosi con gli anni, sviluppandosi col tempo, approfondendosi con l’età. È necessario però che resti sempre assolutamente intatto e inalterato.
    I nostri antenati hanno seminato già dai primi tempi nel campo della Chiesa il seme della fede. Sarebbe assurdo e incredibile che noi, loro figli, invece della genuina verità del frumento, raccogliessimo il frutto della frode cioè dell’errore della zizzania.

    È anzi giusto e del tutto logico escludere ogni contraddizione tra il prima e il dopo. Noi mietiamo quello stesso frumento di verità che fu seminato e che crebbe fino alla maturazione.
    Poiché dunque c’è qualcosa della primitiva seminagione che può ancora svilupparsi con l’andar del tempo, anche oggi essa può essere oggetto di felice e fruttuosa coltivazione.

    • OCCHI APERTI! ha detto:

      Avevo postato il mio commento qui, in risposta a Miserere Mei, ma appaio in alto…ogni tanto vedo che succede…pazienza!

    • L'invidioso ha detto:

      La traduzione da lei citata è migliore di quella delle paoline. Qual è il suo testo ?
      Scusi il disturbo. Grazie.

Lascia un commento